Nel torneo Bresciani nessun "nuovo" giovane, nemmeno i tornei sono occasione di crescita per i giovani del vivaio e poi dal sito blu leggo:
DALLA PREALPINA DI LUNEDI' 14 SETTEMBRE
PRESIDENTE ENRICO RAGNOLINI:
"CHI LAVORA CON I GIOVANI VA PREMIATO"
"Stati Generali Fip, si valuta l’aumento dei parametri
Venerdì scorso a Caorle riunione plenaria di tutti le commissioni federali sul tema "scottante" del rilancio dell’attività giovanile."
Concordo pienamente con Ragnolini ma invece di porre degli ostacoli ai giovani atleti in uscita dalle società (leggasi svincolo) incentiverei di molto i premi per le società qualora il giovane “sbarchi” nei primi tre campionati nazionali ( A, lega2, Adil.) perché questi e non i pur rispettabilissimi campionati regionali, provinciali o di quartiere DEVONO essere IL TARGET per le società che vogliano fregiarsi del titolo di “importante società giovanile” e ritenersi un riferimento per il settore giovanile.
Così facendo la federazione potrebbe innescare un processo virtuoso:
a) da un lato le varie società sarebbero invogliate a lanciare un numero sempre maggiore di under e fino a prova contraria maggiore è la disponibilità maggiore è la scelta, maggiore è la scelta maggiore la selezione, maggiore la selezione maggiore sarà la qualità del “prodotto finale” … la concorrenza insegna. Nel calcio perché i vivai di Inter, Milan, Juve sono i più ambiti da atleti e famiglie?
b) Le società sarebbero maggiormente responsabilizzate a rendersi “appetibili” agli atleti creando, cosa che non sempre succede, un rapporto positivo con gli atleti volto alla loro crescita e non indirizzato allo “sfruttamento” non solo economico del tesserino fino al momento dello svincolo. Il principio è che più sei in grado di proporre quantità e qualità più sei ambito e ricercato, maggiormente avrai l'opportunità di ampliare la tua base e ancora una volta potrai proporre maggir qualità. Chi è quell’calciatore che raggiunta l'U18 di Juve, Inter o Milan preferirebbe tornarsene nella squadretta dell’oratorio?
Capisco le società, Il timore spesso sottolineato di perdere i propri talenti senza la protezione-ostacolo dello svincolo è reale, vogliamo chiamarlo rischio d’impresa? Ma in un mare troppo pieno di “squali-manager” (dove non tutti fortunatamente lo sono) succede spessissimo il contrario. Atleti ben cresciuti e valorizzati quasi mai sono degli ingrati e degli irriconoscenti anzi spesso sono molto fidelizzati e rinunciano ad una chiamata magari importante “perché questa è la mia società e qui ci sono i miei amici”.
Chi investe nei giovani lo dovrebbe fare serenamente, seriamente e con responsabilità NON solo verso i soci, gli statuti ed i bilanci societari ma soprattutto verso gli atleti per poter offrire l’accesso al basket “che conta” e di conseguenza le opportunità che poi ognuno valorizzerà secondo le proprie changes.
Se così non fosse, e troppo spesso non lo è, a fronte di 1 vero ”investimento” ho nel minore dei casi 12-13 “speculazioni” che spesso pagheranno proprio gli atleti e le loro famiglie perché troppo facilmente ci si dimentica che questi sono ragazzi di 12-18 anni che scegliendo di svolgere uno sport ad alto livello sacrificano amicizie, tempo, purtroppo troppo spesso risultati scolastici di conseguenza potenziali carriere professionali in altri ambiti, e denari delle loro famiglie.
Per la semplice legge di mercato del dare e dell’avere, gli enormi sacrifici affrontati da questi ragazzi già ampliamente “scremati” lungo gli anni dei campionati d’eccellenza meritano, anzi ESIGONO, più di un’opportunità semplicemente perché in quella che dovrebbe essere una mutua simbiosi fino allo svincolo (se vogliamo prendere tale “data” come riferimento) chi trae i maggiori benefici non solo di blasone presso la federazione non sono gli atleti (ok, forse 1-2 stelline..) bensì le società.
Rognolini, i tecnici e le società non si devono meravigliare se delle promesse sportive lasciano la nostra provincia o regione per trovare le proprie opportunità altrove, chi non lo farebbe se altrove potrebbe? Ragazzi come ad esempio gli U19 di Bergamo con un “piano globale e concreto” dovrebbero debuttare in A dilettanti a 17-18 anni per essere “operativi” a 20-21, se ciò non accade non ci si deve meravigliare se questi “alla maturità sportiva” (circa 21-22 anni?) decideranno di andare a prendersi altrove ciò che non gli è stato offerto “a casa” e se questo è reputato un danno alle società poco importa. Mi sembra logico e naturale, non vedo perché talenti simili dovrebbero rimanere degli eterni “precari” in casa relegati in categorie inferiori se altrove potrebbero trovare ciò a cui ambiscono e qui non trovano. Premesso che se da noi esistesse il Gallinari della situazione (B1 a 16 anni, A a 18, NBA a 20, splendido esempio da imitare di “progetto sportivo”) certamente questi non si fermerebbe a Bergamo per una questione di opportunità (altrimenti perché si sceglie di studiare in una ben precisa università piuttosto che in una qualsiasi?).
Vogliamo fare un esempio con i “talentini” nostrani? Se i tre under dello scorso anno avessero avuto (ma non lo hanno avuto) e se quelli di quest’anno avranno (ma non lo avranno) un equo e reale progetto di crescita, domani Treviglio avrebbe avuto ben sei (6!) under di "propria fabbricazione" da coccolarsi e tenersi stretti o cedere a peso d’oro, questi se comunque non pronti certamente domani avrebbero avuto un’esperienza importante da ben spendere o comunque avrebbero accorciato in tempi rapidi la loro formazione, invece ci si limita a gongolarsi con 1 su 6 (fortunatamente c'è almeno quell'uno), ed in cinque fecero/fanno/faranno gli sparring partner ai senior perché e così se vi pare e dovendosi dire anche fortunati dell'opportunità concessa (mi ricorda un un po' la fregatura degli stages per i neo diplomati, laureati patentati e chi ne più ne ha più ne metta pur di tenerli "neo" e poterli sfruttare per bene e a lungo, poi c'è chi fa reale formazione ben inteso.).
Vedete la contraddizione dove stà? Si disprezzano le società che fanno "brocheraggio" di talenti dalle regioni di tutt'italia, Siena, Treviso per citarne qualcuna, (vedasi i vari blog-satelliti di Blubasket) ci si riempie bene la bocca con la formazione dei propri giovani e poi (è notizia recente) si rinnega tutto facendo mercato ed importando giovani talenti da fuori. Mi si dirà che ci vuole anche quello, Ok mi stà bene ma allora non critichiamo chi perpetua certe scelte per poi seguirne le tracce, un minimo di dignità e coerenza..
Domani non ci si scandalizzi se qualcuno tra Gibellini (guardia), Gotti (pivot), Gritti (guardia) , Lussana (guardia-ala), Marulli (play) & C., un intero quintetto in ordine strettamente alfabetico che con il bronzo nazionale U16 ha dato alla società molto molto più di ciò che han tratto sportivamente parlando, personalmente. Un quintetto di cui qualcuno andrà presto a rafforzare altre sponde, perché anche gli avversari hanno l’occhio lungo e sanno riconoscere i talenti, perché l’erba del vicino e sempre più verde, perchè son pronti o quasi e qui non trovano sbocchi (un po' come i giovani laureati..
) magari andrà con la maglia blu nel cuore e quel senso d'amarezza che accompagna ogni emigrazione perché costretti dalla voglia/necessità di crescere.
saluti