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Under 18 interregionale

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Stid
view post Posted on 18/9/2018, 12:10 by: Stid




Purtroppo questo fine settimana non ho potuto assistere alle partite del Torneo di Villasanta, ma le notizie avute e le testimonianza date sono state oltremodo interessanti e puntuali.
Sono emersi anche diversi punti di vista in occasione di commenti sulla stessa partita. Credo che ciò sia un bene, perché non è mai quel che si vede, ma come si vede. Dunque, contingente e particolare, ma, perdinci, vero.
Per contro, la mia nota sull’arbitraggio intendeva esprimere almeno due osservazioni. La prima riguarda il fatto che sempre più frequentemente vedo giovani atleti che, deboli nella dote tecnica, cercano di colmare tale limite con l’impeto e l’agonismo. A volte si tratta di una loro intraprendenza, ma, per lo più, è una “abilità tattica” imposta dal coach. Purtroppo. La seconda è che, nel tentativo di dare una maggiore fluidità al gioco, a favore dello spettacolo, gli arbitri sono oltremodo permissivi ed ammettono contatti e dinamiche di gioco illegali, a termine di regolamento.
In più occasioni, incontri e specifiche regolamentari, la CIA-FIP ha riconosciuto e ribadito che, al fine di rendere il gioco scorrevole, sono da considerarsi effettivamente da sanzionare solo le infrazioni che comportano un vantaggio a chi le commette od un danno fisico o tecnico a chi le subisce.
E’ evidente che nel basket, dal momento che si gioca in spazi ristretti, in velocità, in presenza di difese aggressive, in gare agonisticamente intense, le violazioni ed i contatti sono numerosi e, soprattutto, inevitabili. Quando, poi, i centimetri salgono ed i chilogrammi aumentano, il gioco, con ogni probabilità, sarà impostato su contatti robusti portati con il corpo, più che con le braccia, nell’intento di far valere la propria fisicità sull’avversario, al punto che il “buttafuori”, ossia l’azione del difensore che mira a ostacolare l’attaccante con la palla con l’obiettivo di sospingerlo verso le linee esterne del campo o verso un raddoppio di marcamento, è spesso incluso tra i “fondamentale” da tanti e quotati allenatori.
Invero, i contatti accidentali o di gioco sono da ritenersi legali e, quindi, da non sanzionare a patto che non rechino danno all’avversario. Danno, non necessariamente infortunio. A termine di regolamento, i contatti di gioco s’intendono illegali quando il giocatore, indipendentemente dalla sua mole, viene spostato dall’avversario o mandato fuori posizione con una spinta, con un braccio, con l’anca o con la gamba.
Credo che un maggiore rigore nel riconoscere il danno arrecato da un gioco difensivo oltre i limiti di legalità non confina la spettacolarità del gioco, ma consente di anticipare l’azione commessa o ricercata con braccia, gomiti, gambe, blocchi illegali allo scopo di impaurire o rendere nervosi od impedire di giocare regolarmente quei giovani atleti che, per qualità tecnica, qualificano il gioco e che spesso sono decisivi ai fini del risultato, con evidente beneficio a favore dello spettacolo.
Dunque, dato per assunto che un fallo è sempre un fallo ed una violazione lo è altrettanto e che un contatto regolare, una partenza in palleggio, un movimento tecnico corretto devono sempre essere considerati tali, credo che, per un metro di giudizio tecnicamente valido, dovrebbe si dovrebbe cercare un equilibrio tra le penalizzazione dei semplici contatti, anche se non ricercati, o violazioni che causano all’avversario un danno fisico o tecnico ed i piccoli contatti o violazioni, a volte casuali ed ininfluenti, che non interferiscono con il normale svolgimento dell’azione.
A parere mio, un buon arbitro deve consentire un corretto scorrere della gara, ossia dirigere con un metro di giudizio che garantisca lo spirito del gioco. In sintesi, non deve penalizzare lo spettacolo con interruzioni frequenti su situazioni ininfluenti né permettere continui contatti fallosi, che nulla hanno a che vedere con pallacanestro, o violazioni non regolamentari.
Apperò, verrebbe da dire, ma, per un corretto svolgimento della gara, sarebbe già buona cosa se l’arbitro adottasse, ad inizio gara, un metro arbitrale adeguato nella valutazione di violazioni e contatti di gioco, e che lo stesso metro venisse mantenuto durante tutta la gara, senza flessioni, con coerenza.
Evidentemente, durante lo svolgimento d’ogni gara possono esserci momenti di diversa intensità, in senso di crescita o di diminuzione, e ciò può determinare un maggiore o minore numero di interventi arbitrali, ma non necessariamente un cambiamento nel metro di giudizio, se le situazioni tecniche che si verificano continuano ad essere valutate con coerenza dall’arbitro. Sarà quindi il cambiamento di tattica o d’intensità di gioco dell’una o dell’altra squadra a determinare un aumento o una diminuzione delle violazioni o dei contatti e la conseguente necessità di giudicarne la legalità o l’illegalità, sempre nel rispetto del metro di giudizio inizialmente impostato. Così i ragazzi possono comprendere il metro di giudizio arbitrale e ad esso adeguarsi. Il gioco e lo spettacolo, certamente, ne trarrebbe giovamento.
Tra l'altro, per chi ancora non lo sapesse, dal prossimo 1 ottobre 2018 entreranno in vigore nuove regole in campo. In particolare:
1. In merito agli accessori da utilizzare: tutto quello che si vuole, purché sia di un solo colore uguale per tutti i giocatori
2. E’ vietato utilizzo di sottomaglia di qualsiasi tipo, anche dello stesso colore della divisa. Negli ultimi 2 minuti dell’ultimo quarto, se un giocatore davanti alla rimessa muove le braccia dentro la linea immaginaria che separa il fuori dal campo di gioco sarà sanzionato subito fallo tecnico
4. Dopo un fallo antisportivo, la rimessa sarà effettuata in zona di attacco e sul cronometro saranno settati i 14”
5. Se un giocatore è in difficoltà dopo aver chiuso il palleggio e lancia la palla sul tabellone per liberarsi può solo concludere con un tiro al volo. Se passa la palla o si arresta è considerato passi
6. Se una squadra perde il pallone nella zona di difesa (ad esempio contro il pressing), la rimessa per la squadra che recupera sarà con 14” e non 24”
7. Negli ultimi 2 minuti dell’ultimo quarto, se viene chiamato un timeout dopo un canestro o nella zona di difesa si può decidere se rimanere nel punto di battuta o avanzare in attacco. Se si rimane in difesa, rimangono i 24” (se dopo canestro subito) o il residuo di tempo (se c’è fuori o fallo), se si va in attacco ci sono 14”. Bisogna segnalare all’arbitro la scelta non al fischio, ma solo alla fine del timeout
8. Se la palla si incastra tra ferro e tabellone, si applica la regola del possesso alternato, se tocca all’attacco il cronometro viene comunque riciclato a 14”
9. Per il Fallo Tecnico ci sarà un solo richiamo per tutta la squadra, che sia per i coach, per il dirigente o per i giocatori. La punizione sarà un solo tiro libero, poi si torna a fare quello che si faceva quando è stata fischiata la sanzione. Quindi, se uno prende fallo tecnico quando è in attacco, subisce il tiro libero, ma poi riprende il possesso del pallone dal punto in cui è stata fischiata la sanzione, con i secondi che rimanevano da giocare per completare l’azione dei 24”.
Le novità, almeno negli intenti, vanno ancora una volta nella direzione di rendere il gioco più veloce e più spettacolare, aumentando anche il numero di possessi in una partita. Invero, non sono particolarmente rilevanti, se non per il dispositivo che regola la chiamata di un timeout dopo un canestro negli ultimi due minuti. Questa è forse la modifica più sostanziale e, di fatto, quella che guida la filosofia di questi cambiamenti del regolamento. L’intento della FIBA è quello di ridurre il tempo a disposizione per un tiro, una volta che la squadra si trova nella metà campo offensiva, e di conseguenza provare ad aumentare il numero di possessi all’interno della stessa partita. Di fatto, come si può leggere, la nuova regola introduce il concetto che una squadra che acquisisce il possesso di palla nella metà campo offensiva, a seguito di un fallo o violazione, avrà sempre 14″ per eseguire un tiro.
Per lo stesso motivo, quando un allenatore chiede un timeout negli ultimi 2’00”, nel momento in cui è in possesso di palla nella sua metà campo difensiva, adesso può decidere se fare la rimessa in difesa o in attacco. In questo ultimo caso, però, avrà solo 14″ per effettuare un tiro. Questa modifica elimina anche molte discussioni che spesso nascevano nei casi di rimbalzo offensivo contestato, in cui non era chiaro se la squadra in difesa avesse o meno già acquisito il controllo della palla (e quindi un nuovo periodo di 24″), prima che questa fosse successivamente conquistata dalla squadra che aveva effettuato il tiro.
Per contro, ritengo che la norma attesa per il fallo tecnico abbia un contenuto di significato, per così dire, epocale, rispetto a quello a cui siamo abituati ormai da molti anni. Con la nuova regola, infatti, chi usufruisce del tiro libero a seguito di un fallo tecnico, non avrà automaticamente il possesso della palla. Questa infatti sarà assegnata alla squadra che aveva il controllo della palla nel momento in cui è stato fischiato il fallo tecnico oppure che ne aveva acquisito il diritto. Le motivazioni dietro questa regola sono legate alla volontà di non penalizzare troppo la squadra che ha il controllo della palla quando, ad esempio, un suo giocatore, un membro dello staff o un giocatore della panchina, vengono sanzionati con un fallo tecnico.

In merito, poi, alle partite da voi viste, condivido l’idea di alcuni che i tornei di settembre siano finalizzati a provare, collaudare e decidere possibili soluzioni di gioco oltre che ad “annusare” i possibili avversari del campionato che si sta per affrontare. Poi, ogni rilievo di merito è legittimo, soprattutto in considerazione del fatto che ogni spettatore merita lo spettacolo e, se questo viene meno, se ne duole. A buon titolo.
Da parte mia, l’aspettativa di gioco e divertimento per il campionato a venire rimane comunque alta. Invero, posto che il coefficiente di sdegno è Sd=Vt/d, dove “Vt” è il numero dei delusi e “d” la distanza dall’evento (in km), ed io il torneo non l’ho visto, perché parecchio distante, dovrei forse essere meno positivo. Bah!
Una parola, però, merita la “questione” Olimpia. Ai più pare che ogni anno, in una località segreta, si riunisca un gruppo di potenti, in veste griffata A|X, per decidere quale ballo latinoamericano andrà l’estate, e, su questa verità, venga poi impostata la stagione a venire. Pare, ma non accade (almeno credo). Premesso che comprendere quale sia la politica sul settore giovanile adottata dalla Società più ricca e titolata d’Italia non è cosa semplice (anche se io un’idea in questi anni me la sono fatta) è necessario considerare che, oggi, alla guida del settore giovanile siede Roberto Breveglieri, emiliano per natali, ma bolognese di fatto, che alla Fortitudo Bologna si è formato. A Milano è giunto un paio di anni fa, come scout per la prima squadra, e dalla stagione 2017/18 è divenuto anche responsabile del settore giovanile. Ogni nuovo condottiero porta con sé la fiamma di una inevitabile rivoluzione che, necessariamente, ha bisogno di tempo e di cimento per risolversi e rivelare i dettami del nuovo corso, sia esso poi vincente o perdente. In generale, però, ogni nuovo corso ha inizio dai più giovani ed il lavoro incomincia con le leve dei più piccoli (esordienti, al massimo u13), mentre con i più grandicelli ci si limita a gestire la situazione, magari apportando qualche piccola correzione, sino ad accompagnarli alla porta nel modo più indolore e discreto che ci possa essere.
Breveglieri è uomo di squadra (lavora in gruppo) ed ha un’idea chiara su quale debba essere l'obiettivo di un settore giovanile. Ha un’idea del lavoro che richiama l’esperienza di metodi e regole d’oltreoceano, dove il lavoro individuale è il fondamento su cui costruire una tattica di squadra. Per capire un poco quale potrà essere il nuovo futuro del settore giovanile dell’Olimpia, è interessare ascoltare le parole dello stesso Breveglieri intervistato da Backdoor Podcast, prestando particolare attenzione a quanto dice a proposito delle “giovanili“ (dal minuto 23 al minuto 28), dove, tra le parole, è possibile intendere quale sia la sua idea in merito.

http://backdoorpodcast.libsyn.com/podcast/...-vita-di-basket

La squadra vista è probabilmente ancora in divenire e, probabilmente, non saranno neppure le prime partite a confermarne i limiti od a rilevarne le qualità.
A conclusione di questa mia, devo dire che la nuova formula del campionato eccellenza suscita alcune perplessità. A cominciare dall’impianto, per principio anche condivisibile, dove non è chiaro quale possa esserne l'efficacia a breve o medio termine. Pare più una sperimentazione clinica, che non una programmazione sistemica. A fine stagione, forse si avranno le idee più chiare. Almeno, lo spero.
Un discorso a parte, poi, potrebbe essere fatto per la questione dei tre “over” in squadra e della tendenza ad anticipare l’ingresso di “under” giovanissimi tra i senior. Da parte mia, non condivido la prima e considero irragionevole seconda, se non in rare, rarissime occasioni.
Di talenti precoci, che per qualità, atletismo e maturazione cestistica possono a 16/17 anni compere in categorie senior, se ne possono contare sulle dita di una mano. Se oggi ciò avviene senza remore e sistematicamente è perché è basso il livello medio di gioco espresso nei campionati senior e non perché si abbia talenti già compiuti. Prova ne è che nei tre Europei maschili di questa estate solo l’Under 20 ha raggiunto i quarti, perdendo con la Croazia e poi franando con Turchia e Spagna nel tabellone dal 5° all’8° posto, mentre l’Under 18 e l’Under 16 hanno perso agli ottavi, dove la prima ha trovato la Russia ed poi è riuscita a chiudere decima, la seconda, nonostante più di un buon nome, ha rischiato di trovarsi invischiata nella lotta per non scendere in Division B, evitandola solo grazie al netto successo sull’Olanda, poi retrocessa. Questo è il livello della nostra eccellenza sportiva.
Il confronto con i “grandi” non necessariamente fa crescere. Spesso, l’evidenza dei propri limiti porta a cercare certezze in ciò che si è capaci e nessuna crescita può avvenire se ci si limita a lavorare su ciò che si sa fare. Insomma, è un argomento delicato ed mi appassiona, ma non è questa l’occasione di un confronto.
Ora è finita la mia pausa pranzo e pare che debba tornare in studio, perché mi dicono che ‘starmene a zonzo’ non può essere considerato come un diritto della libertà di espressione.
Non condivido, ma mi adeguo.
A presto.

Nota 1: No ho avuto tempo di rileggere quanto scritto, ma vuoi mettere l’adrenalina di quando il dito ha cliccato l’invio e ti viene il dubbio di aver scritto un’idiozia. Altro che roulette russa.
Nota 2: nota per AAAlcindor … invero non solo ci si può riferire al “periodo D’Almeida”, ma anche al gruppo 2001 (semifinalista ai nazionali della U15) a cui, a parte 5 ragazzi del gruppo, fu proposta la conferma, con la condizione di essere consapevoli che si avrebbe avuto meno spazio e di dover lavorare a favore di due o tre ragazzi su cui la Società avrebbe creduto. Non so come questo ruolo sia definito oggi, ma ai miei tempi questi ragazzi si chiamavano “muli”. A fronte di tanta genrosità offerta, nella maggior parte ha prevalso l’amore per il gioco e, quindi, la voglia di giocare e, conseguentemente, alla maglia hanno preferito il parquet. Non so se, forti dell’errore di comunicazione, avvenuto forse per troppa onestà ed in diritto di trasparenza, anche al successivo gruppo della U16 (uscito agli ottavi in occasione delle finali nazionali U16, se ben ricordo) abbiano detto tanto, ma pare che il risultato sia stato lo stesso. Anche in questo caso si è trattato di ragazzi che non sono stati allontanati, ma che hanno scelto di lasciare la prestigiosa squadra, a cominciare dai due talenti più evidenti (Roncari e Grimaldi, poi passati all’ABA). D’almeida (voce raccolta da fonti a lui allora vicine), pare abbia lasciato i lidi meneghini per incompatibilità caratteriale con l’allora tecnico di riferimento, non per altro. Dunque, per richiamare anche l’intervento di Kobe Beaf, è possibile che lo schiocco di dita le sia sufficiente per calamitare a sé qualsiasi giovane giocatore da ogni parte d'Italia, ma poi bisogna avere anche la capacità o la volontà di conquistarlo con un progetto ed un futuro, altrimenti ogni anno è una pagina bianca, nuova da riscrivere. Ma forse le cose cambieranno in futuro. Spero.

Edited by Stid - 18/9/2018, 15:37
 
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