| Devo dire che il mio primo moto di sorpresa è stato prima dell'inizio gara, quando ho dato un'occhiata al roster di Basiglio. Nella mia ingenuità da neofita, fors'anche po' sprovveduto, pensavo che il roster under 18, per essere scelto come squadra di Eccellenza, avesse subito un notevole miglioramento rispetto alla passata stagione. La mia sorpresa è stata quindi grande quando ho visto che la squadra di Milano3 era sostanzialmente strutturata intorno a ragazzi che ben conoscevo dall'under 16 Elite con l'aggiunta di Cassol come playmaker. Ma al suo fianco c'erano nomi a me ben noti: Schirò, Mori, Chitti, Botta, Rescia e Fradegrada a fare da rincalzo a Cassol, cioè l'dentica ossatura di squadra che lo scorso anno è arrivata terza in Elite. Visto come sono andate le cose in campo la domanda sorge spontanea: ma perché non è rimasta in quella categoria? Perché farsi massacrare in Eccellenza risultando il materasso del campionato? Per l'orgoglio (finto) di poter dire di giocare in Eccellenza? Sarò limitato, ma davvero non capisco. Prendere sberloni di questa natura è forse un aiuto alla crescita tecnica? Io non lo credo affatto. La squadra di Milano3 si è presentata al fischio iniziale con un roster totalmente sprovvisto di peso e cm, con ragazzi da Elite, e destinata al massacro ad occhio nudo, ancor prima che la partita iniziasse. Perché esporsi a questa gogna sportiva? Che senso ha? Io non capisco, davvero. L'argomentazione raccolta ieri è la seguente: anche se arrivassimo ultimi, disputeremo poi la seconda fase in Elite e lì con ogni probabilità sopravanzeremo anche chi ci è arrivato davanti. Io aggiungerei: forse. E nel frattempo ciò giustifica una serie di partite tutte a perdere con un roster palesemente stazzato in condizioni d'inferiorità fisica e tecnica rispetto ai competitors? Mah... Lo ammetto, è probabile che io non ci arrivi... Inevitabilmente queste considerazioni di ordine strutturale sulla squadra sono poi state calate nel clima agonistico e qui dovrei raccontare la partita e il suo svolgimento. Ma credetemi, non c'è davvero niente da raccontare. Quasi certamente una buona partita di allenamento sarebbe stata più utile ai ragazzi di Cantù, che "scherzavano" gli avversari di Basiglio come, dove e quando volevano. La superiorità sotto i tabelloni era talmente ampia e devastante che molto spesso, forse più per sorpresa che altro, i canturini sbagliavano da sotto anche palle banali, per l'imprevedibilità del possesso che gli capitava. Patrick Gatti faceva letteralmente tutto ciò che voleva, senza un minimo di contrasto, senza alcuna possibilità di difesa da parte di Milano3. E il massacro è andato avanti senza soluzione di continuità per 40' filati. L'unico giocatore di Milano3 che in qualche modo ha retto l'urto è stato il playmaker Cassol, sul quale però andrebbe forse spesa un'analisi dettagliata. Questo ragazzo è dotato di un ball handling assolutamente buono, ma la mia domanda è la seguente: a Milano3 serve un play che palleggi bene? Lui e Fradegrada mi sembrano due copie conformi. Non giocano per la squadra, non illuminano il gioco, non servono a dettare assist e manovra filtrante. Servono a far punti con entrate a canestro e tiri, ovvero con iniziative personali. Giocano per assecondare le proprie qualità personali e renderle produttive in termini di score, non giocano per la squadra. Sono bravi per se stessi, ma in un contesto collettivo la loro utilità è a mio parere ridottissima. Un buon play è un faro, una guida, un metronomo di manovra, colui che vede un attimo prima degli altri le aperture di gioco e le indirizza, colui che manda in gol i compagni. Che cambia, modula ed alterna ritmo e velocità di gioco. Questo avviene con i due play della squadra di Basiglio? A me non pare proprio. Sono due individualisti che non aggiungono peso specifico ma soprattutto vantaggio alla manovra di squadra. Bravi, sicuramente, nel gesto tecnico, ma inutili rispetto alla manovra. A questo riguardo concluderei con un'annotazione. Ieri sera il gesto tecnico più bello, lineare e produttivo veniva ripetuto con una certa sistematicità dai ragazzi di Cantù, un gesto tecnico apparentemente banale ma di grandissima utilità ed efficacia. Si chiama arresto e tiro. I canturini hanno sfondato il canestro di Basiglio semplicemente reiterando questo gesto che è alla base dei fondamentali. Lo facevano bene, con efficacia, con linearità. E, piccolo particolare, senza che nessuno riuscisse a fermarli.
Edited by nicholasurfe - 27/9/2017, 16:45
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