| Marmo di Carrara
Molti anni fa..non ricordo più quanti ero un giovane giocatore. Sapete quei giocatori che stanno sul pullman per ore di trasferta , dormono, leggono E poi non sanno quanto in realtà giocheranno? Ecco..quel genere di giocatore ..appunto. Trasferta in toscana. Era autunno, i colori dell’appennino ligure e dei contrafforti delle Apuane, erano bellissimi, ma invisibili agli occhi di un giovane “campione”. Ricordo gli anziani che si dilettavano a giocare alle carte e parlavano di fidanzate varie, nelle 3 ore di pullman che ci portarono a Carrara, terra di difficile conquista per chiunque passasse da quelle parti. Ovviamente fui il primo a cambiarmi. Ma quali bende. Ma quali ginocchiere. 2 minuti e già in campo a tirare a canestro. Solo nella palestra con una manciata di spettatori, mi allenavo con evoluzioni degne dei re dei campetti del Bronx. Arrivò dall’altra parte del campo un avversario. Numero 11. 2.05 di muscoli. Mi si avvicinò subito e con cadenza toscana mi disse “oè, ragazzo,guarda che da codesta parte tiriamo noi” Io, subito gli risposi “ guardi che sono le squadre avversarie che scelgono il lato del campo su cui tirare..” Mi guardò..vidi la sua faccia cambiare…TUMP..un pugnetto leggero sul labbro..per cominciare.. Vidi un rivoletto di sangue, scendere piano piano dal lato della bocca..rimasi di ghiaccio. Lui prese un pallone, si mise a tirare. Io andai dall’altra parte del campo, in silenzio. Presi un fazzoletto di carta e mi pulii, sedendomi sulla panchina. Arrivarono gli altri a cui spiegai il tutto. Il più anziano si mise a ridere. Predendomi in giro mi apostrofò “vedi, ora cominci a capire cosa significa essere uomo”. Cominciammo i tiri in corsa.. non alzai gli occhi dal canestro. Non guardai mai nel campo opposto. La partita cominciò e, come previsto, il divario fu presto elevato. Troppo fisici ed “esperti” i nostri avversari rispetto alle reali nostre potenzialità. Il nostro coach decise di dare spazio alla panchina e mi chiamò sulla sedia del cambio. Entrai. Un paio di azioni di studio..e poi..ecco il momento. Lato sinistro dell’area. Ricevo, finta verso il fondo. Batto il mio uomo verso il centro. Entro in area. Il numero 11 aiuta saltando. Io gli passo accanto, tiro con la mano destra in semigancio e allargo il gomito sinistro che incappa “casualmente” sulla sua bocca… Canestro valido più fallo del malcapitato, sanguinante a terra. Pochi secondi e si alzò..mi guardò incredulo..si asciugò il sangue con la mano e mettendosi sulle tacche per prendere il rimbalzo mi disse “hei numero 6, quell’orecchino ora te lo faccio ingoiare”.. Lo guardai..e a dire la verità mi sembrò una montagna..ma questo non mi impedì di rispondergli: “ a ingoiare avrai imparato da quella..di tua mamma”.. Tirai il libero supplementare e feci canestro. Il coach per fortuna decise di non farmi più entrare in gara. Si narra che ancora oggi, qualcuno mi aspetti in un parcheggio vicino al palasport di Carrara con una bottiglia di vetro rotta tra le mani. Non mi sono mai tirato indietro. E ho risposto a testa alta e senza paura fin da quando ero adolescente a sventure e soprusi. A tutte le avversità ho reagito con coraggio e quando ho fallito ho sempre tirato fuori tutto l’ orgoglio che avevo dentro. Sapevo che ai miei ragazzi giravano le balle. E tanto. Il più 20 contro Rivarolo un po’ li rincuora. Ma ricordate,voi che leggete, in questa stagione hanno un traguardo da raggiungere. Ed io con loro.
IL CANESTRO-USAC RIVAROLO 81-61 ( 22-15, 38-35, 61-47) IL CANESTRO: Martinelli 32, Depalma 5, Augugliaro, Loreto 10, Bassi 8, Imarisio 4, Campi 6,Oronzii 8, Nizzi 8, Lamberti All. Billi. RIVAROLO: Cidronelli 14, Campigotto 11, Maccanti, Serena 1, Torraco 6, Giolo 5, Macario Ban 4, Chiadò Puli 13, Sartore 3, Oberto 4 All. Morra.
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