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9 maggio... Per non dimenticare, Peppino e Aldo: 2 vite strappate

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view post Posted on 9/5/2011, 14:09
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Orgoglioso membro del club "strozzi ed anche un po' cornuti"

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Legalità per tutti, parità di diritti e doveri, uguaglianza, giustizia. I valori di Peppino, i valori di Aldo. Li ricordiamo oggi per il triste anniversario, li dobbiamo mantenere vivi, dentro di noi, ogni giorno.
 
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conmar
view post Posted on 9/5/2011, 17:29




Ciao Aldo, ciao Peppino ... sempre meno persone vi ricordano...
Colpa della memoria che piano piano svanisce?
 
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view post Posted on 9/5/2011, 17:59
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forumista oltre

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SoloDinamo
view post Posted on 15/5/2011, 09:35




per chi vuole capire
e anche....per "chi ha scarsa memoria"
(cit.)

www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=836
 
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view post Posted on 9/5/2012, 08:13
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Ciao Peppino.
Ciao Aldo.

La vostra Italia ancora non è cambiata, ma c'è chi non vi dimentica e lotta anche per voi.
 
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conmar
view post Posted on 9/5/2012, 10:50




Ciao ...

Sono passati 34 anni... ma site sempre qui...
 
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view post Posted on 9/5/2012, 12:18
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Il potere è l'immondizia della storia degli umani e, anche se siamo soltanto due romantici rottami, sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte: siamo i "Grandi della Mancha", Sancho Panza e Don Chisciotte !

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CITAZIONE
Peppino impastato, ecco cosa scriveva il Corriere della Sera il 10 maggio ’78

By Adele Palazzo

Ci sembra utile riproporre l’articolo, firmato S.V., pubblicato sul Corriere della Sera il 10 maggio 1978, all’indomani della morte di Peppino Impastato. Un clamoroso caso di disinformazione (per non dire di depistaggio) che fa comprendere come, sin da subito, alla borghesia italiana, la morte dello scomodo attivista di Cinisi (definito “ultrà di sinistra dilaniato dalla sua stessa bomba”) convenne liquidarla come conseguenza di un suo sconsiderato gesto o addirittura come suicidio. Tutto tranne il movente vero, ossia l’omicidio mafioso. Un po’ come dire: se l’è cercata. Eppure, era noto l’impegno di Peppino (che nell’articolo viene chiamato Giovanni) contro i mafiosi del Paese: non solo attraverso la sua emittente radiofonica (Radio Aut) ma anche con la sua militanza in Democrazia Proletaria.

Adele Palazzo



Ecco l’articolo del Corriere della Sera del 10 maggio ’78:

CITAZIONE
ULTRA’ DI SINISTRA DILANIATO DALLA SUA BOMBA SUL BINARIO

Un treno è passato sulle rotaie semidivelte, rischiando di deragliare.
Sparsi tutt’intorno i resti della vittima, un aderente di Democrazia
Proletaria – All’ipotesi dell’attentato s’intreccia quella del suicidio


Suicidio, attentato o l’uno e l’altro assieme? Ieri mattina poco dopo le cinque il conducente del treno Trapani-Palermo, all’altezza di Cinisi, trentotto chilometri prima del capoluogo siciliano, ha avvertito una pericolosa impennata del locomotore. Ha frenato immediatamente e, sceso dal treno, ha notato che un binario per una lunghezza di un metro circa era quasi divelto dalla traversa, anche se non era bastato a fare deragliare il convoglio. Ha dato l’allarme e i carabinieri subito intervenuti hanno constatato che il danno alla rotaia era stato provocato da un’esplosione. Cercando meglio nella campagna, hanno trovato, per un raggio di circa cinquanta metri, i resti, alcuni non più grandi di un pugno, di quel che era stato (l’hanno accertato successivamente) Giovanni Impastato, di 30 anni, saltato in aria nei pressi del binario con una potente carica di esplosivo.
Nel giro di poche ore le indagini, cui partecipavano anche gli uomini della Digos, davano i seguenti risultati: Giovanni Impastato, figlio di un commerciante, studente fuori corso di filosofia, era stato, in passato, militante del Partito comunista marxista-leninista; quindi nel ‘73 aveva aderito a Lotta Continua per approdare infine nel ‘76 a Democrazia Proletaria, nelle cui liste doveva presentarsi candidato alle regionali di quell’anno. Non era stato eletto, ma non perciò aveva rinunciato all’attività politica: si era dedicato a una radio privata, di cui aveva curato i programmi sino all’altro ieri, Radio AUT, ascoltata soprattutto sulla riviera occidentale dell’isola.
La notte fra lunedì e martedì, terminata la trasmissione, con una poderosa carica di esplosivo in borsa, Giovanni Impastato si è recato sulla linea ferroviaria. Era sua intenzione divellere i binari e, nel mettere a punto l’ordigno, è saltato in aria come Feltrinelli?
L’ipotesi del suicidio si fonda invece sul rinvenimento in casa del giovane di un biglietto che secondo il fratello sarebbe sicuramente di suo pugno. Gli inquirenti non ne hanno reso noto il testo, si conosce però il suo contenuto: Giovanni dice di ritenersi fallito come uomo e come politico e di desiderare che i suoi resti siano cremati e le sue ceneri disparse al vento.
E’ accertato che l’esplosione è avvenuta verso l’una e trenta della notte fra lunedì e martedì. Nessuno l’ha udita. Se l’attentato fosse stato compiutamente portato a termine, se i binari fossero stati divelti, il treno transitando circa quattro ore dopo certamente sarebbe deragliato.
Sarebbe stato questo il primo grave attentato di colore politico in Sicilia. Si ricordano solo due episodi precedenti: l’assassinio ad Alcamo Marina di due carabinieri nel 1976 e una modesta bomba nella sede dell’Intersind di Palermo. L’assassinio dei carabinieri, rivendicato in un primo tempo da “Nuclei armati Sicilia”, si è rivelato in seguito frutto dello spirito vendicativo di un giovane alterato (che si doveva impiccare in cella) che non era riuscito ad ottenere una pensione. La bomba dell’Intersind, che provocò pochi danni, fu rivendicata da un gruppo di “Unità combattenti per il comunismo”, il quale però, probabilmente in trasferta, in seguito non ha dato più segno di volere operare in Sicilia.

S.V.

Fonte: violapost.it

Non dobbiamo dimenticare certe persone e certi fatti....per il bene di tutti....


 
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view post Posted on 10/5/2012, 12:44
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CITAZIONE
Messa per Impastato, il no della Chiesa


Il parroco: "I tempi non sono maturi". E il fratello accusa: terribile lasciarlo solo anche da morto

LAURA ANELLO


Di chi è la memoria di Peppino Impastato? A chi appartiene il testimone del ragazzo che sfotteva alla radio i boss di Cosa Nostra, che sventolava la bandiera rossa della rivoluzione sotto il loro naso, che sfidava Tano Badalamenti fin sotto casa, distante appena cento passi dalla sua?

Trentaquattro anni dopo il suo assassinio, la questione non è ancora chiusa, in questo paesone a trenta chilometri da Palermo dove - come dice il sindaco Salvatore Palazzolo «su ogni appalto pubblico che abbiamo bandito le imprese hanno pagato il pizzo alla mafia». No, le ferite sono ancora aperte, tanto che per Peppino, uomo di Democrazia Proletaria, dire messa è ancora un tabù.

«I tempi non sono maturi», ha spiegato don Pietro D’Aleo, parroco della Ecce Homo a Giovanni Impastato, impegnato in prima fila nelle manifestazioni in ricordo del fratello che per quattro giorni (grazie a un progetto della Fondazione con il Sud, in collaborazione con il Museo della ‘Ndrangheta e della Casa memoria Felicia e Peppino Impastato) hanno riempito la cittadina di dibattiti, incontri, cortei. «Noi avevamo chiesto una messa, ci ha risposto che era meglio di no», dice Giovanni.

Già, i tempi non sono maturi, tanto che la celebrazione è stata sostituita da una più laica «veglia di preghiera per la legalità e la giustizia sociale», officiata ieri sera da don Luigi Ciotti, tessitore di ponti di dialogo e pellegrino infaticabile sui luoghi della memoria.

«Non c’è alcuna polemica - dice il parroco - abbiamo ritenuto che in una veglia si potesse dare più spazio al ricordo, alle letture, alle riflessioni». Ma in verità ancora oggi è quasi uno scandalo l’idea di commemorare quel nome sull’altare, il nome di un rosso, comunista e rivoluzionario ucciso il 9 maggio del 1978 a trent’anni. E non solo per le resistenze del mondo cattolico, che quest’anno, per la prima volta, ha abbracciato l’idea di partecipare alla commemorazione, ma per quelle interne ai «compagni».

Da una parte il fratello Giovanni con la sua «Casa memoria», secondo cui bisogna abbattere gli steccati, «perché Peppino è stato già isolato in vita, e sarebbe terribile isolarlo pure in morte»; dall’altra l’associazione Impastato guidata dall’amico Salvo Vitale, geloso custode del ricordo duro e puro.

I due già convivono da separati in casa nella palazzina che fu di don Tano Badalamenti e che adesso, come bene sequestrato alla mafia, è stato affidato dal Comune a entrambi. La messa, in questo clima, sarebbe stata una miccia sulla benzina. «Con la veglia di preghiera spiega Caterina Palazzolo, responsabile dell’azione cattolica della parrocchia e promotrice dell’iniziativa - abbiamo cercato una soluzione nel segno del dialogo. La messa sarebbe stata vista male soprattutto all’interno del mondo comunista, più che dentro la Chiesa».

Una spaccatura che si è consumata due anni fa, quando i militanti dell’associazione Impastato contestarono il sindaco arrivato per inaugurare la nuova vita della ex casa di Badalamenti, insieme con altri primi cittadini invitati per l’occasione. Inconcepibile, per i «rivoluzionari», quella sfilata di colletti bianchi.

Furono urla, insulti, finì con una denuncia ai carabinieri e con il rischio che il Comune facesse marcia indietro sull’assegnazione del bene. Pericolo scongiurato, ma la vecchia associazione che teneva tutti dentro si spaccò.

Giovanni ne fondò una sua: «Casa memoria Felicia e Peppino Impastato», dedicata anche alla madre. E adesso impegnata «oltre i confini della memoria», come recita il titolo del programma di manifestazioni che oggi vedranno la posa della prima pietra del percorso dei Cento passi, un itinerario lungo l’asse principale della cittadina, corso Umberto I, dove si affacciano sia la vecchia casa di Badalamenti sia quella dove abitava Peppino. «Lui nelle istituzioni ci credeva - dice Giovanni - tanto da candidarsi al consiglio comunale in quelle elezioni di cui non riuscì a vedere l’esito. E quindi basta rivendicazioni, basta divisioni: Peppino appartiene a tutti».

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/a...lo/lstp/453476/

 
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82 replies since 9/5/2007, 09:01   939 views
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