| Ci sono state notti insonni, nella vita di ciascuno di noi, in cui tutto sembrava ci sommergesse con una pioggia invernale senza fine. Ci sono state notti che abbiamo passato dietro i vetri ad osservare il battere di quella pioggia, chiedendoci quando sarebbe cessata. E quella cortina densa di acqua dura, perfetta, inscalfibile, sembrava che ci scarnificasse, che mettesse a nudo l'essenza di noi stessi, che ci mettesse di fronte al nostro effettivo valore, a quanto fossimo davvero in grado di realizzare, di offrire, di essere. Non so a quanti di voi sia capitato di passare notti insonni in attesa di una prova decisiva, di una partita decisiva. Quante notti di pioggia abbiate attraversato prima di scendere in campo e finalmente liberare la vostra anima. Forse tutti noi abbiamo avuto notti così. Ma aspettare che passino per poi entrare in campo e sentire il ruggito del pubblico e finalmente afferrare il pallone è cosa diversa e inspiegabile, che non ha nulla a che fare con una vigilia d'esame o un'operazione in ospedale o la partenza per un lungo viaggio. Uscire da uno spogliatoio e imboccare la strada per quella partita, e solo quella, è un cammino lastricato di ansia, di dolore, di un nervosismo così affilato che sembra possa portare solo al fallimento e alla disfatta. Ma poi c'è un fischio, e tutto scompare.
Ci sono molti sport che io amo. Sono sport individuali e sport di squadra, sport di contatto e sport di separazione. Non ne esiste in realtà uno più bello o meno bello. Credo che tutto lo sport regali ai suoi campioni ma anche ai suoi interpreti più periferici e marginali tante notti insonni di pioggia, tante domande su se stessi e sulle proprie capacità. Vivere quell'ansia e quel dolore insopprimibile della vigilia è parte integrante del rito di ogni sport. E' ciò che trascina al successo e alla fama i campioni del mondo e quelli olimpici, ma che attanaglia anche i più umili. Dicono che quella sofferenza sia l'unico modo per arrivare al cielo. Dicono che sia l'unico modo per balzare sui Carri di Fuoco che conducono alla gloria.
Mi piace raccontare lo sport che vedo. Mi piace raccontare il basket giovanile cui assisto. E poiché non credo nelle barriere artificiali, nelle separazioni di categoria, ho voglia di raccontare con la stessa partecipazione una partita di Under 13 o 14, di C Gold o di basket femminile. L'essenziale è che in quelle partite vi sia una scintilla, un motivo fondante di interesse. Questo thread di Chariots of Fire nasce per questo. Vuole essere un topic generalista di basket giovanile magari piccolo, magari riservato, magari talmente specialistico da coinvolgere poche decine di persone, ma che di volta in volta mi permetta di narrare una partita che ho scelto e che reputo importante, o forse bella, o forse significativa per motivi che potranno essere i più diversi. Vuole essere nelle intenzioni una piccola vetrina intercategoriale nella quale dare spazio a squadre e protagonisti che non siano soltanto gli under 18 di cui mi occupo abitualmente. Se ci saranno partite che vorrete segnalarmi ne terrò conto certamente, se vorrete partecipare ne sarò contento. Il senso di Chariots of Fire è tutto qui, continuare ad esplorare in ogni categoria, su cento campi diversi, in ogni fascia d'età, quali potranno essere quei ragazzi di cui valga la pena parlare e che brucino di fuoco. Comincerò domani stesso con una partita dell'Under 16 Eccellenza, Olimpia Armani-Pall. Varese. Grazie a tutti, Nicholas.
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