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CITAZIONE (kazan90 @ 19/10/2020, 11:47) Due considerazioni. Ci sono allenatori che "lavorano" nel settore dilettanti e si guadagnano da vivere con quello. Allenano magari 1 senior di serie D e 4/5 under e il minibasket e a fine mese alzano i 1500/2000 euro che gli servono per campare. Ne conosco almento una decina nella sola provincia di Brescia. ecco un altra cosa anomala secondo me sei insegnate isef lo posso anche comprendere e' un lavoro come puo' un allenatore essere concentrato su un gruppo di ragazzi curare i particolari fondamnetali del basket se suoi pomeriggi week and sono calendarizzatii con appuntamenti in palestra come su una catena di montaggio. mi viene come immagine 'il medico della mutua' di alberto sordi Spesse volte anche in comuni distanti quindi tra un allenamento ed il successivo stress di prendere auto impèrevisti viaggio per essere puntuali Sabato e domenica un sudoko per essere presente varie partite tanto di cappello per l'impegno, funzione sociale specialmente minibasket permette a molti genitori di parcheggiare i figli in palestra senza assumere una tata. Pero' sulla qualita crescita come giocatori basket molti dubbi Evidentemente siamo su piani differenti. Chi scrive non ha mai impedito ad alcun tesserato di andare a giocare dove preferiva,al massimo ha fatto presente i pro ed i contro di certe scelte ai genitori,che spesso e volentieri influiscono sulle scelte dei figli. Nel passaggio dal MB all'attività agonistica viene spiegato cosa comporta il tesseramento ed il relativo vincolo,e quali sono le differenze tra l'attività propedeutica del MB e quella dei campionati giovanili federali. Sempre messo lo studio al primo posto,cercando di far capire che si può organizzare al meglio il proprio tempo per conciliarlo con la pallacanestro. Chi passa 6/8 ore al giorno in palestra è giusto che abbia un rimborso adeguato,ma ciò non è per forza indice di qualità. Si tratta di intendersi sul fine ultimo delle società di base. Secondo me tutte devono trasmettere ai ragazzi il piacere di fare pallacanestro. Nel momento in cui diventa un "sacrificio" è meglio che vadano a fare altro. Poi c'è chi per capacità e possibilità cerca di "produrre" atleti di buon o alto livello ed altre società che non dispongono dei mezzi sufficienti,in termini di strutture o altro,per perseguire certi obiettivi. Queste ultime devono essere contente se qualche ragazzo può trovare di meglio altrove,cercando di indirizzarlo al meglio. Anzitutto rispondo a te perché abbiamo instaurato questo dialogo a distanza,che trovo interessante continuare ad interfacciarsi,e poi perché se non erro eri mio concittadino( Cesano Maderno) e abbiamo avuto modo di confrontarci. Bisogna distinguere l’attività delle tante società( passami il termine) “locali”, dalle società che fanno sport( nel nostro caso basket) ad un certo livello. Le società minori hanno lo splendido scopo di aggregare( che brutto termine ora come ora)i ragazzi,insegnare loro uno sport,cercare di farli divertire e sicuramente anche cercare di crescere qualche piccolo prospetto. E qui casca l’asilo perché poi 8 società su 10,e sono buono,cercano di salvaguardare Opel più possibile il prospetto cresciuto in casa,come? Non vedendo il cartellino all’eventuale acquirente,proponendo dei prestiti facendo credere che sia per il suo bene( e magari per certi versi lo è anche),ma che in fondo è per lucrare in futuro sul ragazzo. Troppo spesso si creano delle problematiche nella possibilità di un ragazzo di poter vivere un sogno,e questo lo trovo totalmente sbagliato e la scelta dovrebbe essere esclusivamente del ragazzo o al massimo della famiglia perché sono loro che fondamentale sono preposti a sacrifici e spostamenti. Le società invece che vivono lo sport ad un certo livello hanno alle spalle una struttura molto articolata,sicuramente più ampie possibilità di scelta per lo staff( visto che hanno possibilita economiche più ampie),possibilità di scelta dei giocatori perché il bacino d’utenza è più grande. Ecco fare basket in certi ambienti comporta molti sacrifici,sia di tempo,sia economici per la famiglia,sia nelle amicizie al di fuori dell’”ambiente”. Parliamo di cifre concrete: per esempio al PGC Cantù quanto possono costare 100 ragazzi delle giovanili coi relativi staff e strutture e spostamenti logistici? Se dico 300.000 euro sono sicuro di esser stato basso..... E non c’è nulla da non credere che pur con l’acquisizione dei parametri,pur con le quote versate,pur con gli sponsor,queste società faticano enormemente a far quadrare i conti. È vero anche che il PGC è una realtà che ha fatto delle giovanili un credo,altre società (vedasi Desio ma non solo) investono una gran fetta del loro budget nella prima squadra,pur mantenendo delle giovanili più che buone. Non vorrei esser ripetitivo,ma il tutto deve cambiare dall’alto,da chi comanda il basket e dalle società,bisogna tornare prepotentemente a fare attività sportiva nelle scuole con professori qualificati,bisogna tornare a far progetti nelle scuole,perché le società tutte sia piccole che grandi hanno il compito principale di creare dei campioni nella vita non solo sul campo e per farlo ci sono tantissimi fattori da prendere in considerazione che vanno oltre le piccole o grandi ripicche che si vedono tra le società. Io penso che senza sacrifici non si arriva da nessuna parte, non solo nel basket. Questo atteggiamento di repulsione verso la parola sacrificio serve solo a non farsi carico della realtà e soprattutto serve a non rispettare i giocatori e le famiglie serve a dare tutto per scontato. Tutto per scontato un corno, quello che manca è il rispetto dei ragazzi e delle loro famiglie persone che invece molto spesso di rispetto ne hanno anche troppo Chi fa finta di non vedere i sacrifici che sono sottoposti i ragazzi e le famiglie probabilmente non credo che li percepisca,bensì gli fa comodo a continuare a stare in questo standard di cose. Purtroppo i tanti sacrifici dei ragazzi e delle famiglie,ad oggi,non avranno mai un riconoscimento economico. Lo si fa per passione sperando di tener lontano i nostri ragazzi dai pericoli che avrebbero stando un giro tutto il giorno a bighellonare,speriamo che l’ambiente in cui li stiamo facendo crescere sia un ambiente sano,certo che è davvero difficilissimo cogliere la sottile linea che intercorre tra l’impegno adeguato e l’impegno totalmente eccessivo. Binzaghjno,si vivo a Cesano Maderno,ma non ho contatti con le realtà locali a parte qualche partita di campionati giovanili e regionali. Certo che bisogna fare dei distinguo,mi pare di averlo scritto,tra società di vario livello. Ribadisco mai impedito a nessuno di esercitare una scelta. Con oltre 50 anni do basket sulle spalle,mi sento però di poter spiegare ai genitori,che spesso stravedono per i figli e che non sono a conoscenza di certi meccanismi e situazioni cosa cambia tra la Bresso Basket e Desio,per non fare nomi,senza inutili allarmismi. Insisto a pensare che se ti piace praticare uno sport e vuoi misurare le tue capacità e possibilità sia ovvio sacrificare qualcosa,perchè devi dare delle priorità,ma non devi considerarlo un peso perchè è una tua libera scelta. Credo che se domandassi a Marzorati se gli è pesato sacrificarsi per fare il giocatore professionista e laurearsi allo stesso tempo,risponderebbe di no perchè erano gli obiettivi che si era prefisso. E' una questione di testa,posti degli obiettivi e messo il massimo impegno per raggiungerli,sacrificando altro,si tratta di rendersi conto fino a quando è meglio insistere per perseguirli oppure abbassarne il livello. Altro discorso sono i sacrifici delle famiglie che sono notevoli,ma sono fatti per i figli quindi rispettabilissimi ma non facciamone nè degli eroi,nè dei martiri. Non capisco perchè il sacrificarsi debba essere "ricompensato economicamente",se è un lavoro ok,altrimenti è una libera scelta. Ho allenato per anni,dopo una giornata lavorativa,cenando alle 23:30 e non ho quasi mai "percepito" compensi per questo "sacrificio",l'ho fatto perchè mi piaceva e ciò bastava. Sui rimborsi di un certo peso per i giocatori entriamo in un campo minato,perchè ,non è detto che sia qualcosa di "dovuto",altrimenti si presuppone ,che sia assimilabile ad un reddito da lavoro con tutti gli annessi e connessi. Che poi lo impieghi per fini nobili non può essere vincolante per chi me lo da,tantomeno per chi legifera per lo stesso motivo di cui sopra. Tradotto,se lo uso per pagarmi l'università è sicuramente un mio merito ma non posso imputare a nessuno se in un frangente come questo non lo posso fare perchè non lo percepisco;potrei avere dei diritti se ci pagassi le tasse come un lavoratore. |