CITAZIONE (Pixie'sbasket @ 12/9/2018, 14:47)
Buongiorno a tutti e Buongiorno a Nicholasurfe, sono nuovo di questo topic, sono genitore, non di un giocatore ma bensì di un vice allenatore che si affaccia per la prima volta in un campionato di alto livello. La squadra è il B.T. Battaglia e partecipa al campionato U18 Ecc. girone C, ringrazio Nicholasurfe per le splendide parole sui genitori nelle quali mi riconosco in toto. Spero di assistere ad un campionato veramente super perché sono consapevole che alcuni dei ragazzi che vedrò quest'anno, probabilmente calcheranno parquet importanti nel futuro. Si parla spesso di giocatori ma di allenatori pochissimo, spero tanto che in questo anno si possa parlare anche di questo lato del Basket, che ritengo importante quanto il gesto atletico. Un saluto e Buon basket a tutti.
Mi è doveroso, come sempre, salutare e ringraziare tutti i vecchi amici che hanno voluto salutare il mio ritorno con BofB 18/19, tutti voi sapete quanto vi sia affezionato e quanto sia contento di ritrovarvi qui. Lo faccio con immutato affetto, in attesa di leggere quanto vorrete condividere sulle stagioni sportive che vanno ad iniziare.
Ma un posto speciale lo hanno sempre i nuovi arrivi, i nuovi forumisti che scelgono BofB per iniziare la loro collaborazione con noi e quindi arricchire i punti di osservazione di cui disponiamo sul basket giovanile. Pixie'sbasket mi ha colpito per diversi motivi. Anzitutto è il padre di un coach, il che rende la sua prospettiva davvero interessante, e poi il suo angolo di visuale muove dalla Battaglia che giocherà in Eccellenza nel girone C, una squadra che non conosco perché non l'ho mai vista giocare nella passata stagione, quando era in U16. E' un mio deficit che intendo colmare al più presto, quando il campionato prenderà il via, ma per intanto sono davvero contento dell'arrivo di questo nuovo forumista e nuovo osservatore, che saluto con grande piacere.
Pixie's ha sicuramente ragione su una cosa, in genere si parla molto di giocatori e pochissimo di allenatori, anche se - lasciamelo dire Pixie's - io personalmente rappresento forse un po' l'eccezione che conferma la regola. Mi è capitato molto spesso di parlare dei coach di varie squadre, approfondendone i profili e l'opera, ma convengo sicuramente con te che farlo è un'operazione di grande difficoltà. I motivi sono essenzialmente due: il primo è che gli allenatori di basket sono una categoria di professionisti dalla sensibilità personale a dir poco estremizzata. Sono - per dirla più chiaramente - suscettibili all'inverosimile, permalosissimi e dotati di pochissimo senso dell'umorismo, specie quando si parla di loro in senso critico. Se - giusto per fare un esempio - io critico la prestazione di un giocatore in giornata storta, probabilmente se ne adombreranno molto di più il padre o la madre che non il ragazzo stesso, consapevole magari di aver giocato male quel dato giorno.
Ma se dio non voglia osassi scrivere che quel dato coach ha cannato la partita, magari ha fatto scelte tattiche sbagliate o non ha preparato a dovere la partita o magari ha scelto male i giocatori da mandare in campo, puoi star certo che si scatenerebbe una guerra atomica di proporzioni gigantesche, con accuse, risentimenti e rancori nonché retropensieri destinati a durare in eterno o quasi.
Ricordo che anni fa, per aver scritto di un coach che era in evidente sovrappeso, dovetti sostenere una battaglia dialettica non solo faticosissima ma anche interminabile, come se avessi azzardato chissà quale lesa maestà. E ti assicuro che era solo una battuta di colore, senza alcuna dotazione di cattiveria, tutt'altro!
Il problema con i coach è che non sono abituati a ricevere critiche esplicite, salvo poi magari meravigliarsi moltissimo quando vengono esonerati. Ma il problema è insito nel ruolo stesso. Un coach è quasi sempre, per definizione, persona di certezze. Deve trasferirle ai giocatori, alla società, al suo presidente, agli avversari, non può mostrarsi né debole né vulnerabile. E quindi vive ogni critica esplicita come se essa fosse la derivazione di un piano volto a colpirne il ruolo. Un coach, per definizione, non è mai permeabile alle critiche. Non le ama, non le apprezza, non stima neanche chi ne è interprete o latore, anche se magari ufficialmente rassicura del contrario.
E' invece estremamente sensibile alle lusinghe dei ruffiani, dei servili, alla piaggeria interessata, alla cortigianeria di chi lo rassicura e lo blandisce per motivi spesso non propriamente nobili o confessabili.
Si badi bene, non dico queste cose né meravigliandomene né stigmatizzandole. Come ho già detto, è una prassi consolidata in tutti gli sport perché essa attiene alla definizione di ruolo, non alla persona in sé.
Tutto ciò rende quindi estremamente difficile poter commentare la posizione di tal coach o tal altro, perché ogni virgola rischia poi di diventare oggetto di una guerra di religione senza fine tra opposte fazioni.
Il secondo motivo per cui si parla poco di allenatori, specie nel basket giovanile, è che - come ho già scritto - su un forum come Basket Cafè è presente una buona dose di genitori di ragazzi in campo, a volte persino più riconoscibili dei ragazzi stessi. Come potrebbe mai il tale forumista criticare esplicitamente un coach che magari tutti sanno essere l'allenatore di suo figlio? Ciò vorrebbe dire mettere in pericolo il proprio ragazzo, creargli un danno e un pregiudizio.
Tutti quindi se ne astengono non perché non pensino che il tale coach sia un cretino o un incapace, ma perché amano i propri figli e non vogliono metterli in difficoltà nel loro habitat sportivo, nella loro squadra, nella loro società, con i compagni di squadra e con il suo allenatore. Anche in questo caso, è un atteggiamento che comprendo perfettamente e che giustifico senza riserve, proprio perché dettato dall'amore, dall'istinto di protezione nei confronti dei propri figli.
Perché mai mettere in pericolo o in difficoltà un ragazzo a causa di una riga di troppo o di un commento più salace del solito? Per validare o rivendicare la propria personale indipendenza di giudizio? E a che prezzo? Sulla pelle di chi? Del proprio figlio? Nessuno lo farà mai, ed è comprensibilissimo che sia così.
Questo vuoto di analisi critica genera però - purtroppo - in moltissimi coach il convincimento di essere praticamente infallibili e la desuetudine alle critiche, senza comprendere o avere la necessaria visione prospettica per afferrare che non sono dei Giancarlo Primo misconosciuti ma semplicemente che il vuoto critico nasce da oggettive, ed insormontabili, difficoltà espressive.
Io credo che questi siano i due motivi essenziali per cui si parla poco degli allenatori.
Personalmente, posso dire di aver adottato in questi anni un atteggiamento molto evidente, direi quasi solare, nei miei commenti sui miei thread. Ho spesso citato con nome e cognome, e più volte, allenatori che stimo, di cui apprezzo la visione, di cui mi piace il modo in cui fanno giocare le proprie squadre e come gestiscono le risorse tecniche dei ragazzi a loro disposizione. Quando mi è parso opportuno, non ho lesinato loro stima ed apprezzamenti. Basta andare a ritroso nei miei thread per estrarre un pacchetto piccolo ma significativo di nomi di allenatori che ho citato a volte anche con grande entusiasmo.
Ho invece scelto volontariamente - proprio come opzione di metodo personale - di non citare mai le tante cazzate tecniche e tattiche che ho visto commettere sui campi da coach di varie categorie. Ho scelto di non dire mai a chiare lettere "il tale allenatore è una capra e secondo me non vale una cicca e dovrebbe andare ad insegnare solo esercizi motori in palestra". Non l'ho mai fatto (salvo qualche rarissima eccezione in cui dai miei commenti si capiva benissimo ciò che pensavo) perché ritengo che allenare sia un mestiere difficilissimo, che merita grande rispetto. Penso inoltre che tutti i coach siano animati da un'enorme passione, e che ce la mettano davvero tutta, capre o non capre.
Come in tutti i campi, c'è chi vale e ha vero talento e chi no, ma nel basket giovanile i coach sono anzitutto uomini di sport, che si sacrificano moltissimo per le proprie squadre, i propri ragazzi e la propria passione. Questo equivale ad avere un salvacondotto permanente per qualsiasi cazzata? No, non lo penso. Ma credo che sarebbe una cattiveria inutile mettermi a fare le pulci ad un coach che magari in quel dato giorno ha sbagliato la partita, perché - come ho già detto - il loro ruolo è non solo difficilissimo ma anche una cesura straordinariamente importante tra le varie componenti di una squadra e di una società.
Per i coach, ho quindi scelto la strada di occuparmi soltanto di coloro che mi colpiscono e che credo siano prospetticamente interessanti, per le loro idee e per come le mettono in campo. Non so se sia giusto ed eticamente corretto.Ma in fondo io credo che un apprezzamento abbia sempre un doppio valore e più di un destinatario.
E' un valore per chi lo riceve ma anche un disvalore per chi non ne è beneficiato. Per quel che conta, a me è sufficiente così.
Edited by nicholasurfe - 13/9/2018, 07:53