| Delle due, l'una: o non si ha più nulla da dire, o in giro c'è troppo lavoro arretrato da smaltire....cercando di ravvivare un tantino il post, concederò un piccolo bis.....d'altronde, con cotanto materiale umano per le mani, vien quasi da sé....
Il principe radrocchio C’era una volta un re che aveva un castello e vicino al castello c'era un gran bosco tenebroso e nel bosco, sotto un vecchio tiglio, c'era una fontana che spillava bonarda: nelle ore più calde del giorno, il principarturo andava nel bosco e sedeva sul ciglio della fresca sorgente color rubino; e quando si annoiava, prendeva la tessera da consigliere regionale, la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito. Ora avvenne un giorno che la tessera da consigliere regionale del principarturo non ricadde nella manina ch'esso tendeva in alto, ma cadde a terra e scivolò proprio nella bonarda. Il principarturo la seguì con lo sguardo, ma la tessera da consigliere regionale sparì, e la sorgente era profonda, profonda a perdita d'occhio e per quel giorno si sentiva già sazio di vino. Allora cominciò a piangere, e pianse sempre più forte, e non si poteva proprio consolare. E mentre così piangeva, qualcuno gli gridò: - Che hai, principarturo? Tu piangi da far pietà ai presidenti! Egli si guardò intorno, per vedere donde venisse la voce, e vide un radrocchio, che sporgeva dall'acqua la grossa testa deforme inforcati da un grosso paio di occhialoni. - Ah, sei tu, bel radrocchio! - disse, - piango per la mia tessera da consigliere regionale, che m'è caduta nella fonte. - Chétati e non piangere, - rispose il radrocchio, - ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco? - Quello che vuoi, caro radrocchio, - disse quello, - i miei tesseramenti, le mie società e i miei voti, magari la mia poltrona d'oro. Il radrocchio rispose: - I tuoi tesseramenti, le società e i voti e la tua poltrona d'oro io non li voglio: ma se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagnuccio di giochi, seder con te alla tua tavolina, mangiare dal tuo piattino d'oro, bere dalla tua damigianina, dormire nel tuo lettino: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò la tessera da consigliere regionale. - Ah sì, - disse, - ti prometto tutto quel che vuoi, purché mi riporti la tessera. Ma pensava: « Cosa va blaterando questo stupido radrocchio, che sta nel vino a gracidare coi suoi simili, e non può essere il compagno di un essere di-vino come me! » Ottenuta la promessa, il radrocchio mise la testa sotto bonarda, si tuffò e poco dopo tornò alla superficie; aveva in bocca la tessera da consigliere regionale e la buttò sull'erba. Il principarturo, pieno di gioia al vedere il suo bel giocattolo, lo prese e corse via a bere per la gioia. - Aspetta, aspetta! - gridò il radrocchio: - prendimi con te, io non posso bere come fai tu. Il giorno dopo, il principarturo udì bussare alla porta e gridare: - Figlio di…..re, piccino, aprimi! Non sai più quel che ieri mi hai detto vicino alla fresca fonte di bonarda? Figlio di….. re, piccino, aprimi! Egli andò e aprì la porta; il radrocchio entrò e, sempre dietro a lui, saltellò fino alla sua sedia. Lì si fermò e gridò: - Sollevami fino a te. Il principarturo esitò. Appena fu sulla sedia, il radrocchio volle salire sul tavolo e quando fu sul tavolo disse: - Adesso avvicinami il tuo piattino d'oro e la tua damigianina, perché mangiamo insieme. Il principarturo obbedì, ma si vedeva benissimo che lo faceva controvoglia. Il radrocchio mangiò con appetito, ma a lui quasi ogni boccone rimaneva in gola e così, guarda te, gli toccava mandarlo giù accompagnato da una bella gollata di verdicchio. Infine egli disse: - Ho mangiato a sazietà e sono stanco; adesso portami nella tua cameretta e metti in ordine il tuo lettino di seta: andremo a dormire. Il principarturo si mise a piangere: aveva paura del freddo e calcolatore radrocchio, che non osava toccare e che ora doveva dormire nel suo bel lettino pulito. Prese la bestia con due dita, la portò di sopra e la mise in un angolo. Ma quando fu a letto, il radrocchio venne saltelloni e disse: - Sono stanco, voglio dormir bene come te: tirami su. Allora il principarturo andò in collera etilica, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete: - Adesso starai zitto, brutto radrocchio!Ma quando cadde a terra, non era più un radrocchio: era un principe dai begli occhiali ridenti e con tanto di tessera da consigliere regionale. Egli era il suo caro compagno. Gli raccontò che era stato stregato dalla cattiva maga pratina e nessuno, all'infuori di lui, avrebbe potuto liberarlo. Il giorno dopo sarebbero andati insieme nel nuovo regno. Poi si addormentarono. La mattina dopo, quando il sole li svegliò, davanti a della casa, nel giardino con grandi masi di fiori, arrivò una carrozza con sei cavaleri bianchi, che avevano bennacchi bianchi sul capo e i finimenti dai caluri dorati, due coppe di buon mosto selvatico; e dietro c'era il servo del giovane consigliere, il fedele Enrottino. Sulla strada, si fermarono in una taverna per festeggiare a taucci e vino; quindi, entrarono nel loro nuovo regno e ……..
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