Il secondo e ultimo giorno è iniziato con un incontro sulla criminalità economica, ma non sono mancate occasioni di sport, arte e riflessione.
Dies Fasti, quella luce nel nome di Giulia. La tragedia di Duisburg, dove perse la vita la giovane bresciana, è stata raccontata da giornalista tedesco Alfons Witerseel.Secondo e ultimo giorno dei Dies Fasti 2010. E ancora l'ombra ha inseguito la luce al liceo Calini. Il festival che da 9 anni si apre alla città, promuovendo una cultura della condivisione, è iniziato ieri con un incontro sulla criminalità economica nel bresciano, a cura dei magistrati Silvia Bonardi e Luciano Ambrosoli. E mentre nelle aule si declina il tema «luce e ombra» in varie prospettive, in palestra gli studenti del Calini sfidano i disabili della polisportiva Icaro nel «basket in carrozzina».
Spiega il capitano Roberto Arici: «Da sempre la nostra associazione, partecipa ai Dies Fasti: gli studenti si divertono, scoprendo però le difficoltà dei disabili. I veri disabili oggi sono loro». Un momento di integrazione attraverso lo sport cui partecipano anche ex caliniani, come Matteo Nulli, 19 anni: «Vivere il basket dal punto dei disabili è divertente e faticoso». Intanto, fuori dalla palestra, i muri si stanno rinnovando coi colori degli studenti-writers. Tommaso, del primo anno, disegna la sua tag, commentando che «è raro trovare spazi dove farlo... Mi piace stare a scuola oltre l'orario, conoscere gli altri studenti». Insomma, «è un modo diverso e piacevole di vivere la scuola» afferma Semira di I F, uscita dall'incontro con Franco Reseghetti sul lato oscuro dell'universo. Altri si dedicano al cinema in bianco e nero con il critico Massimo Morelli o visitano l'Africa nera con il gruppo Mani Tese, che collabora con l'associazione Karibu Afrika. Poi, per sostenere le finanze della scuola e rendersi sempre riconoscibili, ecco il banchetto con magliette e gadgets griffati Calini.
Quando si fa quasi buio, si ricercano le immagini di pura luce del fotografo Eros Mauroner e ci si avvicina a Dante con la docente Elisabetta Selmi. E prima che la premiazione del booktrailer film festival, al cinema Nuovo Eden, chiuda i Dies Fasti 2010, ci si prepara per «Duisburg: cronaca di una morte insensata». Ospite dell'incontro è il giornalista tedesco Alfons Winterseel, che ricostruisce la tragedia dove ha perso la vita, con altre 20 persone, l'ex studentessa del Calini Giulia Minola, cui i compagni hanno dedicato un'aula piena di luci, ombre, ricordi.
ALLA PRESENZA del sindaco Adriano Paroli e dei famigliari di Giulia (la sorella Claudia e la mamma Nadia), Winterseel si chiede: «Come è potuto accadere? Com'è stato possibile usare un tunnel largo 18 metri come sola entrata e uscita per quasi un milione e mezzo di persone?» Non ha risposte - «Forse le avranno la polizia e i procuratori di Duisburg, una città ancora sotto shock» - ma spiega che «nessuno vuol prendersi la responsabilità» e chiarisce i motivi della tragedia: «L'uso di un'area recintata omologata per 220.000 persone, il sovraccarico della rete telefonica che ha impedito alla polizia di avvertire di chiudere gli ingressi ai lati del tunnel, una transenna aperta e mai richiusa». Per Winterseel, per tutti, resta «la speranza che sia fatta giustizia per una manifestazione che è stata forzata politicamente: ora si sa che non avrebbe dovuto svolgersi».
Uno spettacolo teatrale e tante toccanti testimonianze per Copernico e Leonardo.
«Ragazzi, la strada è un pericolo».«Alla fine di questo spettacolo cento persone saranno morte a causa di un incidente stradale»;è una delle prime battute di «Raccolti per strada», rappresentazione teatrale curata dal regista Pietro Arrigoni e interpretata da Francesca Poliani e Walter Tiraboschi, andata in scena ieri nell'auditorium di via Balestrieri di fronte ai quasi 500 ragazzi delle quinte degli istituti Copernico e Leonardo. Lo spettacolo dura una sola ora: siginifica che ogni minuto due persone in Italia perdono la vita sulla strada, 7 mila ogni anno. Per sensibilizzare i giovani sul tema della sicurezza la polizia ha attivato il progetto «…E se succedesse a me…», che proseguirà il suo viaggio nel mondo scolastico bresciano per i prossimi mesi.
Un modo per rendere cosci- enti i ragazzi che gli incidenti possono capitare a chiunque in qualunque momento («sono tristemente democratici», sostiene uno degli attori) e per far capire di non sottovalutare la propria vita. Nel corso dello spettacolo molti i nomi delle celebrità la cui vita è stata interrotta da incidenti (attori, politici, sportivi), ma la parte più toccante è stata dedicata ai giovani, elemento fondamentale per creare empatia con il pubblico degli studenti.
LE STORIE di Paolo, Pierluigi e Marco lasciano il segno: da adolescenti pieni di vita diventano tristi ricordi, vittime di disattenzioni e imprudenza che non lasciano scampo e segnano per sempre la vita dei famigliari, costretti a vivere con il dolore nel cuore. «Una sofferenza che spesso non riescono a reggere - spiega Roberto Merli, presidente della sezione di Concesio dell'Associazione vittime della strada -: pochi giorni fa una mamma si è tolta la vita perché non sopportava più il dolore causato dalla perdita del figlio avvenuta otto anni fa». La carrellata di racconti, canzoni e filmati di «Raccolti per strada», secondo Arrigoni «serve a far riflettere: la strada è un elemento di vita e di gioia, ma bisogna viverla con attenzione». Lo stesso messaggio arriva dal commissario Dario Marelli e dal commissario aggiunto Giusy Pedracini, che vivono ogni giorno la realtà degli incidenti stradali: i progetti di sensibilizzazione nelle scuole e sul campo (come «Un soffio per la vita», che permette ai ragazzi di unirsi alle pattuglie notturne durante i controlli) vanno nella direzione di far nascere nei ragazzi la consapevolezza dei rischi della guida in stato di ebbrezza o a velocità folle. Significativa (ma non priva di difficoltà: a causa della presenza di barriere architettoniche le loro carrozzine sono state trasportate a mano per le scale) la testimonianza di Luca Savardi e Simone Bonassi dell'associazione sportiva per disabili Icaro, che hanno invitato i ragazzi a divertirsi responsabilmente senza cercare emozioni alla guida. Perché, come recita una battuta di «Raccolti per strada», «tra una pallottola e una macchina preferisco la prima: più un tiratore è scarso più è facile che ti eviti, più un guidatore è scarso più è facile che ti colpisca».