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Under 18 Elite 2017-2018

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Stid
view post Posted on 26/3/2018, 10:46 by: Stid




MILANO3 BASKET 56 – 61 BERGAMO BASKET 2014

Sempre con puntuale ritardo, ma con una punta di anticipo rispetto i miei tempi, riporto l’attenzione ad una giusta narrazione della partita, che si può cogliere nello scritto riportato nel sito ufficiale del Milano 3, all’indirizzo web
www.milano3basket.com/

Per quello che posso testimoniare, MI3 ha fatto tutto ciò che poteva fare per perdere una partita, che altrimenti avrebbe potuto vincere. Questa volta, almeno nei numeri, si era tutti presenti, anche se ancora un poco incriccati (recuperi, rientri da infortunio, ritorni da gite, cambi di ruolo, …), ma nulla vale il numero se poi, alla fine, la linea gialla a terra ce la si disegna intorno da soli (ndr. ogni riferimento ad una generica immagine di CSI è puramente accidentale). E’ stata giocata la peggiore partita in difesa della stagione (seconda solo alla prestazione fatta con PGC Cantù al PalaParini) nonché una delle tante dove è mancato il tiro. Del tutto.
In difesa, sono mancate le collaborazioni, gli anticipi e l’aiuto. Non sono state proposte nuove soluzioni in corso di gioco né si è fatto ricorso alle diverse e possibili tattiche difensive (eccezione fatta per un momento di zona 2-3, dove si è recuperato 3 possessi in meno di un minuto). Insomma, si è giocato con una difesa da campetto domenicale. Individuale e debole. In attaccato si è sbagliato, quanto si è potuto sbagliare. Dal semplice appoggio a tabella, al tiro dalla lunga distanza. Un solo dato è sufficiente a comprendere perché si è perso. Al termine della partita, MI3 ha avuto ben 11 possessi a favore, sul totale delle palle giocate, ma non ne ha concretizzato nessuno. Questo significa che MI3 ha giocato di più (non necessariamente meglio), ha avuto più minuti di gioco e si è dimostrata viva in campo, ma ancora che è stata incapace di vincere. Come spesso ho detto, a forza di sbagliare il tiro si ha la concreta possibilità di perdere. E ciò è accaduto. Capisci di aver toccato il fondo quando al sesto del terzo/quarto, di fonte ad una difesa ferma, decidi di usare per tre volte consecutive il tiro da oltre l’arco solo per riordinare le idee di casa, secondo il sistema decimale Dewey. Il tutto nella stessa azione e senza successo.
Di certo, quanto detto non toglie nulla alle qualità mostrate dalla squadra orobica. Bergamo si è dimostrata squadra ben organizzata e disciplinata nel gioco. Ha una particolare dote fisica e su questa si costruisce un gioco, per lo più finalizzato sotto canestro dai centri, diretto con una discreta abilità dal play e sostenuto dalle ali. I ragazzi sono puntuali nel rispondere alle direttive date dalla panchina e con questa sanno confrontarsi.
Perché, nell’occasione, vicino alla panchina avversaria, ho avuto la possibilità di apprezzare il lavoro svolto durante la partita da parte del coach (e del suo secondo).
Nulla posso dire del suo lavoro in palestra, che non conosco, ma in campo l’ho visto richiamare la dinamica del gesto e dell’azione non corretta e chiarirla al giocatore, predisporre la tattica e correggerla in corso di azione, richiamare il play al gioco chiesto e ascoltarlo nella necessità.
Quello che mi parso dall’osservazione della dinamica dalla panchina è che questa rappresenta un centro attorno al quale il gruppo trova la sua unità e la sua forza. Questa forza si esprime prendendo parte ad ogni dialogo, ad ogni iniziativa individuale e ad ogni azione del gruppo. Appare evidente che il Coach rappresentare per i ragazzi un modello, capace di capire e controllare ogni situazione di gioco. Ciò liberare inevitabilmente gli altri dalla necessità di prendere decisioni, ossia disimpegna il gruppo dal peso delle responsabilità, così da creare lo stato d’animo più sereno e favorevole per il raggiungimento degli obiettivi prefissi. Direi, davvero un buon lavoro. Bravo.
Per mio capriccio, mi sarebbe piaciuto vederlo all’opera nel caso del possibile OT, ma l’occasione non v’è stata. C’est dommage.

Dei ragazzi di Bergamo non posso che dire bene. Bravi e corretti giocatori di basket. Così, invero, dei giovani leoni di Basiglio. Tra i ragazzi del MI3, mi preme qui segnalare l’ennesima bella prestazione di Matteo Gabanelli. Il ragazzo si distingue per avere una buona visione di gioco. Completo nella tecnica, riesce a fare del tempismo il suo punto di forza e, per lunghi tratti, è il Dominus in campo. Spesso ha dimostrato di avere il controllo sulla partita, sapendo quando spingere sull'acceleratore, quando è il momento di segnare e quando è il momento di far segnare i suoi compagni di squadra. La sua arma migliore, il suo skill, è la capacità di gestire il tempo e il ritmo del gioco, attaccando la squadra avversaria in contropiede, per sfruttare il posizionamento non ottimale della difesa, oppure organizzando un attacco a metà campo, se la difesa ha avuto modo di riorganizzarsi. In sintesi, è l'uomo che mostra la capacità di essere “floor general”, quello che traduce il piano disegnato dall'allenatore. Nel mio immaginario, il pensiero riporta ad un giovane John Stockton della Gonzaga University, alla guida di Dan Fitzgerald. Vederlo giocare è un piacere.

In estrema sintesi, è stata una bella partita, di quelle che non si rimpiange l’averle fatte, ma il fatto che siano finite.
A presto


Nota1 : Ho mancato il resoconto della partita con Desio, ma poco avrei avuto da dire, se non rilevare che noi si è stati poca cosa (invero mortificati da una situazione e condizione di organico disastrosa) e loro tanta roba. Desio è una bella squadra e, dopo aver visto tanti ragazzi in campo, mi sento di dire che in Davide Peri è possibile cogliere uno dei pochi reali prospetti per le senior. Da qui, il mio personale augurio per un futuro da professionista. Per contro, mi è spiaciuto vedere tanti 2001 poco impiegati. Sono ragazzi che conosco e che apprezzo per le loro doti tecniche ed umane. Tra questi merita una particolare menzione Lorenzo Lovato. E' potente e potentemente capace. Dotato di una presa salda, oltre ad una naturale predisposizione al tiro in condizioni estreme, è resistente e veloce. Ha quella naturale visione del gioco, che gli consente di recuperare un gran numero di palloni sulla linea dei passaggi. In attacco, trova il suo equilibrio tra i movimenti tipici di una guardia, come il tiro o la penetrazione ed il gioco di forza, e quelli tipici di un'ala forte, specie a rimbalzo. Per quanto riguarda la difesa, è in grado di dare il suo apporto con la pressione in copertura e sui rimbalzi. Proprio un bel tipetto. Un diamante grezzo su cui lavorare.
Di Benedini, poi, non comprendo perché non vengano maggiormente colte le doti. Si tratta di un giocatore capace di avviare l’azione, rimanendo aderente al piano dell’allenatore, senza inventare soluzioni particolari o forzature. E’ un giocatore decisamente intelligente, che può inventare passaggi difficili, specialmente dopo una penetrazione, ma, soprattutto, è un buon realizzatore. E' una guardia che segna, attirando su di sé le difese e liberando spazi per i compagni, ma, allo stesso tempo, è capace di scarichi per i compagni vicini o di passaggi ai lunghi sul lato debole, in movimento dietro agli occhi della difesa. E’ il prototipo della combo guard, in un corpo da playmaker. A lui il mio personale augurio di tanta e tanta fortuna sui parquet di oggi e di domani.

Nota 2: … ripensando ai tanti errori commessi, mi è venuto in mente un passo tratto dal romanzo di Nicolai Lilin, Educazione siberiana.
– E lo sai perché Dio ha dato all’uomo una vita più lunga di quella degli animali?
– No, non ci ho mai pensato.
– Perché gli animali vivono seguendo il loro istinto e non fanno sbagli. L’uomo vive seguendo la ragione, quindi ha bisogno di una parte della vita per fare sbagli, un’altra per poterli capire e una terza per cercare di vivere senza sbagliare.

Da parte mia, ho la sensazione che si nasca sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso, significa dover correggere giorno per giorno il proprio oroscopo.

Nota 3: Ieri mattina, ho avuto l’occasione di vedere un documentario trasmesso in rplica su Rai Storia dal titolo “Viola contro tutti”. Si è trattato della storia della squadra della Viola Reggio Calabria. Una bellissima storia in cui la pallacanestro fa solo da cornice e la Viola viene raccontata come qualcosa che va ben oltre il basket. Quella squadra, in effetti, ha superato ampiamente il fatto sportivo divenendo un fattore importante di riscatto sociale.
Si è trattato di un documentario davvero interessante ed appassionante. Nella mia memoria di ragazzo, ricordo un certo Charles Jerome "C.J." Kupec, grande cecchino (al punto che i sui tiri venivano definiti "bombe K"), che tirava con la palla posta lateralmente al corpo e non sopra la testa come "da manuale". Fu anche uno dei maggiori artefici insieme a Mike D'Antoni della "rinascita" della Olimpia Milano, col nome "Billy", allenata dal coach Dan Peterson. Sarebbe davvero bello se questa produzione non rimanesse un caso unico, perché, di sicuro, non vi è occasione migliore che promuovere questo bellissimo sport con intelligenza ed un poco di cultura.
Una nota nella nota. Ad un certo momento della narrazione il padron della Viola mostra un libricino storico in cui venivano annotati i nomi dei protagonisti da acquistare o cedere ad ogni campionato e … tra un nome l’altro ho intravisto quello di Massimo Moizo, coach a Milano del Banco Ambrosiano nella serie cadetta e mio coach nella categoria “allievi”. Insomma, un tuffo nei ricordi è stato inevitabile.

Nota 4: Per recuperare una forma decente, mi è stata consigliata una soluzione migliore della solita birretta con gli amici. Ora prendo un centrifugato alla pera. Corretto rum, perché ho detto migliore, non perfetta.

Edited by Stid - 26/3/2018, 15:40
 
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