| IL DIZIONARIO TRIESTE-PROMOZIONE PROMOZIONE-TRIESTE (parte prima)
“A” come A DILETTANTI
E’ quello che porta in eredità questa stagione sportiva dell’Acegas Aps Trieste, una promozione che ripaga di tanti sforzi fatti, di tanta passione dietro una squadra, ma soprattutto di un trampolino di lancio. Parlando di dizionario, la parola più gettonata fra i tifosi nel post sbornia è stata “inizio”, focalizzando come un percorso assume significato di durata nel tempo se ha continuità. Nessuno lo ha nascosto, Boniciolli in primis, Trieste vuole e deve tornare in serie A, ed il primo grande passo è stato compiuto; ora, innalzandosi il grado di difficoltà per una categoria molto competitiva come la A Dilettanti, necessario non far egli errori del passato, e le premesse fortunatamente non vanno in questa direzione, oggi più di ieri esiste una….base!
“B” come FATTORE B: BONICIOLLI, BERNARDI, BENEVELLI
Un fattore predominante, dirompente, vincente. Matteo Boniciolli ha sposato la causa Trieste (un matrimonio molto ben pagato ndr.) portando tutta la sua conoscenza ed esperienza. La sua strategia per certi versi stava rasentando la veggenza quando aveva pronosticato un quinto posto (poi terzo) e promozione ai play off; al di là degli scherzi, la scelta di basarsi su uno staff di assoluto livello, di scegliere il roster in base a qualità tecniche ma soprattutto morali, ed aver posto le basi a livello giovanile per quello che sarà il futuro, è stato il vero salto di qualità portato in società. Massimo Bernardi è stato il condottiero, allenatore vulcanico ma sempre cosciente di quello che sta facendo, ha innalzato in quasi tutti i suoi uomini lo status cestistico e mentale, ha dato un identità forte al gruppo e per lunghi tratti della stagione ha fatto divertire con un basket aggressivo e spumeggiante. Il suo “pupillo” Andrea Benevelli l’ MVP stagionale: a memoria non si ricorda una partita una sotto la sufficienza, in certe uscite imbarazzante per superiorità tecnica; l’estate alle porte deve lasciare un “compito per le vacanze”: tornare il prossimo anno con un solido tiro dalla lunga distanza, anche da oltre l’arco dei 6,25!
“C” come CARATTERE
Si è detto in più situazioni come la squadra forgiata da coach Bernardi avesse nel DNA il gene di una carattere forte; lo si è visto dopo il periodo nero di metà stagione, con sconfitte a ripetizione e un ambiente che volgeva al depresso. Con il lavoro in palestra e la convinzione di quello che si stava facendo, la squadra è venuta fuori alla grande, innalzando partita dopo partita l’autostima, che poi ha avuto il suo picco con i play off. Infatti, forse sarà una delle pochissime squadre che avrà raggiunto la promozione giocando praticamente quasi sempre in trasferta, espugnando campi difficili come Como, Trento e Riva del Garda, ed “espugnando” campi neutri come quello di Pordenone, succursale del Palatrieste imposto dalla Federazione.
“D” come DANARO
Il “dio danaro”, quello che mette in moto tutti i sogni e le ambizioni, quello che regala spettacoli domenicalmente alla folta platea di appassionati di basket. Oggi come ieri sempre e solo l’ Acegas Aps di Massimo Paniccia è stata la linfa per trainare la pallacanestro triestina, soffrendo spesso di solitudine, pur prendendosi gli onori del caso. Inutile rimarcare come a pochi chilometri da Trieste ci sia una realtà che, appena perso per strada il loro generoso magnate, ha trovato perlomeno in embrione, diversi soggetti pronti a supportare lo sport friulano, animati da spirito corporativo e di orgoglio cittadino. Sarebbe ora che a Trieste si finisca con prese di posizione politiche (che poco hanno a che fare con lo sport) e che si ragioni sinergicamente per il bene della città, visto che realtà, ai vertici, anche appassionate di pallacanestro, ce ne sono…
“E” come EMOZIONI
Quelle condivise da tutti, dagli spettatori accorsi in massa al Palatrieste per soffrire con la squadra, ai giocatori attori protagonisti di questa impresa, allo staff commosso alle lacrime per mesi di duro lavoro, al coach che messosi in gioco in questa insidiosa categoria ha stravinto la sfida, ai vertici finalmente festanti dopo una cavalcata gioiosa. Ma soprattutto l’emozione di chi può plausibilmente sostenere che il basket a Trieste non sarà mai morto fino a che ci sarà questa partecipazione emotiva di tante persone, a prescindere dalla categoria e dal contesto.
“F” come FEDERAZIONE
Una sconfitta certa in questa serie finale di play off è stata la Federazione Italiana Pallacanestro. Situazioni paradossali, gestione approssimativa e pene fuori scala, non solo alla Pallacanestro Trieste 2004, che hanno minato profondamente e alla radice il normale svolgimento delle partite. Squalifiche record per episodi stigmatizzabili ma non particolarmente drammatici, arbitri non all’altezza di serie finali play off, addetti al tavolo se possibile peggiori. Non si cada nel luogo comune che essendo una quarta serie (la B Dilettanti ndr.), si possa agire con superficialità maggiore; per “fortuna” che anche in serie A non sembrano stare meglio….
“G” come GRUPPO
E’ stata la vittoria del gruppo, insieme di elementi dentro la squadra e nello staff che ha remato dalla stessa parte, anche nei momenti più difficili. Le insoddisfazioni di Pigato o Bocchini, per esempio, sono state gestite dai protagonisti con l’intelligenza e la coscienza di chi antepone le esigenze del gruppo e del risultato rispetto a quelle proprie. Le sconfitte patite a metà stagione, non solo sono state un modo per rimarcare la solidità di coach Bernardi sulla panchina, ma anche come sprone al filotto di vittorie successive, facendo quadrato e chiudendo fuori dallo spogliatoio le problematiche arrivate. In più, gruppo vuol dire anche che chiunque in Pallacanestro Trieste 2004 parlasse della squadra, usasse lo stesso linguaggio, la stessa lunghezza d’onda…..sembrano sfumature, ma fanno la differenza!
Raffaele Baldini
|