| CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 15:21) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 14:51) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 12:48) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 09:43) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 00:30) Comunque, tornando all'argomento, le tue sempre gradite "piccole ma doverose precisazioni" altro non fanno che confermare che il fenomeno dell'immigrazione (ritorno?) degli Ebrei in Palestina fu ben altro che tranquillo e pacifico ... etichettare il tutto con "non certo (almeno fino al '48) con espropri di terreni o con lunghe colonne di profughi per le strade o nei campi" mi sembra leggermente riduttivo. Herzl indubbiamente si caratterizzò come il più importante ed attivo propugnatore del Sionismo... a lui si deve l'organizzazione in Svizzera del primo Congresso Sionista da cui nacque l'Organizzazione Sionista. Il Congresso stabilì che scopo dell'organizzazione dovesse essere di ottenere "per il popolo ebraico una patria in Palestina pubblicamente riconosciuta e legalmente garantita". Eh grazie, il Sionismo in parole povere l'ha "inventato" lui! Ma a differenza di quel che pensa qualche invasato d'oggi, non era certo chissà quale ideologia criminale - manco Ben Gurion fosse Blofeld con il gatto bianco in braccio e l'Aliyah la SPECTRE. Nondimeno le conclusioni del 1° Congresso Sionista individuarono senza alcuna alternativa possibile la Palestina come sede ove insediare il futuro Stato di Israele. L'Uganda o (successivamente) il Madagascar non vennero assolutamente presi in considerazione... Io penso però che se dopo la fine del 2° conflitto mondiale i "sensi di colpa" occidentali non fossero stati così forti e di conseguenza se si fosse cercato di individuare una soluzione meno traumatica per la popolazione autoctona della Palestina (per esempio creando uno Stato d'Israele nel cuore dell'Europa) probabilmente ora la "questione ebraica" avrebbe trovato una "soluzione finale" tale da accontentare tutti "con moderazione"... L'immigrazione ebraica in Palestina inizia ai primi del '900 come fenomeno massiccio. Alla data del '45, già un buon numero di ebrei hanno messo radici nei pressi dell'attuale Tel Aviv. E si sarebbe dovuto fare uno Stato ebraico in Europa? Dove? In mezzo alla Cortina di Ferro magari? Decisamente, Anzai, a volte poni delle ipotesi così assurde che mi fai preoccupare per la tua sanità mentale. E perché no? La spartizione di Yalta non avrebbe potuto prevedere questa possibilità? Ma il Presidente Roosevelt era un convinto sionista egli stesso (è noto il suo scambio di battute in merito con Stalin) e Churchill probabilmente s'illudeva ancora di conservare al Regno Unito il peso politico di un tempo. Non ti preoccupare della mia sanità mentale: in questo mondo di dementi la mia modesta follia si nota appena. E se non altro non ha conseguenze vistose. Se vuoi dividere il pianeta in due, non ti balocchi con uno Stato cuscinetto che potrebbe rompere le uova ne paniere a qualcuno - e soprattutto, dove caspita lo posizioni? No perché qua dentro si sta facendo tanta teoria, ma una idea seria come alternativa non è ancora uscita. Sentiamo, dove sarebbe potuto sorgere il nuovo Stato ebraico in Europa dopo il '45? Con il riordino dei confini e la già massiccia migrazione verso ovest dei tedeschi sfrattati dalla Prussia e dei polacchi pungolati a prendersi la Breslavia abbandonando la zona di Lvov a sud e i lembi occidentali della Bielorussia più a nord, dove avrebbero trovato posto, 'sti poveracci? In Boemia e Moravia no: nuova Cecoslovacchia, con l'eco ancora vivo delle persecuzioni di Tiso. In Ungheria ancor meno, ché lì l'antisemitismo è sempre stato una sorta di seconda religione dopo il cattolicesimo. L'Austria era considerata zona franca ma non da colonizzare ad uso e beneficio altrui. La Germania era già destinata ad essere divisa e la Yugoslavia ad essere nuovamente formata. La Romania era un po' come l'Ungheria, quindi meglio lasciar stare. L'Albania serviva come ponte sull'Adriatico all'URSS, quindi no. La Bulgaria era già stata umiliata dalla nuova perdita della Tessaglia orientale e della Macedonia, acquisite con l'Asse. La Grecia si apprestava ad essere il primo conflitto caldo di una impropria Guerra Fredda. Dove allora? Dove? [QUOTE] CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 09:43) Soluzione meno traumatica per i palestinesi (improprio definirli unici autoctoni)? L'ONU l'aveva proposta: uno Stato ebraico ed uno palestinese, separati, sovrani, con Gerusalemme sotto il controllo dell'ONU stessa. Accettato dagli ebrei, respinto dagli arabi. E ancora stiamo qui a discutere riguardo a chi non ha voluto uno Stato palestinese... Già... resta il fatto che una proposta perché funzioni debba essere accettata da entrambe le parti in causa. Inutile ricordare come la repressione della Grande Rivolta avesse praticamente fatto sparire l'intera "classe dirigente" palestinese, imponendo ai limitrofi Stati arabi di dover in qualche modo un ricoprire un ruolo di supplenza. Insomma le premesse per una "bocciatura" c'erano tutte. A riprova, prima dello scoppio del conflitto del '48 vari palestinesi avevano collaborato pacificamente con l'Agenzia ebraica nella coltivazione della terra sottratta ai latifondisti e nessuno di loro desiderava imbracciare le armi per ammazzare chi fino a quel momento aveva condiviso fatica e soddisfazioni con loro. CITAZIONE CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 14:51) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 12:48) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 09:43) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 00:30) Apprezzo poi l'enumerazione delle molteplici ragioni per cui Ebrei e Palestini dovrebbero rassegnarsi a convivere pacificamente: resta il fatto che se a tutt'oggi è ancora difficile, tra connazionali, ottenere che ci si possa confrontare in modo rispettoso sulla Guerra Civile che ha insanguinato il nostro Paese oltre mezzo secolo addietro, figuriamoci quante possono essere le probabilità che ciò riesca a due popoli di diversa cultura, con diversa religione (due monoteismi, quindi difficilmente conciliabili se non con un'improbabile operazione di sincretismo) e valori di riferimento, gli ammazzamenti tra i quali sono tuttora in corso. "Guerra civile" un par di balle! Fu Resistenza, termine che (guarda caso) non pronunci mai. Fastidioso, vero, ricordare le radici della Repubblica attuale, sorta dalla lotta alla povertà, alla fame, all'invasore nazista ed al suo fantoccio pelato... Azzardato poi il paragone. L'ONU ha propugnato sin dall'inizio della questione la spartizione del territorio con due Stati indipendenti e sovrani, più Gerusalemme come città libera. Ora, il punto conclusivo riguardante Gerusalemme è particolarmente spinoso, ma la possibilità di costituire uno Stato palestinese, permane. Peccato manchi la volontà politica, tra gli stessi Palestinesi tra l'altro! Oh, non ho dubbi che anche il ragazzotto palestinese dedito all'Intifada ritenga (del tutto a ragione, dal suo punto di vista settoriale e "partigiano") di star conducendo una vera e propria Resistenza nei confronti dell'aggressore... in modo del tutto analogo un combattente dell'Irgun può aver sentito come attività di Resistenza la preparazione di attentati contro gli arabi o i Britannici. Infine il "Nuotatore Paracadutista" della Decima era convinto di Resistere all'invasore Angloamericano dal fondo della sua buca ad Anzio... è sempre comunque una questione di punti di vista: la Resistenza che ha successo viene definita "Lotta di Liberazione", quella che non ne ha "Terrorismo". Si parla giustamente di Resistenza allorquando una o più formazioni militari regolari o meno di uno Stato sovrano invaso mettono in opera atti di guerriglia al fine di rendere nuovamente indipendente la propria nazione. Lo Stato palestinese ad oggi non esiste come struttura giuridica internazionalmente riconosciuta: quella di Hamas è guerriglia, poiché l'organizzazione non dispone dei mezzi materiali per un conflitto bellico tradizionale. Ma non è Resistenza. Così come non è Resistenza l'operazione bellica di formazioni militari inquadrate di un esercito organizzato da uno Stato-fantoccio o, peggio, la scelta personale del singolo che indossa la divisa di uno Stato straniero ed invasore. Quindi mettitela in saccoccia, la storiella della "guerra civile": la Storia non mente. E se non ti fa comodo, hai la facoltà di allontanarti da un Paese che non riconosci come tuo, dato che è sorto sui valori della Resistenza. Tatatata... tutte chiacchiere, sofismi e bizantinismi che potresti risparmiare a te stesso e ai tuoi lettori se solo volessi applicare il tuo acume ad una revisione storica priva di pregiudizi. Il tuo discorso è precisamente quello che potrebbe tenere un miliziano di Hamas o un colono ebreo oltranzista: "Le cose stanno come dico io, e se non ti garba puoi sempre cavarti dai cosiddetti" Tutto perfetto, ma poi non andiamo a far predicozzi agli altri, please. No ciccio, il discorso è semplice. Se non ti riconosci nei valori fondanti della Repubblica, a cominciare dalla Resistenza, per prima cosa, per coerenza, dovresti rinunciare alla cittadinanza italiana. Troppo comodo il tuo modo di fare, godere dell'Italia attuale, dei diritti propri del cittadino, rifiutandone a priori i valori. Quanto al ragionamento, non sono sofismi o bizantinismi: è la distinzione tra ciò che può dirsi Resistenza e ciò che non lo è o che, addirittura, ne prefigura l'esatto opposto. Ovvero il collaborazionismo. CITAZIONE CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 14:51) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 12:48) CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 20/11/2012, 09:43) CITAZIONE (ex.it @ 20/11/2012, 00:30) Una nota a proposito del Gran Muftì... (zio, se non vado errato, del defunto premio Nobel Yasser Arafat e tra i fondatori dei "Fratelli Musulmani") e della sua alleanza in funzione sia antibritannica che antiebraica con la Germania nazista: curioso che ciò gli venga imputato mentre viene in qualche modo "perdonato" al leader indipendentista indiano Subhas Chandra Bose (che non poteva non appoggiarsi a chi osteggiava gli Inglesi) e in qualche misura allo stesso Gandhi. C'è in più, ovviamente, la "questione ebraica" che pesa come un macigno... a questo proposito è interessante notare che per qualche tempo alcuni esponenti particolarmente "accesi" del movimento sionista cercarono, con qualche iniziale successo, di ottenere aiuti e sostegno addirittura dai nazisti. Al-Husseini era effettivamente lo zio di Arafat, ma resta un criminale. La sua propaganda terroristica era rivolta prima di tutto verso gli ebrei: quante volte, dal proprio palazzo a Gerusalemme piuttosto che da Berlino o dal Cairo, ha parlato alla radio rivolgendosi ai palestinesi incitandoli a sterminare tutti gli ebrei, compresi quelli da sempre residenti e radicati in Terra Santa? Bose invece era considerato un indipendentista nazionalista e violento, che cercò sponde un po' ovunque finché non la trovò nell'Asse. Difficile incriminare e chiedere l'estradizione di un morto, però: se a fine '45 al-Husseini era ancora vivo, a quella data l'indiano era ridotto in cenere dopo cremazione, visto che era deceduto in un incidente aereo. Da un certo punto di vista sono pochi tra Capi di Stato, politici e statisti a poter evitare la qualifica di "criminali"... Solo a titolo di esempio il creatore dell'odierna Turchia, Mustafa Kemal Ataturk, è sia il grande Statista che ha fatto risorgere la Turchia dalle ceneri dell'Impero ottomano che il dittatore che ha portato a compimento il genocidio armeno. Robespierre ha sulla coscienza più morti del "puzzone" e tuttavia è da molti ritenuto un benefattore dell'umanità. Tutto ciò ha a che vedere con una certa sorta di "immunità funzionale" che è legata all'attività politica. E non vale solo per i "grandi personaggi" ma anche per comparse e figuranti: non a caso l'assassinio politico viene valutato diversamente dall'assassinio comune e Bruto può essere additato da molti come campione di virtù repubblicane e non come l'assassino di un suo benefattore. Al-Husseini non era un capo di Stato. Era un agitatore che si serviva della propria qualifica di ministro del culto per promuovere azioni criminali - perché, vogliamo forse negare che l'incitamento alla sommossa e alla strage siano azioni criminose? La natura di Ataturk fu duplice, lo sanno tutti e nessuno (tranne che in Turchia...) intende negarlo. Così come il Terrore giacobino. Grandi stragi, sempre insensate, cui però si accompagnavano progressi. Non è certo una giustificazione, ma una presa d'atto. Ataturk ha sterminato brutalmente gli armeni, ma non si è limitato a quello. Robespierre ha fatto ghigliottinare centinaia di suoi compatrioti, ma non era un boia di professione. La Turchia ha ereditato da Mustafa un assetto moderno, proiettato verso il futuro, con alfabetizzazione e ricostruzione industriale, abolendo il latifondo. La Francia ha rivoluzionato l'assetto dei regimi di governo. Il Gran Muftì di Gerusalemme al-Husseini, oltre all'incitamento all'odio ed alle campagne di reclutamento di volontari anti-ebrei (non sionisti, proprio ebrei), cosa ha fatto? Quale opera degna di essere tramandata come contributo al miglioramento dell'umanità o del suo Paese ha consegnato alla memoria storica? Nessuno.Forse sarebbe bene chiederlo alla sua gente? Perché sai, anche un convinto monarchico avrebbe qualcosa da ridire su Robespierre, o un armeno su Ataturk. (Che poi l'incitamento alla sommossa sia una attività "criminosa" o una manifestazione di "patriottismo" dipende ovviamente e dai punti di vista e dal maggior o minor successo della sommossa stessa). Non occorre chiedere, basta guardare a cosa ha lasciato in eredità (e non parlo dei lasciti ai nipotini). Al-Husseini ha forse donato ai Palestinesi uno Stato moderno? Ha loro permesso di vivere in pace? Si è adoperato affinché vi fosse una possibilità non-violenta di risoluzione delle controversie? Ha stilato una proposta per l'assetto della Palestina che permettesse di evitare conflitti? La risposta è: NO! Al-Husseini si è sempre impegnato nella ricerca dello scontro. Non personale, ché in vita sua non ha mai indossato una divisa militare. Ha mandato il suo popolo al macello per il puro gusto di potere e successivamente l'ha condannato all'esilio sempre per il suo desiderio di comando. Ha promosso più volte l'odio razziale e religioso. Ha reclutato assassini e torturatori affinché uccidessero qualunque essere umano fosse di etnia e religione ebraica. Perché questo voleva. Non gli interessava promuovere il progresso, infatti se ne fregava dei fellagha che coltivavano la terra: lui riceveva solo latifondisti e alti papaveri che gli garantissero soldi, protezione, potere e magari anche un megafono per urlare le sue bestialità. Un criminale.
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