| bank robber |
| | CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 4/6/2010, 10:58) CITAZIONE (bank robber @ 4/6/2010, 10:49) Ciao Torero. Se mi permetti la citazione Israele è una democrazia "per alcuni e un incubo per altri", il che dovrebbe qualificarlo nella migliore delle ipotesi come parzialmente democratico. Se nei fatti manca un riconoscimento sostanziale, quindi fattivo, dei diritti umani e bada, non solo dei cittadini, mancano i presupposti fondamentali per definire uno stato pienamente democratico. E uno stato è pienamente democratico solo se rispetta i limiti che i diritti individuali pongono al suo potere: ovvero esce dalla democrazia se legifera o compie atti in aperta violazione di quei diritti. Non sono io a dirlo, ma di fatto lo dicono diverse fonti giuridiche, dal Bill of Rights inglese del 1688 alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, passando per la gran parte delle costituzioni moderne occidentali (e non solo). Israele come l'Inghilterra non possiede una carta costituzionale, ma ha emanato diverse leggi costituzionali, basic laws, (credo 12). Ma a differenza del Regno Unito è stato molto meno solerte a riconoscere i diritti fondamentali: solo nel 1992, ripeto 1992, sono state emanate dle prime due leggi sulla libertà e dignità dell'uomo e sulla libertà di occupazione e lì ci si è fermati. Mancano ancora leggi costituzionali sull'uguaglianza e sulla libertà di religione (fonte Jerusalem Post). Molte di queste leggi possono poi essere modificate con il semplice voto di maggioranza, quindi, mi dispiace, Israele non è una democrazia completa per come la possiamo intendere noi, sia perchè è carente sotto il profilo costituzionale in quanto manca un riconoscimento ufficiale di alcuni diritti, sia perché viola e nega in modo indiscriminato continuamente i diritti di una popolazione sottoposta al suo controllo e nei fatti attua o consente discriminazioni nei confronti di una parte dei suoi stessi cittadini, e non solo di religione musulmana o cristiana (vedi ebrei etiopi e ebrei orientali). Se proprio debbo paragonare Israele a qualche altro stato, posso paragonarlo solo a Sparta, dove solo una parte della popolazione aveva la piena cittadinanza e uguaglianza (gli uguali), un'altra parte aveva una forma di cittadinanza che se da un lato escludeva il diritto di voto, dall'altro garantiva la libertà individuale (i perieci), e infine gli schiavi, i famosi Iloti, contro i quali vigeva uno stato di guerra unilaterale e tutto era consentito. Ogni autunno, secondo quanto detto da Plutarco (Vita di Licurgo, 28, 3–7), gli Efori spartani (greco classico Ἔφοροι) dichiaravano formalmente guerra alla popolazione ilota cosicché ogni cittadino spartano avrebbe potuto uccidere legalmente un Ilota. Disarmati, i kryptes erano mandati nella campagna con l'istruzione di uccidere ogni ilota che avessero incontrato di notte e di prendere qualsiasi cibo di cui avessero avuto bisogno. Questa usanza poteva avere il fine di eliminare gli Iloti considerati fonte di problemi e di preparare i giovani con una prova di virilità facendo loro provare l'esperienza del primo omicidio. L'oppressione brutale degli Iloti permise agli Spartani di controllare la popolazione contadina dedicandosi interamente alle pratiche militari. Come Sparta Israele è uno stato fortemente militarista perché, non senza ragioni, terrorizzato dai nemici interni ed esterni. Si è obbiettato che Israele non può essere così militarista perchè ha cessato di espandersi e conquistare altre aree. Sparta adottava politiche di controllo sui vicini e non di espansione militare, cosa che invece riusciva assai meglio alla democratica Atene. Lo stato di guerra, ammesso e non concesso che vi sia realmente, non esime dal rispetto dei più volte richiamati diritti, così come non esime dall'osservanza delle convenzioni internazionali in materia. Gli Iloti a Sparta erano schiavi, cioè bassa manodopera senza diritti, una pratica non replicabile nel mondo moderno: permetti che il tuo paralellismo mi sembri una grossa forzatura. Vero che come a Sparta, anche in Israele la società è strutturata su base militare, con una punta di socialismo puro rappresentata dai kibbutzim e che spesso, in nome della sopravvivenza (e credo che certe vicende, come il processo Ben Gal del '62, abbiano rafforzato questa tendenza), le IDF se ne fregano delle convenzioni internazionali. Paragonare non significa pensare che due diverse situazioni siano in tutto e per tutto identiche, sarebbe antistorico, ma rilevare semplicemente delle analogie, che anche tu evidenzi. Chiaramente, per ciò che riguarda gli Iloti, l'analogia si basa in primis sull'assenza di qualsivoglia tutela giuridica nei loro confronti: già a Roma le cose andavano leggermente meglio, in parte grazie all'istituto dell'emancipazione che faceva dell'ex schiavo un cittadino romano coi diritti elettorali passivi, in parte grazie ad una legislazione che a partire dalla rivolta di Spartaco fino ad Antonino Pio fornì alcune tutele basilari agli schiavi. Sulla schiavitù e sui suoi differenti modelli ci sarebbe quello che la Yourcenar fa dire ad Adriano nelle Memorie nel capitolo Tellus stabilita, ma questo è un altro discorso. Il secondo fattore, quello che presenta forse l'analogia più forte e che da una suggestiva interpretazione dell'ordinamento spartano, lo trovi nel libro di Calasso "Le nozze di Cadmo e Armonia" dove si afferma che l'elemento dominante di Sparta era il terrore: non solo quello che veniva inflitto agli Iloti, ma quello di cui gli stessi Spartani erano vittime: ovvero di essere cancellati dalla ribellione degli oppressi. E in questo, a mio modo di vedere c'è una fortissima analogia "psicologica": Israele è vittima della sua stessa paranoia. E questo di fatto rende molto difficile saper discernere i pericoli reali (che ci sono) dalle paure, col risultato di produrre reazioni poco lucide e assolutamente maldestre (e criminali), come nel caso delle navi. Reazioni che invece di eliminare un finto problema (quello delle armi?), aprono questioni più gravi e più pericolose per la sicurezza dello stato e della popolazione. E il persistere di questo atteggiamento mi preoccupa non poco, per Israele, per i Palestinesi e per noi stessi.
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