| Mr Anzai |
| | QUOTE (.Torero Camomillo. @ 7/7/2011, 21:48) il topic lo hai aperto tu, non io. sostieni tesi puerili ai limiti del demenziale e se uno tismentisce e ti chiede lumi, tu non rispondi. fai bene , non ne sei capace (a discapito del cognome), ma almeno apri discussioni che riesci a sostenere e alla tua portata, tipo quella sulla giarrettiera. sulla germania lascio il campo a gente che ne sa più di me (di te poi, non se ne parla) QUOTE Che cosa succederà in Europa dopo il taglio del rating del Portogallo da parte di Moody's?La risposta è ruvida, ma anche semplice: fra poco anche Standard & Poor's e Fitch abbasseranno il loro giudizio e Lisbona, per restare in piedi, sarà costretta ad operare un haircut del 30% sui propri bond in scadenza.
Ad aspettarsi questo scenario cupo è Credit Suisse: in un report diffuso ieri, gli strategist della banca svizzera avvertono che il mercato non si è ancora reso conto di quanto siano seri i problemi dei Paesi periferici dell'euro e consiglia alla clientela tattiche di investimento coerenti.
Credit Suisse premette di non essere stupita della mossa di Moody's e segnala che il Portogallo, non la Grecia o l'Irlanda, è l'anello più debole dell'Europa. Al contrario di Dublino ed Atene, Lisbona "non ha avuto tra il 2002 e il 2007 una crescita da boom economico, di conseguenza i portoghesi hanno una minore tolleranza politica verso le misure di austerity fiscale". Tra i problemi del Portogallo c'è un debito in capo a cittadini e imprese (privato) pari al 228% del Pil: per i Paesi in buona salute finanziaria, questo rapporto di aggira intorno a 150%e la Grecia, che ha altri guai, vanta addirittura un 116%.
Negli ultimi 10 anni il Portogallo ha registrato una crescita economica quasi nulla (+0,5% all'anno in media) mentre la spesa pubblica si è impennata. Per riuscire a ripianare, almeno parzialmente, questi scompensi, resta ormai solo la soluzione di ridurre gli stipendi, una manovra pericolosa per un'economia che, per la metà si regge sulla ricchezza generata dalle buste paga. Credit Suisse ritiene che in Portogallo gli stipendi medi debbano essere ridotti del 15% e calcola che il debito pubblico esploderà portandosi nel giro di tre anni al 134% del Pil dall'attuale 91%.
Se la situazione è pesante, ma non catastrofica, è perché i paesi leader hanno messo mano al portafoglio e perché la Bce, accettando come collaterale i bond dei paesi periferici, mantiene ben rifornito di liquidità il sistema finanziario.
Se questi sono i chiari di luna, è coerente che le strategie di investimento consigliate dagli strategist svizzeri prevedano per prima cosa di girare alla larga da tutti gli asset dei Paesi periferici: "Il mercato non ha ancora compreso quanto debbano scendere gli stipendi in questi Paesi affinché ci sia una ripresa della produttività".
Da evitare anche l'euro, una valuta sopravvalutata e con fondamentali deboli: "Non riusciamo a capire come i tassi di interesse possano salire dello 0,75% nei prossimi dodici mesi, quando l'incremento degli stipendi in Europa nei prossimi mesi dovrebbe essere solo dell'1,4%ed il 90% dei mutui immobiliari della Spagna è a tasso variabile".
Non tutta l'Europa è da ignorare o da vendere allo scoperto: "Restiamo compratori di società tedesche concentrate sul mercato domestico in quanto la Germania è un Paese con poco debito,il tasso di disoccupazione è ai minimi degli ultimi 20 anni, il deficit di bilancio è modesto ed il mercato immobiliare è uno dei più sottovalutati del mondo".Da comprare non è solo la Borsa di Francoforte, ma anche quelle dei Paesi più esposti alla Germania come l'Ungheria e la Repubblica Ceca: la metà del Pil di Praga è targato Germania.
L' economia tedesca è forte di suo ed è anche quella che ottiene i più ampi benefici da questo scenario: Credit Suisse calcola che se l'euro non rispecchiasse i problemi dei Paesi periferici, i tassi di interesse di riferimento della Germania sarebbero intorno al 6%, contro l'1,5% della zona euro.
Ovviamente la Banca centrale europea corre un altissimo rischio di veder deteriorare i propri attivi, ma in questo momento non c'è altra soluzione. Secondo Credit Suisse, gli Stati e le istituzioni monetarie del Vecchio Continente non hanno altra scelta: è vero che salvare i Paesi periferici e tenere così in piedi l'euro costerà circa 250 miliardi di euro, ma se la valuta unica dovesse disintegrarsi, i costi raddoppierebbero.
Quanto all'Italia, l'atteggiamento di Credit Suisse su Piazza Affari e sui bond nazionali è di moderata benevolenza, in quanto il bilancio dello Stato è in surplus di avanzo primario e la metà del debito pubblico è nella mani di investitori domestici. notizia di oggi presa da www.websim.itcosa c'entri la philips in tutto questo è da capire, visto poi che è un'azienda olandese, è tutto da capire. Se è per questo anche la De Longhi non è tedesca... il dubbio che vorrei molto umilmente far germogliare nel tuo altezzoso cervello è che il nostro paese, e gli altri paesi europei a ruota (se la Germania regge buon per lei ma di questo passo non reggerà a lungo), produce sempre meno, sconfitto dal basso costo della produzione dei paesi emergenti. Che detto basso costo è dovuto principalmente al basso costo della manodopera, sfruttata indecentemente, al basso livello di leggi restrittive in campo di salvaguardia ambientale e anche alla modesta qualità del prodotto finale. Che un mercato privo di regole sta venendo 'drogato' da merci a basso costo e di modesta qualità (che vengono preferite a causa dell'impoverimento progressivo della gran parte della popolazione della 'ricca Europa') destinate ad incrementare a breve la montagna di rifiuti che produciamo per essere sostituite da nuova merce a basso costo e di qualità ancor peggiore. Poi quando le ultime imprese di casa nostra avranno chiuso i battenti i prezzi delle merci di infima qualità prenderanno a salire. Conquista del mercato si chiama. Per fortuna non ci sarà però da preoccuparsi per i nostri lungimiranti nababbi che avranno esportato le loro attività produttive nei paesi emergenti... loro staranno benone, potranno permettersi lussi ancor maggiori ed un sacco di manodopera (servitù) a prezzo ragionevole. Allora magari ricomincerà a soffiare il vento della rivolta e il nostro 'perfetto' sistema feodal-capitalistico finirà a pezzi... immagino non senza un discreto spargimento di sangue, e con forti rischi di 'involuzioni' totalitarie. Certo, lo ammetto... questo incubo 'puerile' può anche sembrare al limite del demenziale... e certamente in confronto ad esso il 'cupo scenario degli strategist svizzeri' è una giacchettata. Ma prima o poi qualcuno dovrà capire che l'economia finanziaria sta all'economia reale come il sudoku sta alla vita... i copia-incolla non servono a spiegare una realtà che basterebbe aprire gli occhi per vedere. Perché non provi a farti un giro sui fossi e dalle parti del mercato verso l'ora di chiusura? E a guardare quanta gente cerca di trovare tra i rifiuti frutta o verdura 'buona' una volta tolta la parte ammaccata? Perché non rifletti sulla sorte di quel pensionato che aveva da parte una buonauscita di un par di centinaia di milioni per la vecchiaia e che ora con 50.000 € che gli rendono circa 1000 € l'anno (se va bene) si sta mangiando il risparmio di una vita? Ma gli strategists svizzeri dicono che basta spostare gli assets sulla Germania... sai che ti dico? ma va' a quel paese, Torero... Edited by Mr Anzai - 8/7/2011, 00:24
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