Articolo di Raffaele Vitali
It’s the sound of silence. Simon&Garfunkel aiutatemi voi. Perché commentare la notizia che la Sutor Montegranaro ha detto addio a ogni campionato professionistico è più complicato di quanto si creda.Non tanto per l’amore per la pallacanestro, perché non è un campo di serie A che ne cambia l’intensità. Quanto per il modo in cui è avvenuto tutto quanto.
Non c’è stato un omicidio a Montegranaro. Sotto la torre che illumina il cielo e parla agli extraterrestri è andata in scena un’eutanasia. È come se alla Sutor fosse stato iniettato un veleno, giorno dopo giorno.
La prima dose ha causato i malori, i primi rigurgiti. Sono i debiti e le discussioni che ne sono nate. La seconda dose è quella che ha spinto la proprietà a chiedere aiuto, a lanciare appelli e che, a causa dell’eccesso di urla di dolore, ha spaventato i soccorritori. La terza dose, infine, quella letale che ha fatto calare il silenzio e ha chiuso le porte lasciando alla Sutor il futuro più amaro.
Chi è che ha staccato la spina? L’elenco sarebbe lungo. si parte da chi ha le responsabilità, la Trade; poi chi le responsabilità a febbraio le ha respinte, il Consorzio; infine chi ha fatto poco o nulla: Montegranaro.
Resta il risultato: non ci sarà la festa al teatro La Perla a settembre, non ci sarà il numero nove, non ci sarà più una sede, non ci saranno più il derby con Pesaro o il Bulleri da fischiare. Ma ci sarà ancora il nome Sutor negli uffici della Fip. Perché è vero che Siena farà la Dna, ma della Mens Sana non ci sarà più traccia.
Eutanasia con testamento, per una storia che poteva finire diversamente.
Ma che è la fotografia di una terra ricca ma piena di problemi, che si chiamino Russia, cali del 30% di ordini per i calzaturieri, od orgoglio, e dentro ogni azienda ce ne è tanto, da oggi troppo.-------------------------------------------------------------------------------------------
In bocca al lupo Montegranaro....arrivederci al più presto possibile