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RIFORMA CAMPIONATI, Forza Ragnolini

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Giesse
view post Posted on 2/5/2006, 19:29 by: Giesse




CITAZIONE (new rugerio @ 2/5/2006, 19:26)
purtroppo sono stato assento e non ho risposto subito a giesse.

Tu asserisci che le società sportive non devono essere gestite con ottica aziendale, alcuni non considerano il mecenate come esempio da non seguire, ma mi spiegate che differenza c'è nel gestire un bar, una officina un azienda pubblica o privata e una società sportiva?

Non c'è bisogno di fare un bilancio,?? pagare gli affitti e gli stipendi? fare investimenti ?non puo andare in rosso e fallire?pagare le varie tasse?
Ma dove viviamo? sulla luna?
regola fondamentale e primaria di ogni attività , anche sportiva è il rispetto di regole. dura lex sed lex..e nonostante tutto avere un livello annuale di fallimenti pari a quello del mondo del basket, in una qualsiasi categoria con base economica denota un fortissimo squlibrio, tale che va sanato

ben vengano quelle riforme che vanno nella direzione di restringere e regolare il mercato non di espanderlo a dismisura, e aggiungo che se si è arrivati a questo livello a chi ascivere la responsabilità se non a quei consiglieri federali che hanno lasciato marcire questo problema?

Ben venga questa riforma se l'intento è quello di riordinare il sistema , magari aggiungendo una fidejussione di iscrizione ai campionati pari all'ammontare dei costi dei giocatori, e l'automatica esclusione delle società che sono morose nei confronti dei prestatori d'opera , nonchè la presentazione di bilanci d'esercizio in lega per certificarne la veridicità.

Queste sono norme di buona gestione a tutti i livelli, non c'è differenza tra un'azienda e una società sportiva se si parte dal presupposto che in qualsiasi attività bisogna rispettare gli impegni presi per andare avanti.
Io affermo che le logiche aziendali non siano sempre compatibili con il mondo dello sport dilettantistico, perchè laddove si opera in un rapporto puramente basato sull'analisi costi/ricavi non si può conciliare con tutte le dinamiche particolari che esistono in ogni società. Ognuna di quelle di nostra conoscenza è un piccolo mondo a parte, dove non si possono applicare formule uguali per tutte perchè per abitudini, realtà territoriali, legami con certi dirigenti ed altro la gestione è del tutto particolare e non sempre la cosa più logica è quella più giusta da fare.
Allora ribadisco, un conto è il mercato delle cipolle, un conto quello dei giocatori. Perchè le leggi dell'economia le conosciamo tutti, ma applicarle ad un soggetto di assoluta specificità come i nostri campionati porta a mio giudizio a delle distrorsioni.
New Rugerio, la morale degli interventi non è anti mecenatismo di Casalpusterlengo, che è un bellissimo esempio di una realtà ideale sorta dal nulla per la passione di una persona che ha contagiato tutta una zona. Il problema, e mi ripeto, che il modello Casalpusterlengo non è esportabile, perchè di Curioni ce n'è uno solo. E la riforma che voi proponete, nei tempi che voi proponete (ossia un anno di choc anafilattico e poi via a 14 squadre), è a mio avviso poco adatta per la maggior parte delle società di B2 e C1 che sopravvivono nel "giorno per giorno" inseguendo lo sponsorino di paese da un pugno di migliaia di euro.
Se poi la riforma proposta è quella della fidejussione automatica pari all'ammontare dei costi dei giocatori, in linea di principio non posso che essere d'accordo. Per allargare il campo del discorso, la Liga ACB spagnola ha una tassa di ingresso di 2 milioni e 500 euro, le società promosse dalla LEB (la nostra A2) che non possono pagare restano dove sono, e i club debbono inviare le ricevute di attestato pagamento ai giocatori entro due settimane dalla scadenza delle mensilità, pena il blocco completo della possibilità di fare mercato sino all'avvenuta corresponsione della somma. Però siamo in serie A1, non in B1 o B2 o peggio ancora in C1. In Italia è stata introdotta da 2 anni la regola che non può fare mercato chi non ha regolarmente versato i contributi previdenziali dal 16 novembre in poi; ma fatta la legge, gabbato lo santo, perchè vale l'autocertificazione...E comunque anche qui è un discorso che non tutti si possono permettere: a Casalpusterlengo non succede, ma nelle società "normali" i fondi sono disponibili in flussi tali che non si può al 7 luglio versare l'intera tranche degli stipendi di 10 mesi per un'annata intera. E questo te lo garantisco anche se non sono un dirigente di società, ma dall'alto della mia esperienza mi posso "arrogare" il diritto di parlare di queste situazioni con cognizione di causa.
In conclusione, de novo: il mecenatismo è la linfa vitale dello sport dilettantistico, ma se i mecenati propongono una riforma che alla lunga tende ad eliminare dal mercato le società non rette da mecenati, ribadisco che l'aggettivo "elitario" ha piena ragion d'essere nel giudizio sulla vicenda.
 
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