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UNDER 15 ECCELLENZA 2017-2018

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view post Posted on 4/6/2018, 09:35




La Leonessa esce sconfitta dal Pala Maggetti. Comunque è un piazzamento d’onore, che le riconosce il titolo di essere tra le prime 4 migliori squadre U15 d’Italia. Con piacere rilevo che Alessandro Naoni è stato inserito nel quintetto ideale del torneo, ma, soprattutto, che il titolo di miglior allenatore sia andato al coach della Leonessa Brescia Nicolas Zanco. Riconosciuto il merito del coach, questo è anche il premio al miglior gioco espresso in campo e, dunque, alla squadra. Un premio, a ben vedere, che appartiene ai ragazzi, quale testimonianza del loro valore e del loro talento.

Ora è il turno della U18 dove Bergamo e Varese si ritrovano l’una contro l’altra già nella fase a gironi, tra l’altro in compagnai di due squadre competitive come la Mens Sana Academy Siena e la Oxygen Bassano. Un peccato. A pare mio, Varese ha un bel gioco e Bergamo una gran carattere. Basteranno queste qualità? Vedremo. Bergamo forse paga il gran numero di 2002 presenti, con il solo Nani in quota e quattro 2001, Agazzi, Corini, Viero e D'Almeida. Se penso alla recente partita con l’Olimpia, è possibile ammettere che non si possa pensare di fare strada concentrando il gioco su due soli ragazzi, Nani e D’Almeida. Poi, sul D’Almeida visto in quella occasione, è necessario rilevare che al fianco di una eccezionale esuberanza fisica vi è un grande limite tecnico e, perché no, anche caratteriale. Rimangono nella memoria le schiacciate in contrasto con l’avversario, ma anche gli errori in appoggio sotto la tabella, praticamente senza opposizione dell’avversario (solo per citare un esempio). Tendenzialmente, poi, tende ad uscire dal gioco e muoversi dove e come meglio gli piace, sbilanciando però la squadra. Spesso, torna in difesa in ritardo e, posto che ci sono un paio di squadre avversarie che lavoro molto sul contropiede, la cosa potrebbe creare un certo imbarazzo. Con Olimpia, poi, ha avuto anche episodi di “esuberanza” caratteriale, che alle finali potrebbe costare qualche sanzione di troppo. Forse, però, coi milanesi aveva una qualche questione personale da risolvere. Chi può dirlo. Riconosciute, dunque, le grandi potenzialità del ragazzo del Benin, non vorrei però che si verificasse la condizione della “tempesta perfetta” patita dall’Olimpia nello scorso anno, dove una squadra fortissima in potenza (davvero, davvero forte sia come squadra, sia individualmente) si è sciolta al calore del bel gioco corale di una buona squadra, nulla più. Varese ha un bel gioco, tanto talento ed un paio di eccellenze, ma paga la mancanza di cm in valle, dove batte il sole a spicchi e volano le mani. Delle avversarie merita attenzione Niccolò Filoni, Magaye e Da Campo (Oxygen) nonché Costi, Riismaa e Misljenovic (Mens Sana Academy), tutti ragazzi nel giro delle rispettive Nazionali giovanili.
Poi toccherà alla U16, dove Cantù, Bergamo e Bernareggio potranno far valere i propri talenti. Peccato per l’assenza (imprevista) di Varese. Grandi attese per Cantù, chiamata ad una “consecratio” della propria indubbia qualità, Bergamo a confermare il proprio talento ed a premiare il progetto formativo intrapreso e Bernareggio a vivere questa nuova avventura con il coraggio ed il carattere che la contraddistingue, posto che la sorte le ha donato avversarie di grande valore (Reyer Venezia, Mens Sana Academy Siena e Virtus Bologna). Che dire? … grandi avversarie, grande onore.

Per tutte loro … may the force be with you!
 
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view post Posted on 4/6/2018, 11:49




Pensare ad un utilizzo della zona in U15, è come ammettere che il fine deve prevalere su ogni altra considerazione. Intendiamoci, io credo che la zona sia null’altro che una tattica difensiva e che, in quanto tattica, legittima e legale, sia meritevole d’uso e d'insegnamento. Se bene compresa e praticata è anche spettacolare. Richiede grande concentrazione, organizzazione del gruppo, comprensione degli spazi, letture delle linee di passaggio e grande preparazione finisca, perché, a dispetto di quella praticata al parchetto dagli over 40, nella zona si corre ed anche parecchio. Al pari, per attaccare la zona ci voglio tante strategie quante sono le sue varianti, anzi di più. Ed allora, anche un attacco alla zona diviene occasione di spettacolo. Per contro, perché tutto ciò accada è necessario una grande preparazione tecnica individuale, attesa nelle gategorie U18 e u20, dove, allora sì, la zona e la uomo possono dare della difesa una dimensione completa ed fare vivere un’esperienza unica. A 14 anni, credo che sia auspicabile correggere i difetti che esistono nella difesa individuale (posizione senza palla, anticipo sulla partenza dell’avversario, uso delle braccia, pressione sulla palla, …) e incominciare a costruire le basi per la comprensione degli aiuti e delle collaborazioni.
In sintesi, per rispondere a “MrSpock”, è vero … le squadre lombarde sono messe in crisi dalla difesa a zona, ad ogni età ed in ogni categoria. Credo che la causa non sia “la zona”, ma il fatto che la maggior parte degli allenatori delle giovanili non la conosce (perché la disprezza), non la insegna e (non conoscendola) comunque non la saprebbe insegnare. Di conseguenza, non la sa attaccare (perché qualsiasi strategia di attacco possa funzionare, deve essere necessariamente provata contro una difesa eccellente. Altrimenti, tutto funziona, ma solo in casa)
L’evidenza che mi è parsa più significativa è che anche l’eccellenza del movimento, rappresentata dalle squadre che hanno avuto accesso alle finali nazionali, presenta due o tre elementi di valore (ci mancherebbe) a cui la squadra serve il gioco. Questo è terribile.
L’imperativo è fare crescere tutti i 16/18 ragazzi che si hanno in squadra. Il metro di giudizio sul valore del coach non dovrebbe essere la vittoria ma il fatto che si abbia minuti di gioco per tutti i ragazzi in panchina, punti equamente distribuiti e gioco corale. Ho avuto occasione di essere presente ad un incontro che ha visto la partecipazione di coach NCAA e di rappresentanti delle principali high school del Paese, dove quello che mi ha colpito è stata la risposta di Jay Wright ad un coach di high school che lamentava la povertà di talenti e la necessità di concentrare le risorse sui pochi “buoni”. Wright, sobbalzato sulla sua sedia e puntato il dito dritto sul naso del collega, gli ha urlato: “ … se tu non sei in grado di migliorare la capacità di ogni tuo ragazzo e consentirgli di stare in campo 3/5’, dandogli occasioni di tiro e di difesa, hai sbagliato. Se non sei in grado di portare in campo una squadra capace di generare pericolo diffuso, hai sbagliato. Se pensi che non sia il gioco, ma la capacità individuale di un tuo ragazzo a garantire la vittoria, hai sbagliato. Con tutti questi errori, non dovresti sederti su di una panchina. Non tanto per rispetto del contrato che ti lega alla tua Scuola, ma per il rispetto che devi ai tuoi giocatori!”. Personalmente, mi sento di dare un piccolo consiglio a tutti coloro che dovranno confermare il vincolo sportivo che, nel bene o nel male, li legherà alle scelte della Società sportiva. Se l’allenatore fa giocare i suoi cinque (di solito ami più di tre) migliori giocatori il più possibile, se difende con una serrata zona, se allunga il pressing a tutto campo, se non permette ai ragazzi di praticare diversi sport, se intimidisce i giovani arbitri, se permette solo ai propri migliori giocatori di gestire la palla e tirare, se costringe i giocatori più alti a giocare solo in post e se fa eseguire schemi offensivi in attacco, lasciate il campo, allora non è cosa per il vostro ragazzo.
Osservate un allenamento e se rilevate che non vi è un’abitudine a cercare di correggere gli errori, se il lavoro si concentra su due o tre ragazzi, se non si ha tempo per tutti, se non si lavora sulla tecnica, se si concede troppo “contatto”, se la malaparola è una pratica, allora non è cosa per il vostro ragazzo.
Di questo andazzo, ne siamo però tutti un poco responsabili laddove crediamo che tutto sia inevitabile, perché faccia parte del gioco. Personalmente, credo che si debba resistere all’idea che certe comportamenti siano inevitabili perché lo sport è diventato questo. Oggi, la fortuna di un allenatore di giovanili è data dalla sua capacità di vincere, mentre questa dovrebbe essere data dalla sua capacità di costruire giocatori, pur continuando a sforzarsi per vincere. E’ indubbio che vincere aumenta l’autostima e la sicurezza, ma vincere non significa essere i migliori. Il bello dello sport è che si può essere i migliori in una determinata partita o in un campionato, ma alla prossima partita ed al prossimo campionato tutto ricomincia da zero, quando, nelle situazioni di ogni giorno, i punti persi o i punti vinti te li porti dietro per tutta la vita.
Se non cambia questo comune modo d’intendere, avremo tanti talenti, ma pochi risultati, qualsiasi sia la categoria di gioco a cui si voglia fare riferimento.
Se Tony D’Amato, coach degli Sharks in “Ogni maledetta domenica" (con regia dell'ottimo Oliver Stone) ammoniva i suo ragazzi che la vittoria si misura un centimetro alla volta, l’intelligenza di un genitore si misura nei centimetri di distanza che sa mettere tra suo figlio e le persone che non meritano la sua attenzione.

nota: “Quando migliori un po' ogni giorno, alla fine succedono grandi cose. Quando migliori un po' la tua forma fisica ogni giorno, alla fine ottieni un gran miglioramento nella tua forma fisica. Non domani, né il giorno dopo, ma alla fine hai fatto un notevole progresso. Non bisogna cercare miglioramenti rapidi e spettacolari, bensì miglioramenti piccoli, giorno per giorno. Questa è l'unica strada per ottenere dei miglioramenti che durino nel tempo.” (John Wooden, UCLA Ncaa uno dei migliori allenatori della storia della pallacanestro universitaria americana)

Edited by Stid - 4/6/2018, 13:22
 
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