stinko di santo |
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| MILLE DI QUESTI GIORNI
Quando precipitò dall’ottavo piano del palazzo in costruzione, Zimir maledisse la malta molle che si era versata sulle tavole dei ponteggi e l’aveva fatto scivolare nel vuoto . Maledisse la mancanza di reti protettive, maledisse la sua miseria che l’aveva portato a lavorare in quel cantiere per 10-12 ore al giorno in cambio di un salario da fame. Maledisse il suo paese e l’Italia, maledisse tutti gli dei per la sua malasorte. Poi pensò ai bambini che avrebbero atteso invano di giocare col papà grande, grosso e buffo. Infine pensò ad Alexandra, la moglie. Mai più avrebbe riposato le sue mani stanche nei suoi morbidi fianchi. Poi chiuse gli occhi un attimo prima di sfracellarsi al suolo. Nello stesso momento, ad altissimo volume, si diffuse un’allegra musichetta, di quelle da telequiz. L’attività del cantiere si fermò di colpo. Poi si sentì la voce amplificata del capo: “ E’ il millesimo! Siamo lieti di annunciarvi che Zimir è il millesimo morto dell’anno! E’ una grande fortuna per noi e la nostra impresa!” Pochi minuti dopo tutta la zona fu circondata dagli inviati delle più importanti emittenti nazionali. La storia di Zimir si diffuse rapidamente in ogni angolo del paese. E tutti i manovali gioirono per il lieto evento. Finalmente uno di loro ce l’aveva fatta. Il solito giornalista ficcò un microfono in bocca alla vedova e sparò la solita domanda: “Cosa prova, adesso che è sola, vedova, in un paese straniero e con due figli da mantenere?” Al che Alexandra, con un impeto d’orgoglio, rispose: “Zimir non era un manovale qualunque, era il numero mille!” Poi scattarono le iniziative previste per la millesima vittima dell’anno. Tanto per cominciare, il fortunato cantiere fu insignito di una targa ricordo e divenne il set di un reality-show dal titolo: “Malta e muro: il manovale sta sicuro”, mentre il fortunato caporale che aveva assunto Zimir, fu promosso sul campo Maresciallo Reclutatore ed insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro Nero. La famiglia fu aiutata con l’assunzione della vedova al posto del defunto marito, come addetta all’impastatrice e i bambini furono ammessi, senza selezione, allo “Zecchino d’oro” con la canzone “Lassù qualcuno ci ama”. Anche i compagni di lavoro furono gratificati con un panettone e una comparsata nel reality. Infine, la salma di Zimir fu rimpatriata con un aereo blu pieno di ceppalonesi. Anche il quotidiano “Libero” fece la sua parte. Rinunciò allo spazio sui necrologi per pubblicare decine di mail di lettori incazzati per lo sperpero di denaro pubblico.
Natale Sorrentino Inserto “Unità” 17-12-07
Intanto è morto anche il quinto degli operai della Tyssen. E non chiamiamole fatalità: sono omicidi. Morti per guadagnare 1100 euro al mese. Morti facendo gli straordinari. I loro colleghi non saranno riconosciuti come lavoratori usuranti per poter andare un po’ prima in pensione. Sono morti mente difendevano con le unghie il loro maledetto posto di lavoro. Sono morti perché l’impresa non investe più in sicurezza. Sono morti facendo turni e ritmi impossibili. Sono morti perché la vita di un operaio costa meno di un estintore.
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