| conmar |
| | CITAZIONE Marco Travaglio Silvio, rimembri ancora? 29 novembre 2009 Ora i pompieri sparsi su tutti i colli alti, medi e bassi diranno che è stata l’ennesima gaffe, l’ennesima battuta. E nessuno oserà porsi una domanda molto semplice: che cosa spinge il presidente del Consiglio a parlare così mentre si riaprono le indagini a suo tempo archiviate per strage, mafia e riciclaggio?
Nel momento in cui i fantasmi del suo passato inconfessabile tornano a presentargli il conto, avrebbe tutto l’interesse a scrollarseli di dosso con una forte dichiarazione antimafia, o con una mossa concreta, tipo quella suggerita (e subito rimangiata) dal ministro Alfano sulla riapertura delle carceri di Pianosa e Asinara per i boss al 41 bis. Invece, proprio ora, torna a parlare come un mafioso, minacciando di “strozzare chi ha fatto la Piovra e chi scrive libri sulla mafia”. In attesa che li minacci di scioglierli nell’acido (almeno quelli rimasti in vita: ai De Mauro, ai Fava e ai Rostagno ha già provveduto Cosa Nostra), qualcuno dovrà pur domandarsi il perché.
E’ la prova, casomai ve ne fosse bisogno, del fatto che la trattativa continua. Ancora una volta chi smise di piazzare bombe nel 1994, in cambio di promesse ben precise, fa sapere di essere stanco di aspettare. Così, mentre tutti si affannano a smentire e a ridicolizzare le rivelazioni di Spatuzza, arriva il migliore riscontro logico al suo racconto sul recente sfogo dei fratelli Graviano: “O cambia qualcosa, oppure dovremo andare a parlare con i giudici…”. Il tempo stringe, la Seconda Repubblica si sta squagliando come la prima e il tam tam di radio-carcere è sempre lo stesso: “Iddu pensa solo a Iddu”. Séguita a usare la sua maggioranza bulgara per farsi le leggi per sé, ma agli amici degli amici chi ci pensa? Lo scudo fiscale, l’asta dei beni sequestrati, i progetti sul concorso esterno sono utilissimi ai mafiosi che stanno fuori. Ma a chi sta dentro da tre lustri chi ci pensa? Ci vuol altro che le visitine in carcere dell’on. Betulla. E’ un dialogo in codice, quello fra Iddu e gli amici degli amici, che dura da 15 anni. Era cominciato, almeno in pubblico, il 25 maggio 1994, agli albori del primo governo Berlusconi. Riina sparò dalla gabbia: “C’è uno strumento politico ed è il Partito comunista. Ci sono i Caselli, i Violante, questo Arlacchi che scrive i libri... Il nuovo governo si deve guardare dagli attacchi dei comunisti”.
Berlusconi e i suoi tele-sgherri partirono subito all’assalto della procura di Caselli che osava processare Andreotti e Carnevale. Poi, il 15 ottobre ’94, il premier dichiarò: “Speriamo di non fare più queste cose sulla mafia come la Piovra, un disastro in giro per il mondo. C’è chi dice che c’è la mafia. Non so fino a che punto. Cos’è la mafia? Un centinaio di persone”. Sei giorni dopo Riina plaudì: “Ha ragione il presidente Berlusconi, queste cose sono invenzioni da tragediatori che screditano l’Italia e la nostra bella Sicilia. Ma quale mafia, quale Piovra, sono romanzi. Andreotti è un tragediato come sono tragediato io. E Carnevale più tragediato ancora. I pentiti accusano perché sono pagati”. Nel 2001 governo Berlusconi II. Di lì a poco Bagarella tuona contro i politici che “non mantengono le promesse”, poi lo striscione allo stadio di Palermo: “Berlusconi dimentica la Sicilia. Uniti contro il 41 bis”. Il 4 settembre 2003 il premier dichiara allo Spectator: “I giudici sono matti, mentalmente disturbati, antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Lo diceva già Luciano Liggio a Biagi: “Quando il giudice mi ha interrogato, mi sono accorto che mi trovavo di fronte a un ammalato. Se dietro a varie scrivanie dello Stato ci sono degli psicotici la colpa non è mia. Perché non fanno delle visite adeguate a questa gente prima di affidarle un ufficio?”. Il 9 aprile 2008, vigilia del governo Berlusconi III, la celebre uscita su Mangano “eroe”. Ora ci risiamo. C’è un solo modo per levare ogni speranza ai mafiosi e dissipare i sospetti sulla trattativa ancora in corso: che qualche istituzione, magari la più alta, metta a tacere il premier con parole chiare, nette e definitive. Purtroppo, finora, ha parlato per zittire i magistrati.
da Il Fatto Quotidiano del 29 novembre 2009 CITAZIONE Silvio, alias Mohammed Esposito
29 novembre 2009 Siamo seri. Il ragionamento di Silvio Berlusconi a Olbia è accademico: “Se oggi il turismo rappresenta il 10 per cento del Pil, noi dobbiamo portarlo al 20 per cento”. E chi tira su il Pil? “Le hostess. Mi ero proposto per il casting”. E che faranno le hostess per il Pil? Potranno raccontare barzellette. Il presidente del Consiglio tira fuori una scenetta ambientata sui sedili di un volo Alitalia: giovanotto che di Pil la sa lunga, ragazza corrucciata accanto. “Che libro legge?”, chiede lui. “Un libro sull'amore”, risponde lei. “E di cosa parla?”. “Sostiene che gli uomini più romantici siano i napoletani, quelli sessualmente più potenti gli arabi”. “Piacere, Mohammed Esposito”.
E Berlusconi, più napoletano che arabo, strizza l’occhio al vescovo di Tempio, seduto in prima fila e quasi collassato: “Poi, Eminenza, passo da lei a confessarmi”. Oggi è una domenica bestiale, un giretto in Chiesa sarebbe utile e comodo. Il musetto psichedelico di Ghedini ha stancato. E poi i tribunali sono chiusi, il Milan gioca a Catania, Veronica bussa a denari, Noemi lunedì ha un compito in classe... Se per l’anima c’è sempre un condono peccatorum, per la noia ci sono dieci serie della Piovra da rivedere. Per entrare nei ruoli. Con la fantasia, of course. CITAZIONE Duemilanove battute di Francesca Fornario
Spararla più grossa di Spatuzza, impossibile!
Preoccupato per la piega che sta prendendo il processo Dell’Utri, Berlusconi ha dichiarato: «Quelli che scrivono libri sulla Mafia e hanno fatto la nuova serie della Piovra li strozzerei». E dice sul serio: li strozzerebbe con i propri tentacoli. Dato che è impossibile ridimensionare la portata delle affermazioni di Spatuzza, la strategia difensiva del premier è quella di offuscare le dichiarazioni del pentito rilasciandone di più gravi. «Rischiamo la Guerra Civile», ha detto. Poi ha coretto il tiro: «Ho detto guerra Guerra civile? Volevo dire Attacco Alieno». Il Tg1 asseconda la trama di Berlusconi è apre con la notizia: «Il Virus dell’Influenza A è mutato: ora è Peste. Moriremo tutti. Ma passiamo al servizio sull’invasione delle cavallette. Anche le cavallette sono mutate. Ora sono comuniste». Fondamentale, nella strategia comunicativa, il ruolo degli alleati. Ore 11.30: il ministro Rotondi propone di abolire il Primo Maggio e svitare lo schienale dalla sedia degli impiegati statali. Ore 12: il ministro Sacconi, pressato dal Vaticano, blocca la Ru 486 (Brutte notizie per le escort che frequentano Berlusconi: «Bada che non vuole mettersi il preservativo. E non vuole che si prenda la Ru 486»). Ore 13: la Lega propone di servire una brioche già morsicata agli immigrati che ordinano la colazione al bar. Ore 13.30: Il ministro Sacconi, pressato dal Vaticano, modifica la ricetta tradizionale del pesto alla genovese perché considerata surrettiziamente abortista a causa dell’alto quantitativo di basilico. Ore 14: il ministro Rotondi propone di alzare l’età pensionabile a 106 anni. Ore 14.30: la Lega si annette la Dalmazia. Ore 15: il ministro Sacconi, pressato dal Vaticano, istituisce l’obbligo di ricovero per l’acquisto dei preservativi e l’obbligo di sepoltura per i Tampax usati. Mancano ancora 5 giorni alla deposizione di Spatuzza: di questo passo, non ce la faranno mai a spararla più grossa di lui.
29 novembre 2009
| | |
| |
|