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Gli infortuni non sono mai una scienza esatta, men che meno quelli muscolari che non a torto sono quelli più temuti da tutti perchè soggetti a tante variabili: se provate a chiedere ad un medico sportivo se preferisce avere a che fare con un problema osseo o con un problema muscolare vi risponderà senz'altro il primo. La prassi in caso di infortunio (qualsiasi esso sia) è in genere questa: Diagnosi (clinica e strumentale) - Terapia (mirata in base alla diagnosi) - Riabilitazione. Per il rientro in campo ci vuole la conferma strumentale della guarigione, in conforto della visita clinica e non meno importanti le sensazioni positive del giocatore: quando si hanno tutti e tre gli ok allora si ritorna in campo prima piano, poi forte e infine in partita. Ciò premesso appare evidente che un percorso così complesso si offre a tante possibili insidie: in primis gli esami strumentali (come l'ecografia ad esempio) sono spesso operatore-dipendente ciò vuol dire che lo stesso esame fatto in due posti diversi con strumenti diversi e con operatori diversi può dare risultati diversi. Si capisce quindi che partire da un presupposto (leggi diagnosi) piuttosto che da un altro porterà ad un percorso diverso e ad un esito (verosimilmente) diverso. Poi ci sono le terapie: anche qui non vi sono certezze in medicina perchè ciascun organismo reagisce diversamente nei tempi e nei modi alle stesse terapie fisiche e farmacologiche. Infine le sensazioni del giocatore che si può sentire più o meno pronto, più o meno tranquillo, più o meno disponibile al rientro, al netto delle pressioni del coach, della squadra, della società o dei tifosi. Senza entrare quindi adesso nel merito di ciò che è successo da noi (e non solo) quest'anno (e negli anni addietro, ma se volete possiamo argomentare pure di questo) vi invito a riflettere su una cosa: non è mai facile prevedere i tempi di recupero da un infortunio con precisione. Ci si rifà in genere alla statistica e all'esperienza: poi ci sta chi preferisce essere ottimista e tenersi stretto con i tempi e chi è paraculo e si tiene largo così se si fa prima passa per uno bravo.
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