pierobol |
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| CITAZIONE (.Torero Camomillo. @ 10/8/2010, 12:32) troppi comunisti.
questa risposta non è contemplata tra le possibilità. a differenza di quello che diceva la chiesa, i comunisti non mangiano i bambini, ma mangiano i forumisti. in italia la cultura è sempre stata "ceduta" dalla dc alla sinistra (spesso comunista) occupandosi di più dei mezzi per tenere il potere. questo ha prodotto che molti ragionano da sinistra, ma votano altrove (non necessariamente a destra). ma il brutto è che pur ragionando da sinistra, quando hanno il potere non si comportano in modo consequenziale. detto questo, in questa sezione non c'è un cazzo di figa! Quella in grassetto è l'unica cosa che ho capita ! A PROPOSITO DI CULTURA... tratto dal corrieredirieti.it CITAZIONE La grammatica, questa sconosciuta.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal Centro europeo dell’educazione. Studenti in crisi con le basi della lingua italiana anche dopo la laurea.
Italiano, questo sconosciuto. Per schiere di studenti, l'italiano resta un estraneo anche dopo le scuole elementari e medie. Questa la conclusione che sembra emergere dai risultati della prova Invalsi di quest'anno. A leggere i risultati è proprio l'italiano a destare maggior preoccupazione. Se nel complesso gli studenti hanno risposto in modo corretto al 60% delle domande sulla comprensione del testo, le risposte esatte nei quesiti di grammatica sono infatti state desolatamente solo una su 3. A raccontare studenti in crisi e una scuola che spesso non riesce a insegnare le basi sono anche i risultati dei test d'ingresso all'università. E la situazione, minata alle basi, non migliora neppure per chi ha già superato il traguardo della laurea: secondo una ricerca del Centro europeo dell'educazione, l’8% dei nostri laureati non è in grado di utilizzare pienamente la scrittura, 21 laureati su 100 non vanno oltre il livello minimo di decifrazione di un testo, un laureato su 5 non riesce a dirimere un'ambiguità lessicale, per non parlare del fatto che un laureato su 3 ha meno di 100 libri in casa, quasi sempre quelli che ha sfogliato per arrivare alla laurea. Il 20% dei laureati italiani rischia l'analfabetismo funzionale, cioè la perdita degli strumenti minimi per interpretare e scrivere un testo anche semplice. E la percentuale sale tra i diplomati: il 30% possono diventare semi-analfabeti di ritorno. I problemi si trascinano dalla scuola dell'obbligo dove, sostiene Tullio De Mauro, padre degli studi linguistici italiani, "ormai si tende a promuovere un po' tutti e non si sbarra il passo a chi non è all'altezza. Ma il disprezzo per la lingua italiana risiede anche in certi romanzi di nuovi autori, pieni di parolacce e di inutili scorciatoie, e nel linguaggio sempre più sciatto dei giornali dov'è quasi scomparsa la ricchezza della punteggiatura". Insomma, oggi s'impara poco anche leggendo. E si studia male. "Ormai è necessario alfabetizzare adulti e ragazzi, e la colpa è di un intero percorso scolastico che non sempre funziona. Le lacune nascono da lontano. Inoltre, l'uso esclusivo di telefoni cellulari e computer come strumenti di comunicazione non aiuta la nostra lingua: l'italiano sta regredendo quasi a dialetto". Una delle cause può essere l'abbandono della grammatica e della sintassi: già alle medie non si studiano quasi più, meno ancora alle superiori e all'università, dove sono date per scontate. Ma non tutto dipende solo dalla scuola. Anche le famiglie sono imputabili per il loro scarso impegno nel seguire i ragazzi anche nelle attività scolastiche, e per il loro eccessivo buonismo, che porta spesso i genitori a porsi in situazioni di conflitto rispetto al ruolo punitivo di insegnanti ed educatori. Anche i modelli culturali incidono. La prevalenza dell'immagine porta a una disattenzione verso i testi. Internet, strumento meraviglioso e ricco di potenzialità, ma anche di comode tentazioni, ha ormai diffuso una specie di cultura del "copia e incolla", attraverso l'utilizzo di una lingua spesso piatta e tutta uguale, riprodotta all'infinito. Molti esami scritti, all'università, vengono condotti come i test per la patente, mettendo crocette su un questionario. Non è un caso che proprio nel nostro Paese il 60% della popolazione non ha mai letto un libro
S.C.
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