| conmar |
| | Un altro mistero di Pulcinella scuote la nostra coscienza... almeno di quelli che un coscienza ce la hanno... Un paio di giorni fa sui giornali si legge della morte di un ragazzo di 31 anni in un ospedale romano... questo ragazzo era stato arrestato una settimana circa perchè ritenuto un grosso spacciatore dalle forze dell'ordine intervenute ( CC ) ..infatti gli trovano addosso ben 20 grammi di sostanze stupefacenti ... orrore... Ma la storia la conoscete tutti... almeno quelli che i giornali li leggono e non guardano solo le foto e le vignette o leggono solo le notizie sportive od il gossip... Comunque: CITAZIONE Fonte:Repubblica.it Esplode il caso dopo la diffusione delle foto del corpo martoriato del ragazzo La famiglia ha deciso di divulgarle perchè pensa sia l'unico modo per avere risposte Morte Cucchi, restano i misteri l'accusa è omicidio preterintenzionale il legale: "Perchè ignoti? Si sa chi l'ha avuto in custodia" La Russa: "Carabinieri corretti". Oggi sit in davanti a palazzo Chigi
ROMA - L'unica certezza è il corpo martoriato di un giovane di 31 anni. Si chiamava Stefano Cucchi e la sua morte misteriosa è diventata di dominio pubblico dopo che la famiglia ha deciso di divulgare le foto del cadavere. "Vogliamo capire che cosa è successo" chiede una madre che dopo avere visto il figlio uscire di casa in buone condizioni di salute, si è vista riconsegnare un corpo irriconoscibile. Oggi la procura di Roma ha deciso di procedere per il reato di "omicidio preterintenzionale" (che prevede la reclusione da dieci a diciotto anni), al momento a carico di ignoti. Il pm Vincenzo Barba vuole vederci chiaro e sta indagando per capire se il ragazzo 31enne sia stato effettivamente vittima di un pestaggio. Nell'attesa delle conclusioni della consulenza del medico legale, il magistrato proseguirà le audizioni. Altro tassello di un'inchiesta avviata di iniziativa dalla Procura, nonostante l'assenza di una denuncia e un primo certificato di morte che attestava come questa fosse avvenuta per "presunta morte naturale".
Ma la decisione di Barba non piace al legale della famiglia Cucchi: "Si procede a carico di ignoti ma credo che coloro che l'hanno avuto in custodia o in cura non sono ignoti. Mi aspetto indagati, mi aspetto che queste persone vengano a dare una spiegazione".
La famiglia. Nel frattempo i familiari non si danno pace. Vogliono capire come mai sia morto in carcere dopo l'arresto dei carabinieri che lo hanno sorpreso con una ventina di grammi di droga. Vogliono una spiegazione a quelle fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola, a quei lividi in volto e su tutto il corpo. Per questo hanno deciso di divulgare le foto, mostrando il corpo dopo l'autopsia. Una scelta difficile, fatta per un unico motivo: di fronte a quelle immagini la giustizia non potrà girare la testa, dovrà dire la verità. "Fino all'ultima goccia di sangue, fino all'ultima goccia di vita io e mia moglie ci batteremo perchè si faccia chiarezza su mio figlio" giura Giovanni Cucchi, padre di Stefano, in un'intervista sul blog di Beppe Grillo. E la madre di Federico Aldrovandi chiede "chiarezza al più presto".
La Russa. D'altronde, dopo la diffusione delle foto, la vicenda è esplosa in tuta la sua gravità. "Non ho strumenti per dire come sono andate le cose, ma sono certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione" dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Parole che indispettiscono il segretario del Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, Donato Capece: "Il ministro ha perso una buona occasione per tacere. Ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti però sostiene che l'intervento dei carabinieri è stato corretto. Su quale basi lo dice? Chi sarebbe stato scorretto, allora?".
Reazione politiche. Ma la voce di chi chiede verità e nessuna copertura, si fa sempre più forte. "Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice" si legge in un corsivo del periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini. "Uno stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici- continua il corsivo - Perché verità e legalità devono essere 'uguali per tutti', come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una 'terra di mezzo' in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l'indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un 'codice' non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale".
Il Pdci e Rifondazione chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire "perché un Paese civile non può permettersi l'ennesimo caso di 'sospensione' della democrazia". E oggi sit in della federazione giovanile del Partito dei comunisti italiani, dei giovani comunisti di Rifondazione comunista e dell'Unione degli studenti. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani serve "una parola chiara", perché "è sconvolgente quanto emerge". E anche per il portavoce del Pdl l'accertamento dei fatti "è interesse di tutti".
I penalisti. Durissima, infine, la posizione degli avvocati della Camera Penale di Roma: "Non puo' essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano abbia potuto subire una fine così orrenda, mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto, poi del pm, del giudice, poi ancora della direzione di Regina Coeli e del suo personale penitenziario e dei medici ed, infine, dell'ospedale. Siamo indignati".
(30 ottobre 2009) Fanno schifo....... E sono d'accordo con il segretario del sindacato della polizia penitenziaria... La russa faceva prima, e meglio, a stare zitto..ma da quel cervello che cosa ci si può aspettare? Manconi la pensa come me CITAZIONE Intervista a Luigi Manconi, presidente dell'associazione "A buon diritto" "I fatti sono chiari, indagine semplice a patto che la si voglia risolvere" "Fatti e testimoni, così è morto Stefano la soluzione è sotto gli occhi di tutti" di MATTEO TONELLI
ROMA - "Si tratta di un'indagine che visti i particolari e i testimoni è di facile soluzione, sempre che si voglia risolvere". Luigi Manconi, un passato nella politica e un presente di impegno nel campo dei diritti, in particolare quelli legati al carcere (è presidente dell'associazione "A Buon diritto" e direttore del sito "Innocenti evasioni"), commenta così la morte di Stefano Cucchi, il 31enne morto in carcere dopo l'arresto. Una vicenda che, dopo la pubblicazione delle foto del cadavere martoriato, apre la strada a inquietanti interrogativi. Manconi, che si era occupato anche della vicenda di Federico Aldrovandi, è entrato in contatto con i genitori del ragazzo romano. Contribuendo a far accendere i riflettori sulla vicenda. Così come quelle foto, tremende, che i familiari di Stefano hanno deciso di pubblicare. "Non è stata una scelta facile ma i familiari sono stati in grado di trasformare un dolore privato in una iniziativa pubblica. E' chiaro che quelle foto aggiungono strazio allo strazio, ma l'hanno considerato un dolore ineludibile per arrivare alla verità" dice Manconi.
Partiamo dall'inizio e dall'arresto di Cucchi. "Si parte con una certezza, all'una di notte del 16 ottobre, i genitori vedono Stefano dopo l'arresto. E il ragazzo, prima di essere portato in caserma dai Carabinieri, sta bene. Da quell'incontro passano 10 ore e madre e padre rivedono il figlio in Tribunale con il volto tumefatto. Inoltre c'è l'avvocato d'ufficio che noterà che Stefano cammina in modo che suscita interrogativi. Le due cose hanno un effetto tale che Stefano viene visitato in Tribunale e il referto conferma le lesioni. Questi sono dati che mi fanno dire che la soluzione del caso è sotto gli occhi di tutti.."
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa dice testuale: "Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione".
"In pratica è un atto di fede. Se non sbaglio rispetto ai carabinieri arrestati per la vicenda Marrazzo usò altri toni. Nessun mette in dubbio l'Arma, semmai i comportamenti di alcuni singoli componenti".
La memoria torna ad altri casi, apparentemente simili, con quello di Federico Aldrovandi. Sono solo casi isolati? "Non direi. La nuova legislazione antidroga sta portando le forze dell'ordine a forzature, abusi, arresti immotivati, operazioni fuori dalle regole, carcerazioni senza convalida. E di solito a subire sono o i consumatori o i piccoli spacciatori.Gli anelli deboli della catena. Come Stefano". In Cile erano più umani
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