| CITAZIONE (ex.it @ 3/2/2013, 14:47) CITAZIONE (Exfisio @ 1/2/2013, 09:33) CITAZIONE (ex.it @ 1/2/2013, 04:01) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 31/1/2013, 19:41) E allora dovresti porre qualche domanda a te stesso riguardo a certi giuramenti di fedeltà prestati in passato. E' possibile giurare fedeltà alla Repubblica (che è antifascista), alla Costituzione (idem) ed alle leggi che a questa si confanno senza condividere il valore fondante dell'antifascismo? Premesso che c'è una bella differenza tra non essere antifascista ed essere fascista, certo che è possibile perché "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro" (non dice che è una "Repubblica antifascista dondata sul lavoro") né da nessuna parte è specificato che il cittadino italiano, per poter essere tale, debba essere e sentirsi obbligatoriamente antifascista. Infine la Costituzione, nel mentre stabilisce un divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista non mi pare imponga esplicitamente di aderire ad una non-idea, quale è l'antifascismo. CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 31/1/2013, 19:41) CITAZIONE (ex.it @ 31/1/2013, 16:56) "Ma il Fascismo - e tutto ciò che ne promana - è intrinsecamente totalitario o ne possono esistere "versioni" permeabili al pluralismo?" A domanda rispondo. Una ideologia che tra le pieghe di politica sociale annida, per poi rivelare, volontà di profonda censura democratica non può essere portata al pluralismo, poiché in condizioni di confronto paritetico quotidiano perde argomenti in favore della propria indole violenta. Il delitto Matteotti, tra i tanti fatti di sangue, avrebbe dovuto insegnare. Fascismo e pluralismo nella stessa frase non possono stare. Così come comunismo e proprietà privata. Io provo a partire da una considerazione diversa, poi vediamo se giungo a conclusioni simili... Il Fascismo si vuole rappresentativo non di una classe sociale o di una parte del popolo bensì della sua totalità, quindi la sua tendenza totalitaria è intriseca. In particolare il Fascismo osteggia la lotta di classe cara al marxismo proponendo invece una collaborazione tra le classi sociali finalizzata al "bene supremo della Patria". Questo ovviamente deve prevedere una forma d'autorità esterna (e superiore) alle rappresentative delle classi sociali (che tutto sommato corrispondono alle tradizionali categorie di "Destra" e "Sinistra") capace di dirimere autorevolmente le contapposizioni tra classi lavoratrici e classi imprenditoriali. Ne consegue che una "opposizione" a tale forma d'autorità non sia prevista e che quindi l'unica possibilità di pluralismo debba essere ricondotta ad una forma di dibattito "interno" alla autorità cui spetta decidere. In questo senso ritengo che il Fascismo, pur animato da una vocazione basilarmente democratica (nel senso che intende rappresentare la totalità del popolo curando il generale interesse) sia incompatibile con la democrazia parlamentare tradizionale: la "forma d'autorità" esterna al confronto democratico ovviamente non può essere emanazione di una parte politica, né essere in qualche modo eletta d una parte politica. Sarà quindi nell'obbligo di raggiungere il potere in maniera diversa da quella elettiva, a meno di prevedere che sia un organo collegiale (una specie di Praesidium del Soviet Supremo) a svolgere questa mansione. Altra opzione compatibile potrebbe forse essere rappresentata da una monarchia costituzionale in cui il sovrano non si limiti a compiti di rappresentanza o cerimoniali ma eserciti attivamente la sua autorità. Insomme un sistema orientato alla risoluzione dei contrasti sociali attraverso l'istituzione un "superiore organo" che garantisca la cooperazione sociale (la cosiddetta "terza via") mi pare difficilmente compatibile con la democrazia parlamentare. CITAZIONE (.Torero Camomillo. @ 31/1/2013, 22:50) la domanda di fondo dovrebbe essere: esiste un fascismo senza mussolini? Meglio ancora: "può esistere un Fascismo senza "Duce"? In linea di principio direi di sì: uno Stato a guida "collegiale" del tipo accennato sopra potrebbe essere perfettamente compatibile coi principi di poltica sociale ed economica del Fascismo... restrebbe semmai da vedere se un siffatto Stato potrebbe ancora essere ritenuto "fascista" Un fascismo senza duce, non penso sia così facile...semplicemente perchè tra i tanti contenuti del fascismo c'era l'esaltazione della figura del duce, e non era un aspetto secondario. A questo aggiungiamo che tendenzialmente l'elettore di estrema destra cerca esssenzialmente una figura unica di riferimento, una persona che si prenda cura degli interessi del paese, una persona che "rimetta a posto le cose" Beh il "culto della personalità" caro alla maggior parte dei regimi totalitari interviene in un secondo momento, comunque successivo all'assunzione del potere... quindi non credo che si possa ritenerlo elemento indissolubile dal Fascismo inteso come movimento politico. Peraltro ritengo significativa al riguardo una frase contenuta nell'interessante libro " Dalla parte dei vinti" di Piero Buscaroli in cui egli afferma di aver aderito, con altri, alla Repubblica Sociale Italiana non per via di un senrtimento di fedeltà nei confronti del Duce ma "nonostante Mussolini". Dato di fatto: qualunque totalitarismo (il fascismo non fa eccezione) presume la presenza di un capo assoluto. Già questo denota assenza di democrazia, poiché l'investitura del potere in maniera autoreferenziale (e poi autocelebrativa, di qui il culto della personalità) è contrario alla partecipazione attiva della nazione intera alle scelte di governo. CITAZIONE Fede(Buzzer), scusa se tardo a risponderti ma effettivamente (e per quel poco che mi è dato di conoscerti attraverso i tuoi "post") ritengo - a scanso di equivoci - di dover meditare parecchio su ogni tuo post prima di buttar giù una risposta che vorrei potesse rappresentare non una semplice mossa su un'immaginaria scacchiera in cui ognuno difende i propri pezzi per insidiare quelli avversari bensì una mossa destinata a delineare sulla scacchiera un disegno costruito da entrambi i contendenti e leggibile anche da chi la partita la stia soltanto osservando. Io invece tardo a risponderti perché ogni tanto occorre anche lavorare, quindi riservo i ritagli di tempo alle nostre discussioni virtuali. Spero tu non te la prenda per questo. CITAZIONE Nello specifico, è assolutamente vero che il Fascismo ha una vocazione totalitaria ma mi sembra un po' sbrigativo concludere che "non preveda alcuna forma di pluralismo", che in realtà sono (cautamente) previste in ambito "interno" al Regime stesso: non altrimenti si può interpretare la frase di Napolitano a proposito della sua militanza nei Gruppi Universitari Fascisti «Il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato»: ovvio che quello che - fino ad un certo punto - veniva tollerato non era l'antifascismo ma l'espressione del dissenso e finanche l'indicazione di possibili alternative alle politiche attuate dal Regime. In tal modo "l'opposizione" usciva da una dimensione di pura e semplice contrapposizione per divenire funzionale al Regime stesso. Di tale "confronto/dibattito" rimane traccia evidente nelle numerose riviste edite durante il Ventennio (l'Italiano, Primato, Lo Stato, La Verità, Gerarchia, Il Selvaggio, tanto per citarne qualcuna). Diverse posizioni o correnti di pensiero all'interno di un sistema monopartitico non significa pluralismo. Pluralismo significa spazio per qualunque idea politica in un dibattito a più livelli, compreso quello parlamentare passando per quello elettorale. La domanda di base è sempre quella (l'hai fatta tu): CITAZIONE (ex.it @ 31/1/2013, 16:56) "Ma il Fascismo - e tutto ciò che ne promana - è intrinsecamente totalitario o ne possono esistere "versioni" permeabili al pluralismo?" Ora, ammetti che il fascismo abbia una vocazione totalitaria. Ma la diversità di vedute all'interno del GUF o la seduta del Gran Consiglio del 25 luglio '43 bastano a giustificare la "permeabilità" della dittatura al pluralismo, tenendo conto che in un ventennio a parte questi singoli episodi si registrarono la chiusura dei giornali dissidenti (a cominciare dalla stampa satirica), la messa al bando degli altri partiti e di qualunque forma associativa di rappresentanza che non fosse uniformata al pensiero unico fascista, eccezionali misure restrittive della libertà personale sino alla negazione dei diritti politici per milioni di cittadini italiani? Direi proprio di no. Anche in URSS esistevano al principio comitati (soviet) periferici di discussione, dibattito e gestione, ma anche in quel caso non mi pare esistesse tutto 'sto pluralismo se alla fine solo una voce poteva levarsi con autorità, tacitando anche con la violenza tutte le altre. Se ammetto il pluralismo, lascio porte aperte al dibattito invece che imporre l'ultima parola senza possibilità di replica, con l'alternativa del carcere o del patibolo per chi dissente. Quindi NO, il fascismo NON è pluralista. CITAZIONE Infine riguardo all'antitesi Fascismo-Democrazia, c'è a mio parere parecchio da approfondire: non dimentichiamo che l'Italia pre-fascista era sì retta a "democrazia rappresentativa" ma l'adesione di consistente parte della popolazione a movimenti politici a vocazione rivoluzionaria (in primis il Partito Comunista d'Italia e il Partito Nazionale Fascista ma anche l'Unione Anarchica Italiana) lascia supporre che gran parte del popolo non si ritenesse effettivamente o adeguatamente "rappresentata" in sede parlamentare (e in questo vi è sicuramente un'analogia con il presente) mentre all'opposto si sentirà efficacemente "rappresentata" dal dittatore negli "anni del consenso". E' questo, se vogliamo, un paradosso e tuttavia anche una indicazione di una certa sensibilità posta dal Regime nel percepire aspirazioni, interessi e necessità degli Italiani che non sempre si riscontra anche in democrazie evolute come la nostra. L'Italia pre-fascista era comunque uno Stato ancora in via di formazione da un punto di vista sia democratico che politico. Mancava il suffragio universale, tanto per dirne una. La partecipazione attiva della popolazione alla vita politica era assai frenata dall'analfabetismo, dalla scarsa conoscenza al di fuori delle città dei meccanismi pubblici, dall'informazione spesso ancora embrionale, dalla trasformazione appena avviata di un Paese unito da cinquant'anni (e di recente esteso) ma ancora legato in buona parte al sistema rurale. Non risponde a verità il fatto che la rappresentazione dell'Italia attraverso la sensibilità popolare si compì sotto la dittatura: l'apice del consenso al regime (e non al dittatore) si registrò nel '35, crollando però già un anno dopo. Furono interventi esterni quali le sanzioni a donare linfa vitale al fascismo, che così poté continuare a sopravvivere ancora un po', con un breve rilancio, nonostante permanessero in clandestinità talvolta appena accennata focolai di contestazione. Salvo che nel citato 1935, dove più che amor di fascismo fu amor patrio ed orgoglio nazionalista, gli agenti dell'OVRA si mantennero alla larga dalle acciaierie e dai cantieri portuali, ricettacolo di socialisti, comunisti ed anarchici: sapevano benissimo quali idee gravitassero in quegli ambienti, seppur fossero proibite (quindi, non mi parlare di pluralismo!), e che in occasione della Guerra Civile in Spagna proprio tra i metalmeccanici ed i portuali si ascoltassero via radio i bollettini di Madrid, esultando per la disfatta mussoliniana a Guadalajara. Non intervennero solo per non creare disordini tali che avrebbero minato la base stessa del fascismo, sino a causarne la caduta per moto rivoluzionario. A questo avrebbe pensato la suicida scelta di seguire Hitler in guerra. Chiudendo: il fascismo non è stato foriero di pluralismo; non ha apportato grandi benefici esclusivi, dato che riforme similari a quelle introdotte avrebbero potuto compiersi anche senza il regime; non ha donato vero progresso al Paese, né economico, né tecnico, né scientifico; non ha risolto i grandi drammi della povertà delle masse dei braccianti agricoli, consentendo ed anzi promuovendo l'emigrazione; non ha propugnato cause di pace mondiale (anche Monaco fu un mero palliativo). E ancora ci domandiamo se fu un'esperienza positiva o negativa? Ancora c'è chi ha la spudoratezza di difenderne gli errori storici e la sua stessa esistenza contro natura?
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