| Mi sembra che si sia andati un po' fuori tema. Per esempio l'etica della società verso i propri giocatori:una società normale fa attività cercando di far giocare tutti,cioè senza fare selezione,poi alla fine del percorso giovanile ognuno farà quanto gli è permesso dalle proprie capacità,ambizioni,ma sopratutto scelte. Chi arriva in 1a squadra,chi si accontenterà di giocare a livelli inferiori dove potersi divertire giocando tanto,chi smetterà,chi resterà allenando o facendo amtro nel mondo della pallacanestro,ecc.ecc.,mi sembra la logica conseguenza altrimenti ogni anno una società si troverebbe a fare i conti con una nuova squadra senior. Il discorso quote è quantomai delicato,la quota,oltre a permettere di sopravvivere assieme alle piccole sponsorizzazioni,dà l'opportunità ai ragazzi di praticare uno sport,non è un problema di diritti su persone come,altrettanto non è una questione di diritti del tipo "pago la quota quindi DEVO giocare,è un rapporto società atleta in cui la prima offre un servizio,più o meno valido,ed il secondo ne usufruisce,più o meno soddisfatto,libero di scegliere altre soluzioni. Qui interviene il problema vincolo,da un punto di vista etico è evidente che non sia il massimo,d'altro canto togliendolo succederebbe quello che,a livelli completamente diversi è stata la Bosman per il calcio professionistico. Una società corretta dovrebbe sempre permettere ad un ragazzo che desidera cambiare di attuare la propria scelta,ovviamente il fattore parametri privilegia il prestito,favorendo la società eventualmente per il futuro mentre per l'atleta cambia poco o nulla,essendo comunque libero di scegliere dove giocare. Il nocciolo della questione rimane: come ci deve comportare tra società?E' corretto contattare direttamente gli atleti,o le famiglie,prima o invece della società?E' corretto "rincorrere" ragazzini di altre società per avere una squadra più competitiva,o solo più completa numericamente?
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