Basket Café Forum

Under 18 interregionale

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view post Posted on 3/10/2018, 13:44

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Cronaca della partita Varese Mortara

www.basketbattaglia.com/2542/

L’articolo non l’ho scritto io perché sono all’estero per lavoro
Ho evitato l’imbarazzo di limitare i complimenti al “nipote” (il 70 Lonati) che ieri ha fatto La Partitona
 
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Stid
view post Posted on 4/10/2018, 18:48




Articolo letto.
A questo punto, non mi resta che trovare l'occasione per venirvi a vedere.
... magari è anche l'occasione per fare un salto al "Cuuc" :rolleyes:
 
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view post Posted on 9/10/2018, 10:21

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Basket Battaglia Mortara : Robur et Fides Varese 52:59
Mortara: Muzio, Orlandi 10, Marcone 4, M. Sacchi 9, F.Sacchi ne, Pancrazi , M. Facchi 7, Mangiarotti, A. Facchi 18, Comelli ne, Lonati 4 All Gerosa
Robur: Bessi, Campanale, Garagiola 6, Bardelli, Caruso 18, Somaschini 10, Calzarara 6, Sassi, Trentini 5, Dao 4, Calcagni, Dal Bene 10
9-20 21-34 37-46

La Robur si porta ad inizio del secondo quarto sul 13:34, per chi non conoscesse i ragazzi di Mortara sembrerebbe iniziare una partita senza storia.
Ma i ns non mollano mai
Parziale di 14: 0 ed il divario rimane quasi sempre in singola cifra fino alla fine.
Nel terzo quarto la Robur segna solo due canestri dal campo, seguono 9 punti tutti sui liberi ( percentuale altissima di realizzazione).
Mortara all'inizio dell'ultimo quarto unisce all'intensità la precisione in attacco: Andrea Facchi sembra infallibile dalla media, realizza 10 dei suoi 18 punti e porta a meno uno Mortara a 5 dalla fine.
La reazione della Robur e sanguinosi errori dei ns per troppa frenesia portano alla seconda sconfitta di campionato .
Si perde di 7 con una percentuale di 1:22 da tre, eppure si giocava in casa e non nel proibitivo per ns tiratori (a causa dell'altura) campo di Costa Masnaga.
Se dopo la partita di Varese poteva starci qualche soddisfazione pur avendo perso ( perché c'è stata la conferma che la squadra forse merita di stare nel campionato) stavolta ai ragazzi i complimenti non bastano più .... vogliono iniziare a fare punti.
 
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view post Posted on 9/10/2018, 13:04
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forumista assiduo

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CITAZIONE (Stid @ 4/10/2018, 19:48) 
Articolo letto.
A questo punto, non mi resta che trovare l'occasione per venirvi a vedere.
... magari è anche l'occasione per fare un salto al "Cuuc" :rolleyes:

Buongustaio...
però il lunedì sera è chiuso, quindi ti devi accontentare della partita.
 
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Wizard14
view post Posted on 9/10/2018, 21:44




Cremona sbanca Desio con il punteggio di 82-67

Inviato dal mio iPhone tramite ForumFree App

 
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view post Posted on 10/10/2018, 11:09

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Mortara: Robur: articolo dal sito del Battaglia

www.basketbattaglia.com/2650/

Edited by ZioIvanPV - 10/10/2018, 12:33

Attached Image: Mor_Rob_grafico

Mor_Rob_grafico

 
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alonzo01
view post Posted on 10/10/2018, 12:37




Basket Brescia - Cantù 72-80 tranne il primo quanto 9-24, partita sempre combattuta fino all'ultimo minuto
non sono un assiduo frequentatore, ne un fanatico di basket, quindi non so se c'erano assenze nelle due squadre
La partita è stata ben giocata da entrambe le squadre, e risolta con una tripla dei Cantù al 30secondi circa dalla fine, poi un fallo intenzionale a pochi secondi ha arrotondato il punteggio di Cantù
 
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view post Posted on 10/10/2018, 17:41




Red Scorpions B99 96 -75 Milan TRI

Beh, che dire. Dall’ultimo passaggio a Bernareggio le cose sono cambiate. Entrambe le squadre hanno mutato le forze in campo, ma mentre l’una ha guadagnato centimetri e chili, l'altra li ha persi. Indubbiamente, non si tratta solo di questioni fisiche, perché gli Scorpioni hanno acquisito anche nuovo talento, parecchio direi. Della partita, si può riportare, in estrema sintesi, che un’ottima difesa ha prevalso su una difesa leggera e distratta. In assoluto no, ma almeno per due tempi e questi sono stati fatali. Per due tempi infatti, i ragazzi del Basej, seppure commettendo tanti e tanti errori al tiro, hanno mantenuto viva la partita proprio ad una buona difesa, capace di contenere l’atletismo e l’organizzazione offensiva degli avversari. E’ stato sufficiente un calo di concentrazione difensiva nel terzo tempo che, a parità di errori commessi in attacco, si è concesso un vantaggio che bene ha colto l’avversario. Nel quarto tempo vi è stata anche la possibilità per offrire un’occasione di gioco a chi è stato per troppo tempo in panchina, ma, seppure vinto da quei del Basej, il forte vantaggio conquistato nel terzo tempo ha sancito la meritata vittoria agli Scorpioni rossi. Ad ogni modo, per una testimonianza più attenta e di contenuto tecnico, vi rinvio alla cronaca riportata nel sito ufficiale della Società sportiva all’indirizzo: www.milano3basket.com/under18-eccel...-a-bernareggio/

Vorrei qui poter dire che sono stati Monina, Tulumello e Finazzer a fare la differenza, ma, invero è stata l’intera squadra a giocare bene, portando sei giocatori in doppia cifra e solo due senza realizzazioni.
Questa squadra ha presentato in campo ragazzi dotati di un comune livello di preparazione, completato da un grande atletismo, tra i quali sono emerse alcune eccellenze di talento che hanno dato un significativo contributo di efficacia ed efficienza nel gioco.
l ragazzi del Basej, da canto loro, non sono riusciti ieri a mantenere costante il livello di concentrazione sui movimenti e gli aiuti e, cosa forse ancor più grave, la squadra non è riuscita a trovare nelle collaborazioni offensive la soluzione nella difficoltà di gioco, cercando di risolvere il problema con iniziative personali, spesso con tempi e posizioni errati. A volte si è arrivati a canestro, altre (la maggior parte) si è sbagliato.
Non si è trattato certo di una scelta della panchina, che in più occasioni ha richiamato i ragazzi al gioco atteso, ma quanto accaduto ha evidenziato un limite da correggere.
Senza particolari esuberanze nel fisico od evidenze importanti nel talento, ad un osservatore distratto (ed incompetente) quale io sono è sembrato che lo staff del “Milan TRI” stia lavorando sulla la capacità di “creare un vantaggio”, che poi, a ben vedere, è la caratteristica principe che distingue le “eccellenze” dai giocatori “normali” . Tra i ragazzi del Basej non si direbbe che ci sia un particolare giocatore capace di creare un chiaro vantaggio per i suoi compagni, perché, semplicemente, non si ha nessuno che, a questo livello di gioco, sappia crearsi il suo tiro dal palleggio od al quale dare la palla, per il tiro dell'ultimo secondo. Certo episodi di brillanti azioni individuali ce ne sono state e, vivaddio, ce ne saranno, ma sono episodi che non possono essere elevati a sistema di gioco.
Compreso che, per la qualità del gioco espresso da questo campionato, non si ha un giocatore capace di mettersi sulle spalle l’intera squadra, si cerca il modo di schierare cinque giocatori capaci di palleggiare, tirare e passare, così da rendere complicato il compito per ogni difesa, che non può così “staccarsi” da nessuno per andare in aiuto. Considerato, poi, che ogni ragazzo porta in eredità i propri limiti tecnici, ma anche l’enorme potenziale di crescita (tecnica, perché busciun semm e busciun serem), mi è parso che il lavoro atteso sia quello di portare ogni giocatore nella condizione di creare un vantaggio. Per fare ciò è necessario che ogni ragazzo cambi i propri principi difensivi ed offensivi. Si tratta di un lavoro duro, di gran lunga più gravoso di quello atteso per cambiare un movimento od una pozione di gioco.
Paradossalmente, perlomeno in occasione delle due partite viste, la squadra ha sempre avuto un maggior numero di possessi, evidenziando che, pur con tutti i limiti fisici e tecnici dei ragazzi, ha gioco ed occasioni di gioco. Il numero di possessi può essere (anche impropriamente) inteso come il numero di canestri liberi a disposizione e consente di compensare una maggiore imprecisione al tiro od una migliore organizzazione di gioco dell’avversario. Allo stesso tempo, la squadra ha prevalso anche nei punti salvati grazie ad un adattamento di posizione.
Senza particolari masturbazioni cerebrali, queste due sole condizioni dovrebbero ammettere l’aspettativa di una maggiore competitività, oggi non colta. Certo, la squadra sbaglia molto al tiro, in parte per propri limiti, in parte per il livello di pressione subito al momento del tiro. Per contro, il coach ha provato costruire tiri che si trasformano in canestri senza opposizione, ad esempio attraverso l’uso del doppio blocco, ossia eseguendo un primo blocco, anche se non troppo efficace ma utile a fornire un minimo vantaggio al bloccante che, uscendo da questo, può correre verso il compagno per eseguire lui, stavolta, un blocco. Lo scopo è quello di costringere la difesa a dover recuperare, nell’ipotesi meno rosea per l’attacco, due svantaggi, ossia il primo ed il secondo blocco. Per contro, il limite e l’efficacia del gioco è tutto nella velocità del blocco e nel contatto, ma spesso anche questa soluzione è risultata inefficace, perché l’attaccante non ha portato sul blocco il difensore od ha evitato il contatto ovvero il bloccante ha rimosso il blocco di fretta od in maniera scorretta.
Insomma, come detto “Milan TRI” è work in progress. Il mio augurio è che possano lavorare al meglio e, perché no, divertendosi.

Nota 1: Basket Battaglia Mortara U18 si sta dimostrando un grande gruppo. Bravi, davvero bravi! ... mi sembra il momento perfetto per far rientrare la ragione e far uscire l'immaginario. Dunque, forza Mortara!
Nota 2: Azz! … che sfiga. Che dici “U13-Mortara”, un aperitivo al “baretto” di corso Garibaldi? Se chiuso, la bottiglia la porto io. #eccheccazzo
Nota 3: nella categoria U18 Élite, girone TOP 3, una squadra mi è parsa particolarmente interessante. Si tratta dell’Urania guidata dall’ottimo Locati. Ieri ha prevalso sullo Sporting Cusano Milanino con tutti e 12 gli atleti a referto. E’ il segnale di una grande organizzazione di gioco, magari con l’evidenza di talenti individuali. La curiosità mi ha convinto ad andare a vedere la squadra in azione e, seppure non pertinente, se del caso ne porterò qui una mia testimonianza.

Edited by Stid - 11/10/2018, 17:31
 
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Stid
view post Posted on 11/10/2018, 12:52




Prendendo spunto dalla testimonianza di “alonzo01”, che ha visto risolta una partita al cardiopalmo con una tripla realizzata a 30 secondi circa dal suono della sirena, e da quella di “ZioIvanPV”, che ben rileva quanto sia stata determinante la “percentuale altissima” prima e la “precisione in attacco” poi, per determinare il risultato della partita, un pensiero è stato inevitabilmente rivolto a quanto sia importante saper esprimere una dote di tiro per essere competitivi. Naturalmente, il pensiero seguiva una riflessione già fatta sulla mia squadra del cuore.
Poi, ieri sera, ho avuto l’occasione di assistere ad una partita del girone 3 della TOP U18. Una brutta (ma davvero brutta) partita, magistralmente diretta da un arbitro incapace e, solo per questo, accreditabile di buona fede. A parte questo, anche in questa occasione ho potuto rilevare una grande imprecisione al tiro.
Quindi, approfittando dell’isolamento mistico dato una pausa pranzo consumata nel baretto vicino allo studio in questa giornata uggiosa, un nuovo pensiero mi ha colto: serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
La risposta sembra scontata, ma invero è una vexata quaestio, oggetto di discussione anche tra i santoni della pallacesto. Vi è infatti chi sostiene che l’abilità fondamentale del giocatore sia il palleggio, chi il passaggio, chi il rimbalzo,chi, appunto, il tiro. Altri si spingono oltre ed affermano che l’abilità fondamentale del giocatore debba essere l’abilità difensiva, altri la comprensione tattica del gioco, altri ancora il carattere. Tra gli amici, molto più prosaicamente, prevale l’idea che, alla fine, vince chi realizza un punto in più dell’avversario e, dunque, sia inequivocabilmente il tiro.
In fondo, è possibile ammettere che è inutile predicare geometrie esistenziali (cit. Franco Battiato da “Gli uccelli”, 1981), postulati di collaborazioni ancestrali (cit. Charles Robert Charles Darwin da “L’Origine della specie”, 1859) e lavorare di cesello su ogni movimento (cit. Marco Vitruvio Pollione da “De architectura”, 15 a.C.), se poi si ha un tiro inefficace. Infatti un tiratore costringe ad accoppiamenti difensivi ed impone scelte tattiche che potrebbero costringere una squadra a difendere come non vorrebbe o come non è abituata.
Personalmente, lo dico, non sono d'accordo, ma riconosco che il tiro o, meglio la formazione sul tiro, viene sotto valutata e, per moltissime ragioni si investe molto poco tempo nel tiro, almeno ai livelli dei campionati regionali.
Intanto, per inciso, ritengo che sia corretto riferirsi al tiro con rimando ai cosiddetti tiratori “credibili”, in quanto affidabili (perché costanti nella capacità realizzativa), attendibili (perché rispondono a percentuali di realizzazioni attese nell’unità di tempo riferibile) e certi (perché seguiti e formati). Per gli altri, i cosiddetti “bravi” tiratori, ritenuti tali perché realizzano tanti punti (spesso neanche tanti), a fronte di mille opportunità di tiro e badilate di minuti di gioco concessi, la credibilità attribuita non è oggettiva ma soggettiva e trova la sua ragione in una condizione di anticipazione di credibilità, spesso fondata sulla fiducia data dal coach in risposta ad una contingenza di gioco o, peggio, determinata dall’incapacità dello stesso coach di risolvere la contingenza emersa con una strategia di gioco.
Quelli che segnano punti, al di là di ogni considerazione ed evidenza, sono solo i tiratori credibili.
Per contro, su una cosa sono tutti d'accordo, sia i santoni sia gli amici: tiratori credibili non si nasce, lo si diventa. Senza dubbio, posso testimoniare che la cosa che differenzia me dai leggendari tiratori citati in questo forum tra i giovani atleti siano le ore di lavoro. Non è un’opinione, è scientificamente provato. Si tratta di anni di lavoro, ora dopo ora. Null’altro.
Ma, a questo punto, quanto serve per “costruire” un tiratore credibile. In questi anni mi è capitato di leggere in ogni dove (pubblicazioni e riviste) più e più teorie, quasi sempre condivisibili od, almeno, ragionevoli. Un punto comune a tutte è la considerazione che servono dai 1200 tiri settimanali (scuola europea) ai 1500 tiri settimanali (scuola americana) per incrementare sensibilmente le proprie percentuali di tiro.
Hai detto niente! direte voi (#’sticazzi). E’ qui sta proprio il problema. Senza entrare nei casi specifici, è possibile riconoscere che ogni allenamento di livello medio giovanile regionale (riconosciuto che diverse sono le risorse e l'organizzazione delle società che gravitano nelle divisioni nazionali giovanili di eccellenza), dura in media un’ora e mezza. Per contro, ogni seduta è necessariamente composta dalle varie fasi come attese dalla Federazione e non tutte queste includono l’uso della palla e non tutte queste prevedono l’esercizio del tiro. Se poi si considerano i tempi di inattività sull’esercizio o quelli in cui l'atleta è impegnato a difendere, il tempo che rimane utile al tiro è davvero poco.
Detto questo, ma si potrebbe aggiungere altro, è possibile riconoscere che un giovane atleta in ogni allenamento riuscirà a tirare 30 volte, forse 40 volte nella più rosea previsione. Dunque, in un contesto ordinario dove si svolgono tre sedute settimanali di allenamento da un’ora e mezza ciascuna, ogni atleta può avere circa un massimo di 120 occasioni di tiro (stima evidentemente euristica).
Appare evidente che la soglia dei 1200 tiri settimanali attesi sia piuttosto irrealizzabile.
Per contro, anche in realtà differenti, sempre a livello giovanile, ma considerate di eccellenza, il lavoro sul campo si attesta in una media di 4 ore al giorno, per 6 sedute settimanali, capaci di concedere circa un massimo di 480 occasioni di tiro (stima, anche questa, evidentemente euristica). E’ dunque evidente che in questo contesto gli atleti possano migliorare ed ottenere prestazioni migliori in campo.
Dunque, posta corretta l’attesa di almeno 1200 tiri settimanali, necessari per la “costruzione” di un tiratore credibile, occorre che un atleta vada al campo a tirare, da solo, oltre il tempo dell’allenamento. Per contro, è altresì necessario che i tiri non siano solo tanti, ma anche di qualità, ossia pensando ai consigli tecnici dell’allenatore, impostando il corpo e governando il gesto.
In estrema sintesi, la differenza sta tutta in quel tempo, nel totale dei tiri scoccati ogni settimana. Appare triste pensare che la differenza fra chi diverrà un tiratore credibile e chi no sia legata ad un numero, ad un tempo a disposizione, ma è così.
Per diverse ragioni e differenti circostanze, ho avuto l’occasione di vedere ragazzi lavorare sul tiro in palestra e tirare fino a sera o sotto la pioggia nei campetti all’aperto, segnando su di un libricino i tiri fatti e quelli realizzati, per capire meglio come lavorare per migliorare, perché non è pensabile che si possa migliorare qualcosa senza misurarlo e senza avere un piano da rispettare, e, non ultimo, per avere un stimolo a fare meglio.
Dunque, serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
Una risposta univoca non c’è l’ho, ma un’idea me la sono fatta. Un ottimo tiro è un’abilità se è un tiro credibile, altrimenti è solo un attributo.
Pausa pranzo finita.

Nota: ammesso che ho raggiunto l’apice delle mie abilità mangiando le girelle srotolandole, non rispondo della sensatezza di quanto detto.

Edited by Stid - 11/10/2018, 14:34
 
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view post Posted on 11/10/2018, 15:54

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CITAZIONE (Stid @ 11/10/2018, 13:52) 
Prendendo spunto dalla testimonianza di “alonzo01”, che ha visto risolta una partita al cardiopalmo con una tripla realizzata a 30 secondi circa dal suono della sirena, e da quella di “ZioIvanPV”, che ben rileva quanto sia stata determinante la “percentuale altissima” prima e la “precisione in attacco” poi, per determinare il risultato della partita, un pensiero è stato inevitabilmente rivolto a quanto sia importante saper esprimere una dote di tiro per essere competitivi. Naturalmente, il pensiero seguiva una riflessione già fatta sulla mia squadra del cuore.
Poi, ieri sera, ho avuto l’occasione di assistere ad una partita del girone 3 della TOP U18. Una brutta (ma davvero brutta) partita, magistralmente diretta da un arbitro incapace e, solo per questo, accreditabile di buona fede. A parte questo, anche in questa occasione ho potuto rilevare una grande imprecisione al tiro.
Quindi, approfittando dell’isolamento mistico dato una pausa pranzo consumata nel baretto vicino allo studio in questa giornata uggiosa, un nuovo pensiero mi ha colto: serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
La risposta sembra scontata, ma invero è una vexata quaestio, oggetto di discussione anche tra i santoni della pallacesto. Vi è infatti chi sostiene che l’abilità fondamentale del giocatore sia il palleggio, chi il passaggio, chi il rimbalzo,chi, appunto, il tiro. Altri si spingono oltre ed affermano che l’abilità fondamentale del giocatore debba essere l’abilità difensiva, altri la comprensione tattica del gioco, altri ancora il carattere. Tra gli amici, molto più prosaicamente, prevale l’idea che, alla fine, vince chi realizza un punto in più dell’avversario e, dunque, sia inequivocabilmente il tiro.
In fondo, è possibile ammettere che è inutile predicare geometrie esistenziali (cit. Franco Battiato da “Gli uccelli”, 1981), postulati di collaborazioni ancestrali (cit. Charles Robert Charles Darwin da “L’Origine della specie”, 1859) e lavorare di cesello su ogni movimento (cit. Marco Vitruvio Pollione da “De architectura”, 15 a.C.), se poi si ha un tiro inefficace. Infatti un tiratore costringe ad accoppiamenti difensivi ed impone scelte tattiche che potrebbero costringere una squadra a difendere come non vorrebbe o come non è abituata.
Personalmente, lo dico, non sono d'accordo, ma riconosco che il tiro o, meglio la formazione sul tiro, viene sotto valutata e, per moltissime ragioni si investe molto poco tempo nel tiro, almeno ai livelli dei campionati regionali.
Intanto, per inciso, ritengo che sia corretto riferirsi al tiro con rimando ai cosiddetti tiratori “credibili”, in quanto affidabili (perché costanti nella capacità realizzativa), attendibili (perché rispondono a percentuali di realizzazioni attese nell’unità di tempo riferibile) e certi (perché seguiti e formati). Per gli altri, i cosiddetti “bravi” tiratori, ritenuti tali perché realizzano tanti punti (spesso neanche tanti), a fronte di mille opportunità di tiro e badilate di minuti di gioco concessi, la credibilità attribuita non è oggettiva ma soggettiva e trova la sua ragione in una condizione di anticipazione di credibilità, spesso fondata sulla fiducia data dal coach in risposta ad una contingenza di gioco o, peggio, determinata dall’incapacità dello stesso coach di risolvere la contingenza emersa con una strategia di gioco.
Quelli che segnano punti, al di là di ogni considerazione ed evidenza, sono solo i tiratori credibili.
Per contro, su una cosa sono tutti d'accordo, sia i santoni sia gli amici: tiratori credibili non si nasce, lo si diventa. Senza dubbio, posso testimoniare che la cosa che differenzia me dai leggendari tiratori citati in questo forum tra i giovani atleti siano le ore di lavoro. Non è un’opinione, è scientificamente provato. Si tratta di anni di lavoro, ora dopo ora. Null’altro.
Ma, a questo punto, quanto serve per “costruire” un tiratore credibile. In questi anni mi è capitato di leggere in ogni dove (pubblicazioni e riviste) più e più teorie, quasi sempre condivisibili od, almeno, ragionevoli. Un punto comune a tutte è la considerazione che servono dai 1200 tiri settimanali (scuola europea) ai 1500 tiri settimanali (scuola americana) per incrementare sensibilmente le proprie percentuali di tiro.
Hai detto niente! direte voi (#’sticazzi). E’ qui sta proprio il problema. Senza entrare nei casi specifici, è possibile riconoscere che ogni allenamento di livello medio giovanile regionale (riconosciuto che diverse sono le risorse e l'organizzazione delle società che gravitano nelle divisioni nazionali giovanili di eccellenza), dura in media un’ora e mezza. Per contro, ogni seduta è necessariamente composta dalle varie fasi come attese dalla Federazione e non tutte queste includono l’uso della palla e non tutte queste prevedono l’esercizio del tiro. Se poi si considerano i tempi di inattività sull’esercizio o quelli in cui l'atleta è impegnato a difendere, il tempo che rimane utile al tiro è davvero poco.
Detto questo, ma si potrebbe aggiungere altro, è possibile riconoscere che un giovane atleta in ogni allenamento riuscirà a tirare 30 volte, forse 40 volte nella più rosea previsione. Dunque, in un contesto ordinario dove si svolgono tre sedute settimanali di allenamento da un’ora e mezza ciascuna, ogni atleta può avere circa un massimo di 120 occasioni di tiro (stima evidentemente euristica).
Appare evidente che la soglia dei 1200 tiri settimanali attesi sia piuttosto irrealizzabile.
Per contro, anche in realtà differenti, sempre a livello giovanile, ma considerate di eccellenza, il lavoro sul campo si attesta in una media di 4 ore al giorno, per 6 sedute settimanali, capaci di concedere circa un massimo di 480 occasioni di tiro (stima, anche questa, evidentemente euristica). E’ dunque evidente che in questo contesto gli atleti possano migliorare ed ottenere prestazioni migliori in campo.
Dunque, posta corretta l’attesa di almeno 1200 tiri settimanali, necessari per la “costruzione” di un tiratore credibile, occorre che un atleta vada al campo a tirare, da solo, oltre il tempo dell’allenamento. Per contro, è altresì necessario che i tiri non siano solo tanti, ma anche di qualità, ossia pensando ai consigli tecnici dell’allenatore, impostando il corpo e governando il gesto.
In estrema sintesi, la differenza sta tutta in quel tempo, nel totale dei tiri scoccati ogni settimana. Appare triste pensare che la differenza fra chi diverrà un tiratore credibile e chi no sia legata ad un numero, ad un tempo a disposizione, ma è così.
Per diverse ragioni e differenti circostanze, ho avuto l’occasione di vedere ragazzi lavorare sul tiro in palestra e tirare fino a sera o sotto la pioggia nei campetti all’aperto, segnando su di un libricino i tiri fatti e quelli realizzati, per capire meglio come lavorare per migliorare, perché non è pensabile che si possa migliorare qualcosa senza misurarlo e senza avere un piano da rispettare, e, non ultimo, per avere un stimolo a fare meglio.
Dunque, serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
Una risposta univoca non c’è l’ho, ma un’idea me la sono fatta. Un ottimo tiro è un’abilità se è un tiro credibile, altrimenti è solo un attributo.
Pausa pranzo finita.

Nota: ammesso che ho raggiunto l’apice delle mie abilità mangiando le girelle srotolandole, non rispondo della sensatezza di quanto detto.

Che casino…ma :grazie:

… il canestro come la sola valutazione di alcuni, è da irresponsabili.
I famosi indici ….dovrebbero entrare come statistica in tutte le strutture
 
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view post Posted on 11/10/2018, 17:20

forumista assiduo

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CITAZIONE (Stid @ 11/10/2018, 13:52) 
Prendendo spunto dalla testimonianza di “alonzo01”, che ha visto risolta una partita al cardiopalmo con una tripla realizzata a 30 secondi circa dal suono della sirena, e da quella di “ZioIvanPV”, che ben rileva quanto sia stata determinante la “percentuale altissima” prima e la “precisione in attacco” poi, per determinare il risultato della partita, un pensiero è stato inevitabilmente rivolto a quanto sia importante saper esprimere una dote di tiro per essere competitivi. Naturalmente, il pensiero seguiva una riflessione già fatta sulla mia squadra del cuore.
Poi, ieri sera, ho avuto l’occasione di assistere ad una partita del girone 3 della TOP U18. Una brutta (ma davvero brutta) partita, magistralmente diretta da un arbitro incapace e, solo per questo, accreditabile di buona fede. A parte questo, anche in questa occasione ho potuto rilevare una grande imprecisione al tiro.
Quindi, approfittando dell’isolamento mistico dato una pausa pranzo consumata nel baretto vicino allo studio in questa giornata uggiosa, un nuovo pensiero mi ha colto: serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
La risposta sembra scontata, ma invero è una vexata quaestio, oggetto di discussione anche tra i santoni della pallacesto. Vi è infatti chi sostiene che l’abilità fondamentale del giocatore sia il palleggio, chi il passaggio, chi il rimbalzo,chi, appunto, il tiro. Altri si spingono oltre ed affermano che l’abilità fondamentale del giocatore debba essere l’abilità difensiva, altri la comprensione tattica del gioco, altri ancora il carattere. Tra gli amici, molto più prosaicamente, prevale l’idea che, alla fine, vince chi realizza un punto in più dell’avversario e, dunque, sia inequivocabilmente il tiro.
In fondo, è possibile ammettere che è inutile predicare geometrie esistenziali (cit. Franco Battiato da “Gli uccelli”, 1981), postulati di collaborazioni ancestrali (cit. Charles Robert Charles Darwin da “L’Origine della specie”, 1859) e lavorare di cesello su ogni movimento (cit. Marco Vitruvio Pollione da “De architectura”, 15 a.C.), se poi si ha un tiro inefficace. Infatti un tiratore costringe ad accoppiamenti difensivi ed impone scelte tattiche che potrebbero costringere una squadra a difendere come non vorrebbe o come non è abituata.
Personalmente, lo dico, non sono d'accordo, ma riconosco che il tiro o, meglio la formazione sul tiro, viene sotto valutata e, per moltissime ragioni si investe molto poco tempo nel tiro, almeno ai livelli dei campionati regionali.
Intanto, per inciso, ritengo che sia corretto riferirsi al tiro con rimando ai cosiddetti tiratori “credibili”, in quanto affidabili (perché costanti nella capacità realizzativa), attendibili (perché rispondono a percentuali di realizzazioni attese nell’unità di tempo riferibile) e certi (perché seguiti e formati). Per gli altri, i cosiddetti “bravi” tiratori, ritenuti tali perché realizzano tanti punti (spesso neanche tanti), a fronte di mille opportunità di tiro e badilate di minuti di gioco concessi, la credibilità attribuita non è oggettiva ma soggettiva e trova la sua ragione in una condizione di anticipazione di credibilità, spesso fondata sulla fiducia data dal coach in risposta ad una contingenza di gioco o, peggio, determinata dall’incapacità dello stesso coach di risolvere la contingenza emersa con una strategia di gioco.
Quelli che segnano punti, al di là di ogni considerazione ed evidenza, sono solo i tiratori credibili.
Per contro, su una cosa sono tutti d'accordo, sia i santoni sia gli amici: tiratori credibili non si nasce, lo si diventa. Senza dubbio, posso testimoniare che la cosa che differenzia me dai leggendari tiratori citati in questo forum tra i giovani atleti siano le ore di lavoro. Non è un’opinione, è scientificamente provato. Si tratta di anni di lavoro, ora dopo ora. Null’altro.
Ma, a questo punto, quanto serve per “costruire” un tiratore credibile. In questi anni mi è capitato di leggere in ogni dove (pubblicazioni e riviste) più e più teorie, quasi sempre condivisibili od, almeno, ragionevoli. Un punto comune a tutte è la considerazione che servono dai 1200 tiri settimanali (scuola europea) ai 1500 tiri settimanali (scuola americana) per incrementare sensibilmente le proprie percentuali di tiro.
Hai detto niente! direte voi (#’sticazzi). E’ qui sta proprio il problema. Senza entrare nei casi specifici, è possibile riconoscere che ogni allenamento di livello medio giovanile regionale (riconosciuto che diverse sono le risorse e l'organizzazione delle società che gravitano nelle divisioni nazionali giovanili di eccellenza), dura in media un’ora e mezza. Per contro, ogni seduta è necessariamente composta dalle varie fasi come attese dalla Federazione e non tutte queste includono l’uso della palla e non tutte queste prevedono l’esercizio del tiro. Se poi si considerano i tempi di inattività sull’esercizio o quelli in cui l'atleta è impegnato a difendere, il tempo che rimane utile al tiro è davvero poco.
Detto questo, ma si potrebbe aggiungere altro, è possibile riconoscere che un giovane atleta in ogni allenamento riuscirà a tirare 30 volte, forse 40 volte nella più rosea previsione. Dunque, in un contesto ordinario dove si svolgono tre sedute settimanali di allenamento da un’ora e mezza ciascuna, ogni atleta può avere circa un massimo di 120 occasioni di tiro (stima evidentemente euristica).
Appare evidente che la soglia dei 1200 tiri settimanali attesi sia piuttosto irrealizzabile.
Per contro, anche in realtà differenti, sempre a livello giovanile, ma considerate di eccellenza, il lavoro sul campo si attesta in una media di 4 ore al giorno, per 6 sedute settimanali, capaci di concedere circa un massimo di 480 occasioni di tiro (stima, anche questa, evidentemente euristica). E’ dunque evidente che in questo contesto gli atleti possano migliorare ed ottenere prestazioni migliori in campo.
Dunque, posta corretta l’attesa di almeno 1200 tiri settimanali, necessari per la “costruzione” di un tiratore credibile, occorre che un atleta vada al campo a tirare, da solo, oltre il tempo dell’allenamento. Per contro, è altresì necessario che i tiri non siano solo tanti, ma anche di qualità, ossia pensando ai consigli tecnici dell’allenatore, impostando il corpo e governando il gesto.
In estrema sintesi, la differenza sta tutta in quel tempo, nel totale dei tiri scoccati ogni settimana. Appare triste pensare che la differenza fra chi diverrà un tiratore credibile e chi no sia legata ad un numero, ad un tempo a disposizione, ma è così.
Per diverse ragioni e differenti circostanze, ho avuto l’occasione di vedere ragazzi lavorare sul tiro in palestra e tirare fino a sera o sotto la pioggia nei campetti all’aperto, segnando su di un libricino i tiri fatti e quelli realizzati, per capire meglio come lavorare per migliorare, perché non è pensabile che si possa migliorare qualcosa senza misurarlo e senza avere un piano da rispettare, e, non ultimo, per avere un stimolo a fare meglio.
Dunque, serve davvero tanto altro, se si ha un ottimo tiro fra le proprie abilità?
Una risposta univoca non c’è l’ho, ma un’idea me la sono fatta. Un ottimo tiro è un’abilità se è un tiro credibile, altrimenti è solo un attributo.
Pausa pranzo finita.

Nota: ammesso che ho raggiunto l’apice delle mie abilità mangiando le girelle srotolandole, non rispondo della sensatezza di quanto detto.

Ho "scorso" come se avessi memoria eidetica.. stasera ti leggo!
 
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view post Posted on 13/10/2018, 07:57

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C'è voluto il risveglio del sabato mattina ma ce l'ho fatta..
Appoggio in pieno la distinzione tra tiratori credibili e bravi, e aggiungerei che, a questo livello, i bravi di oggi erano forse i credibili di ieri..
Venendo all'interessante assunto che sia il lavoro a rendere credibili, quanto tempo serve per raggiungere, costruttivamente, la soglia minima sindacale dei 1200 tiri?
 
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Stid
view post Posted on 13/10/2018, 15:54




Gezz, piuttosto che rovinarti il sabato con le mie elucubrazioni, io un’ikea ce l’avrei (suggerita invero da mia moglie). In merito al tema, però, credo che dare una risposta esauriente non sia davvero possibile e forse non abbia nemmeno senso. Ciò perché l’allenamento al tiro è diverso in ragione della tipologia di tiro su cui ci si vuole allenare ed ogni tipologia chiede un tempo determinato, diverso l’uno dall’altro. Diciamo che si possono specificare due macro famiglie di esercizi, ossia quelli riferiti a tiri definiti “statici”, perché scoccati con il solo movimento di posizione al tiro, e quelli riferiti ai tiri definiti “dinamici”, perché scoccati con avvicinamento in corsa, con palleggio o con passaggio. In generale, quello più atteso e che più colpisce l'immaginario del tifoso è il tiro in sospensione dalla media o lunga distanza.
In termini di tempo, è possibile ammettere che un ragazzo che si allena da solo al canestro può scoccare un tiro ogni 8/10 secondi (tempo determinato dalla presa di posizione, impostazione del tiro, tiro e recupero del pallone) per un massimo di circa 8 tiri al minuto, per un totale di circa 480 tiri all’ora. Dunque, nel caso di una realtà regionale che arrivasse ad offrire fino a 120 occasioni di tiro, la possibilità di trovare almeno un’ora di tiro individuale oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro a 600 tiri settimanali. Nel caso in cui egli avesse l’opportunità di allenarsi con un compagno, è possibile ammettere un tiro ogni 4/6 secondi (tempo determinato dalla presa di posizione, ricezione del pallone e tiro) per un massimo di circa 15 tiri al minuto, per un totale di circa 900 tiri all’ora. Dunque, nel caso di un allenamento assistito, la possibilità di trovare almeno un’ora di tiro individuale oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro ad oltre 1.000 tiri settimanali. Naturalmente, l’ora deve composta da almeno 6 sessioni da 10 minuti, alternate da non meno di 5 minuti di recupero in movimento, per un valore reale di circa un’ora e mezza di lavoro, mentre, nel caso di un allenamento assistito, è necessario avere circa due ore di tempo pieno, dal momento che la fase di recupero si avrà potendo alternare gli atleti al tiro. L’ipotesi di avere l’occasione di tre allenamenti settimanali di tiro individuale da almeno 30 minuti (due sessioni di tiro da 10 minuti + recupero) sarebbe poi necessaria per colmare il “buco” dei giorni di riposo e dare, quindi, dare costanza giornaliera all’esperienza di tiro, che deve essere continua per essere efficace ed efficiente. Per contro, per chi già pratica questo sport in realtà di eccellenza, è possibile ammettere un impegno giornaliero, per così dire, extra time di circa 30 minuti (due sessioni da 10 minuti + recupero), dove, se solo, può scoccare un tiro ogni 6/8 secondi (in questa realtà è sempre attesa una migliore performance individuale, non fosse altro perché ci si trova innanzi a giovani atleti più allenati) per un massimo di circa 10 tiri al minuto, per un totale di circa 200 tiri. Dunque, nel caso di una realtà di eccellenza che arrivasse ad offrire fino a 480 occasioni di tiro, la possibilità di trovare tre allenamenti da due sessioni di tiro oltre il tempo concesso, porterebbe l’esperienza di tiro complessiva ad oltre 1.000 tiri settimanali. Poi, nel caso in cui vi fosse l’opportunità di allenarsi con un compagno, è possibile ammettere che l’esperienza di tiro sarebbe prossima se non superiore a quella attesa. In realtà, i ragazzi non sono degli automi e la capacità di resistenza alla fatica e di risposta all’attenzione è fortemente varia in ragione della persona e dell'intensità dell’esercizio. Dunque, si tratta qui di un mero esercizio di principio. Nella realtà, ogni allenamento, specialmente quello praticato fuori dal controllo diretto dello staff tecnico, deve essere valutato e pianificato con attenzione e, soprattutto, costruito ad arte per ogni singolo atleta, come per un abito su misura.
Ti posso portare, in merito, la testimonianza di una realtà serba che seguo da un poco e che cerca di formare il maggior numeri di tiratori credibili, nei limiti della loro organizzazione. Premetto che ogni ragazzo, superati i 14 anni, si allena un’ora prima di andare a scuola, mentre, n pomeriggio si allena per altre tre ore. Infine, dopo le 16, ha a disposizione il “полигон“, che tradotto dovrebbe essere il “poligono”. Si tratta di un lungo capannone dove sono disegnati, l’uno al fianco dell’altro, 12 metà campo, con impianto sovrapposto (invero, un gran casino di linee), per l’allenamento al tiro in pressione, mentre ad ogni canestro sono contrapposti due canestri per l’allenamento sui tiri liberi. A fine allenamento, ogni ragazzo deve registrare quanti tiri ha fatto e quindi completarne il numero con tiri individuali sino ad arrivare a 250 tiri giornalieri, così da garantire 1.500 tiri settimanali oltre a quelli scoccati in partita. Gli allenatori sanno che qualche tiro sarà “rubato”, ma ritengono che in media vengano comunque tirati circa 1.200 tiri settimanali da ogni loro ragazzo. Ho assistito a degli allenamenti ed anche a partite da loro disputate in categorie di età diverse. Che ti posso dire, sbagliano al tiro anche loro, ma le percentuali individuali sono davvero alte e, se lasciati liberi al tiro, sbagliano davvero poco. Credimi.
Posso affermare che, per quello che ho visto, in Croazia, Bosnia e Serbia è prestata una grande attenzione alla tecnica del tiro. Il Lavoro è finalizzato affinché il ragazzo riesca a scegliere istintivamente il tiro più semplice per l'esecuzione nella circostanza di gioco nonché quello che sia il più possibile libero da pressione, ossia che abbia la maggior probabilità d realizzazione. Diverso ho scoperto essere l’approccio della “scuola” americana dove ogni esercizio di tiro è finalizzato al condizionamento fisico. Scambiando quattro ciance in merito, mi è stato detto che questa è una condizione necessaria in risposta al grande atletismo che i ragazzi oggi mettono in campo e, quindi, un tiratore credibile è solo quello che riesce a realizzare sotto la pressione dell’avversario ed in condizioni di grande fatica sia fisica sia mentale.
Per contro, tutti concordano che per saper tirare si debba tirare tanto con continuità ed attenzione.
Dunque, non so se quanto qui detto possa essere una risposta. Il mio voleva essere solo un pensiero perché guardando il gioco si cercasse di comprende i ragazzi per ciò che valgono e non per ciò per ciò che sembrano. Sono poi d’accordo con te, molti dei bravi di oggi sono i credibili di ieri.
Ogni tanto mi piace lanciare un sasso nella speranza di conseguenze. Posso colpire il nulla o il tutto, consapevole che la mano che poi nascondo è sempre attaccata al mio braccio.
Un grande in bocca al lupo ai ragazzi della BLU per la sfida con la Leonessa.
Noi si va a scuola dai grandi, per imparare e divertirsi.

nota: non finirò mai di ringraziare chi scrive o risponde, conferma o contraddice. Il rischio è che, ad ascoltare una sola campana, si ha poi la presunzione di conoscere la musica.
nota 2: … ti confesso che la mia prima macchina è stata una Panda 45 usata, di colore beige. Per me un mito. Al limite del fuori giri (intorno ai 125/130 Km/h), ti appariva Gesù sul panchetto posteriore, con in mano un Malboro e ti sussurrava … o rallenti o quest’ultima siga ce la fumiamo insieme. Che ricordi!

Edited by Stid - 13/10/2018, 19:04
 
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view post Posted on 14/10/2018, 10:54

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E' sempre un piacere leggere chi ha qualcosa di interessante da dire, ha voglia di farlo, soprattutto se fatto in maniera precisa e circonstanziata, senza ricorrere a sentenze.
Io mi sarei limitato al calcolo del mero tempo tecnico concludendo che basterebbero 15 minuti al giorno ed evidentemente non è cosi. E' anche vero che i nostri allenamenti prevedono una precoce specializzazione che comporterebbe, per cercare di migliorarsi al tiro o altro, un surplus di lavoro, volontà e sacrificio per questi ragazzi che già non si risparmiano.
Quello che dici spiega per buona parte il successo facile ed immediato che i ragazzi 'importati' dall'est ottengono contro i nostri, mi incuriosisce vedere se mantengono la disciplina o si adattano ai nostri ritmi perdendo l'abitudine, con ripercussione sul campo..
Nelle prossime settimane andrò a Pardubice in Cz per lavoro e volevo assistere ad una partita giovanile ma adesso ho la tentazione di seguire un allenamento..
Sui Blu ho la stessa fiducia della società che ha deciso di schierare solo i 2002, con qualche ottimo innesto 2003, continuando coerentemente un progetto pluriennale.
Chiedo pubblicamente agli organizzatori di rimettere le partite interne del lunedi alle 19,45, in caso contrario con il mio pandino 4x4 dell'86 eluderò per l'ennesima volta il blocco del traffico e sarò presente con il live streaming alle 19,30, che porta supporter esterni alla squadra.
Ps. L'IKEA delle mogli del sabato\domenica è molto diffusa, ogni tanto è giusto accontentarle anche perchè, spesso, sono le autiste in settimana dei nostri pargoli a zonzo per palestre.
 
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Stid
view post Posted on 14/10/2018, 13:51




Ti confesso che anch'io sono curioso di vedere quale sia l'adattamento di ragazzi che provengono da realtà di gioco e di vita così differenti.
Pardubice deve essere carina. Se non sbaglio è una cittadina universitaria. Ha due squadre di basket, una maschile ed una femminile. La squadra maschile (BJ Jip) organizza la Jr. League NBA che coinvolge oltre trenta scuole primarie in un torneo sponsorizzato dalla stessa NBA. Ad ogni squadra è attribuita la maglia di una franchigia, cosicché si hanno sfide tra squadra NBA nel torneo dei ragazzini. Le scuole di Pardubice hanno indossato maglie di Cleveland Cavaliers, degli Indiana Pacers, dei Detroit Pistons e dei Milwaukee Bucks. La scuola elementare Přelouč ha giocato per i Chicago Bulls e pare abbia ricevuto una speciale menzione.
Ora, la domanda é: perché la NBA si cala in una realtà boema e non viene nel bel paese? Bah!
Mi raccomando, divertiti!
 
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222 replies since 27/8/2018, 17:15   47743 views
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