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Parte oggi, in contemporanea nazionale, la programmazione di "Draquila", il film-documentario di Sabina Guzzanti che racconta il dramma di una città colpita dal terremoto. Il cinema multisala, Movieplex, trasmetterà il lungometraggio tre volte al giorno. "Contrariamente a quanto ha detto la regista in piazza Duomo", ha commentato Massimo Turco del Movieplex, "la proiezione del film non è stata mai messa in discussione, perché è quello che ci chiede la gente. Ci è solo dispiaciuto non poter ospitare noi l'anteprima, anche perché in molti l'altra sera non si sono goduti il film per la ressa".
"Draquila - L'Italia che trema" può essere come "Ladri di biciclette": lo sostiene Sabina Guzzanti che, dopo l'anteprima nazionale, stasera all'Aquila, replica così al sottosegretario e capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, il quale aveva sostenuto che il documentario dell'artista sul terremoto avrebbe fatto fare brutta figura all'Italia.
"Invece - ha sostenuto la Guzzanti - credo che sia importante per la nostra democrazia. Bertolaso pensa che il film porti all'estero un'immagine falsata dell'Italia? Lo pensava anche Andreotti del film 'Ladri di Biciclette' che poi però è diventato il fulcro del neorealismo". Il film-documentario è stato proiettato stasera all'Aquila, davanti a migliaia di persone, sotto al tendone bianco del presidio permanente situato in Piazza Duomo.
"Draquila" ripercorre sul grande schermo un anno di post-sisma, tra la paura della scossa, la vita in tendopoli o negli alberghi della costa, il G8, la commissione grandi rischi e le mobilitazioni di piazza per la ricostruzione. In molti fanno i conti con l'emozione di rivedersi sul grande schermo, come parte di un mosaico che l'attrice-regista ha realizzato.
Così, dopo un'ouverture con il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente - che parla della desolazione del suo quartiere, uno dei più caratteristici e più vivi della città prima del terremoto e ora disabitato - scorrono le immagini del premier, della Protezione civile, dei grandi della Terra. Tra loro fanno capolino le prime, timide, testimonianze degli aquilani. Il primo a riconoscersi sullo schermo è Antonello Ciccozzi, ricercatore di antropologia culturale, che prova a descrivere le difficoltà dell'immediato. Poi le telecamere raccontano tante piccole e grandi storie. Applauditissimo il contributo dello storico Raffaele Colapietra, l'unico ad avere il coraggio e la forza emotiva - malgrado la sua età - a restare a vivere nella sua casa semi-agibile, nel cuore della zona rossa.
Applausi al racconto delle contraddizioni del progetto C.a.s.e, ma anche delle difficoltà delle famiglie nel lasciare le tende. Argomenti che agli aquilani interessano molto più delle vicende personali del premier. Non ci sono state le contestazioni, annunciate sui Social network, da parte di chi vede il lavoro della Guzzanti come "un tentativo di utilizzare L'Aquila per i propri fini". Le uniche proteste sono quelle di chi è rimasto fuori sotto la pioggia.
Per molti il dibattito dopo la proiezione si è trasformato in un'occasione per confrontarsi sui problemi attuale e su quelli passati. Qualcuno, come il critico cinematografico, Piercesare Stagni, ha ringraziato la Guzzanti per "portare a Cannes i veri problemi di questa citta".
Aggiornato al 09/05/2010 19:18
Posto questo articolo de ilcapoluogo.it solo per riportare la discussione sul tema.
Non ho visto il film. Lo ha presentato la Guzzanti in anteprima il 5 a L'Aquila, ma io ero fuori città.
Perciò non mi arrischio a dare un giudizio di merito sul film. Ne tantomeno ad imbastire una difesa d'ufficio della Guzzanti, ché non mi pare la richieda.
Provo solo a fare un paio di considerazioni sullo sfondo.
Trattandosi della Guzzanti è ragionevole pensare che non sia stata tenera con quanto successo a L'Aquila nel post terremoto.
Ipotizzando, ripeto, ipotizzando che la Guzzanti abbia raccontato questa storia diversamente da come ce l'ha, anzi VE l'ha raccontata la televisione, io sarei pronta a testimoniare per lei.
Piu' volte io stessa in questo spazio ho provato a raccontare quello che la televisione non dice e non ha detto mai.
Ora, il problema qual e'?
Che il film va a Cannes? Che l'Italia fa una pessima figura? Ma se cosi' fosse, per colpa di chi farebbe una pessima figura, per colpa della Guzzanti che si limita a raccontare o per colpa di quanto fatto nella realtà dai protagonisti del racconto?
Posto che la Guzzanti abbia fatto un certo tipo di racconto e posto che quel racconto sia veritiero, mi sembrerebbe davvero puerile incolpare lei per la pessima figura fatta. L'esempio simile di micheal moore mi sembra molto calzante.
Qualcuno parlava di sputtanamento. Beh, se di questo si è trattato, di sputtanare finalmente tutti i lati oscuri, oscurissimi, di questa vicenda, io dico che era ora!!!! Altre trasmissioni lo hanno fatto, tipo quelle di Riccardo Iacona, ma né il ministro bondi, né bertolaso si sono sognati di commentarli. Forse perché in quel caso lo sputtanamento è rimasto nei confini nazionali?
Qualcun altro parlava di una cinica speculazione da parte della Guzzanti. Faccio notare che il post-terremoto è stato una immensa, feroce, spregiudicata, aggressiva speculazione. Sul piano politico, sul piano economico, sul piano sociale. Accusare la Guzzanti, che di mestiere fa film e racconta storie, di speculazione, mi sembra davvero ridicolo.
Ma ripeto io non ho (ancora) visto il film. Una cosa è certa: niente di quello che lei può aver raccontato potrebbe sorprendermi. Per quanto mi riguarda, semplicemente, è il classico film già visto.