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| CITAZIONE (Calabria22 @ 19/7/2022, 13:05) CITAZIONE (Zobeide @ 19/7/2022, 13:02) IMHO non è un problema di nord Vs sud, quanto di inettitudine: l’idea che il movimento abbia positivi sviluppi diminuendo il numero di squadre in A1, A2 e B1. Si torna ai criteri ispiratori della riforma, all’idea che in una fase di enormi problematiche economiche, sia opportuno scremare il vertice.
Nella logica che prevale un po’ ovunque, incluso in basketcafè, bisogna alleggerire e qualificare il livello tecnico dei campionati, ed allora la protesta, chiamiamola così, di calabresi e siciliane sarebbe la misura che si stia procedendo nella direzione giusta: se abbiano problemi a coprire questi crescenti costi, vuol dire che debbono giocare contro Canicattì, Gela e Palmi, che non siano all’altezza del terzo campionato nazionale. Una maniera distorta di ragionare che parte dallo scorso inverno/inizio primavera, dal filtraggio calibrato su fagiane Instagram e Facebook di settore, in cui si giurava e spergiurava che il livello tecnico del girone D fosse pessimo. Si il livello del girone D è minore perché a differenza degli altri gironi le distanze e quindi il conseguente costo di trasferta sono nettamente superiori.Se a questo ci aggiungi che tutte le squadre del SUD non hanno settori giovanili dove fuoriescono atleti da serie B ,si capisce come il divario andrà sempre più ad aumentare e fra 3-4 anni la Fip come campionati nazionali gestirà solo squadre del centro-nord. La mia idea è più semplice, che la regolar season nel girone D abbia fisicamente e mentalmente distrutto la maggior parte delle 8 partecipanti ai playoffs… non è tanto un aspetto economico(in serie B i costi di allestimento d’organico sono enormemente superiori a quelli di trasferta…), quanto fisico e mentale. E può essere evidenziato da alcuni elementari aspetti di analisi: che in nessuno degli altri gironi sia restata fuori dai playoff una compagine dai valori tecnici equivalenti a quelli di Sant’Antimo, pronosticata un po’ da tutti in estate come la principale antagonista di Agrigento per la vittoria finale, eppure arrivata solo nona. E così pure la qualità ed i costi di gestione di rosters come quelli di Molfetta, Avellino, Cassino, tutti fuori dai playoffs, i laziali addirittura retrocessi in C. Detto in altri termini, che la lotta senza quartiere che ha visto protagoniste le prime 8 del girone D, il fatto che nessuna partita, tranne quelle con Formia, avesse un risultato scontato, abbia depotenziato da un punto di vista fisico e mentale Ruvo, Bisceglie, Ragusa e Salerno, facendole arrivare spompate al primo turno. La superiorità del girone C c’era ed era pure evidente, ma sarebbe dovuto venir fuori solo in semifinale. Ai fini del nostro discorso sui gironi, il senso è che “buttarla sulla inconsistenza tecnica delle squadre del Sud”, ha fatto filtrare meglio, reso più accettabile l’idea “che sia necessario tagliare i rami secchi”. Un’idea sbagliata, far finta che non ci sia in atto una difficile contingenza economica post-Covid, dal significato ingigantito dalla guerra in Ucraina e più che possibile contingentamento alimentare ed energetico, e farlo addirittura passare come esaltazione delle modalità per privilegiare il merito.
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