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Il fatto di scegliere determinati giocatori provoca ricadute dirette sul tipo di gioco espresso: sono aspetti correlati. Scegliere ad esempio di sacrificare il playmaking per prediligere il gioco di corsa e palla in mano alle guardie per segnare e non creare (anche accettando che in partita non ascoltino le indicazioni) significa scommettere pesante sul fare ogni sera 85-90 punti. Il guaio è che se per qualunque motivo questa strategia non funziona, si becca l'imbarcata. Benissimo. Concordo. Dai che ci stiamo arrivando. Hai scelto dei giocatori che impongono un solo sistema di gioco molto rischioso. Giusto? Quindi, posso concordare, hai fatto (Nicola) un mercato che ti condizionerà enormemente costringendoti ad un unico sistema di gioco rischiosissimo. Caro Nicola, se il budget di avesse concesso di fare meglio, ma tu ti sei incaponito, sei un pessimo talent scout e pessimo uomo mercato. Ok? Nicola va in palestra e scopre che può giocare in un'unica maniera. E cosa fa? Fa giocare la squadra proprio in quella maniera. Caro Nicola, sei un ottimo allenatore. Cosa ti sfugge? Mi sfuggono due questioni correlate all'assunto "ottimo allenatore": 1)la scelta frettolosa tanto del sistema di gioco, quanto delle persone cui affidare il compito (non solo giocatori, anche staff): un ottimo allenatore non ha mai fretta, anzi è paziente e non si lascia influenzare da certi fattori 2)le imbarcate-fotocopia, una uguale all'altra, rimediate a ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio, tutte o quasi accompagnate dalle parole di circostanza "non abbiamo preparato bene la partita" o, nei primi 4 mesi da una inspiegabile "ansia da prestazione": un ottimo allenatore non fa certe cappelle né nella preparazione né nell'utilizzo delle parole a contorno, poiché così facendo dà ad intendere di non avere affatto il polso della situazione. Volendo aggiungo quanto detto da Zanelli off the records martedì: per la squadra Nicola è ancora come se fosse un giocatore, ma guai a dirglielo. Ecco, credo che prima di tutto per essere un ottimo allenatore bisogna dare un segnale deciso (tecnico e tattico) di idee, lasciando la questione del passato agli almanacchi. Djordjevic l'ha fatto ed è passato da essere un ex giocatore nonché grande motivatore ad essere un tecnico di spessore con idee precise; a Nicola quel passo manca e gli auguro di compierlo. |