| Io sono sempre stato un sostenitore del fatto che la cosiddetta "Superlega" sarebbe stata il certificato di morte della pallacanestro italiana. Ammetto di essermi sbagliato, anzii di avere capovolto la realtà.
Le cose per come stanno andando dimostrano che, in realtà, quella è l'unica strada per la sopravvivenza. Il perchè è già contenuto nei saggi post di coloro che mi hanno preceduto.
La verità è che il basket italiano non è in grado di supportare più di 10 o forse 12 squadre professionistiche. Noi invece ne abbiamo ben 32, una follia che genera mostri come una campionato di LegAdue dove al momento ci sono squadre che non riescono a competere con al B/1 nell'incentivare dal punto di vista professionale e, soprattutto, economico i giocatori italiani.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Giocatori come Rusconi vanno in B/1 a prendere i soldi che in A/2 e probabilmente neppure in A/1 (ammesso che qualcuno se li prendesse ancora) nessuno potrebbe dargli mentre in A/2 si deve dare la caccia a giocatori argentini e oriundi vari dal passato glorioso ma antico o improbabile e dal futuro incerto, perchè (fatto salvo qualche lodevole eccezione come la pattuglia di Sassari, i "Capicchioni Boys" di Rieti o Gigena) quelli buoni vanno in A/2.
Vorrei sbagliarmi, ma credo la A/2 di quest'anno avrà un livello davvero molto basso, forse peggiore di quella infausta da cui si diede poi vita all'attuale LegAdue con doppia andata e ritorno e solo 10 squadre. Allora a metà anno, senza retrocessioni, la maggior parte delle squadre smobilitò, dando vita ad uno dei momenti più bassi del basket professionistico italiano. da quel che vedo solo Reggio, Scafati e, su un livello leggermente più basso, Pavia e Jesi, sarebbero in grado di competere nei campionati dei due anni appena passati. Rimini e Ferrara sono due incognite, il resto, con il massimo rispetto dei tifosi di quelle squadre, per ora è ancora bene poca cosa. Questo mentre a Montegranaro, Rieti, Capo d'Orlando e Caserta, solo per fare due nomi, basterebbe inserire non due, ma un solo americano per arrivare ai play off in LegAdue. E forse caserta potrebbe riuscirci anche senza nessun americano.
Il perchè di questa situazione è presto detto. Per varie ragioni, la stragrande maggioranza delle squadre di LegAdue ha un budget netto per il pagamento dei giocatori largamente inferiore alle squadre più accreditate di B/1. In più sui costi incidono le trasferte, le tasse campionato, le multe, i versamenti Giba, oltre ovviamente, come opportunamente già detto, il peso dei contributi e delle tasse.
Di qui, come dicevo, la necessità di ridurre in maniera drastica le squadre professionistiche, allestendo una Superlega ad invito o a "nomination" per accedere alla quale si devono rispettare norme rigide dal punto di vista del bilancio, fornire garanzie su capienze, organigramma, struttura, programmi poliennali. Pena l'esclusione dalla stessa e il subentro di altre franchigie. In alternativa, se proprio si vuole evitare la rivoluzione, potrebbe andare bene anche un sistema a promozione e retrocessione, ma nel quale il rispetto dei parametri non il diritto sportivo deve essere il primo discrimine.
Dietro dovremmo avere una lega semi-professionistica,chiamiamola "Lega Italiana" a 32 squadre divise in due gironi, in cui avere 8 giocatori italiani e due soli stranieri, anzi due soli visti (così da sconsigliare l'uso "standard" di due americani) e obbligo di 8 italiani a referto. In questa lega gli Italiani dovrebbero essere dilettanti, di cui magari due under obbligatori. Si dovrebbero istituire anche meccanismi per impedire la folle rotazione dei giocatori; quelli in uso oggi in B/1 mi paiono già efficienti.
Per rendere il tutto più divertente e accattivante si potrebbe assegnare alla fine del campionato alla vincente "intergirone" lo scudetto e magari darle la possibilità di giocarsi qualcuna di quelle coppacce che organizza la FIBA.
I risultati sarebbero di grande beneficio per tutto il movimento. I giocatori Italiani veramente validi potrebbero avere uno spazio nella Superlega, gli altri potrebbero giocare nella lega Italiana. Ci sarebbe interesse e passione, ci sarebbero meno costi. Gli sponsor potrebbero investire senza subire il rischio di finire sulle maglie di società che ne combinano di tutti i colori (Fabriano docet) solo per continuare a respirare (senza curarsi minimamente della qualità del loro roster) e con quattro retrocessioni e quattro promozioni dalla categoria inferiore garantire un buon ricambio.
In questa Lega Italiana ci sarebbero non solo buoni giocatori, ma piazze importanti, spettacolo garantito dagli americani o dai comunitari, traguardi da raggiungere e un ottimo incubatore per i giovani giocatori italiani.
Ovviamente tutto questo preusppone che la Superlega sfugga al controllo FIP. FIP, lo dice uno che per ragioni che tutti conoscono, ha avuto a che fare con essa, è l'ultimo organismo in grado di fornire le necessarie garanzie ad un movimento struttrurato in questo modo. Io credo che questo sia l'ostacolo più grande da superare perchè i felucati di viale Tiziano non molleranno tanto facilmente la presa. Piuttosto affonderanno con il Titanic mentre l'orchestrina (ovvero la LegAdue), opportunamente ammanettata ai suoi strumenti per impedire anche a lei la fuga, suona una garrula musichetta.
Da quello che so, in ogni caso, la magior parte delle società pensa a qualche cosa da fare in uno o due anni. E' possibile che la LegAdue possa, volenti o nolenti, sparire in breve tempo e dare vita a qualche cosa di diverso. Se ne sta parlando e molti (tra cui i dirigenti di tante squadre di LegAdue, A/1 e B/1) sembrano ormai convinti che questa sia l'unica strada per ridare speranza al basket.
Tempo due o tre anni e la rivoluzione rovescerà lo status quo che qualcuno amorevolmente cura con il solo scopo di non perdere un paio di privilegi.
Edited by _blu - 27/7/2003, 17:51
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