| Questi i fatti secondo wikipedia:
Lo scontro di Piazza Alimonda Piazza Gaetano Alimonda è una piccola piazza del quartiere Foce che divide in due via Caffa nel suo percorso da via Tolemaide a piazza Niccolò Tommaseo. Via Caffa è lunga in tutto circa 250 metri: 90 da via Tolemaide a piazza Alimonda, circa 60 sulla piazza (della quale costituisce il lato più esteso) e poco più di 100 da piazza Alimonda (angolo via Ilice) a piazza Tommaseo. Perpendicolare a via Caffa è via Giovanni Tomaso Invrea, che collega la parte alta di via Giuseppe Casaregis, parallela a via Caffa, con Piazza Alimonda. Dalla parte opposta, dietro la chiesa che si affaccia sulla piazza, collegata da via Ilice e via Odessa, corre via Crimea.
Come testimoniato da alcune fotografie scattate verso le 15:00 del 20 luglio da un balcone su via Caffa, verso via Tolemaide, nella piazza, affollata da numerosi passanti e manifestanti di passaggio, la situazione era tutto sommato tranquilla. Ma, poco dopo le 15.00, iniziò il lancio di lacrimogeni da parte dei carabinieri, da via Invrea, verso i manifestanti in piazza. In diversi punti furono posti cassonetti dei rifiuti al centro della strada per rendere difficoltoso il movimento dei mezzi; contro uno di questi sbarramenti si fermò l'auto dei carabinieri da cui fu successivamente sparato il colpo di pistola contro Giuliani.
Attorno alle 16:00 carabinieri e polizia iniziarono le cariche ed i pestaggi nei confronti dei manifestanti in piazza e nelle vie limitrofe e, grazie anche all'aiuto di numerosi mezzi, riuscirono a prendere il controllo dell'area. Un filmato ripreso dalla telecamera posta nel casco di un carabiniere, e presentato agli atti nel procedimento aperto dalla magistratura genovese in relazione alla morte di Giuliani, mostra un gruppo di carabinieri picchiare un manifestante rimasto isolato e poi trascinarlo insanguinato da via Crimea a via Ilice e per circa ottanta metri sino in piazza Alimonda. In quei frangenti giungeva in piazza, da via Invrea, il Defender con a bordo l'allora tenente-colonnello dei carabinieri Giovanni Truglio, comandante dello stesso reparto cui apparteneva Placanica. Il manifestante ferito fu prelevato da un'ambulanza verso le 17:00.
Poco dopo le 17, la compagnia del CCIR Echo dei Carabinieri, sotto il comando del capitano Claudio Cappello e seguita da due Land Rover Defender, ferma insieme ad altre forze di polizia tra via Caffa e Piazza Tommaseo , attraversò i 200 metri di via Caffa e caricò parte dei manifestanti che erano nell'incrocio con via Tolemaide (dove stavano avvenendo gli scontri) protetti da barricate improvvisate.
Secondo la versione ufficiale la carica era stata effettuata per timore che i manifestanti attaccassero il gruppo delle forze dell'ordine. In alcune foto relative alla costruzione di questa barricata compare Carlo Giuliani.
Durante le inchieste su quei giorni si è fatto notare che questa carica precludeva ogni possibile via di fuga ai manifestanti (a parte l'impossibile manovra di tornare indietro lungo via Tolemaide verso le cariche delle altre forze dell'ordine). Infatti alcuni manifestanti, vistasi preclusa ogni via di fuga, avevano cercato di contrattaccare le cariche della polizia per farsi strada nella direzione opposta.
Fasi preliminari alla morte di Carlo Giuliani Arrivati allo scontro, le decine di carabinieri impiegati (dalle foto e dalle testimonianze circa 50 o 60) non furono però in grado di disperdere i manifestanti e, alla reazione di questi, indietreggiarono precipitosamente inseguiti dai manifestanti, verso l'inizio di via Caffa, dove erano posizionati i poliziotti.
Durante i processi, sulla presenza dei due Defender, Cappello affermò che vi fu un arretramento disordinato. Io non mi sono reso conto che dietro di noi vi erano anche le due Land Rover, anche perché non c'era alcun motivo operativo.
L'aggressione al Defender Carica della polizia a Corso TorinoIn questa precipitosa ritirata una Land Rover Defender dei Carabinieri, con tre giovani militari a bordo (l'autista Filippo Cavataio di anni 23, Mario Placanica carabiniere ausiliario (di leva) di anni 20 e Dario Raffone carabiniere ausiliario (di leva) di anni 20), restò bloccata contro un bidone dei rifiuti mentre stava attraversando Piazza Alimonda (secondo la testimonianza dell'autista a causa di una manovra errata dell'altro mezzo) e inoltre si spense il motore. Una quindicina di persone, appartenenti ad un gruppo più numeroso di manifestanti violenti, dotati in gran parte di elmetti e bastoni, come si vede dalle foto, (circa settanta, come comprovato dalle fotografie agli atti) che aveva inseguito i carabinieri in ritirata fino nella piazza, misero in atto un'azione tipo Black Bloc: circondarono ed attaccarono violentemente i tre carabinieri, il mezzo fu danneggiato a tergo e dal lato destro, con pietre, spranghe, bastoni, una palanca di legno e un estintore rosso marca Sima di circa 5 kg. Furono rotti i vetri superiori sul tetto, sul lato destro e sulla parte posteriore. Dall'Ordinanza del P.M. Silvio Franz: «Si leggano le dichiarazioni rese dagli abitanti della zona. Si riporta quanto detto da Luciano Salvati: "vi era un gran frastuono, sulla camionetta delle forze dell'ordine e arrivava di tutto, presumibilmente pietre: tutt'intorno vi era gente che urlava inveendo contro gli occupanti, sembrava un assalto organizzato nei confronti del mezzo che purtroppo era rimasto isolato dagli altri."» I carabinieri Placanica e Raffone furono feriti dagli assalitori. Placanica al viso da pietre, ci fu pure un tentativo di aprire le porte posteriori del mezzo e di tirare fuori i carabinieri. Il carabiniere Placanica, pure lui ferito e con il viso insanguinato, cercò di proteggere il collega Raffone, colpito al volto e al costato. Il carabiniere Placanica urlava: "finitela, andatevene!".
L'aggressore con la palanca, M.M. dichiarerà al magistrato: «il rumore era assordante ed io trovata a terra una trave, cominciai a colpire il tetto del mezzo; l’ultimo colpo lo diressi all’interno del mezzo il cui finestrino posteriore destro era già frantumato. Vidi per un attimo il volto del carabiniere che era posizionato nella mia direzione ne colpii la sagoma , poi lo vidi accucciarsi. Mentre avveniva tutto ciò la gente intorno urlava frasi di disprezzo e minaccia nei confronti dei CC quali: "bastardi, vi ammazziamo"» L'assalto al mezzo fu documentato da diversi filmati e numerose foto (il tutto successivamente acquisito dalla magistratura).
Un manifestante, James Matthews, la sera stessa, intervenendo ad una riunione la cui registrazione è inclusa tra gli atti giudiziari, sostenne di aver cercato di dissuadere i manifestanti dalla violenta aggressione: «io corsi davanti alle persone che lanciavano oggetti contro il furgone e dissi loro di smettere. Se la polizia (sul furgone) volevano ritirarsi doveva esserle permesso. Era il motivo per il quale eravamo lì, non per uccidere dei poliziotti.»
La morte di Carlo Giuliani Uno degli aggressori raccoglie un estintore e lo scaglia contro il mezzo. L'estintore colpirà la ruota di scorta, per poi ricadere a terra. Un altro degli aggressori, con il volto coperto da un passamontagna, più tardi identificato nella persona di Carlo Giuliani, solleva da terra l'estintore e si dirige, con l'estintore sollevato, verso la parte posteriore del Defender, dove si trovava il carabiniere Placanica. In questa fase viene colpito.
Il proiettile che colpisce Carlo Giuliani viene sparato da Mario Placanica, che, come testimoniano alcune fotografie, aveva nel frattempo già estratto ed armato la propria pistola e intimato ai manifestanti di allontanarsi[24]. Placanica ha dichiarato di aver sparato due colpi in aria, uno dei quali ha colpito Giuliani. L'altro proiettile colpì il muro di una chiesa, lasciando un segno riconosciuto solo dopo alcuni mesi.
Giuliani cadde a terra in fin di vita (secondo l'autopsia morirà alcuni minuti dopo) e venne investito due volte dal mezzo che era riuscito a ripartire e si allontanava dalla piazza mettendo in salvo i carabinieri: la prima volta in retromarcia, la seconda a marcia avanti. Quando, dopo circa mezz'ora, il personale medico di un'ambulanza arrivò in soccorso, Giuliani era già morto. L'evento, documentato da diversi filmati e da numerose fotografie, venne trasmesso da molte stazioni televisive in tutto il mondo, rendendo evidente il drammatico livello di violenza raggiunto dagli scontri di Genova.
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