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Perchè amo il basket di questi ragazzi

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view post Posted on 23/12/2015, 23:40

azionista

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E' da poco tempo che ho scoperto questo sito e ho cominciato a frequentarlo, perché - al di là dell'apparenza - al di là delle liti, a volte furibonde - al di là del campanilismo o degli insulti o degli applausi e dei complimenti - ho capito che è frequentato da appassionati come me, che magari hanno ruoli diversi, che sono allenatori, padri e madri, atleti, amanti delle statistiche, talent scout, dirigenti, mecenati, semplici tifosi...
Ciò che però credo di aver capito veramente è che tutti siamo accomunati da un amore profondo per questo sport, che amiamo il basket perché forse è insieme parte viva e metafora della nostra esistenza. Per alcuni è rivivere il ricordo di un'età spensierata attraverso la bellezza di un gesto tecnico o atletico del proprio figlio, per altri forse è la compiutezza di un progetto, o per un coach la realizzazione delle proprie capacità didattiche e agonistiche, per altri la semplice bellezza della prevalenza di una squadra su un'altra...
I campi, le palestre, la nebbia, gli odori, i rumori... Come tutti gli sport, il basket ha i suoi rituali che si compiono e che ci fanno amare ancora di più lo sport che abbiamo scelto, ma io non credo di amare tutto il basket indistintamente nello stesso modo. Forse riesco a concentrare la mia passione soltanto su quello giovanile perchè mi sembra che abbia ancora una bellezza e una purezza di fondo non contaminata da alcunché. Quasi certamente nessuno dei ragazzi che seguiamo arriverà mai in NBA e forse nemmeno in seria A o in B, ma giocano e lottano e s'impegnano e ci fanno arrabbiare o intristire a seconda delle loro gesta con assoluta dedizione, solo perché motivati da un reale attaccamento alla loro squadra, ai loro amici e compagni, al loro coach, ma forse più di ogni altra cosa perché motivati da un'aspirazione purissima e senza secondi fini, che si ha solo a quell'età: essere bravi, dare il meglio di se stessi e - se ci riescono - vincere, perchè in fondo il loro basket è tutto racchiuso in questo. Non lo fanno per i media, non lo fanno per i soldi, non giocano che per se stessi e per la propria maglietta sporca e puzzolente. Giocano per essere orgogliosi di se stessi e perchè qualcuno, se si ricorderà di farlo, a fine partita possa dire:"sei stato bravo, bella partita".

E' per questo che ultimamente, sempre più spesso, mi sono chiesto perché amo così tanto il basket di questi ragazzi quindicenni e sedicenni. Penso che tra un anno o due questi ragazzi saranno altro, cominceranno ad essere giovani uomini e i loro interessi e il loro stesso modo di giocare cambierà, ma la nostra passione per questo sport no, non credo che muterà mai.
E quindi credo di potermi rispondere con onestà e senza bugie:quando io sono sugli spalti e li vedo giocare, io - per un'ora e mezza o due - sono felice. Non c'è altro, solo una piccola, purissima felicità senza alcun pensiero. Li osservo, gioisco, mi arrabbio, mi faccio prendere dall'entusiasmo o dallo scoramento, ma in ultima analisi l'unica cosa che conta è che guardare il basket di questi ragazzi mi riconcilia con la felicità naturale che viviamo così poco. E questo avviene perchè è una felicità che non riguarda noi stessi, non si esprime e non valorizza un nostro atto personale, ma si compie per il tramite di quei ragazzi che si affrontano con lealtà in campo e che sono molto migliori di noi, perchè sono più puri. In quel momento, mentre li guardo, provo la felicità assoluta, che è così rara!, e che definisce il mio amore per questo sport in un senso di riconoscenza che non avrà mai fine.

Edited by nicholasurfe - 25/3/2016, 16:29
 
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view post Posted on 26/12/2015, 20:56
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le' ndacia .....la quaia!

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Hai colpito al centro amico mio !!
 
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Amo70
view post Posted on 30/12/2015, 00:46




Tutto molto bello, molto vero. Provo più o meno le stesse cose. Anche mio figlio gioca in U14 e U15. Anch'io da ragazzino giocavo e, anche se per pochi anni, l'ho fatto con entusiasmo e dedizione totale. Adesso, a 45 anni, dopo più di 25 dall'ultima partitella tra amici mi trovo a giocare con altri genitori una volta alla settimana... Che rischio! Ma ne vale la pena. Negli ultimi giorni due volte al campetto all'aperto con mio figlio e alcuni suoi compagni!! Che bello! E poi aspetto le partite dei ragazzi con trepidazione e tensione, e le emozioni si susseguono proprio come tu dici. E' molto gratificante aiutarli e parteciare alle attivita della società.
 
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unanotteavversa
view post Posted on 30/12/2015, 08:07




In parte condivido.
Sono meno convinto di alcuni aspetti che ci riguardano come genitori/appassionati.
Premetto che personalmente ho giocato per quasi vent'anni e poi ho frequentato il primo corso allenatori con relativi arbitraggi obbligatori.
Ma oggi mi sforzo, non sempre con successa 😃, di non entrare nell esperienza umana e sportiva di mio figlio U16
Quello che potevo trasmettere soprattutto su intensità e lettura del gioco é arrivato e viene sviluppato ed elaborato in autonomia.
Il mondo intorno a noi é molto cambiato e la dimensione collettiva, di squadra, talvolta é molto limitata da un egocentrismo un po' triste che le famiglie trasmettono senza neppure rendersene conto
Certamente lo sport può aiutare a diventare persone migliori grazie a valori positivi che esso promuove.
O dovrebbe promuovere.
Non sempre ciò accade e l'attenzione di tutti noi penso debba essere focalizzata soprattutto a fare brevi ma decisi passi indietro lasciando vivere serenamente e autonomamente la pratica sportiva e quanto di importante la vita metterà loro davanti
 
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Uncle Drew
view post Posted on 30/12/2015, 14:56




CITAZIONE (unanotteavversa @ 30/12/2015, 08:07) 
In parte condivido.
Sono meno convinto di alcuni aspetti che ci riguardano come genitori/appassionati.
Premetto che personalmente ho giocato per quasi vent'anni e poi ho frequentato il primo corso allenatori con relativi arbitraggi obbligatori.
Ma oggi mi sforzo, non sempre con successa 😃, di non entrare nell esperienza umana e sportiva di mio figlio U16
Quello che potevo trasmettere soprattutto su intensità e lettura del gioco é arrivato e viene sviluppato ed elaborato in autonomia.
Il mondo intorno a noi é molto cambiato e la dimensione collettiva, di squadra, talvolta é molto limitata da un egocentrismo un po' triste che le famiglie trasmettono senza neppure rendersene conto
Certamente lo sport può aiutare a diventare persone migliori grazie a valori positivi che esso promuove.
O dovrebbe promuovere.
Non sempre ciò accade e l'attenzione di tutti noi penso debba essere focalizzata soprattutto a fare brevi ma decisi passi indietro lasciando vivere serenamente e autonomamente la pratica sportiva e quanto di importante la vita metterà loro davanti

In teoria condivido
In pratica è difficile sia perchè, in particolare per chi, poco o tamto, ha giocato a basket, il coinvolgimento emotivo è forte, sia perchè a differenza dei miei tempi, le società spesso richiedono un supporto ai genitori (dirigente accompagnatore, addetti al tavolo o anche semplicemente la necessità di accompagnarli) che rende la presenza dei genitori continua ed imprescindibile

A miei tempi si andava in giro con le macchine dei due allenatori ed un genitore a turno.
Mio padre mi avrà visto tre o quattro volte e così era più o meno per tutti
Si iniziava anche più tardi, verso i 12,13 anni e le scuole minibasket erano pochissime

Adesso iniziano a 6 anni e si crea un rapporto tra allenatore/società e genitori necessariamente più stretto, visto che i bambini non sono un soggetto autonomo, e questo tipo di rapporto è poi non facilissimo
da far evolvere in modo più adulto
 
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unanotteavversa
view post Posted on 30/12/2015, 18:48




Pensavo fossimo in pochi ma vedo che non é così 😊
Anche noi per andare in trasferta dovevamo pregare un genitore a mettere un auto a disposizione.
Iniziato a nove anni con due anni di soli fondamentali (tra cui la vituperata treccia e lo sconosciuto passaggio due mani dal petto)
Oggi se non provi (mettendola sempre fuori) a passare come in tv non sei un figo 😎
Come dicevo anch'io e tu mi confermi un paese diverso.
In ogni caso se l'allenatore non ha il figlio in campo (vedi squadra di élite con maxi squalifica sia lo scorso anno che questo)
e se un genitore non va in panchina come dirigente/accompagnatore é meglio.
Certo se le giovanili devono finanziare i senior i soldi non basteranno mai e ti devi gestire i genitori/sponsor
É una scelta ed una facile scorciatoia
Si faccia una colletta e delle feste ed ognuno contribuirà come può
 
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view post Posted on 6/1/2016, 19:39

azionista

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Mi ha fatto molto piacere riscontrare quante visite abbia avuto il mio post che ho scritto prima di Natale sull'amore per il basket giovanile, e vorrei ringraziare in particolare quelli che hanno risposto e manifestato idee diverse e apprezzamento Non avevo velleità romantiche, ma volevo soltanto esprimere con fierezza che lo sport non giocato, quello fatto da tanti genitori appassionati e tifosi ed addetti ai lavori, non è sempre un tifo becero e sguaiato ma sa coltivare in sé quei valori che si cerca poi di trasmettere ai propri figli, quando sono in campo e nella vita. Giocare a basket è bello, secondo me, perchè pur essendo un gioco di contatto e di velocità reprime in modo fermo e chiaro ogni violenza gratuita ed incoraggia e premia il gesto tecnico-atletico più della furbizia. E' vero, certe volte lo spettacolo più deteriore lo offrono i genitori sugli spalti piuttosto che gli atleti in campo, ma nel computo complessivo di questa passione io credo si debba mettere anche la disponibilità con la quale, per es., accompagnano i ragazzi in trasferta, sostengono le piccole società, danno una mano organizzativamente, etc
Ora, per fortuna, il campionato sta per riprendere. Devo confessare che non vedevo l'ora! Oggi ho dato un'occhiata ai calendari definitivi, ho idealmente cominciato ad organizzare i miei we, ma - non voglio essere ipocrita! - sono soprattutto contento di rivederli tutti in campo perché mi mancano le partite! (io non sopporto le amichevoli, che ci posso fare...). Sono curioso di vedere squadre che non conosco, atleti nuovi e promettenti, capire e pronosticare chi vincerà e chi perderà. Insomma, tornare al mio semplice ruolo di appassionato che si diverte e applaude e brontola... Mancano ancora tre giorni... Ma... come è bello il basket! come mi piace lo sport che abbiamo scelto! Poco fa seguivo su sky una trasmissione di approfondimento tecnico sul rapporto esistente, in una squadra vincente, tra coach e giocatori, ovvero quanto incida l'allenatore e quanto i ragazzi in campo. E' stato interessantissimo, non superficiale, tecnico e valoriale insieme. Ed è stato quello che ho sentito a spingermi a scrivere di nuovo, perché gli spunti di unanotteavversa e Uncle Drew mi hanno fatto riflettere soprattutto su quanto scrive Uncle Drew, ovvero sul fatto (verissimo) che ora i ragazzi cominciano nel minibasket e il loro rapporto con la società di appartenenza e team di allenatori è molto molto più stretto che in passato. E allora mi sono chiesto se è più giusto, come dice unanotteavversa, cercare di tenere al minimo il livello di interferenza con i propri figli giocatori, oppure cercare una via intermedia.
Io devo confessare che propugno una via intermedia, cioè avere un confronto dialettico con il figlio sul gesto tecnico che compie, su come può essere migliorato, su come interpreta il gioco oppure come ha disputato una singola partita e che errori ha commesso ma senza essere opprimenti né invasivi, credo anzi che questo permetta di stargli più vicino, di condividere con lui una passione comune e di avere così un terreno d'incontro a dispetto a dell'età e dei ruoli.
Siamo oggi un paese diverso da venti o trent'anni fa, molto diverso, avete ragione. Mio padre non ha mai visto una mia partita e non gli importava minimamente vederla. Oggi io vedo mamme e papà tifosi quasi ovunque, noi eravamo sempre soli come cani, con il nostro solo dirigente accompagnatore. Si cominciava a giocare tardi (11-12 anni) e si smetteva presto. I panini per le trasferte ce li facevamo da soli, oggi vedo frequentemente i genitori che accompagnano in auto i figli-giocatori e spesso e volentieri organizzano pizzate di fine gara dove al tavolo del ristorante ci sono 30-40 persone o più... Dico queste cose non per rimarcare una differenza generazionale, che è ovvia e banale, ma per dire che i rapporti legati allo sport giovanile si sono allargati e hanno reso possibile un ampliamento dei punti di contatto con i propri figli. Secondo me sarebbe un peccato chiuderli o lasciarli cadere nel vuoto, perché ne abbiamo bisogno entrambi.
Certo, è normale che poi ci sia anche il padre idiota che esagera e che interferisce, ma io credo siano eccezioni contenute. Nel resto, in tutto quello che c'è di bello nello sport, credo valga la pena inserirsi ed usare quegli spazi per far capire ai propri figli che non sono soli, che si condivide qualcosa di significativo, e che andare a vedere le loro partite significa amare il basket ma soprattutto loro, che ne sono interpreti. E' la combinazione di questi fattori (gli atleti, il gioco, la passione, la vittoria e la sconfitta) che credo ci manchi tanto quando i campionati sono sospesi... E io confesso, non vedo l'ora che arrivi sabato.

Edited by nicholasurfe - 25/3/2016, 16:42
 
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unanotteavversa
view post Posted on 7/1/2016, 04:07




Hai ben riepilogato la situazione
Personalmente ho due figli con caratteri diversi ed é stato necessario adeguarsi.
Mia figlia ha 18 anni ed ha smesso a causa dei molti problemi di cui soffre il femminile oltre a quelli creati dallo studio liceale che é tornato a livelli di nozionismo veramente incredibili e massacra indirettamente la pratica sportiva.
Il ragazzo é sempre stato autonomo, anche scolasticamente, e desidera autogestirsi già da tempo.
Devo dire che va anche capito quando é il momento, soffrendo 😃, di iniziare a fare un passo indietro.
Tutto qui
 
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basketjo
view post Posted on 7/1/2016, 10:20




:amici: empatia e vicinanza di vedute:
il basket è, come pochi altri sport, palestra di vita, soprattutto quando praticato a livello di Eccellenza in una regione competitiva come la Lombardia. Questo non tanto per il livello tecnico che impone, quanto per l'impegno, la frequenza e intensità degli allenamenti, la durata delle trasferte e la difficoltà di conciliare l'impegno sportivo con quello scolastico.
Basket=Palestra di vita, si, perché obbliga a costruire forti rapporti interpersonali: tra coach e roster, all'interno del roster per compensare la giornata negativa di un compagno, l'infortunio occorso, la sfortuna... Nel basket non vince mai un giocatore, sempre la squadra.
Oggi questo sport permette di riempire il tempo libero che viene lasciato ai ragazzi dalla scuola, quindi evitare distrazioni spesso deleterie, i genitori sono quindi i primi supporter e - a parte pochi casi isolati e da isolare - fanno un tifo sano e onesto, accompagnando i ragazzi in questo bel percorso di crescita e qualcuno (come me) ringiovanisce di qualche anno sulle riminescenze degli scontri tra Varese e Milano, tra Boston e Lakers :wub:
Buona ripresa di campionato a tutti. :yes:

CITAZIONE (nicholasurfe @ 6/1/2016, 19:39) 
Mi ha fatto molto piacere riscontrare quante visite abbia avuto il mio post che ho scritto prima di Natale sull'amore per il basket giovanile, e vorrei ringraziare in particolare quelli che hanno risposto e manifestato idee diverse e apprezzamento Non avevo velleità romantiche, ma volevo soltanto esprimere con fierezza che lo sport non giocato, quello fatto da tanti genitori appassionati e tifosi ed addetti ai lavori, non è sempre un tifo becero e sguaiato ma sa coltivare in sé quei valori che cerchiamo di trasmettere ai nostri figli, quando sono in campo e nella vita. Giocare a basket è bello, secondo me, perchè pur essendo un gioco di contatto e di velocità reprime in modo fermo e chiaro ogni violenza gratuita ed incoraggia e premia il gesto tecnico-atletico più della furbizia. E' vero, certe volte lo spettacolo più deteriore lo offriamo noi genitori sugli spalti piuttosto che gli atleti in campo, ma nel computo complessivo della nostra passione io credo si debba mettere anche la disponibilità con la quale, per es., accompagniamo i ragazzi in trasferta, sosteniamo le piccole società, diamo una mano organizzativamente, etc
Ora, per fortuna, il campionato sta per riprendere. Devo confessare che non vedevo l'ora! Oggi ho dato un'occhiata ai calendari definitivi, ho idealmente cominciato ad organizzare i miei we di papà-accompagnatore, ma - non voglio essere ipocrita! - sono soprattutto contento di rivederli tutti in campo perché mi mancano le partite! (io non sopporto le amichevoli, che ci posso fare...). Sono curioso di vedere squadre che non conosco, atleti nuovi e promettenti, capire e pronosticare chi vincerà e chi perderà. Insomma, tornare al mio semplice ruolo di appassionato che si diverte e applaude e brontola... Mancano ancora tre giorni... Ma... come è bello il basket! come mi piace lo sport che abbiamo scelto! Poco fa seguivo su sky una trasmissione di approfondimento tecnico sul rapporto esistente, in una squadra vincente, tra coach e giocatori, ovvero quanto incida l'allenatore e quanto i ragazzi in campo. E' stato interessantissimo, non superficiale, tecnico e valoriale insieme. Ed è stato quello che ho sentito a spingermi a scrivere di nuovo, perché gli spunti di unanotteavversa e Uncle Drew mi hanno fatto riflettere soprattutto su quanto scrive Uncle Drew, ovvero sul fatto (verissimo) che ora i ragazzi cominciano nel minibasket e il loro rapporto con la società di appartenenza e team di allenatori è molto molto più stretto che in passato. E allora mi sono chiesto se è più giusto, come dice unanotteavversa, cercare di tenere al minimo il livello di interferenza con i propri figli giocatori, oppure cercare una via intermedia.
Io devo confessare che cerco una via intermedia. Mi piace avere un confronto dialettico con mio figlio sul gesto tecnico che compie, su come può essere migliorato, su come interpreta il gioco oppure come ha disputato una singola partita e che errori ha commesso. Non credo di essere opprimente né invasivo (anche perché mio figlio me lo farebbe capire molto chiaramente...), credo anzi che questo mi permetta di stargli più vicino, di condividere con lui una passione comune e di avere così un terreno d'incontro a dispetto a dell'età e dei ruoli.
Siamo oggi un paese diverso da venti o trent'anni fa, molto diverso, avete ragione. Mio padre non ha mai visto una mia partita e non gli importava minimamente vederla. Oggi io vedo mamme e papà tifosi quasi ovunque, noi eravamo sempre soli come cani, con il nostro solo dirigente accompagnatore. Si cominciava a giocare tardi (11-12 anni) e si smetteva presto. I panini per le trasferte ce li facevamo da soli, oggi vedo frequentemente i genitori che accompagnano in auto i figli-giocatori e spesso e volentieri organizzano pizzate di fine gara dove al tavolo del ristorante ci sono 30-40 persone o più... Dico queste cose non per rimarcare una differenza generazionale, che è ovvia e banale, ma per dire che i rapporti legati allo sport giovanile si sono allargati e hanno reso possibile un ampliamento dei punti di contatto con i propri figli. Secondo me sarebbe un peccato chiuderli o lasciarli cadere nel vuoto, perché ne abbiamo bisogno entrambi.
Certo, è normale che poi ci sia anche il padre idiota che esagera (dio mio, spero di non essere nella categoria senza accorgermene...), che interferisce, che esagera, ma io credo siano eccezioni contenute. Nel resto, in tutto quello che c'è di bello nello sport, credo valga la pena inserirsi ed usare quegli spazi per far capire ai nostri figli che non sono soli, che condividiamo qualcosa di significativo, e che andare a vedere le loro partite significa amare il basket ma soprattutto loro, che ne sono interpreti. E' la combinazione di questi fattori (gli atleti, il gioco, la passione, la vittoria e la sconfitta) che credo ci manchi tanto quando i campionati sono sospesi... E io confesso, non vedo l'ora che arrivi sabato.
 
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view post Posted on 7/1/2016, 16:13

azionista

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Beh, io domenica andrò a vedere Olimpia-Basketown, gara clou d'apertura del MIGOLD2 Under 15 e mi fa una certa impressione pensare che l'Olimpia oggi Armani ai miei tempi era il grande Simmenthal "Red Shoes" che si scontrava in partite epiche con l'Ignis. C'è qualcuno di voi che ricorda Art Kenney il Rosso? Era il mio idolo!
 
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10 replies since 23/12/2015, 23:40   1663 views
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