Buona la seconda. Positiva la partita disputata domenica a Roma, non solo per la vittoria, ma per la supremazia mostrata sul parquet contro la squadra capitolina. Molti hanno motivato la vittoria e le proporzioni del successo più per demeriti del roster romano che per i meriti del Brindisi. Come voce fuori dal coro vorrei sottolineare, al netto delle defezioni dei romani, che il roster capitolino non è, almeno sulla carta, da buttar via. Nel gruppo italiani i vari Baldasso, Rullo, Alibegovic e Pini non mi sembrano di gran lunga al di sotto dei vari Zanelli, Campogrande, Gaspardo e Iannuzzi. A Brindisi manca un Jefferson, lungo sognato da tante squadre in estate, come lo stesso Dyson, che comunque è ancora lontano da una forma perlomeno accettabile. Fatta questa doverosa precisazione non è possibile comunque esaltarsi, la nostra squadra ad oggi non ha ancora un profilo ben definito nelle gerarchie di gioco, dove i soli Banks e Brown appaiono elementi insostituibili. In verità c’è da segnalare l’ottima prestazione in particolare nella fase difensiva di Martin che lentamente sta acquistando uno stato di forma ottimale. Abbiamo ancora difficoltà a giocare contro le difese schierate, mentre a campo aperto, al netto di alcune disattenzioni ancora presenti, la squadra riesce a dare il meglio di se. L’attuale rebus sulla stagione che è appena cominciata verte sulla possibilità e sulla capacità di Thompson di giocare a play. Io credo che Thompson sia molto più play rispetto a quanto lo era lo scorso anno Moraschini. L’americano è rapido, veloce, ha un discreto trattamento di palla, è un buon passatore, nella fase difensiva riesce a reggere l’urto fisico anche dei lunghi avversari. Deve crescere e migliorare, per far questo è necessario un po' di tempo. Altra situazione da analizzare e comprendere è l’assenza in squadra di Stone. L’assenza del lungo USA, sostituito da un giocatore ben diverso quale è il serbo-tedesco, non è un problema secondario e di poco conto. Peraltro il roster creato, che ricordiamolo nelle intenzioni iniziali dovrebbe rispecchiare nel tipo di gioco quello dello scorso anno, basava gran parte delle sue prerogative sul lungo (Stone) bravo anche nel tiro da tre, tanto da poter liberare l’area pitturata per le incursioni dei vari Banks, Brown, Martin e dello stesso Thompson, molto bravo nelle penetrazioni. La presenza sul parquet di Radosavljevic tende a saturare la postazione interna rendendo più difficile l’articolarsi delle dinamiche di gioco sperate. Ora aspettiamo gli eventi, speriamo che Stone rientri quanto prima, dai comunicati sanitari iniziali si parlava di un’assenza di circa 4 settimane, ne sono trascorse solo due, o poco più. Ora il lavoro di Vitucci deve tendere a recuperare chi è ancora indietro. Brindisi non può permettersi di avere uno Iannuzzi nullo o quasi o Zanelli copia sbiadita di quello che tutti conosciamo, ha la necessità che tutti, anche le seconde e terze linee, diano il proprio contributo. Ricordiamo che lo scorso anno Brindisi ebbe grande aiuto dalla panchina, non solo in termine di punti. L’imperativo deve essere uno: lavorare e recuperare quello che non va…non sempre risulta utile buttare il vecchio e cambiare…”il pessimista si lamenta del vento, l’ottimista aspetta che cambi; il realista aggiusta le vele”.
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