Basket Café Forum

In memoria di Giorgio, Un eroe borghese da non dimenticare

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/7/2009, 13:52
Avatar

Orgoglioso membro del club "strozzi ed anche un po' cornuti"

Group:
Moderatore
Posts:
26,074
Location:
Una capsula (da clonazione) di fluido primario...

Status:


CITAZIONE
Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) è stato un avvocato italiano, esperto in liquidazioni coatte amministrative. Fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.

Antefatto

Nel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona.

La Banca d'Italia per mano del Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questi fondati (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora Governatore Carli erano chiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche in virtù della benvolenza dell'Amministratore Delegato Dott. Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzo amministratore, addirittuta modificando lo statuto della Banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, i Sig. ri Ventriglia e Guidi). Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il Direttore Centrale del Banco di Roma, Sig. Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le Banche di Sindona furono fuse e prese vita la Banca Privata Italiana di cui il Fignon divenne Vice Presidente e Amministratore Delegato. Al contrario di tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità della situazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratori tanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massiccia operazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre ad un salvataggio. Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell' Avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito.

Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel 1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.

L'incarico

In questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo.

Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili.

Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buonafede di Sindona.

Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.

Ambrosoli non cedette, sapendo di correre notevoli rischi. Nel 1975 indirizzò una lettera alla moglie in cui scrisse:
« È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese. »


Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite.

Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.

Nel corso dell'indagine emerse, inoltre, la responsabilità di Sindona anche nei confronti di un'altra banca, la statunitense Franklin National Bank, le cui condizioni economiche erano ancora più precarie. L'indagine, dunque, vide coinvolta non solo la magistratura italiana, ma anche l'FBI.

In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe infine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.

L'omicidio

La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto.

Questi si scusò e gli esplose contro tre colpi di 357 Magnum. Ad ucciderlo fu William J. Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall'America e pagato con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su un conto bancario svizzero.

Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della sola Banca d'Italia.

Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.

Sono passati trent'anni da quella sera. L'Italia non è cambiata moltissimo da allora. Giorgio diede la sua vita per un ideale di giustizia ed onestà, nobili pensieri che però non hanno trovato riscontro nella classe politica che ci guida, quasi la stessa che allora condannò all'isolamento ed alla morte quello che è stato definito come "un eroe borghese". Cerchiamo noi, allora, di non disperdere memoria ed insegnamenti di una persona coraggiosa, ligia al dovere e con un forte senso dello Stato.



 
Web  Top
Exfisio
view post Posted on 10/7/2009, 13:59




CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 10/7/2009, 14:52)
Sono passati trent'anni da quella sera. L'Italia non è cambiata moltissimo da allora. Giorgio diede la sua vita per un ideale di giustizia ed onestà, nobili pensieri che però non hanno trovato riscontro nella classe politica che ci guida, quasi la stessa che allora condannò all'isolamento ed alla morte quello che è stato definito come "un eroe borghese". Cerchiamo noi, allora, di non disperdere memoria ed insegnamenti di una persona coraggiosa, ligia al dovere e con un forte senso dello Stato.

Avevo letto a grandi linee la storia di questo "eroe borghese" in un libro di Lucarelli (mi sembra)
Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di persone come lui
 
Top
Terra & Libertà
view post Posted on 13/7/2009, 01:09




“Anna carissima, è il 25 febbraio 1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della Banca Privata Italiana, atto che ovviamente non soddisferà molti. È indubbio che pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto, perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese… a 40 anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato (ne ho la piena coscienza) solo nell’interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici… qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare… Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori… e dei loro doveri verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.”


E noi tutti abbiamo il compito di non rendere vana la morte dei servitori dello stato.

ed allora :
Michele Sindona, mandante dell’omicidio, non ha ricavato nulla dalla sua morte, se non la propria morte, archiviata d’ufficio come suicidio. Ed è curioso che Michele Sindona abbia denunciato, a quei tempi, complotti da parte dei comunisti, bollando le inchieste a suo carico come “persecuzioni politiche”. Ricorda qualcun altro, anche lui iscritto alla P2, che ogni giorno ci bombarda mediaticamente sempre con le stesse parole e con gli stessi slogan, vecchi di 30 anni e anche molto passati di moda.
 
Top
Exfisio
view post Posted on 16/7/2009, 23:06




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 13/7/2009, 02:09)
<b><i>“Anna carissima, è il 25 febbraio 1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della Banca Privata Italiana, atto che ovviamente non soddisferà molti. È indubbio che pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto, perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese… a 40 anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato (ne ho la piena coscienza) solo nell’interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici… qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare… Dovrai tu allevare i ragazzi

Ed eccolo allora uno di questi ragazzi, diventato uomo, che rilascia un'intervista

CITAZIONE
Testo dell'intervista:
Ambrosoli: Quando papà è mancato io avevo sette anni.
Blog: cosa ricorda di quei giorni?
Ambrosoli: I ricordi sono pochi com'è legittimo che sia per un fatto accaduto in quella fase dell'infanzia, tanto più se sono momenti unici e particolari, io non avevo neanche capito che cosa volesse dire assassinato. Io non avevo colto il significato di quella parola nemmeno quando l'avevo sentita per radio in un autogrill, mentre la mamma ci accompagnava di corsa a Milano per un'emergenza improvvisa, non meglio definita, che appunto ci imponeva di tornare dalle vacanze che stavamo trascorrendo al mare. Le ragioni di quell'omicidio le ho capite piano piano, e in ultimo con questo libro che nasce dalla volontà di trasferire ai miei figli, a mia volta, l'esempio altissimo offerto da mio papà. Quindi è un libro dove mischio la parte privata che, appunto, non è tantissima, ha una ricostruzione che non è niente di nuovo. Non ci sono novità non ci sono nuovi documenti non ci sono nuove rivelazioni perché il brutto di questa storia è che è davanti ai nostri occhi, chiarissima in quasi tutti i suoi dettagli dal 1986. Da quell'anno si sa chi, come e perché ha voluto la morte di mio padre. E si sa perché è arrivata una sentenza che è divenuta definitiva di lì a breve e quel chi come e perché racconta non solo quale sia stata la battaglia che mio papà senza clamori che ha condotto per gli ultimi 4 anni e mezzo della sua vita, ma anche quale sia stato il contesto nel quale si è sviluppato. Un contesto fatto, purtroppo, di un perverso rapporto tra il mondo criminale e il mondo politico finanziario italiano degli anni '70.
Blog: al funerale di suo padre non partecipò nessuna autorità dello Stato
Ambrosoli: sì, papà era - usiamo un eufemismo - un po' solo, e il suo funerale è la celebrazione di quella solitudine. Vi parteciparono necessariamente in forma privata i magistrati che con lui seguivano le indagini per la bancarotta della Banca Privata italiana, vi partecipò l'allora governatore onorario della Banca d'Italia Guido Baffi, che assieme a Sarcinelli che era il direttore generale della Banca d'Italia di allora aveva da poco subito una delle aggressioni più vergognose che la storia democratica del nostro Paese ricordi. Fu la celebrazione di una solitudine. A distanza di 30 anni si è tutto invertito e oggi - devo dire dal '92 a questa parte - il funerale di mio papà viene invece celebrato nelle scuole nelle università nei circoli nelle parrocchie nei contesti dove si ha voglia di ricordare quell'esempio e di utilizzare quella storia per capire come possiamo costruire, così come mio papà ha cercato di fare, il Paese nel quale vogliamo vivere.
Blog: in questi ultimi 18 anni - ha fatto l'esempio del '92, qualche apparato di Stato si è fatto sentire? qualche politico, ministro...
Ambrosoli: ammesso che sia l'apparato dello Stato a dover manifestare la propria solidarietà, cioè i rappresentanti e non i rappresentati che sono 2 livelli da tenere distinti ma fino a un certo punto, mi piace ricordare che in occasione del ventesimo anniversario della morte di mio padre - 10 anni fa - l'allora ministro della giustizia in una cerimonia che si è tenuta sul lago Maggiore nel paesino dove papà aveva trascorso buona parte della propria infanzia, alla presenza dell'allora presidente della Camera Giovanni Maria Flick da un lato e Luciano Violante dall'altro, il ministro Flick ritenne di dover chiedere pubblicamente scusa da parte dello Stato allo Stato. E mi è sembrata una bellissima sintesi perché vede, da figlio, che mi sia stato chiesto scusa perché per un tot di tempo ci si era dimenticati dell'esempio di papà o perlomeno non si sono tratte le conclusioni che si potevano trarre da quella storia, certamente mi dà orgoglio e quant'altro. Però se la guardo da cittadino capisco in realtà come sia lo Stato, inteso come insieme della comunità a dover ricevere delle scuse. Perché è allo Stato che quella storia va presentata, è a tutti noi che quella storia va presentata e quella come altre non rappresentarle come esempio vuol dire fare un torto esattamente allo Stato.
Blog: suo padre è morto perché comunque era una persona di sani principi, non si era lasciato corrompere.
Ambrosoli: non si era lasciato corrompere, non si era lasciato minacciare, o perlomeno non si era comportato diversamente da come riteneva sulla base delle minacce, ma è l'esempio di un uomo libero.
Blog: però oggi la corruzione è entrata nel linguaggio comune, e voglio dire più nessuno si meraviglia quando si sente parlare di corruzione.
Ambrosoli: ma forse neanche allora sa? se noi prendiamo i giornali di 30 anni fa, cioè nel periodo in cui quella storia si è sviluppata, ci rendiamo conto che un pochino, sotto gli occhi di tutti, i sintomi di quel sistema corrotto che è poi divenuto palese negli anni di Tangentopoli, c'erano già tutti. Facendo le indagini sul come e perché la Banca Privata italiana fosse giunta a fallimento papà aveva scoperto - e la cosa era divenuta pubblica - dei finanziamenti dai fondi delle casse di Sindona la Democrazia Cristiana: 2 miliardi in occasione del referendum sul divorzio se non ricordo male, portati direttamente nella segreteria del presidente attraverso un giro neanche troppo mascherato di assegni circolari trasformati in libretti al portatore, girati e a loro volta trasformati in contanti. Attenzione! non soldi di Michele Sindona o delle banche di Michele Sindona, ma soldi di persone che avevano depositato soldi dei propri averi in quelle banche. Quel sistema - questo è uno degli esempi fra i tanti che è possibile fare di quelli che sono emersi in quegli anni - era venuto alla luce. La collettività aveva fatto tesoro di quelle scoperte.
Blog: e secondo lei, dopo 30 anni, o comunque in Italia, vale la pena morire da eroi?
Ambrosoli: papà non ha fatto niente di quello che ha fatto né per morire, né per essere ricordato come un eroe. Papà ha ritenuto di doversi comportare secondo quelli che erano i propri valori, i propri principi con l'indipendenza che aveva caratterizzato tutti i momenti della sua vita confermata nel momento della massima responsabilità. Vede, papà non era un uomo dello Stato, era un avvocato, un libero professionista, aveva uno studio come questo. Delle persone con le quali collaborava apparentemente nell'interesse del proprio cliente del momento. In realtà un avvocato con la A maiuscola non lavora per il cliente del momento, lavora per l'ordinamento per il rispetto delle regole, per l'affermazione dei diritti. E questo papà lo ha fatto anche nel momento in cui il tra virgolette cliente, è diventato lo Stato che gli ha affidato un incarico: quello di Commissario liquidatore. E lo ha svolto esattamente nello stesso modo, mettendo al servizio della causa che stava seguendo la propria intelligenza, la propria capacità, la propria abnegazione, i propri valori. La propria gerarchia di valori. E su tutto operando con la consapevolezza della propria responsabilità. E la consapevolezza della propria responsabilità va necessariamente insieme al significato alla consapevolezza del significato della propria libertà. E difendere la propria libertà diventa il modo per rappresentare gli interessi della collettività. Questo in sintesi ha fatto papà. E non l'ha fatto pensando di fare una guerra santa o per voler diventare un eroe. Tutt'altro! L'ha fatto silenziosamente, operando giorno per giorno, non piegandosi - è vero - né alla corruzione né alle minacce ma neanche agli alibi che nel tempo gli sono stati offerti, la solitudine della quale parlavamo prima. O la consapevolezza del fatto che fosse un sistema apparentemente indistruttibile, così diffuso al quale diventava certamente più facile omologarsi che rimanere coerenti. L'esempio di papà è questo. L'esempio di come si possa essere cittadini, di come si possa essere uomini, di come si possa essere genitori che hanno voglia di guardare i propri figli negli occhi, di come si possa essere marito unito da un vincolo che è fondato esattamente sugli stessi valori, di come le regole o l'amore per le regole o la legalità - chiamiamolo come vogliamo - non sia uno slogan da spendere ma sia un modo di vivere.

 
Top
conmar
view post Posted on 16/7/2009, 23:16




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 13/7/2009, 02:09)
“Anna carissima, è il 25 febbraio 1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della Banca Privata Italiana, atto che ovviamente non soddisferà molti. È indubbio che pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto, perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese… a 40 anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato (ne ho la piena coscienza) solo nell’interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici… qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare… Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori… e dei loro doveri verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.”


E noi tutti abbiamo il compito di non rendere vana la morte dei servitori dello stato.

ed allora :
Michele Sindona, mandante dell’omicidio, non ha ricavato nulla dalla sua morte, se non la propria morte, archiviata d’ufficio come suicidio. Ed è curioso che Michele Sindona abbia denunciato, a quei tempi, complotti da parte dei comunisti, bollando le inchieste a suo carico come “persecuzioni politiche”. Ricorda qualcun altro, anche lui iscritto alla P2, che ogni giorno ci bombarda mediaticamente sempre con le stesse parole e con gli stessi slogan, vecchi di 30 anni e anche molto passati di moda.

La razza è quella <_<
 
Top
Latini Santo Subito
view post Posted on 25/9/2009, 13:57




Ambrosoli: questa non è la legalità per cui ha dato la vita mio padre.
Intervista al figlio Umberto: Lo scudo fiscale? Un altra triste prova.



Sull'unità di oggi.
 
Top
Latini Santo Subito
view post Posted on 4/12/2009, 11:32




morire per la giustizia e la legalità è un'ottimo insegnamento da dare ai propri figli.
Ne ho avuta la conferma ieri ad annno zero.
Se anche la nazione trovasse la lungimiranza di prendere ad esempio certi comportamenti il nostro paese sarebbe veramente un posto migliore.
Invece ci troviamo un popolo che giustifica un capo di governo che assume un mafioso per rabbonirsi la mafia. Che poi sia passato dal cantare sulle navi ad essere uno degli uomini più ricchi del pianeta e ovviamente un caso che non è in nessun modo rapportabile alla capacità di trarre vantaggia dall'illecito, dalla mafia e dalla corruzione.
 
Top
Tierra y libertad
view post Posted on 11/9/2010, 17:45




Non commento le parole di Andreotti, rischio di offendere e beccarmi una denuncia.

Dico solo che io ammiro moltissimo quelli che se la sono cercata, penso che tutto il bene del mondo sia avvenuto per merito di quelli che se la sono cercata come Giogio ed i tanti caduti nelle battaglio a difesa dei sogni. E i tanti idioti che cercano in ogni epoca di smorzare questi tentativi dico solo che i vermi alla fine ci saranno per tutti, per gli eroi e per le merde, ma gli eroi come tali saranno ricordati, le merde ...... anche.

 
Top
Exfisio
view post Posted on 11/9/2010, 20:28




CITAZIONE (Tierra y libertad @ 11/9/2010, 18:45)
Non commento le parole di Andreotti, rischio di offendere e beccarmi una denuncia.

Dico solo che io ammiro moltissimo quelli che se la sono cercata, penso che tutto il bene del mondo sia avvenuto per merito di quelli che se la sono cercata come Giogio ed i tanti caduti nelle battaglio a difesa dei sogni. E i tanti idioti che cercano in ogni epoca di smorzare questi tentativi dico solo che i vermi alla fine ci saranno per tutti, per gli eroi e per le merde, ma gli eroi come tali saranno ricordati, le merde ...... anche.

Immagina un'Italia in cui ci siano tantissimi Ambrosoli e pochissimi andreotti.
 
Top
conmar
view post Posted on 13/9/2010, 20:00




CITAZIONE (Tierra y libertad @ 11/9/2010, 18:45)
Non commento le parole di Andreotti, rischio di offendere e beccarmi una denuncia.

Dico solo che io ammiro moltissimo quelli che se la sono cercata, penso che tutto il bene del mondo sia avvenuto per merito di quelli che se la sono cercata come Giogio ed i tanti caduti nelle battaglio a difesa dei sogni. E i tanti idioti che cercano in ogni epoca di smorzare questi tentativi dico solo che i vermi alla fine ci saranno per tutti, per gli eroi e per le merde, ma gli eroi come tali saranno ricordati, le merde ...... anche.

L'hanno commentate su Spinoza.it:
CITAZIONE
Andreotti: "Ambrosoli? Se l'andava cercando". Ma non aveva chiesto il tuo aiuto. [faberbros]

Cattiva.. ma vera ...

Gradite un caffeino?

CITAZIONE (Exfisio @ 11/9/2010, 21:28)
CITAZIONE (Tierra y libertad @ 11/9/2010, 18:45)
Non commento le parole di Andreotti, rischio di offendere e beccarmi una denuncia.

Dico solo che io ammiro moltissimo quelli che se la sono cercata, penso che tutto il bene del mondo sia avvenuto per merito di quelli che se la sono cercata come Giogio ed i tanti caduti nelle battaglie a difesa dei sogni. E i tanti idioti che cercano in ogni epoca di smorzare questi tentativi dico solo che i vermi alla fine ci saranno per tutti, per gli eroi e per le merde, ma gli eroi come tali saranno ricordati, le merde ...... anche.

Immagina un'Italia in cui ci siano tantissimi Ambrosoli e pochissimi andreotti.

pura utopia....

Per quanto riguarda i vermi... sono ricordate di più le merde... guarda quello che ha fatto i vermi a predappio...
 
Top
9 replies since 10/7/2009, 13:42   166 views
  Share