Basket Café Forum

Mondo di merda, Osservatorio permanente di basketcafè sulla decadenza del mondo

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micio000
icon8  view post Posted on 12/5/2009, 19:18




da corriere.it

Roxana giornalista scarcerata, ma in Nord Corea restano dentro in due
Scritto da: Marco Del Corona

La giornalista Roxana Saberi, in Iran, è stata scarcerata. ma in Corea del Nord restano detenute le due reporter americane arrestate dalle guardie di frontiera della Repubblica Democratica Popolare lo scorso 17 marzo.

NELLE MANI DI KIM Due mesi nelle mani del regime che fa della retorica contro gli Usa uno dei pilastri della propria propaganda e che, anzi, è tecnicamente ancora in guerra con la Corea del Sud (messun trattato di pace è stato mai firmato dopo il conflitto del 1950-53). Laura Ling ed Euna Lee, di origine asiatica, lavorano per Current Tv, la televisione fondata dall'ex vice residente degli Stati Uniti, Al Gore. Sono avviate a un processo con l-accusa di spionaggio e di aver attraversato clandestinamente la frontiera fluviale fra la Cina e la Corea del Nord.

IL GIALLO SULLA CATTURA In realtà, non è certo che avessero varcato il confine, da più parti è stata anzi avanzata l'ipotesi che siano state le guardie nordcoreane a raggiungere la sponda cinese del fiume Tumen gelato bloccando le due donne. da qualche tempo il silenzio è sceso sul caso di Laura e Euna, le trattative - se di vere e proprie trattative si tratta - sono complicatissime per l'assenza di relazioni diplomatiche fra Pyongyang e Washington, i cui interessi in Corea del Nord sono curati dalla missione svedese. Il regime di Kim Jong-il ha fatto sapere che tratta le due reporter con riguardo, ma il nodo è complicato, proprio ora che Pyongyang ha deciso di alzare la posta, facendo un test missilistico (5 aprile), dichiarando esaurita la sua partecipazione al tavolo negoziale a sei e riavviando le attività legate al suo programma atomico. E Laura ed Euna, giornaliste prigioniere, sono pedine di questa partita.
 
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conmar
view post Posted on 12/5/2009, 21:20




Non ne sapevo niente di questa storia :unsure:
 
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micio000
view post Posted on 13/5/2009, 07:05




da corriere.it

L’assistente racconta a Vanity Fair i retroscena della più grande frode della storia
Bernie, sua moglie e le squillo
La segretaria svela il Madoff segreto
«Ora con il suo silenzio cerca di proteggere qualcuno»

WASHINGTON - Sapeva essere generoso e volgare. Capace di pagare (non di tasca sua comunque) le cure del figlio di un dipendente e pronto a insultare a sangue segretarie e collaboratori. Paludato, naturalmente elegante. E incline all’ironia greve, battute e gesti da caserma, manomorta compresa. Era Jekyll e Hyde. L’uomo di mondo, stimato e corteggiato da ricchi e famosi. E il maniaco sessuale, l’agenda personale con una lunga lista di massaggiatrici, che frequentava anche durante le ore del trading. Pochi hanno conosciuto Bernie Madoff meglio di Eleanor Squillari, la segretaria che gli è stata vicina dal 1984. Se le vittime, in buona parte ebrei, della sua ventennale catena di Sant’Antonio, una truffa da 65 miliardi di dollari, lo hanno paragonato a Hitler, che come lui decimò i loro patrimoni, allora lei è Traudl Junge, l’ultima assistente del capo del nazismo. E come la dattilografa, che ne batté a macchina le ultime volontà nel bunker della cancelleria, seppe solo a guerra finita dell’Olocausto e dei crimini di guerra, anche Squillari giura di non aver mai avuto il più piccolo sospetto che la facciata rispettabile del suo mago della finanza fosse in realtà un villaggio Potemkin a copertura di un’impresa criminale. Tant’è.

Prima scioccata e incredula di fronte all’arresto di Madoff, poi sempre più delusa, arrabbiata e decisa a lasciarsi alle spalle «la persona che ammiravo», Squillari ha deciso di dare tutto l’aiuto possibile agli agenti dell’Fbi e di raccontare in un lungo articolo appena uscito su Vanity Fair la vita quotidiana nel Lipstick Building, il prestigioso edificio di Manhattan dove la Bernard L. Madoff Investment Securities occupava tre piani. Un capo facile alle allusioni sessuali pesanti, quello di Eleanor: «Spesso usciva dal suo bagno, che stava diagonale rispetto alla mia scrivania, ancora abbottonandosi la patta. Se vedeva che scrollavo la testa in segno di disapprovazione, mi diceva: 'Dai, lo sai che ti eccita'. Oppure cercava di mettermi una mano sul sedere e commentava: 'Ma lo sai che sei ancora carina?'. Io non l’ho mai preso sul serio. Era il suo modo di essere affettuoso». Bernie era sensibile al fascino femminile, amava flirtare spesso e per questo sua moglie Ruth «lo teneva d’occhio come un’aquila». Aveva un debole per i massaggi: «Una volta l’ho trovato mentre scorreva su una rivista i numeri delle call girl e verificava le foto. Nella sua agenda, alla M, aveva almeno una dozzina di telefoni di massaggiatrici. Gli dissi che se l’avesse perduta e qualcuno l’avesse trovata, avrebbero pensato che fosse un pervertito. Quando prenotava un massaggio, diceva: 'Vado fuori a passeggiare'. Tornava dopo un’ora, di umore migliore».

E di buon umore Bernie e sua moglie Ruth, una donna ossessionata dalle apparenze e abituata a spendere fortune in gioielli, vestiti e interventi di chirurgia estetica, sembrarono anche la sera del 10 dicembre scorso, alla cena di Natale che ogni anno offrivano ai dipendenti. Mancavano poche ore all’arresto del finanziere e al crollo di quella che un agente dell’Fbi ha definito la loro «Disneyland». Ma Eleanor Squillari sapeva con certezza che «qualcosa non stava funzionando » più, nell’universo rarefatto e in apparenza irreprensibile del suo boss. Era da mesi, da quando in settembre Wall Street era implosa sotto il peso dei titoli tossici, che succedevano cose strane. Nelle ultime settimane, racconta la signora italo-americana, «Bernie era fisicamente uno straccio, si misurava ossessivamente la pressione, prendeva farmaci per tenerla giù».

Quel giorno poi, una frase detta da Bernie al telefono e riferitale dall’autista, l’aveva colpita particolarmente: «Andy era così nervoso che se l’è quasi fatta addosso». Andrew è uno dei due figli di Madoff, entrambi suoi collaboratori: «Aveva saputo ciò che io avrei saputo il giorno dopo: suo padre era un truffatore». Il solo? Eleanor è convinta di no. Crede che Madoff, una volta vista la fine avvicinarsi, abbia predisposto con cura l’uscita di scena, arresto compreso. E pensa «non sia umanamente possibile » quello che da dicembre continua a ripetere ai federali, cioè di essere l’unico responsabile della più grande frode della Storia: «Sta cercando di proteggere qualcuno».

Paolo Valentino

 
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micio000
view post Posted on 14/5/2009, 13:12




da corriere.it

La precedente condanna scade il 27 maggio
Ex Birmania, Suu Kyi portata in carcere
«Ha violato gli arresti domiciliari»
Incriminata per la visita di un cittadino Usa che si era introdotto furtivamente nella sua residenza

RANGOON - La leader dell'opposizione nella ex Birmania, Aung San Suu Kyi, è stata incriminata per aver violato gli arresti domiciliari in occasione della visita non autorizzata di un americano alla sua residenza e il suo processo si aprirà il 18 maggio. Lo dice il suo avvocato. San Suu Kyi, 63 anni, che ha
trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti, è accusata di aver infranto le regole della sua assegnazione agli arresti domiciliari, che durano dal 2003. Con lei sono stati incriminati
anche due collaboratori domestici della leader. Il fatto a cui fa riferimento l'incriminazione è il gesto di un cittadino americano di 53 anni, John William Yeattaw, che una decina di giorni fa si era introdotto furtivamente nella sua residenza a nuoto per renderle visita e per questo era stato per questo arrestato (anche lui è stato incriminato per violazione delle regole sull'immigrazione e della legge sulla sicurezza).

IN CARCERE - Suu Kyi è stata tradotta dalla sua residenza al carcere di Insein, a Rangoon. «Le autorità hanno incriminato Aung San Suu Kyi e due collaboratori domestici in base all'articolo 22» della legge contro la sovversione, ha dichiarato l'avvocato Hla Myo Myint.
RISCHI - Se sarà riconosciuta colpevole, la leader della Lega nazionale per la democrazia rischia da tre a cinque anni per visita non autorizzata. La precedente condanna di Suu Kyi scade il prossimo 27 maggio.





 
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conmar
view post Posted on 14/5/2009, 14:47




CITAZIONE (micio000 @ 14/5/2009, 14:12)
da corriere.it

La precedente condanna scade il 27 maggio
Ex Birmania, Suu Kyi portata in carcere
«Ha violato gli arresti domiciliari»
Incriminata per la visita di un cittadino Usa che si era introdotto furtivamente nella sua residenza

RANGOON - La leader dell'opposizione nella ex Birmania, Aung San Suu Kyi, è stata incriminata per aver violato gli arresti domiciliari in occasione della visita non autorizzata di un americano alla sua residenza e il suo processo si aprirà il 18 maggio. Lo dice il suo avvocato. San Suu Kyi, 63 anni, che ha
trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti, è accusata di aver infranto le regole della sua assegnazione agli arresti domiciliari, che durano dal 2003. Con lei sono stati incriminati

anche due collaboratori domestici della leader. Il fatto a cui fa riferimento l'incriminazione è il gesto di un cittadino americano di 53 anni, John William Yeattaw, che una decina di giorni fa si era introdotto furtivamente nella sua residenza a nuoto per renderle visita e per questo era stato per questo arrestato (anche lui è stato incriminato per violazione delle regole sull'immigrazione e della legge sulla sicurezza).

IN CARCERE - Suu Kyi è stata tradotta dalla sua residenza al carcere di Insein, a Rangoon. «Le autorità hanno incriminato Aung San Suu Kyi e due collaboratori domestici in base all'articolo 22» della legge contro la sovversione, ha dichiarato l'avvocato Hla Myo Myint.
RISCHI - Se sarà riconosciuta colpevole, la leader della Lega nazionale per la democrazia rischia da tre a cinque anni per visita non autorizzata. La precedente condanna di Suu Kyi scade il prossimo 27 maggio.

Ma 'sti americani...sempre in giro per il mondo a combinà casini.... <_<
Si va bene... lo so che i coreani non aspettavano altro... ma dargli una scusa così plateale....
 
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micio000
view post Posted on 14/5/2009, 14:59




CITAZIONE (conmar @ 14/5/2009, 15:47)
CITAZIONE (micio000 @ 14/5/2009, 14:12)
da corriere.it

La precedente condanna scade il 27 maggio
Ex Birmania, Suu Kyi portata in carcere
«Ha violato gli arresti domiciliari»
Incriminata per la visita di un cittadino Usa che si era introdotto furtivamente nella sua residenza

RANGOON - La leader dell'opposizione nella ex Birmania, Aung San Suu Kyi, è stata incriminata per aver violato gli arresti domiciliari in occasione della visita non autorizzata di un americano alla sua residenza e il suo processo si aprirà il 18 maggio. Lo dice il suo avvocato. San Suu Kyi, 63 anni, che ha
trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti, è accusata di aver infranto le regole della sua assegnazione agli arresti domiciliari, che durano dal 2003. Con lei sono stati incriminati

anche due collaboratori domestici della leader. Il fatto a cui fa riferimento l'incriminazione è il gesto di un cittadino americano di 53 anni, John William Yeattaw, che una decina di giorni fa si era introdotto furtivamente nella sua residenza a nuoto per renderle visita e per questo era stato per questo arrestato (anche lui è stato incriminato per violazione delle regole sull'immigrazione e della legge sulla sicurezza).

IN CARCERE - Suu Kyi è stata tradotta dalla sua residenza al carcere di Insein, a Rangoon. «Le autorità hanno incriminato Aung San Suu Kyi e due collaboratori domestici in base all'articolo 22» della legge contro la sovversione, ha dichiarato l'avvocato Hla Myo Myint.
RISCHI - Se sarà riconosciuta colpevole, la leader della Lega nazionale per la democrazia rischia da tre a cinque anni per visita non autorizzata. La precedente condanna di Suu Kyi scade il prossimo 27 maggio.

Ma 'sti americani...sempre in giro per il mondo a combinà casini.... <_<
Si va bene... lo so che i coreani non aspettavano altro... ma dargli una scusa così plateale....

hai bevuto? :lol: :lol:
 
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conmar
view post Posted on 14/5/2009, 17:05




CITAZIONE (micio000 @ 14/5/2009, 15:59)
CITAZIONE (conmar @ 14/5/2009, 15:47)
Ma 'sti americani...sempre in giro per il mondo a combinà casini.... <_<
Si va bene... lo so che i coreani non aspettavano altro... ma dargli una scusa così plateale....

hai bevuto? :lol: :lol:

Un "lapis" freudiano <_<
Sta di fatto che se non c'era l'americano ( fatta rima :D )
in carcere non ci andava .....
E poi si...mi ero fatto un bicchiere di Morellino ;)
Sai quello che fa lo Zonin? come diceva il sommelier di montecatini :P
 
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micio000
view post Posted on 15/6/2009, 12:22




da corriere.it

sequestrati venerdì nella provincia nord occidentale di Saada
Yemen, uccisi sette degli stranieri rapiti
I corpi di tre donne tedesche mutilati. Nel gruppo anche tre bambini, di cui due salvi, un inglese e una sudcoreana
NOTIZIE CORRELATE
Nove stranieri rapiti nello Yemen (14 giugno 2009) SANAA - Sette dei nove stranieri rapiti venerdì nello Yemen sono stati trovati morti. Tra le vittime ci sono tre donne tedesche: i loro corpi sono stati mutilati. Del gruppo facevano parte tre bambini, i loro genitori e due infermiere, tutti tedeschi; un ingegnere britannico e sua moglie, un'insegnante sudcoreana. Si sono salvati solo due bambini. Le vittime facevano parte di un'organizzazione internazionale che da 35 anni opera nell'ospedale di Saada, la provincia dove è avvenuto il sequestro al confine con l'Arabia Saudita. Domenica il ministero della Difesa aveva attribuito il rapimento a un gruppo ribelle sciita, che però ha negato ogni responsabilità. Secondo un leader tribale locale il rapimento e la strage potrebbero essere opera di Al Qaeda.

 
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conmar
view post Posted on 15/6/2009, 19:05




Ragazzi... ma se li lasciassimo alloro destino?
E' qualunquista,lo so, ma mi ( e anche se non si scrive lo scrivo ugualmente ) è venuto spontaneo.....
Purtroppo
 
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micio000
view post Posted on 20/6/2009, 23:11




corriere.it

Kamizake al mausoleo di Khomeini: 2 morti e 8 feriti. Riconteggio del 10% dei voti
Mousavi: «Brogli pianificati da mesi
Protesta va avanti, sono pronto a morire»
La polizia carica il corteo, un uomo ferito portato via in barella. Video su YouTube mostra donna colpita a morte

TEHERAN - «I brogli erano stati pianificati da mesi. Sono pronto al martirio e continuerò la protesta». Così Mir Hossein Mousavi, l'ex candidato riformista, ha parlato alla folla dei suoi sostenitori che hanno sfidato il regime scendendo ancora una volta in piazza. Il leader riformista ha anche invocato lo sciopero generale, nel caso venga arrestato. Si alza quindi il livello della sfida in Iran. Nel mirino dei riformisti di Mousavi e Karroubi non c'è più solo il presidente Mahmoud Ahmadinejad, ma - fatto mai avvenuto dalla rivoluzione khomeinista del 1979 - la stessa Guida Suprema, l'ayatollah Khamenei, che nel sermone del venerdì aveva legittimato l'elezione di Ahmadinejad, vietando i cortei.

MOUSAVI CRITICA L'AYATOLLAH - In un messaggio sul suo sito (tolto dopo un'ora dalla pubblicazione senza spiegazioni), Mousavi ha accusato, senza nominarlo, Khamenei di minacciare il carattere repubblicano dell'Iran e di mirare all'imposizione di un nuovo sistema politico. Nessun politico iraniano, prima di oggi, aveva osato avanzare un critica di questa portata all'ayatollah da quando è entrato in carica, nel 1989. Mousavi ha denunciato «un progetto che va al di là dell'imposizione a un popolo di un governo non voluto, l'imposizione di una nuova vita politica al Paese». Khamenei aveva detto che «i meccanismi di voto del nostro Paese non permettono brogli per 11 milioni di voti». Mousavi ha risposto che «se l'entità di questa frode viene presentata come la prova dell'assenza di frode, allora l'aspetto repubblicano del sistema sarebbe massacrato e ciò proverebbe che l'Islam è incompatibile con la Repubblica».

ANCORA SCONTRI VIOLENTI - Intanto nelle strade di Teheran gli scontri sono stati drammaticamente violenti, con feriti e almeno una vittima. Fin dall'alba centinaia di poliziotti antisommossa si sono dispiegati in piazza Enghelab (teatro degli ultimi raduni) e nella via che porta a piazza Azadi, a circa 4 chilometri di distanza. Per ore migliaia di dimostranti hanno cercato inutilmente di raggiungere la piazza: poi si sono divisi in gruppi relativamente piccoli prendendo strade secondarie, ma a questo punto sono cominciati gli scontri con la polizia. Gli agenti hanno usato lacrimogeni, idranti e manganelli per disperdere i presenti, soprattutto davanti all'Università di Teheran. Testimoni hanno visto del fumo salire vicino a piazza Enghelab, e lungo viale Enghelab, dove la manifestazione sarebbe dovuta sfilare, erano appostati sui tetti agenti armati. Alcuni manifestanti si sono avvolti nel sudario bianco, per mostrare di essere pronti a morire da martiri. Informazioni, immagini e filmati vengono diffusi da blogger e testimoni anonimi, dato che ai giornalisti indipendenti è stato vietato avvicinarsi ai luoghi delle manifestazioni.

IN VIDEO RAGAZZA COLPITA A MORTE - La polizia, schierata in forze in assetto antisommossa, ha bloccato e picchiato i dimostranti e ha sparato dei colpi in aria. Alcuni manifestanti hanno incendiato una sede dei Basaji, il braccio armato dei pasdaran sostenitori di Ahmadinejad. Verso sera, mentre le testimonianze si accavallano, arriva la notizia dell'uso di armi da fuoco. Un uomo, ferito da dietro alla spalla sinistra, è stato portato via in barella. Su YouTube è stato inoltre pubblicato un filmato con la morte in diretta di una ragazza colpita dalle milizie Basaji. Un video atroce: la giovane è stesa a terra in una pozza di sangue, qualcuno prova a praticarle invano un massaggio cardiaco. Alcuni blogger parlano di due persone uccise sabato dalla polizia, secondo altri le vittime sarebbero una quarantina e circa 200 i feriti. In questi ultimi blog sono citate fonti dell'ospedale Fatemiyeh a Teheran, dove la polizia sta registrando i nomi di quanti si fanno curare.

IDRANTI CON ACQUA BOLLENTE - «La polizia ha usato idranti con acqua che bruciava» è la testimonianza di una ragazza, secondo cui i poliziotti antisommossa, con caschi e bastoni, erano spalleggiati da miliziani integralisti in moto che inseguivano i contestatori in tutto il quartiere. «I poliziotti ci hanno colpiti duramente - racconta un ragazzo -. Hanno picchiato uomini e donne senza distinzione. Io sono tutto blu per i lividi. Mi hanno anche sequestrato la macchina fotografica». Una altro testimone ha riferito di aver visto «numerose persone arrestate». Sul fronte opposto, un testimone ha detto di aver visto alcuni miliziani Basiji buttati giù dalle moto e picchiati da manifestanti che scagliavano pietre contro i poliziotti e che hanno incendiato alcuni cassonetti.

KAMIKAZE AL MAUSOLEO - In contemporanea con la manifestazione, è giunta la notizia di un kamikaze che si sarebbe fatto esplodere nell'ala nord del mausoleo dell'ayatollah Khomeini, alla periferia meridionale di Teheran. L'esplosione avrebbe provocato due morti e otto feriti, ma la tv di Stato in inglese Press Tv ha poi fornito un diverso bilancio: un morto (il kamikaze) e tre feriti. Secondo l'agenzia Irna i tre feriti sono pellegrini, due di origine araba e un cittadino iraniano. La notizia dell'esplosione al mausoleo non è stata confermata da nessuna altra fonte, a cominciare dalla Bbc, il cui corrispondente, Jon Leyne, sostiene che non ci sia alcuna prova dell'attacco. In effetti non è chiaro chi abbia potuto commissionare l'attentato: alcuni analisti sospettano dei Mujaheddin Khalq, secondo altri sarebbe un atto provocatorio del regime. Secondo testimoni la tv iraniana avrebbe mostrato solo una finestra rotta.

IMMAGINI SU INTERNET - La tv Al Jazeera ha mostrato immagini di scontri in diverse strade della città, con poliziotti in divisa e in borghese. Altre immagini mostrano poliziotti in borghese che picchiano e arrestano manifestanti, arrestandoli e portandoli nelle loro auto. La copertura delle proteste a Teheran è molto difficile. Su internet circolano comunque numerose immagini e testi - difficili da verificare - che riferiscono di morti e feriti: messaggi su Twitter riferiscono di manifestanti uccisi dalla polizia. Un video pubblicato su Facebook da Ahmad Hossainkhah, su un forum politico di sostenitori di Mousavi, mostra immagini amatoriali in cui si vedono scontri fra persone vestite in borghese, con auto incendiate e numerosi feriti. Secondo notizie riportate su Twitter e su siti di protesta come «Anonymous Iran», diverse ambasciate straniere starebbero fornendo assistenza ai feriti.

LA REPLICA DEL REGIME - Le autorità hanno chiesto a Mousavi di non «provocare manifestazioni illegali». «Invece di accusare le forze dell’ordine o le forze militari attendiamo da voi che evitate di non sostenere tali assembramenti» ha affermato Abbas Mohtaj, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, che dipende dal ministero dell’Interno. Il funzionario di Teheran ha affermato che Mousavi «sarà ritenuto responsabile delle conseguenze di manifestazioni illegali». Il presidente Ahmadinejad ha invece ringraziato la guida suprema Ali Khamenei per la «buona decisione» di affermare pubblicamente la validità delle elezioni del 12 giugno. E si è appreso di un nuovo arresto eccellente tra le fila dei riformisti: è stato incarcerato il giornalista Mohammad Ghuchani, redattore capo del quotidiano Etemad Melli.

MOUSAVI: ANNULLARE ELEZIONI - Il leader moderato dal canto suo ha inviato una lettera al Consiglio dei guardiani, che sovrintende alla regolarità delle elezioni, chiedendo di nuovo l'annullamento del voto in quanto, a suo parere, i brogli erano stati pianificati da mesi. Lo stesso Consiglio dei guardiani si è detto pronto a ricontare solo «il 10% dei voti, scelti a caso», secondo quanto affermato dal portavoce, Abbas Ali Katkhodai, prima della lettera di Mousavi. Il quale non ha preso parte sabato mattina a un incontro convocato dal Consiglio dei guardiani con i quattro ex candidati alle presidenziali. Lo ha riferito la televisione iraniana in lingua inglese PressTv, precisando che alla riunione mancavano anche Karroubi e Ahmadinejad ed era presente solo il candidato conservatore Mohsen Rezai.

PROTESTA CALCIATORI - La protesta di sei calciatori della nazionale di calcio iraniana, compiuta mostrando la fascia verde di Mousavi nell'incontro contro la Corea del Sud, è stata bloccata dopo il primo tempo su intervento di Mohammed Ali-Abadi, responsabile della Federazione sportiva iraniana e cognato di Ahmadinejad. Lo rivela il settimanale tedesco Der Spiegel.

http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad...d&vxChannel=Dal Mondo&vxClipId=2524_b67d9afe-5dc7-11de-99a3-00144f02aabc&vxBitrate=300

MERDE!!
 
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Exfisio
view post Posted on 21/6/2009, 01:59




Eh già sono proprio delle merde, la situazione laggiù è eslposiva temo che possa accadere qualcosa di grosso
 
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view post Posted on 21/6/2009, 12:02
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forumista oltre

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In Iran c’è sicuramente una situazione molto delicata…credo che in generale abbiamo però una idea un po’ distorta di quel paese…come penso pure che dietro gli accadimenti di questi giorni, possibili brogli a parte, ci sia anche la mano dell’occidente…
 
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micio000
view post Posted on 24/6/2009, 19:05




da corriere.it

manifestanti radunati vicino al parlamento. Frattini: «notizie orribili, l'iran è un problema»
Teheran, nuovi scontri. «Morti e feriti»
Un testimone: «E' un massacro»
Arrestati 25 tra giornalisti e dipendenti di un quotidiano pro-Mousavi. La denuncia: «Urne già piene di voti»

MILANO- Nuove tensioni e altri feriti a Teheran. Forse anche morti. Secondo quanto ha riferito la Cnn, le forze di sicurezza iraniane hanno aperto il fuoco sui manifestanti radunati fuori dal Parlamento per protestare contro i brogli che hanno assegnato la vittoria nelle ultime elezioni presidenziali al presidente uscente Ahmadinejad. «È un genocidio, un massacro, questo è Hitler», ha detto una donna intervistata dal network americano. Le milizie «hanno cominciato a colpire chiunque, alcuni sono stati gettati da un ponte», ha aggiunto la donna. Secondo alcuni blog, nella piazza del Parlamento le milizie usano anche le asce per disperdere la folla. Elicotteri militari sorvolano piazza Enghelab, teatro degli scontri di sabato, e furgoni blindati proseguono su via Azadi. Sopra, vi sono installate mitragliatrici. Due persone sarebbero state colpite dal fuoco in via Jomhori.

REPRESSIONE SENZA PRECEDENTI - Gli oppositori al regime (4mila secondo una fonte) si sono radunati in piazza Baharestan, vicino alla sede del Parlamento, e si sono scontrati con la polizia. La tv Al Arabiya riferisce che probabilmente ci sono dei feriti, mentre altre fonti citate dal quotidiano britannico Guardian parlano di una ragazza colpita con un'arma da fuoco. Secondo alcuni blogger ci sarebbero già tre o quattro morti, tra cui appunto la ragazza. Su Twitter si legge che le milizie Basiji stanno colpendo i manifestanti come mai era successo nelle precedenti proteste. «Teheran oggi è un inferno» scrive un utente.
Sul sito della Cnn si riporta che «forze di sicurezza colpiscono con bastoni e con armi da fuoco i dimostranti che hanno provato a radunarsi in una piazza di Teheran per continuare le proteste». La Cnn cita un testimone secondo il quale le forze di sicurezza picchiano la gente «come animali». Secondo la tv americana almeno altre due fonti parlando di «selvaggia violenza» da parte delle forze dell'ordine contro i dimostranti. «Ci stavano aspettando - ha detto un testimone citato dalla Cnn - Avevano armi e le tenute antisommossa. È stato come cadere in una trappola per topi. Ho visto molta gente con braccia, gambe e teste rotte. Sangue dappertutto e gas lacrimogeni come in guerra». Secondo la fonte «500 vandali» armati di bastoni sono saltati fuori da una moschea ed hanno attaccato la gente nella piazza.

PIAZZA NEL SANGUE - Secondo diverse testimonianze apparse sui social network, la piazza è piena di sangue e la polizia ha effettuato altri numerosi arresti. Poco prima era stata annunciata la chiusura della stazione del metrò vicino al Parlamento, proprio per evitare che i manifestanti raggiungessero piazza Baharestan. Per giovedì l'opposizione ha proclamato una manifestazione in memoria delle vittime ma il ministero dell'Interno ha nuovamente negato l'autorizzazione per raduni in segno di lutto, come aveva fatto dopo la morte di Neda Soltani. L'ayatollah Ali Khamenei ha detto che tutti «devono rispettare la legge» e che «né le istituzioni né il Paese cederanno dinanzi alle pressioni, per nessun motivo».

FRATTINI - Quelle che giungono da Teheran, riguardo a spari sui manifestanti, «sono notizie orribili che noi condanniamo perchè screditano le autorità iraniane e rendono l'Iran davvero un problema per la comunità internazionale» ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, oggi a Stoccolma, commentando quanto sta accadendo in queste ore in Iran.
«Non ci può essere alcuna motivazione di realpolitik o di carattere economico tale da impedire alle coscienze di esprimere il loro sdegno per quanto sta accadendo in Iran» ha dichiarato invece il presidente della Camera Gianfranco Fini.

«NON SAREMO AL G8» - Le parole di Frattini arrivano al termine di una giornata in cui si è intensificato il braccio di ferro diplomatico tra la comunità internazionale e l'Iran che ha fatto sapere che non parteciperà al G8 di Trieste. Dopo l'ultimatum di Frattini, che aveva chiesto una risposta entro lunedì (senza ottenerla), da Teheran arriva la conferma del ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki: «Non prevedo di andare in Italia». L'invito per la conferenza di giovedì sull'Afghanistan era partito mesi fa, ma Teheran non ha mai dato una risposta. Frattini ha dichiarato che, vista l'incertezza sull'esito del voto e la violenta repressione delle manifestazioni, «a Trieste non si sarebbe potuto fare finta di niente». Ma il ministro degli Esteri ha espresso dispiacere per l'assenza del Paese: «L'Iran non si isoli dalla comunità internazionale e confermi in qualche modo di voler essere un attore costruttivo, almeno per quanto riguarda la stabilizzazione della regione tra Pakistan e Afghanistan - ha detto Frattini -. Ha perso l'occasione di dare un proprio contributo positivo». L’Italia continuerà comunque a sostenere la politica del presidente americano Barack Obama, «della mano tesa, ma nel quadro di un impegno serio dell'Iran per fermare il programma nucleare».

«CONDANNARE VIOLAZIONI DIRITTI» - I diplomatici occidentali considerano il meeting del 25-27 giugno una rara occasione per le nazioni del gruppo degli Otto di sedersi attorno a un tavolo con le potenze della regione, come l'Iran, per discutere di obiettivi comuni sull'Afghanistan e il Pakistan. Il ministro Frattini ha detto che l'Italia chiederà agli altri Paesi del G8 di condannare le violazioni dei diritti fondamentali in Iran, dove alla repressione dei manifestanti contro il risultato delle elezioni si è aggiunta l'espulsione di massa di giornalisti. E lo scontro tra Teheran e Londra si acuisce ulteriormente: il ministro Mottaki ha detto che il governo «sta studiando» la possibilità di ridurre il livello delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna. Martedì due diplomatici inglesi sono stati espulsi dall'Iran e la Gran Bretagna ha risposto con un identico provvedimento. Mottaki ha accusato Londra di avere ordito un complotto contro le elezioni presidenziali del 12 giugno e di avere avuto un ruolo nelle proteste e nei disordini che ne sono seguiti. Accuse respinte dal premier Gordon Brown, che le ha definite «completamente prive di fondamento». L'Iran ha inoltre accusato gli Stati Uniti e in particolare la Cia di dare soldi a chi protesta.

ARRESTATI ALTRI GIORNALISTI - Sul fronte degli arresti, la France Press ha raccolto la denuncia di un giornalista del quotidiano Kalemeh Sabz, che appoggia Mousavi: 25 suoi colleghi sono stati incarcerati. «Sono cinque o sei membri del personale amministrativo, gli altri sono giornalisti. Sono stati arrestati lunedì» ha detto Alireza Beheshti, aggiungendo che «gli agenti non hanno esibito un mandato». Cinque donne sarebbero state rilasciate martedì sera. Il giornale Kalemeh era stato autorizzato poco prima dell'elezione presidenziale ed è stato invece proibito dopo lo scrutinio.

«URNE GIÀ PIENE DI VOTI» - Mousavi ha pubblicato sul suo internet un comunicato di tre pagine in cui vengono concretizzate le denunce di brogli nello scrutinio delle elezioni del 12 giugno. Il leader riformista parla di uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Il Comitato per la protezione dei voti chiede dunque la creazione di una commissione, «accettabile per tutte le parti in causa», che esamini la procedura elettorale. Il documento denuncia «l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato», il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. «La sera delle elezioni sono state stampate schede senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del Paese» si legge ancora nel comunicato, che denuncia la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero «2,5 volte superiore» a quello dei seggi, «cosa che può favorire brogli». Viene denunciata inoltre l'interruzione del servizio di sms. Infine Mousavi avanza «seri dubbi» sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa per l'assenza dei rappresentanti di lista.

REZAI RITIRA IL RICORSO - Ha invece deciso di ritirare il ricorso l'ex candidato conservatore Mohsen Rezai. «La situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni» ha detto Rezai, criticando «il poco tempo accordato dalle autorità per esaminare i ricorsi», nonostante il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione abbia annunciato una proroga di cinque giorni.





 
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micio000
view post Posted on 29/6/2009, 07:01




corriere.it

sullo sfondo un controverso referendum popolare. Chavez: «golpe Troglodita»
Colpo di Stato in Honduras
Il presidente portato in Costa Rica
I militari arrestano Manuel Zelaya. Obama preoccupato. Clinton: «Violati i principi democratici»
NOTIZIE CORRELATE
Zelaya mangia un melone in Tv contro il blocco delle importazioni deciso dagli Stati Uniti TEGUCIGALPA (Honduras) - Colpo di Stato in Honduras. Un gruppo di militari ha arrestato a Tegucigalpa, il presidente del paese centroamericano, Manuel Zelaya. La notizia, resa nota da emittenti radiofoniche del Paese, è stata confermata domenica pomeriggio dal diretto interessato. «Sono stato rapito e sono vittima di un complotto» ha detto Zelaya dai microfoni della catena televisiva latinoamericana Telesur. Ora il presidente si trova in Costa Rica, dove è stato condotto con la forza dai militari. Il capo dello stato dell’Honduras, alleato del venezuelano Hugo Chavez, è stato bloccato all’alba dai militari all’interno della sua residenza, poco prima dell’apertura delle urne per il contestato referendum di revisione costituzionale. Dietro il golpe militare c'è la Corte Suprema di Tegucigalpa. I giudici hanno spiegato infatti con un comunicato di aver ordinato ai militari di agire proprio perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione. La moglie del presidente deposto, la «primera dama» honduregna, Xiomara de Zelaya, non è riuscita a fuggire con il marito in Costa Rica e si è rifugiata «su una montagna» nella zona orientale del Paese. E in serata il Parlamento dell'Honduras ha nominato successore del presidente deposto il presidente dello stesso Parlamento, Roberto Micheletti. Il voto è avvenuto per alzata di mano.

ATTACCO A OBAMA IN TV - Zelaya ha subito puntato il dito contro il presidente americano Barack Obama: «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha chiesto Zelaya all'inquilino della Casa Bianca dai microfoni di Telesur. La Casa Bianca ha però risposto respingendo con forza l'accusa: «Non c'è stato alcun coinvolgimento statunitense in quest'azione contro il presidente Zelaya». Dura anzi la condanna del golpe da parte del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha parlato di un atto che deve essere «condannato da tutti» e che «viola i principi democratici». Le parole del capo della diplomazia Usa seguono quelle di «profonda preoccupazione» espresse da Barack Obama, accusato invece anche dal presidente venezuelano Hugo Chavez di essere coinvolto nel colpo di Stato.

CHAVEZ - Proprio Chavez, che aveva chiesto a Obama di pronunciarsi contro il golpe in Honduras («un colpo di stato troglodita»), ha avvertito in una dichiarazione televisiva che il suo Paese «potrebbe agire, anche militarmente», se il proprio ambasciatore o la sede dell’ambasciata in Honduras dovessero essere attaccati.

LA UE CHIEDE LA LIBERAZIONE- Alla condanna del golpe da parte del Venezuela, si aggiunge quella di Colombia, Brasile, Argentina ed Ecuador. Anche i ministri degli esteri dell'Ue hanno «condannato con forza l'arresto del presidente dell'Honduras» Manuel Zelaya chiedendone «l'urgente liberazione». In un documento pubblicato domenica a Corfù, ai margini della riunione dell'Osce, i 27 ministri auspicano un rapido «ritorno alla normalità costituzionale» nel paese centramericano. L’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha indetto una riunione d’emergenza per discutere la situazione in Honduras. Il presidente del Paese, Manuel Zelaya. Dura la condanna del golpe da parte di numerosi paesi latinoamericani: contro il colpo di Stato si sono finora espressi, oltre al Venezuela, anche Colombia, Brasile, Argentina ed Ecuador.

TENSIONE - Successivamente all'arresto del presidente, testimoni hanno riferito che gas lacrimogeni sono stati sparati contro un gruppo di circa 500 manifestanti davanti al palazzo presidenziale. Colonne di blindati hanno percorso non solo le strade di accesso alla residenza del presidente arrestato ma anche altri punti della capitale. Gruppi di militari hanno preso il controllo delle sedi di alcuni edifici della pubblica amministrazione. Nella capitale ci sono anche interruzioni nella fornitura dell'energia elettrica. In serata centinaia di sostenitori del presidente dell'Honduras sono scesi in piazza davanti alla sede della presidenza per chiedere il suo ritorno nel Paese. Lo hanno riferito testimoni. I manifestanti appartengono alle organizzazioni politico-sociali che hanno difeso il progetto di Zelaya di modificare la Costituzione per potersi ricandidare alle presidenziali per un secondo mandato.

LA CRISI ISTITUZIONALE - L'arresto di Zelaya arriva dopo la delicata crisi istituzionale che si era aperta a seguito della decisione del presidente di rimuovere il capo di stato maggiore delle forze armate, Romeo Vasques: decisione contestata dallo stesso militare, la cui reintegrazione all'incarico era stata d'altra parte chiesta dalla Corte suprema honduregna. Al centro del lungo braccio di ferro militari-presidente c'è un controverso referendum popolare indetto da Zelaya e in programma per domenica, attraverso il quale il presidente puntava ad ottenere una riforma costituzionale che gli permetterebbe di presentarsi per un secondo mandato presidenziale di quattro anni.

 
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CIONI MARIO
view post Posted on 2/7/2009, 14:36




@micio000;

sono venuto qui per quotarti, dietro richiesta del postino su altro topic,

non avevo letto molto attentamente, perchè magari mi appassionano di più fatti a me più vicini,
ma concordo che, in certi casi, sia veramente un mondo di merda, e come non quotarti se riporti articoli che lo dimostrano.

P.S. non mi sono fatto, solo una querelle tra me e TheMailMan

Saluti
 
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385 replies since 12/5/2009, 19:18   3889 views
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