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Under 18 interregionale

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view post Posted on 15/10/2018, 12:17

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Alle 19,30, minuto più minuto meno, Bluorobica Leonessa BS. Diretta video streaming su iutiub. Link al canale nel mio profilo.. forza Blu!
 
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Robmen66
view post Posted on 15/10/2018, 12:39




CITAZIONE (Stid @ 11/10/2018, 13:52) 
Prendendo spunto dalla testimonianza di “alonzo01”, che ha visto risolta una partita al cardiopalmo con una tripla realizzata a 30 secondi circa dal suono della sirena, e da quella di “ZioIvanPV”, che ben rileva quanto sia stata determinante la “percentuale altissima” prima e la “precisione in attacco” poi, per determinare il risultato della partita, un pensiero è stato inevitabilmente rivolto a quanto sia importante saper esprimere una dote di tiro per essere competitivi. Naturalmente, il pensiero seguiva una riflessione già fatta sulla mia squadra del cuore.
Poi, ieri sera, ho avuto l’occasione di assistere ad una partita del girone 3 della TOP U18. Una brutta (ma davvero brutta) partita, magistralmente diretta da un arbitro incapace e, solo per questo, accreditabile di buona fede. A parte questo, anche in questa occasione ho potuto rilevare una grande imprecisione al tiro.
Quindi, approfittando dell’isolamento mistico dato una pausa pranzo consumata nel baretto vicino allo studio in questa giornata uggiosa, un nuovo pensiero mi ha colto: serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
La risposta sembra scontata, ma invero è una vexata quaestio, oggetto di discussione anche tra i santoni della pallacesto. Vi è infatti chi sostiene che l’abilità fondamentale del giocatore sia il palleggio, chi il passaggio, chi il rimbalzo,chi, appunto, il tiro. Altri si spingono oltre ed affermano che l’abilità fondamentale del giocatore debba essere l’abilità difensiva, altri la comprensione tattica del gioco, altri ancora il carattere. Tra gli amici, molto più prosaicamente, prevale l’idea che, alla fine, vince chi realizza un punto in più dell’avversario e, dunque, sia inequivocabilmente il tiro.
In fondo, è possibile ammettere che è inutile predicare geometrie esistenziali (cit. Franco Battiato da “Gli uccelli”, 1981), postulati di collaborazioni ancestrali (cit. Charles Robert Charles Darwin da “L’Origine della specie”, 1859) e lavorare di cesello su ogni movimento (cit. Marco Vitruvio Pollione da “De architectura”, 15 a.C.), se poi si ha un tiro inefficace. Infatti un tiratore costringe ad accoppiamenti difensivi ed impone scelte tattiche che potrebbero costringere una squadra a difendere come non vorrebbe o come non è abituata.
Personalmente, lo dico, non sono d'accordo, ma riconosco che il tiro o, meglio la formazione sul tiro, viene sotto valutata e, per moltissime ragioni si investe molto poco tempo nel tiro, almeno ai livelli dei campionati regionali.
Intanto, per inciso, ritengo che sia corretto riferirsi al tiro con rimando ai cosiddetti tiratori “credibili”, in quanto affidabili (perché costanti nella capacità realizzativa), attendibili (perché rispondono a percentuali di realizzazioni attese nell’unità di tempo riferibile) e certi (perché seguiti e formati). Per gli altri, i cosiddetti “bravi” tiratori, ritenuti tali perché realizzano tanti punti (spesso neanche tanti), a fronte di mille opportunità di tiro e badilate di minuti di gioco concessi, la credibilità attribuita non è oggettiva ma soggettiva e trova la sua ragione in una condizione di anticipazione di credibilità, spesso fondata sulla fiducia data dal coach in risposta ad una contingenza di gioco o, peggio, determinata dall’incapacità dello stesso coach di risolvere la contingenza emersa con una strategia di gioco.
Quelli che segnano punti, al di là di ogni considerazione ed evidenza, sono solo i tiratori credibili.
Per contro, su una cosa sono tutti d'accordo, sia i santoni sia gli amici: tiratori credibili non si nasce, lo si diventa. Senza dubbio, posso testimoniare che la cosa che differenzia me dai leggendari tiratori citati in questo forum tra i giovani atleti siano le ore di lavoro. Non è un’opinione, è scientificamente provato. Si tratta di anni di lavoro, ora dopo ora. Null’altro.
Ma, a questo punto, quanto serve per “costruire” un tiratore credibile. In questi anni mi è capitato di leggere in ogni dove (pubblicazioni e riviste) più e più teorie, quasi sempre condivisibili od, almeno, ragionevoli. Un punto comune a tutte è la considerazione che servono dai 1200 tiri settimanali (scuola europea) ai 1500 tiri settimanali (scuola americana) per incrementare sensibilmente le proprie percentuali di tiro.
Hai detto niente! direte voi (#’sticazzi). E’ qui sta proprio il problema. Senza entrare nei casi specifici, è possibile riconoscere che ogni allenamento di livello medio giovanile regionale (riconosciuto che diverse sono le risorse e l'organizzazione delle società che gravitano nelle divisioni nazionali giovanili di eccellenza), dura in media un’ora e mezza. Per contro, ogni seduta è necessariamente composta dalle varie fasi come attese dalla Federazione e non tutte queste includono l’uso della palla e non tutte queste prevedono l’esercizio del tiro. Se poi si considerano i tempi di inattività sull’esercizio o quelli in cui l'atleta è impegnato a difendere, il tempo che rimane utile al tiro è davvero poco.
Detto questo, ma si potrebbe aggiungere altro, è possibile riconoscere che un giovane atleta in ogni allenamento riuscirà a tirare 30 volte, forse 40 volte nella più rosea previsione. Dunque, in un contesto ordinario dove si svolgono tre sedute settimanali di allenamento da un’ora e mezza ciascuna, ogni atleta può avere circa un massimo di 120 occasioni di tiro (stima evidentemente euristica).
Appare evidente che la soglia dei 1200 tiri settimanali attesi sia piuttosto irrealizzabile.
Per contro, anche in realtà differenti, sempre a livello giovanile, ma considerate di eccellenza, il lavoro sul campo si attesta in una media di 4 ore al giorno, per 6 sedute settimanali, capaci di concedere circa un massimo di 480 occasioni di tiro (stima, anche questa, evidentemente euristica). E’ dunque evidente che in questo contesto gli atleti possano migliorare ed ottenere prestazioni migliori in campo.
Dunque, posta corretta l’attesa di almeno 1200 tiri settimanali, necessari per la “costruzione” di un tiratore credibile, occorre che un atleta vada al campo a tirare, da solo, oltre il tempo dell’allenamento. Per contro, è altresì necessario che i tiri non siano solo tanti, ma anche di qualità, ossia pensando ai consigli tecnici dell’allenatore, impostando il corpo e governando il gesto.
In estrema sintesi, la differenza sta tutta in quel tempo, nel totale dei tiri scoccati ogni settimana. Appare triste pensare che la differenza fra chi diverrà un tiratore credibile e chi no sia legata ad un numero, ad un tempo a disposizione, ma è così.
Per diverse ragioni e differenti circostanze, ho avuto l’occasione di vedere ragazzi lavorare sul tiro in palestra e tirare fino a sera o sotto la pioggia nei campetti all’aperto, segnando su di un libricino i tiri fatti e quelli realizzati, per capire meglio come lavorare per migliorare, perché non è pensabile che si possa migliorare qualcosa senza misurarlo e senza avere un piano da rispettare, e, non ultimo, per avere un stimolo a fare meglio.
Dunque, serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
Una risposta univoca non c’è l’ho, ma un’idea me la sono fatta. Un ottimo tiro è un’abilità se è un tiro credibile, altrimenti è solo un attributo.
Pausa pranzo finita.

Nota: ammesso che ho raggiunto l’apice delle mie abilità mangiando le girelle srotolandole, non rispondo della sensatezza di quanto detto.

Che dire, caro Stid ho fatto leggere a mio figlio il tuo intervento perchè lo trovo chiarificatore per un approccio corretto allo sport in generale e nel basket nello specifico. Se qualcuno volesse prendersi la briga di leggere la prima autobiografia di Andrè Agassi, suo padre diceva la stessa cosa ai suoi 3 figli. Certo, lo pretendeva come un dittatore, ma nella sostanza aveva ragione. Dei 3 figli solo Andrè ha eseguito, subendo e portandosi dietro questa ferita, le "indicazioni" del padre e dentro una conflitualità enorme è diventato ciò che tutti sappiamo. Si può arrivare alla sostanza fornendo le ragioni adeguate lasciando la libertà di coglierle. Grazie Stid.

CITAZIONE (Stid @ 13/10/2018, 16:54) 
Gezz, piuttosto che rovinarti il sabato con le mie elucubrazioni, io un’ikea ce l’avrei (suggerita invero da mia moglie). In merito al tema, però, credo che dare una risposta esauriente non sia davvero possibile e forse non abbia nemmeno senso. Ciò perché l’allenamento al tiro è diverso in ragione della tipologia di tiro su cui ci si vuole allenare ed ogni tipologia chiede un tempo determinato, diverso l’uno dall’altro. Diciamo che si possono specificare due macro famiglie di esercizi, ossia quelli riferiti a tiri definiti “statici”, perché scoccati con il solo movimento di posizione al tiro, e quelli riferiti ai tiri definiti “dinamici”, perché scoccati con avvicinamento in corsa, con palleggio o con passaggio. In generale, quello più atteso e che più colpisce l'immaginario del tifoso è il tiro in sospensione dalla media o lunga distanza.
In termini di tempo, è possibile ammettere che un ragazzo che si allena da solo al canestro può scoccare un tiro ogni 8/10 secondi (tempo determinato dalla presa di posizione, impostazione del tiro, tiro e recupero del pallone) per un massimo di circa 8 tiri al minuto, per un totale di circa 480 tiri all’ora. Dunque, nel caso di una realtà regionale che arrivasse ad offrire fino a 120 occasioni di tiro, la possibilità di trovare almeno un’ora di tiro individuale oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro a 600 tiri settimanali. Nel caso in cui egli avesse l’opportunità di allenarsi con un compagno, è possibile ammettere un tiro ogni 4/6 secondi (tempo determinato dalla presa di posizione, ricezione del pallone e tiro) per un massimo di circa 15 tiri al minuto, per un totale di circa 900 tiri all’ora. Dunque, nel caso di un allenamento assistito, la possibilità di trovare almeno un’ora di tiro individuale oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro ad oltre 1.000 tiri settimanali. Naturalmente, l’ora deve composta da almeno 6 sessioni da 10 minuti, alternate da non meno di 5 minuti di recupero in movimento, per un valore reale di circa un’ora e mezza di lavoro, mentre, nel caso di un allenamento assistito, è necessario avere circa due ore di tempo pieno, dal momento che la fase di recupero si avrà potendo alternare gli atleti al tiro. L’ipotesi di avere l’occasione di tre allenamenti settimanali di tiro individuale da almeno 30 minuti (due sessioni di tiro da 10 minuti + recupero) sarebbe poi necessaria per colmare il “buco” dei giorni di riposo e dare, quindi, dare costanza giornaliera all’esperienza di tiro, che deve essere continua per essere efficace ed efficiente. Per contro, per chi già pratica questo sport in realtà di eccellenza, è possibile ammettere un impegno giornaliero, per così dire, extra time di circa 30 minuti (due sessioni da 10 minuti + recupero), dove, se solo, può scoccare un tiro ogni 6/8 secondi (in questa realtà è sempre attesa una migliore performance individuale, non fosse altro perché ci si trova innanzi a giovani atleti più allenati) per un massimo di circa 10 tiri al minuto, per un totale di circa 200 tiri. Dunque, nel caso di una realtà di eccellenza che arrivasse ad offrire fino a 480 occasioni di tiro, la possibilità di trovare tre allenamenti da due sessioni di tiro oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro complessiva ad oltre 1.000 tiri settimanali. Poi, nel caso in cui vi fosse l’opportunità di allenarsi con un compagno, è possibile ammettere che l’esperienza di tiro sarebbe prossima se non superiore a quella attesa. In realtà, i ragazzi non sono degli automi e la capacità di resistenza alla fatica e di risposta all’attenzione è fortemente varia in ragione della persona e dell'intensità dell’esercizio. Dunque, si tratta qui di un mero esercizio di principio. Nella realtà, ogni allenamento, specialmente quello praticato fuori dal controllo diretto dello staff tecnico, deve essere valutato e pianificato con attenzione e, soprattutto, costruito ad arte per ogni singolo atleta, come per un abito su misura.
Ti posso portare, in merito, la testimonianza di una realtà serba che seguo da un poco e che cerca di formare il maggior numeri di tiratori credibili, nei limiti della loro organizzazione. Premetto che ogni ragazzo, superati i 14 anni, si allena un’ora prima di andare a scuola, mentre, n pomeriggio si allena per altre tre ore. Infine, dopo le 16, ha a disposizione il “полигон“, che tradotto dovrebbe essere il “poligono”. Si tratta di un lungo capannone dove sono disegnati, l’uno al fianco dell’altro, 12 metà campo, con impianto sovrapposto (invero, un gran casino di linee), per l’allenamento al tiro in pressione, mentre ad ogni canestro sono contrapposti due canestri per l’allenamento sui tiri liberi. A fine allenamento, ogni ragazzo deve registrare quanti tiri ha fatto e quindi completarne il numero con tiri individuali sino ad arrivare a 250 tiri giornalieri, così da garantire 1.500 tiri settimanali oltre a quelli scoccati in partita. Gli allenatori sanno che qualche tiro sarà “rubato”, ma ritengono che in media vengano comunque tirati circa 1.200 tiri settimanali da ogni loro ragazzo. Ho assistito a degli allenamenti ed anche a partite da loro disputate in categorie di età diverse. Che ti posso dire, sbagliano al tiro anche loro, ma le percentuali individuali sono davvero alte e, se lasciati liberi al tiro, sbagliano davvero poco. Credimi.
Posso affermare che, per quello che ho visto, in Croazia, Bosnia e Serbia è prestata una grande attenzione alla tecnica del tiro. Il Lavoro è finalizzato affinché il ragazzo riesca a scegliere istintivamente il tiro più semplice per l'esecuzione nella circostanza di gioco nonché quello che sia il più possibile libero da pressione, ossia che abbia la maggior probabilità d realizzazione. Diverso ho scoperto essere l’approccio della “scuola” americana dove ogni esercizio di tiro è finalizzato al condizionamento fisico. Scambiando quattro ciance in merito, mi è stato detto che questa è una condizione necessaria in risposta al grande atletismo che i ragazzi oggi mettono in campo e, quindi, un tiratore credibile è solo quello che riesce a realizzare sotto la pressione dell’avversario ed in condizioni di grande fatica sia fisica sia mentale.
Per contro, tutti concordano che per saper tirare si debba tirare tanto con continuità ed attenzione.
Dunque, non so se quanto qui detto possa essere una risposta. Il mio voleva essere solo un pensiero perché guardando il gioco si cercasse di comprende i ragazzi per ciò che valgono e non per ciò per ciò che sembrano. Sono poi d’accordo con te, molti dei bravi di oggi sono i credibili di ieri.
Ogni tanto mi piace lanciare un sasso nella speranza di conseguenze. Posso colpire il nulla o il tutto, consapevole che la mano che poi nascondo è sempre attaccata al mio braccio.
Un grande in bocca al lupo ai ragazzi della BLU per la sfida con la Leonessa.
Noi si va a scuola dai grandi, per imparare e divertirsi.

nota: non finirò mai di ringraziare chi scrive o risponde, conferma o contraddice. Il rischio è che, ad ascoltare una sola campana, si ha poi la presunzione di conoscere la musica.
nota 2: … ti confesso che la mia prima macchina è stata una Panda 45 usata, di colore beige. Per me un mito. Al limite del fuori giri (intorno ai 125/130 Km/h), ti appariva Gesù sul panchetto posteriore, con in mano un Malboro e ti sussurrava … o rallenti o quest’ultima siga ce la fumiamo insieme. Che ricordi!

Anche di questo intervento prendo il tanto che di buono c'è, ma, lo dico senza vergogna, l' ho fatto leggere a mio figlio partendo dalla citazione in nota2. Semplicemente fantastica! Ahahahah!
 
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Stid
view post Posted on 15/10/2018, 20:59




Basej Boys 72 - 78 Petrarca Basket
La squadra di Padova supera il Milan Tri negli ultimi 40". Si è perso, ma si è giocato davvero bene, contro un gruppo dotato di grande atletismo e tecnica. In estrema, estrema ed estrema sintesi, si è visto determinazione ed intensità da entrambe le parti. Intanto noi si migliora, un passo alla volta. Gli arbitri, poi, hanno condotto con correttezza e coerenza. Davvero bravi.
Ora scappo, ma poi torno. Con tutte queste emozioni, mi è venuta una gran fame che mi farei un panino con dentro un frigorifero, ma senza maionese ... perché ingrassa.
A presto.

Nota: "Una parola gentile non si chiede come l'acqua, ma si offre come il Té" (antico proverbio cinese). Grazie di cuore, "Robmen66".
 
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view post Posted on 15/10/2018, 21:40

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Girone C
Auxilium : Mortara 84:72
31:13 45:31 71:51

Non c’ero.
Primo quarto di Torino devastante, partita mai in discussione
Non c’era Guaiana
Mortara non molla ma riesce solo a contenere i danni.
 
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Wizard14
view post Posted on 15/10/2018, 22:07




Vanoli Cremona vs NBB 78-62

Inviato dal mio iPhone tramite ForumFree App

 
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view post Posted on 15/10/2018, 22:44

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Bluorobica Leonessa bs 44-63. Partita giocata punto a punto fin quasi alla fine: fisicità devastante del ragazzo senegalese, che Ursulo sembrava un bimbo e squadra compatta. I Blu non sono riusciti ad imporre il loro gioco rassegnandosi a tirare da fuori, benino.
Ps. Stid, forse comincio a farmi un'ikea sul quesito.
 
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view post Posted on 18/10/2018, 10:42

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Mortara si basa sul gruppo 2002 che dall'U13 disputa il massimo campionato regionale sempre per meriti sul campo, del gruppo originale sono rimasti in 7. Solo l'anno scorso abbiamo avuto un prestito
Penso che sia la sola squadra del campionato ad essere composta tutta da giocatori del settore giovanile.

Il roster della squadra U18
www.basketbattaglia.com/under-18-eccellenza/
 
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view post Posted on 22/10/2018, 11:50

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Questa sera alle 20,30 Armani - Bluorobica. Al 90% Diretta video streaming su iutiub. Link al canale nel mio profilo.. forza Blu!
 
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Wizard14
view post Posted on 22/10/2018, 20:04




Verona Cremona 73-63 (66-61 a 40 secondi dalla fine)

Inviato dal mio iPhone tramite ForumFree App

 
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view post Posted on 22/10/2018, 21:28

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Crocetta Mortara 49:64

15:10 22:27 40:45

Stessi dieci della settimana scorsa con Auxilium
 
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view post Posted on 23/10/2018, 18:54

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Grande battaglia!
 
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view post Posted on 23/10/2018, 21:28

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Blu senza Ursulo febbricitante e con Sici e Teo di rientro nel pomeriggio dalla trasferta di Scafati. Ma bella partita e grande prestazione di squadra. armani mi Bluorobica 48 60.
 
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Stid
view post Posted on 24/10/2018, 12:05




Basej Boys 70 – 65 NBB BRESCIA

Primo referto rosa per i ragazzi del Basej.
MI3 sembra riuscire a chiudere la partita ogni tre /quattro minuti di gioco, ma la NBB riesce sempre a ricucire lo strappo, così da rendere lo spettacolo divertente e sempre coinvolgente.
Ottima prestazione del giovane lettone Tomass Tomass Bērziņš, classe 2000, 200 centimetri per 93 kg, proveniente dal Ghetto Basket di Rīga. Pesanti, poi, sono state le “bombe” di Cipriani, guardia tiratrice di tutto rispetto.
Per congro, per una testimonianza più attenta e ricca di contenuti tecnici, vi rinvio alla cronaca riportata nel sito ufficiale della Società sportiva del MI3 Basket all’indirizzo:
www.milano3basket.com/under18-eccel...per-il-milano3/

Ora ci attende la prossima sfida contro i ragazzi di Cremona, con qualche infortunato ed un paio di assenze importanti. Recatomi al santuario della Fortuna Primigenia per una consultazione, mi sono stati confermati esiti funesti. Però, essendo per natura un ottimista, sono convinto che, quando meno te lo aspetti, qualcosa di fantastico succede.
Da qualche parte nel mondo. Mai a me, di solito.

Nota: per stroncare ogni possibile alterco sulla presenza dei ragazzi stranieri nei campionati giovanili, ricordo che una recente indagine*. svolta a livello nazionale, rivela come 2/3 degli stranieri siano infastiditi dalla presenza di troppi ragazzi italiani in Italia. #machetelodicoaffà
*si tratta dello stesso studio che ci ha rivelato che due italiani su tre parlano male del terzo

Edited by Stid - 24/10/2018, 13:33
 
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view post Posted on 24/10/2018, 14:37

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CITAZIONE (Gezz @ 23/10/2018, 19:54) 
Grande battaglia!

DON BOSCO CROCETTA TORINO-FORTIUS DATA MORTARA 49-64 (15-10; 7-17) (18-18; 9-19)

DON BOSCO CROCETTA TORINO: Valetti, Cucco, Leone 9, Galluzzo, Caputo, Possekel 10, Boeri 10, Magnocavalli 2, Paggetto, Gualdi 16, Zennato, Misiani 2. All.re: Tardone G. 1 ass: Mecca J. 2 ass: Conti F.

FORTIUS DATA MORTARA: Sacchi F., Muzio 3, Marcone 26, Orlandi 16, Mangiarotti, Sacchi M. 4, Comelli 2,
Pancrazi, Facchi M. 6, Lonati 7. All.re: Gerosa E. Vice: Morone D.

Seconda trasferta a Torino: la settimana scorsa l'Auxilum aveva sovrastato i ns nel primo quarto con percentuali altissime.
Si presentano i 10 della settimana scorsa, ma questa volta si capisce che è un'altra partita: Crocetta dopo i primi tentativi falliti da fuori alla prima incursione in area subisce la stoppata da Lonati.
Punteggio bassissimo: 4:3 per Crocetta dopo 5 minuti. Mortara per tutta la partita molto bene in difesa, soffre inizialmente in attacco contro Crocetta a volta a zona.
Nel secondo quarto Crocetta realizza solo dopo 4 minuti. Mortara si porta avanti: finalmente Marcone realizza con continuità: 26 punti alla fine per lui.
Quando Crocetta si riporta in parità Lonati ristabilisce le distanze con 5 punti in un minuto e mezzo ( l'ultimo canestro dopo l'ennesima stoppata, alla fine almeno 5, e successivo contropiede uno contro zero).
Crocetta rimane a contatto, ma Mortara controlla allungando nell'ultimo periodo.

I ns" inesperti" ( per il campionato Eccellenza) 2000 e 2001 paritita dopo partita sono sempre più entrati con il ritmo giusto.
Le due guardie 2000 Orlandi e Marcone che abitualmente già dall'anno scorso in serie D realizzano in doppia cifra hanno guidato il gruppo dei 2002 alla prima meritata vittoria.

Purtoppo io ero su un aereo ed ho seguito la partita solo tramite whatsapp ed ho poi visto qualcosa in streaming.

sotto il link della cronaca di chi la partita l'ha vista
www.basketbattaglia.com/2852/
 
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Stid
view post Posted on 25/10/2018, 12:54




Foresteria sì, foresteria no.

In attesa delle partite del prossimo lunedì, colgo l’occasione per una chiacchiera o, per meglio dire, lanciare un sasso nella speranza di conseguenze. E’ notizia recente l’inaugurazione di Casa Virtus (Virtus Pallacanestro Bologna), con la nuova ed innovativa foresteria, l’Arco Campus, inserita in un parco tematico aperto al pubblico. La notizia è di per sé meritevole di attenzione, ma il fatto che la stessa sia stata testimoniata dalla Gazzetta dello Sport, dedicandole un’intera pagina del quotidiano (Gazzetta del 17 ottobre 2018, Inserto Time Out/Dentro ai Club, pag. V), vale l’occasione di un breve pensiero. In sintesi, la notizia è che le “V” nere possono ora contare su una moderna ed efficiente struttura, costata ben 4,5 milioni di euro, che si sviluppa su tre piani per 1.400 metri quadrati. Allo stesso tempo, è atteso a breve l’ammodernamento della palestra “Porelli”, campo di gioco ed allenamento delle giovanili, con anche la previsione di realizzare anche una zona per il recupero fisico e la crioterapia. Ad oggi, la foresteria della Virtus ospita 5 ragazzi, provenienti da tutte le regioni d’Italia e non solo (ad esempio, la Virtus ha in essere contatti di collaborazione con la Federazione senegalese di pallacanestro), tra i quali vi è il giovane Tintori (classe 2002), che due anni fa ha vestito la muta dell’Olimpia Milano, ma il numero atteso è di 15 ragazzi. Per lavorare bene, si sa, è necessario avere una struttura moderna ed efficace, ma non basta. Ci voglio anche risorse e la Virtus ha deciso di impiegare 400.000 € annui nel settore giovanile. Un bella cifra, direi (invero è inferiore al 5% del budget annuale previsto, previsto intorno ai 10 ML di euro. La percentuale, però, è quella media espressa dalla nuova scienza del management sportivo, che ammette l’investimento nel settore giovanile per una valore massimo del 6% del fatturato). Con una cifra intorno ai 400.000 €, oggi si può affrontare una DNB con velleità di successo o, altrimenti, si campano almeno due squadre di DNC o quattro delle cosiddette “Minors”. Insomma, una cifra di tutto rispetto. Invero, la Virtus, per raggiungere questo risultato e guardare al futuro con occhi diversi, ha dovuto blindare i conti della società, gestendola secondo i criteri e le logiche del gruppo Segafredo (ndr. Patron Zanetti detiene il 40% delle quote societarie) è, attraverso l’uso di varie formule, dai versamenti in aumento di capitale a quelli in conto copertura perdite, per scrollarsi di dosso l’antipatico legame con il passato (debiti). Comunque, la notizia nella notizia è il rinnovato interesse delle Società professionistiche nell'investire nelle foresterie. Negli ultimi due/tre anni, difatti, sono state riattivate numerose foresterie un tempo chiuse e nuove ne sono state aperte. Tra le ultime, di particolare valenza sono il Novipiù Campus Piemonte Basketball di Torino, il Soundreef Mens Sana di Siena, l’Alma Academy di Trieste, la Basket Academy CR di Cremona o la Casa Orange 1 di Bassano del Grappa. Altre, poi, sono in progetto e, tra queste, è atteso con grande interesse lo sviluppo dell’iniziativa della Pallacanestro Varese che, nella zona di Calcinate degli Orrigoni, intende realizzare due campi con tribune, una nuova palestra ed una foresteria dotata di servizi anche aperti al pubblico.
Tutto bene quindi. Bah!
Personalmente, credo che le società professionistiche non dovrebbero avere nulla a che fare con il settore giovanile, ma questa è un’altra storia che meriterebbe un thread dedicato a parte ( … fa riflettere il fatto che meno del 7% dei giocatori cresciuti nei vivai di Società professionistiche oggi figuri negli organici del campionato e, di questo, meno del 3% militi nella società di origine), ma è evidente che vi è sempre più interesse ad investire nelle strutture e, quindi, sui giovani atleti.
Sembra dunque essere stato accolto il messaggio del presidente del CONI Giovanni Malagò, ex amministratore delegato e presidente della Virtus Roma, che, intervenuto all’Italian Basketball Summit del maggio 2017, ha invitato il movimento ad investire sulle strutture e sui giiovani. “Quello degli impianti” ha detto Malagò “è uno dei maggiori problemi. In passato sono state fatte scelte che si sono rivelati errori pazzeschi: sono stati spesi tanti soldi per allungare le rose e non per creare una casa e oggi lo paghiamo. Quei presidenti non erano imprenditori, ma appassionati. Ora dobbiamo lavorare su opportunità diverse. Utilizzo degli italiani? Nessuno ha la formula magica. Se i giocatori italiani sono cari, occorre costruire più giocatori italiani forti. Occorre lavorare sui settori giovanili al meglio, con persone competenti. È l’unico modo per avere un futuro diverso”
Credo, invero, che l’investimento, se strutturale, sia buona cosa, ma è innegabile che questo sia una prerogativa delle società ricche di risorse e di prestigio. Allo stesso tempo, è innegabile che la nuova riorganizzazione di queste società abbia effetti anche sulle tante società dilettantistiche presenti sul territorio, che le siano vicine e, in ragione delle foresterie, anche lontane.
E’ bene tenere presente che, a fronte di nuovi investimenti e ristrutturazione delle risorse societarie, sta cambiando anche l'atteggiamento verso l’attività di reclutamento degli atleti, al punto che il nuovo corso avviato riconosce che, sino alla categoria degli under 13, è opportuno riferirsi a criteri geografici di vicinanza, ma già dalla categoria degli under 14, è attesa una selezione interna e la strutturazione con diritto di riscatto di eventuali collaborazioni per area geografica. Per contro, dalla categoria degli under 15 è imperativo guardare oltre i confini regionali e riferirsi a tutto il territorio nazionale, mentre dalla categoria degli under 17 è opportuno aprire il reclutamento oltre i limiti dei confini nazionali e consolidare i tesseramenti derivanti dai prestiti. In occasione di un incontro fatto in merito (a cui ho partecipato da clandestino, lo confesso), il punto fermo è stato: “se siamo bravi scegliamo su tutti, non solo su chi è disponibile (nel senso che si propone)”.
La migliore strutturazione delle società professionistiche (e non solo) porta dunque ad ampliare la distanza oggi esistente nella concreta possibilità di attrarre giovani atleti e fidelizzare quelli già tesserati. Questa nuova e più ampia differenza di capacità tra le diverse società sportive riduce anche la possibilità di richiamare giovani per allenatori ed ottenere nuove strutture ed attrezzature sportive. In sintesi, è possibile attendersi che un ragazzo di 14 anni, ricco di talento e pronto ad impegnarsi su di un progetto futuro, che si trovi di fronte alla scelta tra un’Academy e la Team Barazzo A.S.D. (sicuramente animata da spirito di dedizione, impegno e sacrificio), sceglierà molto probabilmente l’opzione più strutturata, anche solo per prestigio e possibilità.
Dunque, mentre si plaude ai nuovi progetti avviati od in fieri, la galassia delle società minori e dilettantistiche appare ancora distratta, intenta ad occuparsi della propria esistenza (se non sopravvivenza), compiacendosi dei piccoli o grandi successi quotidiani, di solito a carattere provinciale od, al massimo, regionale. Nulla di male, anzi.
Ciò accade perchè ragionevole ed abituale, tuttavia, quello che mi appare anomalo e che nessuno (così pare) manifesti un fastidio, se non un disagio. Vi è infatti la possibilità concreta che nei prossimi anni ci sia un netto impoverimento di talenti tra le fila delle società minori, perché attratti da progetti di formazione più concreti, così da confinare queste realtà ai margini del movimento cestistico. Infatti, con una minore evidenza ed una decisa sterilità di risultati, la capacità di attrarre giovani atleti e fidelizzare quelli già tesserati potrebbe essere compromessa
Quale futuro dunque? Diversi potrebbero essere gli scenari ipotizzabili, ma quello che appare più verosimile è la cessazione delle attività delle realtà più fragili e la fusione di realtà poco più strutturate con altre, mentre alcune potranno sopravvivere solo in ragione delle collaborazioni con le “major”, ma perdendo certamente sovranità, se non il regno.
Pertanto, magna cum laude ad ogni progetto di concreta eccellenza, ma alzati i calici e battute le mani, è forse giunto il momento di ripensare la propria casa, perché proteggerla è necessario, ma averne cura di più.
Fine pausa pranzo.

Nota1 : Tra l’altro, in quel di Bologna, la nuova struttura della Virtus segue di pochi mesi l’inaugurazione della nuova Casa Fortitudo, composta dalla sua nuova Sede e dalla struttura dell’Academy Sport Village, dedicata agli allenamenti e partite della prima squadra e del settore giovanile.
Nota 2: una nota di curiosità. Spesso viene citata la “Cantera” del Barcellona F.C. quale esempio di eccellenza nella gestione del settore giovanile. La Società catalana investe intorno ai 20/25 Ml di euro l’anno. Per avere un buon confronto l’Inter, che è una delle società italiane che investe di più nel suo settore giovanile, non supera i 5 milioni di euro considerando anche gli acquisti dei giocatori, cosa che nei 20-25 Ml del Barça non vengono considerati, poiché questa voce di spesa viene aggregata ai costi generali della Società sportiva. Nel basket giovanile, il Barcellona investe circa 2 Ml di euro e non è la società che investe di più. In Europa, è la “Fábrica” del Real Madrid a detenere il record degli investimenti sui giovani talenti. Ad ogni modo, per avere un buon confronto, la media degli investimenti (a bilancio spese) nelle giovanili da parte delle Società professioniste si aggira introno ai 200.000 € (tenuto però conto che poche sono le società che esprimono in chiaro a bilancio i costi sostenuti per le giovanili).
Nota 3: … il primo club sportivo ad istituire un settore giovanile in Europa fu il Genoa Cricket and Football Club nel lontano 1902. Una società lungimirante, che già aveva compreso che “chi no à ’n figeu o no à ’n futûro” (chi non ha un figlio, non ha un futuro).
Nota 4: …. in merito al “sistema” Basket. Alcuni studi rivelano che la soluzione migliore per creare un mercato efficiente del nostro Basket sarebbe quella di abbandonare l'attuale sistema, basato sui campionati nazionali che permettono l'accesso per qualifica, a favore di una struttura chiusa, dove i migliori team, per struttura e finanze, giocherebbero senza il rischio di retrocessioni a campionati minori. In questo modo si attirerebbe più pubblico, si avrebbero minori costi di gestione e si aumenterebbe il livello di competitività, con il vantaggio immediato di uno spettacolo di alta qualità a costi inferiori. Il modello, da più presentato, evidenzia inoltre come la spinta verso questo tipo di sistema sia in un certo modo già avviata ed irreversibile. Infatti, la crescente polarizzazione dei campionati nazionali fra squadre che competono sia per il titolo nazionale sia per quelli europei e squadre di profilo più basso nonché il forte aumento dei costi delle squadre di vertice per sostenere due competizioni, porteranno inevitabilmente alla formazione di una lega chiusa ed a campionati nazionali per le squadre che non vi entrano (vedi Eurolega). Il nuovo assetto, dunque, dovrebbe essere analogo a quelle delle leghe professionistiche statunitensi con la nuova lega in veste di competizione di élite ed i campionati nazionali nel duplice ruolo di campionati di secondo piano e di bacini per lo sviluppo delle categorie giovanili. Son diversi gli studi che indicano nella creazione di una lega chiusa la soluzione al problema dei settori giovanili. Il dilemma del reclutamento di nuovi talenti verrebbe poi risolto dal mantenimento dei campionati nazionali, che rappresenterebbe per il sistema europeo quello che il sistema dei colleges e delle minor leagues rappresenta per il mondo sportivo americano. A compimento del percorso formativo, potrebbe essere introdotto un metodo di reclutamento dei giovani talenti sul modello dei rookie draft, così da garantire la continua competitività della nuova lega. Tuttavia, è abbastanza evidente che una tale riorganizzazione si oppone al costume ed alle tradizione che sono un ostacolo molto forte alla riorganizzazione dei campionati nazionali. Il sistema attuale è fondato su molteplici e diversi interessi campanilistici e trova una sua ragione di esistere proprio sul meccanismo “meritocratico” della promozione-retrocessione. Diversamente, un nuovo sistema dovrebbe essere basato esclusivamente sul profitto, perché è in base a questo che le società professionistiche si strutturano ed operano. Oggi le società professionistiche mostrano bilanci con debiti o lontani dal presentare profitti, a parte pochissime eccezioni. Invero, le diversità di elementi tra i due modelli sono tante e tali che la completa trasposizione dall'uno all'altro, per ragioni di ordine puramente economico, porterebbe alla luce problemi non solo economici, ma culturali, antropologici e, forse, anche politici. A ciò, poi, è necessario si deve riconsiderare il ruolo della Federazione, la questione del vincolo sportivo (vera ed odiosa aberrazione rispetto alla libera scelta espressiva della libertà di autodeterminazione individuale, riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico ad ogni singolo individuo) nonché quello che potrebbe (e per me dovrebbe) essere l’offerta formativa scolastica in un nuovo possibile contesto.
Ma, come detto, questa è un’altra storia che meriterebbe un thread dedicato a parte.
Nota 5: Basta note!

Edited by Stid - 25/10/2018, 14:17
 
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