| CITAZIONE (ex.it @ 30/9/2012, 17:16) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 30/9/2012, 16:22) Anzai, so che il manicheismo (oltre a quell'altra ideologia che finisce in "ismo" e che beatifica il Puzzone) ti piace da impazzire. Ma, per una volta, invece di prestarti a stupide divisioni, prova a ragionare. Ogni categoria professionale ha esempi in positivo ed in negativo: vogliamo forse dire che i medici sono tutti eroi perché uno di loro salva migliaia di vite rendendo possibile un nuovo trapianto oppure viceversa che sono tutte carogne poiché uno di loro dimentica garze all'interno di pazienti operati causandone il decesso per infezione? Oppure che gli avvocati sono tutte sanguisughe piuttosto che luminari? O che gli architetti sono geni talvolta incompresi piuttosto che profittatori degli appalti pubblici, o che i commercialisti possono rivelarsi ottimi se ti fanno risparmiare un po' di tasse o pessimi se invece te ne fanno pagare troppe? Elasticità zero, eh!
Si è partiti da Sallusti, dal fatto che gli sia stata inflitta una condanna secondo me sacrosanta che ha però comportato una misura coercitiva abnorme. Piuttosto, spieghiamo perché all'interno dell'Ordine dei giornalisti c'è stata una spaccatura tra solidali e contrari. Azzardo una posizione: la maggior parte di quelli che hanno solidarizzato con Sallusti sono direttori di testate oppure opinionisti. Questo fa comprendere molto. Nonè inusuale il ricorso allo pseudonimo, per coprire un collaboratore o un redattore che per vari motivi (conflitto professionale, pluricollaborazione, riservatezza eccessiva) non vuole o non può firmarsi: la condanna stabilisce una grossa responsabilità per il direttore, che deve assolutamente controllare quanto viene pubblicato, anche se l'autore si trincera dietro un nome di comodo; nel caso, oltretutto, si capisce che è consigliabile per l'imputato svelare il nome dell'autore per ottenere un declassamento del reato contestato. Per quel che riguarda gli opinionisti, il timore diffuso è che la superficialità con cui talvolta alcuni di loro ricostruiscono vicende che intendono commentare può venire sanzionata pesantemente. Chi finora non ha protestato per la condanna di Sallusti? Le categorie iscritte all'Odg che non sono interessate, ovvero fotografi ed operatori televisivi; i cronisti, cui è richiesta piena conoscenza della materia di cui trattano ed affidabilità delle fonti; i pubblicisti, che già godono di minori tutele rispetto ai colleghi professionisti e che hanno ben altro cui pensare, a cominciare dal provvedimento per l'equo compenso fermato in Senato da un incomprensibile niet della Fornero. Per quante volte io possa rileggere ciò che ho scritto finora non riesco a trovarci alcunché di manicheo, a meno di voler accantonare decisamente l'esile (forse troppo?) filo di ironia con cui condivo l'ultimo commento. In compenso posso garantirti che nonostante le tue sollecitazioni e i miei conseguenti goffi tentativi in tal senso, a ragionare proprio non ci riesco: è attività troppo logorante per la mia mente ottenebrata da polverosi "ismi" che risalgono alla prima cupa metà del secolo scorso. Ora è ben vero che su un argomento quale quello dell'indipendenza e della libertà della stampa sia io che sensomc che (presumibilmente) Giovanni Negri non possiamo disporre delle stesse fonti di conoscenza di chi svolge l'attività giornalistica. E tuttavia non credo che un giornalista debba necessariamente essere la persona più adatta a stabilire in modo incontrovertibile quale sia la verità semplicemente bollando come frutto d'ignoranza le opinioni diverse dalla propria: se ammettissimo esser valido il principio che solo chi è dentro l'ambiente può disporre delle informazioni necessarie per raggiungere una conclusione valida dovremmo, usando la logica., estendere lo stesso metro a tutte le altre categorie sino a giungere ad una situazione in cui solo i politici posso giudicare l'agire dei politici, solo gli avvocati giudicare gli avvocati e via dicendo... quindi, in definitiva, un effettivo sistema di caste che manco nell'India dei secoli passati. Avrei potuto aggiungere alla mia lista dei "buoni" e dei "cattivi" la considerazione che i giornalisti buoni sono quelli che mi sono simpatici mentre i giornalisti cattivi invece mi stanno sugli zebedei. Ma ecco sarebbe comparso un problema: i giornalisti che mi sono antipatici lo sono perché sono cattivi o sono cattivi perché mi stanno antipatici? E qui hai perfettamente ragione: difetto di elasticità. Ma alla mia età succede... Totalmente d'accordo per quanto riguarda la seconda parte del tuo intervento: è del tutto naturale che un direttore responsabile si preoccupi nel vedere che un proprio omologo (dal punto di vista delle responsabilità anche penali legate al materiale pubblicato) vada in galera per via del rapporto di fiducia che intercorre tra direttore e articolista "anonimo". Già in un mio post precedente avevo accennato a questa "difesa d'obbligo" che non è necessariamente una difesa d'interessi "di casta" ma la logica risposta al quesito "sarebbe potuto capitare anche a me?". Ti ricorderai che avevo anche accennato al problema costituito dal limite che il giornalismo (anche quello d'inchiesta) non dovrebbe varcare senza tuttavia che all'informazione venga messo un bavaglio. Se a ciò si aggiunge che l'informazione è essa stessa un Potere e, nel bene e nel male, non può non avere numerosi punti di contatto col Potere politico, economico e finaziario (che tutto sommato è ciò che dice il "coglionazzo") avremo forse iniziato ad abbozzare le linee generali del quadro d'insieme. Due cose. 1)Esistono gli organi di autogoverno e, nello specifico, gli Ordini professionali (non per i politici, per i quali comunque sussistono varie entità di controllo). A questi è demandato, tra gli altri aspetti, il primo controllo "di qualità": titoli d'iscrizione, rispetto della deontologia, condotta. Se un giornalista commette una cazzata, prima ancora della giustizia ordinaria è l'Ordine regionale stesso a sanzionarlo - e a giudicare dalle mail di aggiornamento dell'Odg Veneto, non c'è poi tutta questa inazione, anzi. Casta dei giornalisti? Forse, ma anche no. Forse si potrebbe definire una sottocasta quella dei giornalisti che operano in determinati ambiti privilegiati, come possono essere le redazioni centrali dei grandi quotidiani oppure delle maggiori reti televisive nazionali: quelli, bene o male, sono intoccabili. O lo erano, almeno fino a pochi giorni fa, alla condanna di Sallusti. Ma l'esercito che supporta l'informazione nazionale, ovvero i pubblicisti precari ed i free-lance, non godono di privilegi di sorta. Ed a prescindere hanno voce in capitolo potendo descrivere la situazione dall'interno, a differenza di chi vede solo il prodotto finito e pensa di conoscere così tutto quello che vi è alle spalle. 2)Punti di contatto ve ne sono indubbiamente, basti pensare che qualunque giornalista specializzato ha una rubrica in cui sono presenti i contatti di personaggi influenti del mondo di cui si occupa (politica, finanza, esteri, giustizia, sport, cultura) e che a sua volta è riconosciuto come persona esperta di tali ambienti tanto dalla testata che lo assume quanto da parte di addetti stampa e dai personaggi influenti citati prima, che lo possono interpellare per informazioni, concessione di interviste, richieste di smentite o altro. Ma un conto è il "punto di contatto" ed un altro è la collusione. Se la frequentazione e la familiarità con gli ambienti propri della propria specialità sono imprescindibili, la rinuncia all'imparzialità (o peggio la perdita dell'autonomia, anche tramite contribuzione economica) è violazione deontologica gravissima, che comporta la sospensione o addirittura la radiazione. Per info, citofonare Farina, detto Betulla - non dico Dreyfus solo per non mancare di rispetto alla memoria del fu capitano alsaziano, lui sì martire di pregiudizi e di falsità.
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