| CITAZIONE (ex.it @ 31/1/2013, 17:34) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 31/1/2013, 00:05) CITAZIONE (ex.it @ 30/1/2013, 23:41) Uffa, non ho mai scritto che i tedeschi "scelsero la dittatura": se vai a rileggere i post precedenti troverai questa frase "Resta comunque evidente che a tali dittature gran parte del popolo aderì senza opporre resistenze particolari (tra l'altro per quanto riguarda la Spagna il riferimento era al Generale Miguel Primo de Rivera che assume il potere nel 1923 e si dimette nel 1930). In Germania poi Hitler diverrà addirittura Cancelliere vincendo democraticamente due elezioni." Ora, tu puoi anche divertirti a cavillare quanto ti pare ma se, come tu sembri sostenere, i tedeschi furono solo vittime non consenzienti di Hitler, mi spieghi perché la Merkel si affanna a scusarsi con tutto il mondo? Dicesi connivenza. Chiudere gli occhi e voltarsi dall'altra parte. Quello che fecero molti tedeschi dal '34 in avanti, pur non avendo mai sostenuto Hitler, nemmeno alle elezioni. Questo è il senso di colpa tedesco, la consapevolezza di non aver fatto sempre tutto il possibile perché certi orrori non avvenissero. Non è la teoria della colpa collettiva, su cui specularono gli ex nazisti nel dopoguerra, ma una semplice presa di coscienza sul fatto che, per paura, molti finsero di non vedere. Ok, connivenza... il che sostanzialmente conferma come "a tale dittatura gran parte del popolo aderì senza opporre resistenze particolari". Il fatto poi che l'apice del consenso venisse raggiunto dalle dittature in questione qualche anno dopo le rispettive instaurazioni potrebbe anche suggerire che, almeno dal punto di vista edlle popolazioni interessate, effettivamente esse "fecero anche cose buone" (tanto per citare il Berlusca). Anche no. Il consenso delle dittature affonda le proprie radici nel senso di rivalsa nazionale. Non è un caso per l'Italia fascista l'apice del consenso si sia toccato con le sanzioni, viste come un tentativo di soffocare il Paese; per la Germania fu l'Anschluss e la questione dei Sudeti, con la realizzazione del sogno pangermanico; per l'URSS staliniana, la "Grande Guerra Patriottica", occasione di massima coesione in forza della necessità di sopravvivere di fronte ad una invasione straniera; per l'Argentina della Giunta, le Falkland quale riscatto del Paese sudamericano in una disputa secolare sui confini. Il consenso si costruisce puntando alla pancia della gente, solleticandone l'orgoglio e qualche istinto primordiale. Nel '35 agli italiani non importava tanto delle bonifiche, delle stazioni, dei palazzi o dei ponti: nel '35 l'Italia si vedeva sfidata dal mondo e come tale pensava di reagire. CITAZIONE CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 31/1/2013, 00:05) Uno Stato non è una formula associativa poiché prevede l'accettazione passiva da parte di chi non può concorrere materialmente alla fondazione dell'associazione stessa. Forme di società (dicesi tali poiché vi è piena volontà delle parti contraenti): -amicizia -atti affettivi (convivenza, matrimonio, famiglia) -atti commerciali vari (trasmissione, comunicazione, associazione, rappresentanza, negozio, fini produttivi) Lo Stato non è forma propria di associazione. E' piuttosto uno strumento di determinazione e di distinzione al cui interno si enunciano norme di convivenza. Scusa ma mi sa che in fatto di arrampicata sugli specchi sei parecchio avanti a me: respingi l'idea che lo Stato possa intendersi quale "forma associativa" per via dell'accettazione passiva ecc, ecc... e poi attribuisci la stessa definizione alla famiglia in cui i figli (analogamente ai cittadini dello Stato) non possono concorrere neanche loro alla fondazione dell'associazione stessa. Ad ogni modo la sensazione che stiamo friggendo aria è forte. Facciamo così: sostituiamo la locuzione "forma associativa" con "comunità organizzata" e vediamo se il discorso "fila" meglio. I figli sono conseguenza della famiglia, non compartecipi dell'atto d'associazione. Togli "organizzata": la locuzione adatta è semplicemente "forma comunitaria". CITAZIONE CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 31/1/2013, 00:05) CITAZIONE CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 30/1/2013, 21:33) CITAZIONE Infine NO: per me NON è né normale né giustificabile in alcun modo che vengano effettuate distinzioni tra cittadini se non in base all'operato dei cittadini stessi (talché la perdita di diritti civili per un mafioso mi sembra del tutto appropriata). L'ho detto più volte, lo ribadisco... poi se ciò fa di me un fascista, pazienza. Bene. Però è strano: ti si fa notare che il Capo dello Stato ha da poco riaffermato quei valori che dovrebbero essere propri di ciascun buon cittadino italiano (onestà, correttezza, rifiuto della violenza e della discriminazione, antifascismo) e tu ti dimostri d'accordo nel contenuto ma rifiuti di ascoltare tali parole. Questa non la capisco. Ti sbagli, io posso essere d'accordo con quel tale (l'uomo che diede prova della sua avversione alla dittatura militando... nei GUF) per quanto riguarda "onestà, correttezza, rifiuto della violenza e della discriminazione". L'antifascismo non mi appartiene, non è tassativo per ogni cittadino italiano (ometto il "buon", perché immagino che sulla valutazione etica delle caratteristiche del cittadino si potrebbe discutere ore) e pertanto me ne frego nella maniera più assoluta. Personalmente la chiuderei qui con questo Off-Topic... un po' di pazienza e ne apro uno "ad hoc". Torniamo all'antico: la Repubblica Italiana nasce dalla Resistenza. La Resistenza produce la Costituzione. Un cittadino italiano per essere tale deve essere fedele alla Repubblica, alla Costituzione ed alle leggi che a questa si confanno. La Resistenza è antifascista. La Costituzione è antifascista. Il cittadino italiano è (o almeno dovrebbe) essere antifascista. Il "me ne frego" invece è cupamente fascista. Beh, io non sono antifascista... e allora? E allora dovresti porre qualche domanda a te stesso riguardo a certi giuramenti di fedeltà prestati in passato. E' possibile giurare fedeltà alla Repubblica (che è antifascista), alla Costituzione (idem) ed alle leggi che a questa si confanno senza condividere il valore fondante dell'antifascismo? CITAZIONE (ex.it @ 31/1/2013, 16:56) "Ma il Fascismo - e tutto ciò che ne promana - è intrinsecamente totalitario o ne possono esistere "versioni" permeabili al pluralismo?" A domanda rispondo. Una ideologia che tra le pieghe di politica sociale annida, per poi rivelare, volontà di profonda censura democratica non può essere portata al pluralismo, poiché in condizioni di confronto paritetico quotidiano perde argomenti in favore della propria indole violenta. Il delitto Matteotti, tra i tanti fatti di sangue, avrebbe dovuto insegnare. Fascismo e pluralismo nella stessa frase non possono stare. Così come comunismo e proprietà privata.
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