CITAZIONE
Fonte: Repubblica.it
Accuse e rottami tra i binari chiusi. Nuovi roghi per eliminare i gas
"Ora le Fs devono decidere come e dove stoccare queste sostanze"
I misteri della stazione proibita "La cisterna non doveva spezzarsi"
dal nostro inviato JENNER MELETTI
VIAREGGIO - C'è un silenzio che fa male, nella stazione della strage. Gli altoparlanti sono muti, i tabelloni luminosi non annunciano nessun arrivo e nessuna partenza.
Il rumore dei treni è già un ricordo, perché tutto si è fermato nella notte dello scoppio. Non si potrebbe entrare, in questa stazione inaugurata il 13 giugno 1936, con una gran festa di regime, "per sedurre la folla immensa dei viaggiatori che qui accorrono". Ci sono gli uomini della "Protezione aziendale" che bloccano gli accessi, "per motivi di sicurezza". "I vigili del fuoco - spiegano questi sorveglianti arrivati da mezza Italia - stanno ancora lavorando per svuotare le cisterne di gas propano liquido. L'accesso è vietato perché questo è il cuore della zona rossa. Se deve partire, ci sono i pullman sostitutivi. Le Ferrovie riescono come sempre a garantire la circolazione dei passeggeri".
Ma bastano pochi passi, nella stazione proibita, per capire perché è stata chiusa. Meglio non fare vedere le cisterne di gpl che sembrano grandi missili in parata, ferme proprio sul primo binario. Meglio non mostrare le fiamme che vengono sparate dalle "torce" dei pompieri per bruciare il gas rimasto dopo l'esplosione. Meglio non impressionare chi domani continuerà a entrare in stazione, facendogli vedere cosa succede quando un convoglio di carri cisterna deraglia appena fuori dalle pensiline.
Sono pulitissimi, i bagni per "Signori" e quelli per "Signore". Chiuse le serrande dello Snack bar. Nemmeno una carta sul marciapiede vuoto del primo binario. Sono qui, i cinque carri della Gatx Rail, quelli che nel disastro sono rimasti intatti. "Nostro compito - dice Giuseppe Romano, comandante dei vigili del fuoco - è mettere le cisterne in sicurezza. Sono le Ferrovie che adesso debbono decidere cosa fare. Le nostre leggi sono strane. Ciò che viaggia sui binari non è di nostra competenza, ma se un convoglio si blocca per un incidente, allora dobbiamo intervenire. Queste cisterne, a un primo esame, sarebbero in grado di raggiungere la loro destinazione, ma bisogna verificare se abbiamo subito danni. Non sono più merce viaggiante ma sostanze pericolose che vanno assogettate alla legge 334 del 1999, la cosiddetta normativa Seveso. Ora le Fs debbono decidere come e dove stoccare queste sostanze".
Una stazione vuota è una stazione morta. I treni passeggeri che erano stati bloccati qui la notte del disastro sono stati allontanati. Erano un Intercity partito da Milano per Roma e un regionale che doveva raggiungere Firenze. Per fortuna il treno del gas è riuscito a superare la stazione. Oggi, dietro le cisterne della Gatx Rail, ci sono soltanto i convogli arancioni del soccorso, che dovranno rimettere a posto binari e linee aeree. Chiusa la sala d'aspetto un tempo famosa, prima sosta dei milanesi che venivano nei famosi alberghi della Versilia. C'erano due tele di Lorenzo Viani, che raccontavano il lavoro nelle cave e nei porti. Furono pagate 16.000 lire, nel 1936. Ma la stazione, progettata dall'architetto Roberto Narducci, doveva essere il volano del turismo, la prima cosa bella da mostrare ai ricchi turisti del Nord. Adesso Orient Express è solo il nome di un bar davanti alla stazione, gestito da una famiglia cinese.
Poche decine di passi sul primo binario, verso sud, e già si vedono le fiamme. Qualcuno si è spaventato, soprattutto nella notte di martedì. "È tornato il fuoco, cosa succede in stazione?". Un pompiere, con un potente getto d'acqua, raffredda la base della "torcia", un tubo che lancia in alto il gas che arriva da queste cisterne rovesciate come elefanti abbattuti. "Noi preleviamo gran parte del gpl - spiega il comandante Giuseppe Romano - ma in fondo alla cisterna resta sempre un residuo. Allora, con cautela, lo preleviamo e lo bruciamo. È tutto sotto controllo, i cittadini restino tranquilli". Va avanti fino a notte, questo lavoro pericoloso. Solo quando tutto sarà in sicurezza, potrà cominciare la vera inchiesta. "C'era ruggine sull'asse", ha detto il ministro in Parlamento. Ma qui i dubbi sono ancora tanti.
"Io credo - dice Andrea Gambacciani, capotreno e coordinatore regionale della Filt Cgil - che ci sia stato questo guasto strutturale, ma l'inchiesta deve rispondere a una domanda più importante: perché la "botte" si è spaccata? Ci sono norme precise che dicono che una cisterna come questa non può rompersi nemmeno in caso di deragliamento. Sia la cisterna, che le valvole, debbono resistere ad ogni urto. In particolare, le valvole, anche se tranciate, non debbono lasciare uscire il gas. Del resto, osservi le altre cisterne deragliate. Hanno subito colpi pari a quelli presi dalla prima, sono uscite dai binari e si sono rovesciate, ma da queste non è uscito un litro di gpl. È stata la nostra fortuna. Il disastro provocato dalla prima cisterna è stato enorme, ma se si fossero rotte o fossero scoppiate tutte, sarebbe scomparsa mezza Viareggio".
Non si parla d'altro, fra i ferrovieri. Si sentono responsabili dei passeggeri che ogni giorno decidono di salire su un treno. "Che si sia rotto l'asse - dice Andrea Gambacciani - è ormai cosa certa. Un treno deraglia se cedono i binari o un carrello e noi abbiamo visto che i binari sono a posto. Anche sulla velocità non ci sono dubbi. In cabina c'è una specie di scatola nera, elettronica, che registra tutto il viaggio del treno: la partenza, la velocità, le frenate... I nostri macchinisti andavano a 90 all'ora su una tratta in cui si può arrivare a cento".
Sono tre, le torce dei pompieri. Un leggero sibilo all'inizio, quando esce il primo gas, poi le fiamme silenziose. Vigili protetti da tute speciali lavorano attenti ad ogni movimento. "Io spero - dice Stefano Boni, segretario regionale della Fit Cisl - che l'inchiesta arrivi davvero a chiarire tutto. Alcune cose si possono già denunciare. I controlli, ad esempio, non sono quelli giusti. Secondo la normativa, i carri vanno revisionati ogni sei anni e le cisterne ogni quattro. Se succedono questi disastri, dobbiamo dedurne che i controlli vanno fatti più spesso e in modo più incisivo, tenendo conto non solo del tempo passato ma anche dei chilometri percorsi. Noi abbiamo l'Agenzia per la sicurezza, ma non decolla. E poi dobbiamo essere certi che ciò che viene dichiarato dalle società di trasporto sia vero. I dati che dicono quando è stata fatta la revisione, ad esempio, sono numeretti scritti con la vernice sui vagoni. Io non metto in dubbio nulla, ma se invece dei numeretti ci fosse una targhetta elettronica, non modificabile, con tutti i dati dentro, saremmo più tranquilli e sicuri. Questo soprattutto quando - come è successo nel nostro caso - una ditta polacca gestisce un convoglio con carri tedeschi e ruote austriache. Noi possiamo ricordare davvero i nostri morti solo se, dopo questa strage, riusciremo a cambiare davvero le cose. L'Italia, dopo la liberalizzazione iniziata nel 2000 - mentre tanti altri Paesi mantengono il monopolio - è diventata terra di conquista. Le multinazionali entrate nel business dei trasporti badano più al guadagno che alla sicurezza. Liberalizzare può andare bene, ma solo se mettiamo regole. E per scegliere queste regole, la nostra inchiesta è fondamentale: dobbiamo sapere davvero cosa è successo e cosa è stato sbagliato. E allora dobbiamo avere la forza di trovare i giusti rimedi".
Al di là dei binari inizia la città nera delle case bruciate. Il comandante Giuseppe Romano si ferma all'inizio di via Ponchielli. "L'altra notte in questa strada c'era un unico, immenso incendio. Eppure i pompieri si sono buttati dentro, sono entrati nelle case per salvare i feriti". Ci sono scritte strane, sui muri, come "SP 30/6-0-0". "È un codice internazionale, voluto dalle Nazioni Unite dopo il terremoto in Turchia. Questa scritta significa che una squadra di vigili del fuoco di La Spezia ha ispezionato a fondo la casa il 30 giugno e ha trovato 0 morti e 0 feriti. Ma questo era il secondo controllo: morti e feriti li avevamo raccolti subito dopo gli scoppi o nelle prime ore. In questa casa c'è scritto No Go: non entrare". L'esplosione ha violato l'intimità delle case. Si vedono tinelli con fiori di plastica bruciati, uffici con i diplomi di laurea, camere da letto con fotografie sul comò. C'è una sveglia che suona, al civico 32. Non si ferma mai, sembra chiamare l'uomo che doveva svegliare. La stazione è lì, a cento metri. Con le torce accese il fascio di binari sembra una raffineria. Il lieve sibilo del gas è ancora l'unico suono.
(2 luglio 2009)
I controlli.... questi sconosciuti.....