| schiavo |
| | CITAZIONE La notte della Vnera
L'Omaggio di Ettore Messina: «Non se ne poteva più di una serie A senza Vnera»
- Il Resto del Carlino -
«Noi può». Tremila anime si ritrovano al PalaMalaguti per festeggiare la Virtus in serie A all’insegna del motto «Noi può». C’è una struttura, sistemata davanti a una delle due curve, dove prende posto la band di Mingardi, che ricorda il tormentone. E «Noi può 620» è la scritta che compare su tutte le maglie, bianche e nere. Il numero 620, ricorda i giorni passati dal salvataggio della Virtus; i giorni impiegati dalla Virtus per ritrovare la serie A. PalaMalaguti aperto a tutti (con offerta libera a favore dell’Ageop): fanno un certo effetto gli spogliatoi, dove si incontrano giocatori e allenatori di generazioni diverse. Manca solo qualche amarcord della Sala Borsa, perché per il resto, da piazza Azzarita in poi (inizio anni Settanta) sono in tanti, Gigi Serafini e Renato Albonico, Loris Benelli e Aldo Tommasini. E ancora Maurizio Ragazzi, Massimiliano Boccio (proprio lui: lo sponsor), Giovanni Setti, Pietro Generali, Agostino Li Vecchi, Vittorio Gallinari, Lauro Bon, Emilio Marcheselli, Francesco Orsini, Fabrizio Ambrassa, Flavio Carera, Augusto Binelli, Alessandro Abbio e Antoine Rigaudeau. In borghese, reduci da infortuni e acciacchi, Cristiano Zanus Fortes, Alessandro Frosini e Giampiero Savio. In panchina, poi, c’è la fila: Lino Frattin, Roberto Nadalini, Lele Molin, Alberto Bucci, Dan Peterson ed Ettore Messina. A questi vanno aggiunti i protagonisti della promozione, con le eccezioni di Brewer e Guyton. I più osannati? Facile: Messina, Rigaudeau e Abbio. E’ di rigore il bianconero e il proprietario, Claudio Sabatini, sfoggia un paio di scarpe zebrate (non propriamente da cerimonia) che assicura essere “reduci da Firenze”. Ma Firenze 1990, anno della Coppa delle Coppe, stile vistoso, troppo vistoso. Ma è il giorno dell’orgoglio bianconero così, mentre Andrea Mingardi ricopre il ruolo di gran cerimoniere, i Forever Boys srotolano i loro striscioni. «Altri ci hanno dato la gloria. Voi ci avete ridato la vita!!!». Compare una maglia nera con tanto di chiosa: «Grazie per averla onorata». Una corista attacca “Nessun dorma” che si conclude con il classico “All’alba vincerò”. Il più osannato, probabilmente, è il francese. «Sei anni qua – racconta Antoine – non si dimenticano. Mi sento un po’ come se fossi a Cholet, a casa mia. Sono tornato qua, per una sera, perché ho pensato a tutti i tifosi virtussini. E poi i miei figli sono nati qui: Bologna ha cambiato la mia vita». Felice Rigaudeau, al settimo cielo Abbio che l’altro ieri era ancora a Barcellona. «Mi hanno chiamato lunedì – spiega Tiramolla – non ci ho pensato molto. Ora sono libero. La scorsa estate, ma anche in primavera, ci sono state delle chiacchierate, chissà…». Abbio a far da chioccia e da garante in una Virtus in serie A: è un’ipotesi affascinante che andrebbe approfondita dal prossimo general manager bianconero (perché non puntare su Claudio Crippa?). E Messina fresco di accordo con il Cska Mosca? «Non se ne poteva più di una serie A senza Virtus: complimenti a chi l’ha conquistata». Le squadre sono mischiate anche se gli artefici della A spingono Boni verso le vecchie glorie (ma SuperMario non ci sta). Bianchi (quelli allenati dallo staff attuale) contro neri (panchina “rinforzata” con Messina, Bucci e Peterson, più tutti gli assistenti). All’intervallo, con i “Bianchi” avanti per 54 a 37 (alla fine vinceranno 87-79), viene “ritirata” una nuova maglia, è quella dei tifosi: “8.040 (tanti gli spettatori in gara uno con Montegranaro, ndr), 6° uomo dell’anno il pubblico Virtus».
Alessandro Gallo
CITAZIONE La notte dell´orgoglio Virtus Vecchi e nuovi idoli al PalaMalaguti per la festa promozione
- La Repubblica -
RADUNATI ieri sera tremila fedeli nella sua chiesa («A Casalecchio, restiamo a Casalecchio», l´inedito inno), la Virtus ha chiuso l´anno in grande stile, festeggiando la Serie A e potendo contare sull´impatto dei vecchi leoni, sempre gettonati da queste parti. Applausi scroscianti e cori assortiti, nella cornice di un PalaMalaguti bianconero, zampillante di cartoncini «Noi può» (uno gigante dietro il palco guidato da Mingardi), il tutto organizzato dal padrone di casa, Claudio Sabatini, a passeggio con un´inquietante calzatura a strisce bianconere («Sono quelle della Coppa delle Coppe a Firenze»). Griffe Sugar, però assente. C´è stata la partita, una mista tra gli scudieri di Consolini e le «Legends» (tutti con la maglia n.620, i giorni dal salvataggio), ma il piatto forte, perfino toccante, s´è consumato nei momenti di pausa e nel pregara. La grande ressa montava all´ingresso degli spogliatoi, dall´arrivo di Rigaudeau («E´ come fossi nato qua, questa squadra mi sta nel cuore») a Picchio Abbio, suo compagno in Virtus e a Valencia: «Sono contento per la promozione. Un ritorno? Mi farebbe piacere, ma non ne ho parlato con nessuno». Via via arrivano gli altri, fino a Ettore Messina, per cui l´applausometro s´impenna al momento della chiamata di Mingardi. «Non se ne poteva più», dirà alla platea. Da brividi, il saluto dei tifosi: sulle note di "Vincerò" è comparsa una maglia virtussina in curva, corredata dagli striscioni «Altri ci hanno dato la gloria, voi ci avete ridato la vita. Grazie per averla onorata». Veramente toccante, quanto il ricordo per Chicco Ravaglia. A metà, il «regalo» al pubblico. Tra le maglie di Villalta e Brunamonti, viene issata una maglia celebrativa: «8040 (gli spettatori della finale, ndr), 6º uomo dell´anno 2004-2005». Chiusura di Sabatini: «Ringrazio tutti, e grazie a un virtussino vero come Giordano Consolini». Boato. Infine, la Virtus sarà ricevuta lunedì alle 16 nella Sala Rossa di Palazzo d´Accursio, dal sindaco Cofferati, che ieri ha inviato al presidente Sabatini questo messaggio: «Il ritorno della Virtus in serie A è una vittoria di tutta la città, che torna a essere capitale del basket».
Marco Martelli
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