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10 febbraio: Foibe e pulizia etnica, checchè se ne dica checchè

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micio000
view post Posted on 10/2/2008, 19:33




da rainews24.it



Giorgio Napolitano ribadisce: le foibe furono pulizia etnica, e pace per le "reazioni inconsulte che vennero al mio discorso di un anno fa da fuori d'Italia". Ritengo, ha detto al Quirinale nella cerimonia per la giornata del ricordo, "che fosse giusto esprimere quel pensiero" e sono "contento" che Rutelli lo abbia appena ripetuto.

Il riferimento, neanche tanto velato, è alle polemiche scatenate esattamente un anno fa dal suo discorso che puntava il dito contro la "congiura del silenzio" e contro la "vera e propria pulizia etnica" subita dagli italiani a Trieste ed altrove durante l'occupazione titina. La Croazia si risentì non poco. L'Ue allora dette ragione all'Italia, ed il presidente croato Stipe Mesic fece marcia indietro.

Evidentemente non è bastato, se oggi Napolitano, aggiungendo a braccio un paio di frasi ad un breve intervento preparato, ha ribadito il suo "impegno" nei confronti di un dovere di verità. Tanto più che pochi minuti prima lo stesso vicepremier Rutelli aveva usato esattamente la stessa espressione. "Quella", erano state le sue parole, "è una tragedia che possiamo definire pulizia etnica".

Onorare quelle vittime italiane
Giorgio Napolitano insieme al ministro della Cultura Francesco Rutelli ha consegnato al Quirinale a 75 familiari delle vittime delle Foibe 75 medaglie con diploma celebrando il Giorno del Ricordo. "Dimostriamo dunque nei fatti che quegli italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati, che il dolore di tanti non è stato sprecato. Dimostriamo di avere appreso tutti la lezione della storia e di voler contribuire allo sviluppo di rapporti di piena comprensione reciproca e feconda collaborazione con paesi e popoli che hanno raggiunto o tendono a raggiungere la grande famiglia dell'Unione Europea".

Il dialogo prevalga sul pregiudizio
Il monito che deve venire dal Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe è che "se le ragioni dell'unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito". Questo il messaggio che il presidente della Repubblica ha voluto lanciare durante la cerimonia di oggi al Quirinale."Oggi - ha detto il capo dello Stato - le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un'Europa pacifica, unita, dinamica; un'Europa - ha sottolineato Napolitano - consapevole che gli elementi che la uniscono sono infinitamente più forti di quelli che l'hanno divisa o che possono dividerla; un'Europa che, grazie alla cultura della pace e dell'operosa convivenza civile, è riuscita a prosperare come nessun'altra regione al mondo".



da archivio centrale dello Stato - Consiglio dei Ministri, 1948-50, serie 1.6.1., fasc. 25049/1A.
lettera di Togliatti (detto il Migliore :wacko: :blink: ) su lettera della vicepresidenza del consiglio.


"in Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani"

Questi relitti repubblichini, che ingorgano la vita delle città e le offendono con la loro presenza e con l'ostentata opulenza, che non vogliono tornare ai paesi d'origine perché temono d'incontrarsi con le loro vittime, siano affidati alla Polizia che ha il compito di difenderci dai criminali. Nel novero di questi indesiderabili, debbono essere collocati coloro che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici. Non possiamo coprire col manto della solidarietà coloro che hanno vessato e torturato, coloro che con l'assassinio hanno scavato un solco profondo fra due popoli. Aiutare e proteggere costoro non significa essere solidali, bensì farci complici



L'ESODO DEI FIUMANI I ricordi di un ragazzo
Claudio Schwarzenberg


Nell'estate del '47 Mons. Ugo Camozzo, Vescovo di Fiume rivolse ai suoi concittadini l'ultima sua pastorale, dicendo, fra l'altro nella commozione dell'addio: «Fiumani, siate dignitosi nella vostra sventura. La vostra umiliazione è gloriosa, potete portarla a fronte alta e con nobile fierezza (... ). Per l'ultima volta accettate la paterna raccomandazione del vostro pastore di un tempo, siate buoni, e la Provvidenza non vi abbandonerà. (... ) Il Venerato Crocifisso di S. Vito sia per voi il vincolo spirituale che unisce i vostri cuori nella stessa fede e vita cristiana».
Subito dopo il Vescovo divise in tre parti il tricolore italiano per eludere il controllo dei «titini» e poi, preso il breviario e salutato per sempre il Crocifisso miracoloso della nostra Cattedrale, lasciò, esule fra gli esuli, la sua amata città. E la lasciò per sempre.
Fra i tanti che lasciarono la città, c'ero anch'io.
Ero un ragazzino. Ero uno dei 350.000 che dovettero, per restare italiani, percorrere la via dolorosa dell'esodo.
Noi che abbiamo superato i cinquant'anni, di Fiume, a parte qualche monumento della città, angoli, mare, sole, barche, la chiesa, amici, volti cari di persone che non ci sono più, ricordiamo solo le brutture della guerra: gli allarmi, la povertà alimentare, le notti passate nei rifugi, i bombardamenti, il pianto, il dolore, la rassegnazione, la speranza.
E poi la partenza verso un mondo nuovo, ignoto. Si pensava per poco tempo e fu per sempre. E poi quando ci chiamarono «sfollati», e le tessere, i documenti, i campi profughi, le cucine per i poveri. Perché poveri eravamo sul serio. Tutti i nostri beni erano rimasti nella nostra città abbandonata e si dovette, con il pianto nel cuore, cominciare da capo.
E fummo soli.
Alla classe politica italiana davamo fastidio perché eravamo il «grande problema» nei rapporti di buon vicinato e di equilibrio internazionale e nei momenti più difficili della nostra storia politica e quando si cercò di attuare un abbraccio fra mondo cattolico e mondo marxista, questa insofferenza nei nostri riguardi divenne ancora più evidente e per il solo fatto di essere esuli per motivi di italianità, fummo definiti fascisti.
La storia di questo esodo è una storia terribile, una storia che la storiografia ufficiale non ha mai voluto affrontare perché agli uomini che, manipolando i «mass media», fanno cultura, ai nostri politici, ai governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi, dal dopoguerra ad oggi, questa storia non interessa.
Anzi ha dato sempre e continua a dare molto fastidio.
Da Fiume fuggirono 54.000 persone su 60.000 abitanti, da Pola 32.000 su 34.000, da Zara 20.000 su 21.000, da Rovigno 8.000 su 10.000, da Capo d'Istria 14.000 su 15.000. Perché abbiamo lasciato
la nostra terra?
L'abbiamo lasciata per restare italiani e per sfuggire al terrore delle truppe partigiane slave, quelle che il mattino del 3 maggio 1945 occuparono la nostra amata città, gettandosi alla caccia di 000chiunque fosse, anche solo potenzialmente, contrario all'annessione alla Jugoslavia.
Per capire meglio la nostra storia, forse è opportuno fare, a questo punto, quello che, nel linguaggio cinematografico, si chiama «flash back».
E' una popolazione stremata quella che nei primi mesi del 1945 attende la conclusione del conflitto. L'ultimo, gelido inverno di guerra - la neve è arrivata fino a lambire il mare - ha lasciato il segno, moltiplicando le privazioni e i disagi. Gli abitanti dei maggiori centri urbani hanno visto precipitare le loro condizioni di vita, già severamente intaccate negli anni precedenti ed orimai largamente compromesse dalle difficoltà nei rifornimenti dei generi essenziali.
Fame e freddo non sono però i soli motivi di angoscia. Fra gennaio e aprile del 1945 le incursioni si moltiplicano, e i continui allarmi, le corse precipitose nei rifugi, le lunghe permanenze nei ricoveri, punteggiano e frammentano l'esistenza dei cittadini.
Comunisti italiani, sloveni e croati condividono il giudizio secondo il quale la vittoria sul nazismo non conclude la lotta contro il fascismo, ma la fa semplicemente entrare in una fase diversa: il nemico si è trasformato, ma non scomparso, non è più l'occupatore tedesco da combattere armi alla mano, ma è l'Italiano, cioè chiunque cerchi di vanificare gli esiti della lotta appena conclusa, chiunque cioè si opponga all'instaurazione della società socialista, vale a dire - l'equazione è assiomatica - all'annessione alla Jugoslavia.
A parole può sembrare soltanto un programma politico, anche se estremo, e probabilmente non pochi fra i suoi sostenitori lo intendono così: per le autorità jugoslave invece è la premessa teorica di una ondata di repressione sanguinaria, che per più di un mese si abbatte sull’intera regione, sconvolgendo migliaia di vite e aprendo nella memoria collettiva una ferita che rimarrà aperta per sempre. I responsabili degli organi di sicurezza jugoslavi non attendono che le opposizioni si manifestino: le danno prudentemente per scontate e quindi intervengono preventivamente, in modo da paralizzare fin dal primo momento le forze che con maggior pericolosità potrebbero intralciare i progetti del regime, fungendoda coagulo per insoddisfazioni e contrarietà diffuse.
Ha scritto Amleto Ballarini, rievocando questi «giorni di passione», che il sole di maggio a Fiume, nel 1945, parve quasi un sole d'inverno. Per le vie deserte il silenzio pesante della paura raggelava i cuori nell'ansia di eventi attesi con occhi sbarrati dietro gli usci socchiusi e gli scuri abbassati delle persiane. Nell'aria immobile e fredda stagnava un odore di polvere, acre, come se il crepitare lontano, sempre più rado, di bocche da fuoco, alitasse ancora un fiato di morte sulla città abbandonata.
Dietro agli sbarramenti anticarro, messi sull'asfalto come croci di passione e di martirio, nel verde mesto del Calvario, qualcuno, uscito dal nulla, attendeva immobile. Fantasmi con la stella rossa, armati di fucili, erano sorti dal buio della notte per montare la guardia alla nostra desolazione.
Erano quasi le otto del mattino del giorno tre.
Verso le dieci calò giù dalla collina un lungo corteo d'uomini e muli che si snodò con passo incerto, senza richiami, e senza comandi, tra case che non s'aprivano, per vie che non si popolavano. Non un canto da bocche d'imberbi che stringevano tra le mani armi spianate contro il vuoto d'una città sconosciuta. Fogge diverse, ancora umide di boschi percorsi per interminabili giorni.
Qua e là il grigioverde delle nostre divise.
I fantasmi si persero il grido del benvenuto e una bandiera tricolore s'ammosciò sull'asta come un fazzoletto bagnato di lacrime. Sui muri delle case avevano scritto in fretta, con vernice vermiglia, traditi dalla materna fonetica slava: «Viva l'armata rosa! » e quell'armata che appariva più grigia che «rossa» non comprese l'errore e non colse il saluto.
Nella terribile notte, fra il tre e il quattro maggio, mentre le truppe regolari di Tito assaporavano forse il primo sonno dopo la vittoria, l'organizzazione poliziesca chiamata O.Z.N.A., senz'anima e senza Dio, comandata da un certo Piskulic, abbattè le porte delle case indifese ed ebbe dai potenti licenza di uccidere.
Accanto a Oscar Piskulic, vero e proprio macellaio, operarono con odio e con furore antifascisti di vecchia data, parte slavi e parte italiani, e perfino qualche fascista traditore che si era convertito al verbo del maresciallo Tito. I loro uomini allora facevano paura: Cucera, Klausberger, Surina, Scrobogna, Franchi, Manià, Faraguna e Vlach.
Oggi suscitano solo disprezzo.
Per tre giorni e per tre notti continuò la «mattanza». A Campo di Marte, a Cosala, a Tersatto, lungo le banchine del porto, in Piazza Oberdan, in Viale Italia, i cadaveri s’ammucchiarono e non ebbero sepoltura. Nelle carceri cittadine e negli stanzoni della vecchia Questura, nelle scuole di Piazza Cambieri, centinaia di imprigionati attendevano di conoscere la propria sorte senza che qualcuno si preoccupasse di coprire le urla degli interrogati negli uffici di polizia adibiti a camere di tortura.
Altre centinaia d'uomini e donne, d'ogni ceto e d'ogni età, svanirono semplicemente nel nulla. Per sempre. Furono i «desaparecidos» di Fiume per i quali non si muoverà e non si commuoverà mai nessuno.
Dopo tre giorni, lo stesso comandante jugoslavo della piazza, maggiore Autun Kargacin, porrà freno alle stragi e darà modo alla Sanità militare di raccogliere i morti per portarli al cimitero.
Gli avversari da mettere subito a tacere vennero individuati negli autonomisti, cioè coloro che sognavano uno Stato libero: ai furibondi attacchi di stampa condotti dalla «Voce del Popolo» si accompagna una dura persecuzione, che già nella notte fra il 3 ed il 4 maggio porta all'uccisione di Matteo Blasich e Giuseppe Sincich, personaggi di primo piano del vecchio movimento zanelliano, già membri della Costituente fiumana del 192l.
Assieme agli autonomisti, negli stessi giorni e poi ancora, nei mesi che verranno, trovano la morte a Fiume anche alcuni esponenti del CLN ed altri membri della resistenza italiana, fra cui il noto antifascista Angelo Adam, ebreo, mazziniano, reduce dal confino fascista di Ventotene e dal lager nazista di Dachau, secondo una linea di condotta che trova riscontro anche a Trieste ed a Gorizia, dove a venir presi di mira dalla Polizia Politica jugoslava sono in particolare gli uomini del "Comitato di liberazione nazionale".
La scelta appare del tutto conseguente, dal momento che sul piano politico il CLN è un'organizzazione direttamente concorrenziale rispetto a quelle ufficiali, delle quali è ben in grado di contestare l'esclusiva rappresentativa degli antifascisti italiani; pertanto, per i «titini» appare come l'avversario più pericoloso, sia perché potenzialmente in grado di diventare il punto di riferimento della popolazione di sentimenti italiani, sia in quanto l'eventuale accoglimento delle sue pretese di riconoscimento, quale legittima espressione della resistenza italiana, farebbe cadere uno dei pilastri principali su cui si regge l'edificio dei poteri popolari.
Ma la furia si scatenò conferocia nei confronti degli esponenti dell'italianitàcittadina.
Furono subito uccisi i due senatori di Fiume, Riccardo Gigante e Icilio Bacci, e centinaia di uomini e donne, di ogni ceto e di ogni età, morirono semplicemente per il solo fatto di essere italiani.
Oltre 500 fiumani furono impiccati, fucilati, strangolati, affogati. Altri incarcerati. Dei deportati non si seppe più nulla. Adolfo Corradi era un modesto usciere di Palazzo Adria. Due poliziotti lo prelevarono da casa e lo portarono al cimitero di Cosala. Gli diedero una pala e lo costrinsero a scavarsi una fossa. Sarebbe stata una sbrigativa esecuzione, come tante altre, se quel «brav'uomo» non avesse avuto la stoffa e il sangue dell'eroe. Prima di morire usò la pala per spaccar la testa a uno dei suoi giustizieri ma l'altro lo fermò per sempre con una scarica di mitra a bruciapelo.
Cercarono subito gli ex legionari dannunziani, gli irredentisti della prima guerra mondiale, i mutilati, gli ufficiali, i decorati e gli ex combattenti: Adolfo Landriani era il custode del giardino di piazza Verdi: non era fiumano, ma era venuto a Fiume con gli Arditi e per la sua piccola statura tutti lo chiamavano «Maresciallino».
Lo chiusero in una cella e gli saltarono addosso in quattro o cinque imponendogli di gridar con loro: «Viva la Jugoslava! ». Lui, pur così piccolo, si drizzò sulla punta dei piedi, sollevò la testa in quel mucchio di belve, e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: «Viva l'Italia!».
Lo sollevarono, come un bambolotto di pezza, e lo sbatterono contro il soffitto, più volte, con selvaggia violenza e lui ogni volta: «Viva l'Italia! Viva l'Italia! » sempre più fioco, sempre più spento, fin che il grido non divenne un bisbiglio, fin che la bocca colma di sangue non gli si chiuse per sempre.
Qualcuno morì più semplicemente per aver ammainato in piazza Dante la bandiera jugoslava.
Il 16 ottobre del 1945, un ragazzo, Giuseppe Librio, diede tutti i suoi diciott'anni, pur di togliere il simbolo di una conquista dolorosa.
Lo trovarono il giorno dopo, tra le rovine di molo Stocco, ucciso con diversi colpi di pistola. A nessuno di questi eroi, semplici e sconosciuti, l'Italia concederà una medaglia alla memoria.
Per molti di noi si presentò il dilemma: dittatura o esilio? Conservare la casa o finire in Italia nella baracca di un campo? Restare e imporre a sé e ai propri figli la maschera dello slavo comunista, col pericolo di non saper mentire e di finire in una foiba o fuggire in una Italia sconfitta e mutilata? 54 mila fiumani, su 60 mila, scelsero l'esodo che ebbe così il significato di uno schiacciante plebiscito.
Il 24 maggio 1945 «La Voce del Popolo» pubblica un comunicato nel quale si precisa che chi vuole rimpatriare in Italia deve presentare una domanda scritta, dichiarare i beni mobili e immobili che abbandona, depositare presso la Banca centrale «l’oro, le carte valori, le azioni, il denaro e tutti gli altri titoli» e potrà «portare con sé i propri indumenti personali fino ad un massimo di 50 kg, nonché l'importo di lire 20.000 per sé, quale capofamiglia, e ulteriori lire 5.000 per gli altri membri della famiglia che viaggiano con lui: tutto ciò non in contanti ma in buoni». Nonostante ciò, le partenze aumentano e rappresentano un impoverimento ed uno scacco per la sbandierata fratellanza italo-jugoslava.
Coloro che abbandonano la città vengono definiti, in blocco, fascisti fuggiti all'epurazione, personaggi ambigui da raffigurare, in una significativa vignetta, come ladri di galline.
E' un esodo di massa che dopo la firma del Trattato di pace avrebbe completato la definitiva trasformazione del volto della città. Il comunismo slavo non si presentò come liberatore, ma con le mani e il cuore avidi di sangue.
Perfino i partigiani che avevano combattuto nella bande slave cercarono, di li a poco, rifugio in Italia. Particolarmente odiosa fu la persecuzione religiosa che assunse toni e aspetti d’incredibile ferocia e inciviltà. Dodici sacerdoti vennero prelevati in casa o in chiesa e passati per le armi. Altri furono percossi, malmenati, espulsi o condannati alla detenzione nelle carceri slave. Intere comunità monastiche si riversarono in Italia. Nei cimiteri si abbattono le croci e si scalpellano le scritte tombali in lingua italiana. A Fiume viene demolita con la dinamite la chiesa del Redentore; a Umago si demolisce quella dell'Addolorata.
Ecco perché abbiamo dovuto lasciare la nostra terra.
In molti italiani l'esodo suscitò rabbia e disprezzo. Su un quotidiano molto diffuso si poté leggere: «Non è il terrore titino alla base di questo, ma la campagna di menzogne antislave. Era la propaganda demagogica di Roma a spingere i polesi verso l'Italia, nazione nella quale i senzatetto e i disoccupati si contano a milioni, mentre al contrario la disoccupazione non esiste in Jugoslavia».
Ad Ancona i profughi furono accolti dalle urla scomposte di persone che agitavano i pugni chiusi in risposta allo sventolio dei nostri tricolori.
Diversi esuli, a Venezia, fecero l'esperienza traumatizzante dei dissacranti sputi dei comunisti allo sbarco della salma di Nazario Sauro, l'eroe istriano medaglia d'oro.
Ecco come abbiamo lasciato la nostra terra.
La maggior parte degli italiani non avvertì il significato di coloro che, nell'arco di dieci anni, decisero di rimanere cittadini italiani a prezzo dell'abbandono di ciò che avevano di più caro.
Ma una cosa è certa: nonostante le cocenti delusioni in Italia, le irritanti incomprensioni, la torpida indifferenza di tanta parte -ufficiale e non - noi tutti ripeteremmo l'esodo, frutto della nostra formazione civile. Anzi, ne siamo fieri e compatiamo coloro che per ignoranza, faziosità ed egoismo non ci hanno compreso.
A costoro possiamo solo dire: i fiumani non si arrenderanno mai e continueranno, anche nella via dolorosa dell'esilio, a rendere testimonianza viva di un'italianità tradita e contestata.
Il nostro amore per l'Italia è stato consacrato col sacrificio del - sangue, prima, durante e dopo l'esodo.
Anche dopo.
Leonardo Manzi aveva abbandonato Fiume a soli otto anni. Morì da «profugo» a Trieste il 6 novembre 1953 e i suoi anni erano ancora troppo verdi per perdere la vita.
La Polizia Civile, pagata dagli Inglesi, lo abbatté a fucilate, sul sagrato della chiesa di S. Antonio, mentre stringeva tra le mani da bambino uno straccio tricolore che non voleva più raccattare nessuno.



 
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Terra & Libertà
view post Posted on 10/2/2008, 19:45




Apriamo una sezione STORIA. sarebbe molto interessante.
ma qui si parla di politica. la jugoslavia non esiste più, l'urss non esiste più, il pci non esiste più. toglitti non esiste più, tito non esiste più.


solidarietà alle vittime delle foibe ed agli slavi che hanno subito la feroce oppressione italiana.
 
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micio000
view post Posted on 10/2/2008, 19:52




i reduci ci sono ancora
 
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conmar
view post Posted on 11/2/2008, 02:26




Pochi ormai.... la storia delle foibe la conosciamo tutti in questi tempi...
Giusto ricordarla... ma dovremmo riandare a quel preciso periodo storico. Come già scrissi anche lo scorso anno ...
 
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save6969
view post Posted on 11/2/2008, 10:56




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 10/2/2008, 19:45)
Apriamo una sezione STORIA. sarebbe molto interessante.
ma qui si parla di politica. la jugoslavia non esiste più, l'urss non esiste più, il pci non esiste più. toglitti non esiste più, tito non esiste più.


solidarietà alle vittime delle foibe ed agli slavi che hanno subito la feroce oppressione italiana.

ragionando come te nche del nazismo non si dovrebbe parlar piu
che modo

CITAZIONE (conmar @ 11/2/2008, 02:26)
Pochi ormai.... la storia delle foibe la conosciamo tutti in questi tempi...
Giusto ricordarla... ma dovremmo riandare a quel preciso periodo storico. Come già scrissi anche lo scorso anno ...

o certe cose si condannano senza se o senza ma o si fa politica
stop
 
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bob lauriski
view post Posted on 11/2/2008, 11:02




CITAZIONE (save6969 @ 11/2/2008, 10:56)
CITAZIONE (Terra & Libertà @ 10/2/2008, 19:45)
Apriamo una sezione STORIA. sarebbe molto interessante.
ma qui si parla di politica. la jugoslavia non esiste più, l'urss non esiste più, il pci non esiste più. toglitti non esiste più, tito non esiste più.


solidarietà alle vittime delle foibe ed agli slavi che hanno subito la feroce oppressione italiana.

ragionando come te nche del nazismo non si dovrebbe parlar piu
che modo

CITAZIONE (conmar @ 11/2/2008, 02:26)
Pochi ormai.... la storia delle foibe la conosciamo tutti in questi tempi...
Giusto ricordarla... ma dovremmo riandare a quel preciso periodo storico. Come già scrissi anche lo scorso anno ...

o certe cose si condannano senza se o senza ma o si fa politica
stop

:quoto:

La morale è sempre quella
è buona solo la MORTADELLA !


(ogni allusione è puramente voluta)
 
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view post Posted on 11/2/2008, 11:20
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Orgoglioso membro del club "strozzi ed anche un po' cornuti"

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Una capsula (da clonazione) di fluido primario...

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Quel che mi fa orrore è che si voglia ricordare le foibe solo come "odio anti-italiano", senza capire cosa vi fosse dietro: neanche i titini un giorno si fossero svegliati con il mal di testa ed abbiano pensato che infoibare gli italiani avrebbe agito da analgesico... Comportandosi così - come ha fatto Storace ieri a Trieste, per esempio - non si fa altro che riattizzare vecci odi, senza capire la ragione di tanta follia: capire perchè non accada mai più, non dovrebbe essere questo il significato della giornata? Purtroppo a tanti non par vero di poter ricamare sopra ad una tragedia per tornaconto politico - specie se può servire a raccattare voti.
 
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micio000
view post Posted on 11/2/2008, 11:58




CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 11/2/2008, 11:20)
Quel che mi fa orrore è che si voglia ricordare le foibe solo come "odio anti-italiano", senza capire cosa vi fosse dietro: neanche i titini un giorno si fossero svegliati con il mal di testa ed abbiano pensato che infoibare gli italiani avrebbe agito da analgesico... Comportandosi così - come ha fatto Storace ieri a Trieste, per esempio - non si fa altro che riattizzare vecci odi, senza capire la ragione di tanta follia: capire perchè non accada mai più, non dovrebbe essere questo il significato della giornata? Purtroppo a tanti non par vero di poter ricamare sopra ad una tragedia per tornaconto politico - specie se può servire a raccattare voti.

Mi pare che Napolitano abbia reso bene il senso della giornata, non una manifestazione contro la Croazia e la Slovenia, ma una giornata per ricordare quei fatti
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 11/2/2008, 12:19




CITAZIONE (save6969 @ 11/2/2008, 10:56)
o certe cose si condannano senza se o senza ma o si fa politica
stop

è impossibile condannarle senza se e senza ma, gli slavi avevano le loro ragioni ed il PCI del 45 era sensibile alle loro vicende.
Qiondi se ne può parlare una vita, come abbiamo fatto ogni anno.

Ma qualsiasi richiamo alla politica odierna è una strumentalizzazione.


 
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view post Posted on 11/2/2008, 12:19
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CITAZIONE (micio000 @ 11/2/2008, 11:58)
CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 11/2/2008, 11:20)
Quel che mi fa orrore è che si voglia ricordare le foibe solo come "odio anti-italiano", senza capire cosa vi fosse dietro: neanche i titini un giorno si fossero svegliati con il mal di testa ed abbiano pensato che infoibare gli italiani avrebbe agito da analgesico... Comportandosi così - come ha fatto Storace ieri a Trieste, per esempio - non si fa altro che riattizzare vecci odi, senza capire la ragione di tanta follia: capire perchè non accada mai più, non dovrebbe essere questo il significato della giornata? Purtroppo a tanti non par vero di poter ricamare sopra ad una tragedia per tornaconto politico - specie se può servire a raccattare voti.

Mi pare che Napolitano abbia reso bene il senso della giornata, non una manifestazione contro la Croazia e la Slovenia, ma una giornata per ricordare quei fatti

Il suo intervento è stato ottimo, come sempre (più la tirata d'orecchi al collega croato per quel che è successo l'anno scorso). Io mi riferisco ad altri, politicanti, ovviamente...
 
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ROCCA.SINDACO
view post Posted on 11/2/2008, 12:44




ho letto i 9 messaggi di risposta a questo thread..e ho il presentimento che si voglia giustificare gli orrori delle Foibe..solo perchè in quel periodo gli sloveni e i croati odiavano gli italiani..!
Ma allora dovremmo giustificare anche le pulizie etniche dei nazisti contro gli italiani,dei fascisti contro i partigiani e dei partigiani contro i fascisti a fine guerra...anche perchè era "un periodo di storia particolare"... O_o..
 
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view post Posted on 11/2/2008, 13:02
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CITAZIONE (ROCCA.SINDACO @ 11/2/2008, 12:44)
ho letto i 9 messaggi di risposta a questo thread..e ho il presentimento che si voglia giustificare gli orrori delle Foibe..solo perchè in quel periodo gli sloveni e i croati odiavano gli italiani..!
Ma allora dovremmo giustificare anche le pulizie etniche dei nazisti contro gli italiani,dei fascisti contro i partigiani e dei partigiani contro i fascisti a fine guerra...anche perchè era "un periodo di storia particolare"... O_o..

Noto che hai infranto il tuo proposito di startene lontano da qui dopo la tua riammissione... :shifty: :fischia:

Rocca, io dico che non possiamo pensare di celebrare il giorno del ricordo come pura follìa: bisogna capire cosa scatenò tutto quell'odio sanguinario; non possiamo chiudere gli occhi su quello che gli italiani fecero in Istria, Dalmazia e Quarnaro durante il ventennio: italianizzazione forzata, accompagnata da rapimenti, stupri, uccisioni di massa, demolizioni ed incendi di interi paesi, deportazioni, campi di concentramento... Perchè altrimenti quella gente ci odiava al punto da macchiarsi di crimini così orrendi? Bisogna capire per evitare di ricadere negli stessi errori del passato.
 
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conmar
view post Posted on 11/2/2008, 13:29




Inutile fede.. si guarda al fatto senza sapere, o voler capire, cosa l'ha scatenato...
Forse qualcuno qui non capisce che non c'è nessuno che inneggia alle foibe ( come invece qualcun'altro fa con le deportazioni . Sia chiaro che non parlo di quelli che frequentano il forum,tanto per precisare ).. io non credo e nemmeno penso che ci siano figli di un dio minore in questi casi ( e nemmeno in altri per la precisione -_- ) , quello che da anni a questa parte stiamo dicendo in diversi, è che era un momento storico particolare, con odio molto acceso nei confronti dei "nemici".. Le cause che hanno scatenato tutto sono ben chiare, da entrambe le parti.
Il resto è aria fritta.
 
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Alegría!
view post Posted on 11/2/2008, 13:55




CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 11/2/2008, 13:02)
CITAZIONE (ROCCA.SINDACO @ 11/2/2008, 12:44)
ho letto i 9 messaggi di risposta a questo thread..e ho il presentimento che si voglia giustificare gli orrori delle Foibe..solo perchè in quel periodo gli sloveni e i croati odiavano gli italiani..!
Ma allora dovremmo giustificare anche le pulizie etniche dei nazisti contro gli italiani,dei fascisti contro i partigiani e dei partigiani contro i fascisti a fine guerra...anche perchè era "un periodo di storia particolare"... O_o..

Noto che hai infranto il tuo proposito di startene lontano da qui dopo la tua riammissione... :shifty: :fischia:

Rocca, io dico che non possiamo pensare di celebrare il giorno del ricordo come pura follìa: bisogna capire cosa scatenò tutto quell'odio sanguinario; non possiamo chiudere gli occhi su quello che gli italiani fecero in Istria, Dalmazia e Quarnaro durante il ventennio: italianizzazione forzata, accompagnata da rapimenti, stupri, uccisioni di massa, demolizioni ed incendi di interi paesi, deportazioni, campi di concentramento... Perchè altrimenti quella gente ci odiava al punto da macchiarsi di crimini così orrendi? Bisogna capire per evitare di ricadere negli stessi errori del passato.

Ma guarda che gli errori li hanno fatti anche gli jugoslavi visto che non hanno "punito" solo i responsabili degli abusi che avevano subito ma hanno perseguitato tutti quelli che gli capitavano a tiro.

Inoltre molti hanno pensato bene di utilizzare questo modo di farsi giustizia anche per un tornaconto economico visto che le proprietà degli italiani sono state espropriate e consegnate ai jugoslavi.

Non ostiniamoci ancora a vedere le foibe esclusivamente come un fenomeno di causa ed effetto avvenuto come conseguenza delle dure repressioni fasciste, condanniamole e basta.

Questo credo dovrebbe fare ogni persona con un pò di coscienza.
 
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pizzo1
view post Posted on 11/2/2008, 14:03




CITAZIONE (Alegría! @ 11/2/2008, 13:55)
CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 11/2/2008, 13:02)
Noto che hai infranto il tuo proposito di startene lontano da qui dopo la tua riammissione... :shifty: :fischia:

Rocca, io dico che non possiamo pensare di celebrare il giorno del ricordo come pura follìa: bisogna capire cosa scatenò tutto quell'odio sanguinario; non possiamo chiudere gli occhi su quello che gli italiani fecero in Istria, Dalmazia e Quarnaro durante il ventennio: italianizzazione forzata, accompagnata da rapimenti, stupri, uccisioni di massa, demolizioni ed incendi di interi paesi, deportazioni, campi di concentramento... Perchè altrimenti quella gente ci odiava al punto da macchiarsi di crimini così orrendi? Bisogna capire per evitare di ricadere negli stessi errori del passato.

Ma guarda che gli errori li hanno fatti anche gli jugoslavi visto che non hanno "punito" solo i responsabili degli abusi che avevano subito ma hanno perseguitato tutti quelli che gli capitavano a tiro.

Inoltre molti hanno pensato bene di utilizzare questo modo di farsi giustizia anche per un tornaconto economico visto che le proprietà degli italiani sono state espropriate e consegnate ai jugoslavi.

Non ostiniamoci ancora a vedere le foibe esclusivamente come un fenomeno di causa ed effetto avvenuto come conseguenza delle dure repressioni fasciste, condanniamole e basta.

Questo credo dovrebbe fare ogni persona con un pò di coscienza.

:quoto:

 
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261 replies since 10/2/2008, 19:33   4196 views
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