| ||
5) gli studi di Roderick, senza porsi la domanda principale, perché la FIP ha scritto una norma in cui un europeo che provenga da un paese europeo, ma che non sia parte della comunità europea, possa tesserarsi come non formato, mentre un non europeo, non formato, no? Perché, cosa diavolo c’entra con i compiti della FIP dividere un europeo che non viva dentro i parametri di libera circolazione garantiti da Mastricht da un non europeo che altrettanto non usufruisca dei diritti garantiti da avere la cittadinanza di un paese che sia parte dell’EU? Su questa cosa c'è tanta confusione, che perdonami mi pare traspaia anche dal tuo post. La FIP non c'entra nulla col problema che poni tu, se non in modo estremamente indiretto. Esiste un massimo di visti sportivi che CONI e Presidenza del Consiglio dei Ministri fissano annualmente. Questo numero poi viene ripartito dal CONI alle diverse Federazioni Sportive Nazionali. Perciò è un tema tutto politico per la FIP quello di riuscire a strappare, di volta in volta, un numero superiore di visti sportivi da "consegnare" alle diverse società. Ovviamente il visto non è necessario per i cittadini dei paesi che hanno sottoscritto il trattato di Schenghen (non Maastricht, che è altro trattato), cioè quelli UE (tranne Irlanda, Croazia, Bulgaria e Romania) più Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. La FIP quest'anno ha deciso che in serie B può andare a referto un atleta non formato, a prescindere dalla sua provenienza. Non ha però potuto, perché non ne aveva, fornire un visto alle società di B. La conseguenza è stata che il non formato poteva essere solo un cittadino di un paese Schengen. Poi è arrivata Rieti con l'idea brillante: visto che siamo dilettanti, perché non posso far giocare uno studente che ha un visto per studenti? Questa mossa rischia di avere importanti conseguenze per il futuro anche nelle due categorie superiori, chissà se al CONI ci stanno ragionando. |