Conosco bene il regolamento e posso anche capire le motivazioni che vi sottendono.
Il problema è che il sistema così come è articolato oggi funzionerebbe benissimo solamente in un mondo ideale, in cui le società, tutte le società, perseguono un unico obiettivo, e cioè la crescita dei giocatori, indipendentemte dal loro tornaconto, che dovrebbe essere un "di più".
In questo mondo idilliaco, il sistema dei prestiti e dei passaggi da una società all'altra potrebbe essere una buona cosa, riconoscendo il lavoro di tutte le società coinvolte.
Oltretutto, chi ha elaborato questo sistema (guarda caso si tratta del buon Mattioli), aveva bene in mente praticamente solo i casi dei giocatori di alto profilo, quelli cioè destinati a prosceni importanti (p.e. Bargnani, che ai tempi della famosa riforma dei NAS se fosse rimasto in Italia avrebbe pagato dividendi proprio a Treviglio, visto che è lì che venne tesserato per la prima volta), mentre per tutti gli altri si trattava di una conseguenza "minore" e, appunto, consequenziale.
Il problema è che il mondo reale funziona diverasamete. Funziona con società che appena annusano di aver tesserato (peraltro casualmente, visto l'età a cui avviene il primo tesseramento) un possibile prospetto, diciamo da serie D, pretendono di vincolarlo a vita, a discapito della sua formazione e/o della sua volontà. Pretendono di darlo in prestito, magari contro ricompensa economica, per farlo maturare in contesti più competitivi, ma tenendoselo stretto a livello di cartellino. Pretendono che le famiglie si adeguino alla loro volontà, indipendentemente da quello che un genitore ritiene sia meglio per suo figlio.
Tralasciando il fatto che, solitamente, il primo tesseramento di un giocatore viene fatto SENZA informare le famiglie che si tratta di un vincolo perenne fino al 21esimo anno di età. E solo questo, da un punto di vista legale, potrebbe dar il la a degli appigli legali di mancata informazione, che potrebbero anche far saltare il banco, se qualche famiglia si incaponisse ad andare per vie legali...
Potrei fare mille esempi, vissuti in prima persona.
Quello che voglio dire, però, è che ci sta il voler tutelare e premiare le società che svolgono un certo lavoro, ma bisognerebbe anche tutelare e garantire i veri protagonisti, e cioè gli atleti.
E l'unica maniera possibile per farlo sarebbe riconoscere lo svincolo annuale di tutti gli atleti. In questa maniera si potrebbero comunque riconoscere i NAS su parametro annuale, per il lavoro svolto dalle singole società, ma si garantirebbe a tutti gli atleti la possibilità di poter pensare in autonomia al proprio futuro, alla propria formazione, alla propria crescita.
Inoltre, si riuscirebbe a mettere le società in sana competizione tra di loro, per sviluppare dei programmi formativi allettanti per attirare gli atleti migliori, senza fossilizzarsi sul fatto di possedere un cartellino. E si eviterebbero le situazioni da escamotage come quello del ragazzo di cui sopra, permettendo che si proprio il ragazzo stesso a decidere dove accasarsi sulla base delle proposte ricevute.
Insomma, è un discorso lungo e articolato, che potrebbe essere sviscerato come si deve in sedi più opportuno, come quella dei consigli federali. Invece che qua su 'sto forum...