Basket Café Forum

Under 16 Elite 2016/2017

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view post Posted on 6/5/2017, 18:24
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Ringrazio Lakers#32 che ha colto perfettamente lo spirito del campionato e del mio sforzo per raccogliere materiale rompendo le scatole al mondo. Come dice anche crazyhawk, si fa tutto perchè accada tra vent'anni quello che si spera e si auspica.
 
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view post Posted on 7/5/2017, 22:33
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Rimando a domani il mio commento, ma direi che le due parole usate da Nicholas inquadrano perfettamente quanto successo sul campo di Orsenigo.

Rivolgo intanto un saluto a Doctor J che stasera ho finalmente avuto il paicere di conoscere, oltre che ai tanti altri forumisti presenti questa sera sugli spalti.

Nelle more del commento vi posto il link al nuovo sito di Enjore dedicato ai playoff, che ho anche arricchito, oltre che con i risultati, anche con i tabellini personali delle marcature di ogni giocatore. Per avere i tabellini è sufficiente cliccare sul risultato della partita e si aprono i dettagli.

www.enjore.com/it/calendar/148799/girone-a
 
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view post Posted on 8/5/2017, 12:09
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GARA 1 PLAYOFF - UNDER 16 ELITE ORSENIGO-BOLLATE 54-65

Approfitto della presenza di Nicholasurfe sugli spalti di Orsenigo per avvalermi del suo commento, al quale francamente ritengo di non voler aggiungere nulla, poiché ha fornito un racconto fedele della partita.
Vedendo il match di ieri mi è sembrato di ritornare indietro nel tempo, alla prima giornata di campionato, quando l’incontro ebbe un andamento pressoché identico a quello di ieri, ovvero: vantaggio iniziale di Bollate fino al +12, rimonta e sorpasso di Orsenigo fino al +6 e quindi reazione finale di Bollate che, con un pressing ben studiato, mette in difficoltà la squadra di casa. Anche qui finale identico, con Bollate che impone il suo gioco e i nostri ragazzi che “escono” progressivamente dal campo sfilacciandosi anche in difesa.
Bollate vince meritatamente tornando a fare la solita Bollate che non sbaglia quando conta, mentre Orsenigo ha una settimana per ritrovare se stessa non tanto come gioco, quanto come collettivo e spirito di squadra.
Da genitore profano mi sono sembrati infatti questi i due elementi che hanno fatto difetto. La differenza tra Orsenigo e Bollate è stata che, mentre gli arancioni sono sempre stati una squadra compatta, condotta dal suo fantastico leader silenzioso Colombo, con interpreti che variavano, ma senza alcuna ricaduta sul piano-partita, per contro i ragazzi di casa hanno interpretato solo a sprazzi e solo con pochi elementi, la partita per quello che doveva essere.
Ora, sempre visto dall’esterno e da profano, quello che dovrà ritrovare Orsenigo sarà lo spirito che l’ha condotta fin qui, fatto di compattezza e umiltà, mettendo il cuore in entrambe le metà del campo, senza eccessi di responsabilità individuali, ma con un gioco corale, giocando per il totale dei punti della squadra e non per togliere la virgola dal proprio personale tabellino.
Mai, da quando scrivo su questo forum, mi è capitato di essere così categorico, tuttavia la riflessione ha una portata più ampia, perché il futuro passaggio da un campionato Under 16 ad un campionato Under 18, dove il livello di competitività ha un balzo verso l’alto, presuppone che si abbia lo spirito giusto sempre e in tutte le partite, esattamente quello spirito di forza, di squadra e umiltà che servirà domenica a Bollate.
La partita e lo spirito che saprà interpretare Orsenigo non è quindi un dentro o fuori per questo campionato, ma è un dentro o fuori per la crescita come giocatori e ancor di più come squadra futuribile.
Chi vuole esserci?
 
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view post Posted on 15/5/2017, 19:39
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LA STAGIONE DI ORSENIGO – COMMENTO FINALE

Grazie a tutti i ragazzi, a Gig, Pago e Marco.
Apro con una frase che all’apparenza può sembrare banale e scontata, ma che invece racchiude, nella sua semplicità, una gratitudine che ha un senso molto più profondo.
Orsenigo esce con durezza e amarezza da questi play-off, ma sicuramente al cospetto di una squadra più meritevole per spirito, determinazione, coesione e voglia di arrivare. Bollate si è dimostrata matura e pronta, con una capacità di soffrire sul campo di tutti i suoi giocatori per l’obiettivo finale, che può solo essere definita con un termine: esemplare. La differenza non è stata nella fisicità o nel talento, ma nella capacità che ha avuto Ardor di saper giocare con gli occhi della tigre, con dodici uomini dodici che si sono alternati in modo paritetico in un sistema di squadra che è l’essenza di questo sport. Mai nome di una società è stato così appropriato.
A Orsenigo rimane il bellissimo ricordo di avere disputato (Scusate se mi ripeto) una stagione ottima e impronosticabile, dove ognuno è riuscito a superare se stesso e a regalarsi e regalarci tante soddisfazioni.
Alla fine è mancato solo il suggello di una perla come il raggiungimento delle final-four, vero “scudetto” per i nostri ragazzi, ma il bicchiere è pieno ben oltre la metà.
Mi congedo da questo thread rivolgendo un saluto a tutte le persone che ho avuto il piacere di conoscere tramite questo forum, certo che ci si rincontrerà in questo piccolo grande mondo di basket.
Non si ferma invece il mio lavoro su Enjore per portare a termine la storia di quest’Under 16 Élite.
Buon basket a tutti e alla prossima
 
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Stid
view post Posted on 30/5/2017, 10:48




FINAL FOUR
Giusto per dire la mia

In merito alle finali di questo campionato U16 élite, devo ammettere che ho sbagliato due risultati su due alle semifinali, dando vincenti sia il Milano 3 sul Curtatone (e, sorbole, quasi quasi l’azzeccavo), sia il Bollate sul Malaspina (un classico errore under/over e risultato mancato per un soffio), ma ho visto lungo sui risultati delle finali. Sulla vittoria del Milano 3 ha più valso la ragione del cuore, che il senso della ragione, mentre, sulla finalissima, avevo puntato un caffè (invero, in gioco ci sono stati ben 7 caffè) su una safe bet: Curtatone vincitore!.
Il Malaspina ha ragazzi capaci, dotati fisicamente e provvisti di una discreta tecnica di gioco, grandi atleti e buoni giocatori (taluni più, talaltri meno). Per alcuni (ex Olimpia ed ex Urania), poi, ho una simpatia personale, che m’impedisce di parlarne e rende ogni mio possibile giudizio un pregiudizio. Il Curtatone, pure. Dunque, ammettere la possibilità di una vittoria certa è, nei termiti, un azzardo, ma è possibile riconoscere che il Malaspina non è capace di vincere se non ha una possibilità di appello. E’, in sintesi, una sqadra da campionato, non da play-off. Tra il vincere ed il voler vincere un play off vi è ancora una differenza, che non può essere semplicemente risolta da un esercizio cognitivo. Il problema è la gestione del gioco, che non ammette errori. E la gestione del gioco è compito della panchina. “ Uno non è un grande allenatore quando fa muovere i giocatori secondo le proprie intenzioni, ma quando insegna ai giocatori a muoversi per conto loro. L’ideale assoluto avviene nel momento in cui l’allenatore non ha più niente da dire, perché i giocatori sanno tutto quello che c’è da sapere.” (cit. Julio Velasco) Vero, ma, a livello giovanile, i ragazzi non possono sapere quello che c’é da sapere. E’ l’allenatore che governa il gioco e le sue intenzioni condizionano inevitabilmente il risultato. Ed è proprio qui, che il Malaspina è debole. In una partita senza appello, bisogna essere capaci di leggere il gioco e non di guardare la partita. Prendere decisioni immediate e risolutive, non attendere che le cose cambino. Il gioco del Malaspina è fondato su comportamenti prevalenti (semplificando, si può dire che … noi si gioca così, a prescindere di come giochino gli altri), che non ammettono la possibilità di cogliere l’errore nella propria azione, perché, a giustificazione dell’errore, c’è sempre un motivo che, di volta in volta, lo si può individuare nell’arbitro, nell’errore del ragazzo, nella palla che non rimbalza come dovrebbe, nel tempo che non è più quello di una volta, nella secolarizzazione dei valori, nel … nel… e intanto il tempo scorre e la partita prende forma e quanto più questa forma si consolida, tanto più sarà difficile cambiarne l’esito. Non sono che alibi, per dare un senso all’incapacità di valutare il gioco e decidere cosa fare per cambiare le cose.
Dunque, a mio parere (anche solo per questo, opinabile) mi è stato possibile ammettere l’idea che una squadra che ha dominato il campionato, potesse perdere la finale, proprio perché non ha la guida giusta per questo tipo di sfide. Poteva, quindi, perdere questa partita, come a suo tempo ha perso altre due finali a cui ho assisitito.
Di fatto, ha perso per scelte tecniche, non per incapacità dei ragazzi, che hanno giocato come sanno, con la stessa concentrazione ed intensità di gioco che hanno mostrato in ogni partita del campionato.
A solo titolo di esempio, nella prima giornata dei play-off una squadra, senza correre, ha costretto gli avversari a correre (diversi sono stati gli episodi di crampi che hanno colpito i ragazzi in campo) ed ha giocare al limite degli schemi di squadra. Il giorno successivo, una squadra ha scelto di correre e correre tanto, con pressione e raddoppi a tutto campo, senza accorgersi di non fare correre l’avversario, benché gravato nel fisico dal peso di una sfida a meno di ventiquattr’ore superata all’overt time. Questo gioco ha portato gli avversari a cercare posizioni statiche, ma adatte per superare la zona press e ad avere spazi liberi per l’attacco al ferro. Certo, qualche pallone è stato recuperato, ma il gioco ha portato i ragazzi del Curtatone a godere di un grande numero di tiri liberi, ossia alla possibilità di realizzare senza gioco (invero meno di quanto avrebbero avuto occasione, se ci fosse stato un arbitraggio un poco più fiscale). E’ questo è un solo esempio.
Sia chiaro, il Coach del Malaspina ha pienamente dimostrato di saper costruire grandi atleti, dare un gioco alla squadra (invero un poco elementare) ed una giusta mentalità agonistica, fatta di intensità, concentrazione e collaborazione tra i giocatori in campo. Grandi doti per vincere un campionato, dove si può giocare con il pilota automatico inserito, ma, in una finale secca, sono doti necessari ma non sufficienti. Il Curtatone, dal canto suo si è adattato al gioco avversario, cambiando comportamento in ragione delle contingenze e sfruttando gli errori tattici della panchina di San Felice.
Non si è trattato di un limite dovuto all'emozione della posta (il Malaspina ha giocato con questo gruppo diverse finali di campionato e di tornei) né di limiti in una presupposta mentalità vincente. Voglio ricordare due allenatori, tra i grandi di sempre e tra i più citati in letteratura, che si sono espressi in merito al significato della cosiddetta “mentalità vincente”. Vincent Lombardi affermò che “ omissis … vincere non è tutto, ma il voler vincere sì”, mentre Sir Alex Ferguson era solito chiudere ogni discorso pregara dicendo “divertitevi!, è un gioco”. Due citazioni che comunicano ai ragazzi che occorre prendere lo sport, così come anche la vita, con il giusto approccio, ossia mettendocela tutta, con leggerezza, sapendo che è un gioco, dove si può vincere e perdere, ma che occorre vivere appieno, anche solo per il gusto del momento. Hic et nunc. Soprattutto nel Basket.
In ciò consiste, in estrema sintesi, la cosiddetta “mentalità vincente”. Il resto è aria. Questo in risposta, senza polemica, ad un amico che da un paio di giorni mi chiama, perché non vuole pagare il caffè, ma, amico mio, ogni scommessa persa è debito ed ogni debito va pagato.

Questo campionato è dunque finito. In conclusione, ci ha dato una classifica, che, per chi ha avuto il piacere di seguirlo come me, non ha alcun significato, perché troppi sono stati i risultati che hanno preso una direzione solo per un alito di vento, perché grande è il numero delle squadre che si sono sostanzialmente equivalse. Naturalmente indifferente alle statistiche, ho solo il ricordo di tutti i ragazzi che ho visto cimentarsi sui campi di gioco, ai quali mando il mio personale augurio, perché abbiano sempre ambizione, coraggio, consapevolezza delle proprie doti e senso di appartenenza alla squadra, così da superare ogni fatica e tutti gli ostacoli che incontreranno sul loro percorso di crescita, sempre forti nella determinazione a percorrerlo.

Nota 1: A tutti i ragazzi che hanno avuto la fortuna di giocare queste finali e per questie hanno sofferto e combattuto, voglio dedicare un passo dell’Enrico V di William Shakespeare, Atto IV, scena III
"Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino". Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno. Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche – Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester – saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno. Questa storia ogni brav'uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest'oggi, fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata, e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui, e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!”

Nota 2: Ho voluto dedicare ai ragazzi quello che, a mio parere, è uno tra i più intensi e coinvolgenti in letteratura, perché è da questo che ha preso forma il concetto shakespiriano di “fratelli al fronte” (non di compagni d’armi, che è ben altra cosa). Si tratta di un tributo all’eroismo dell’uomo in tempi difficili, il dipinto perfetto di ogni periodo storico, quello bellico, che ci ha mostrato il peggio dell’umanità, ma anche il meglio. Una storia di uomini, di grandi grandi sacrifici, che nel dramma personale non è mai banale, mai esagerata. In queste parole, Shakespeare (o forse è meglio dire Francesco Bacone) ha celebrato ogni generazione che ha immolato sé stessa per la libertà di quelle a venire. Scoprendo così che nudi, di fronte all’orrore, tutti gli uomini sono fratelli.

We happy few,
We band of brothers.
For he today that sheds his blood with me shall be my brother

Noi pochi,
Noi felici pochi,
Noi manipolo di fratelli.
Poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello

Chi meglio di questi ragazzi può aver inteso il senso profondo di questa comune esperienza di gioco, seppure in tempi di pace e di spensierata giovinezza. La mia speranza e che queste parole possano dare forma a queste loro emozioni, così da radicarle in loro nel profondo.

Nota 3: Ogni altro uso improprio dei termini “Band Of Brothers” è da considerarsi illegale. Movimento per legalizzazione dell’intelligenza.

Nota 4: Ieri sera durante un’accesa discussione di merito con il pargolo sulla possibilità di dare una festa in casa, ho fatto valere lo status genitoriale e, ricordando le parole di mio padre, l’ho così apostrofato “ Finché sarò il padrone di queste quattro mura, decido io. E basta!” Lui, zitto, si alza e va al telefono. “Bé?”, dico io. “Sto telefonando alla tua banca”, dice lui. Azz...

Edited by Stid - 30/5/2017, 13:19
 
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Stid
view post Posted on 30/5/2017, 11:07




THE OUTSIDERS
PENSIERI E PAROLE SUI RAGAZZI DEL MILANO 3

Mi congedo da questo thread con un’ultima considerazione sulla squadra che meglio ho seguito in questo anno di basket giovanile.
Una squadra “normale”, capace di cose straordinarie.
Quando ripenso a questi ragazzi, non posso che ammettere di aver avuto l’occasione di vivere, seppure di semplice riflesso, un’esperienza incredibile. Questa squadra è fatta di ragazzi normali, ma di talento. Spesso questo è un termine tanto abusato, quanto astratto e lontano dalla realtà dei ragazzi, che, in questo caso, hanno saputo emozionare perché hanno coltivato un proprio dono, portandolo ad esprimersi su di un campo da gioco, e lo hanno messo a disposizione di tutti. Qui, a voler bene guardare, non è tanto il dono ad essere speciale, quanto la dedizione e la disciplina che hanno messo al servizio del proprio talento, per cercare il limite del suo potenziale. Per me, questo sì che è talento.
E’ stata una squadra sempre considerata dalle avversarie di campionato “alla nostra portata”. Dunque, una realtà a cui non dare una particolare dignità di forza in campo. Senza volerlo, la squadra si è trovata in quella particolare condizione d’animo che porta a considerare ogni successo come guadagnato e non atteso. Outsider, appunto.
Senza particolari esuberanze nel fisico od evidenze nel talento (anche se, ad onor del vero, un paio di ragazzi sono primus inter pares), sono stati capaci di creare un vantaggio nella ricerca di spaziature equilibrate e nella gestione delle risorse (attitudini e qualità tecniche individuali). In questo momento, alla luce del campionato appena concluso, nessuna squadra ha compiuto quest’opera meglio di questi ragazzi. La cosa particolare è che, solitamente, la capacità di “creare un vantaggio” è la caratteristica principe che distingue le “eccellenze” dai giocatori “normali” ed, a leggere il roster del MILANO3 non si direbbe che ci sia un particolare giocatore capace di creare un chiaro vantaggio per i suoi compagni, perché, semplicemente, non hanno nessuno che sa crearsi il suo spazio, senza che un compagno non crei quella condizione ideale per provare, anche solo a sbagliare.
Il MILANO3 non ha un giocatore capace di mettersi sulle spalle l’intera squadra, ma ha la possibilità di schierare cinque giocatori in ogni minuto della partita, tutti capaci di creare gioco, complicando il compito per ogni difesa ed imbrigliando ogni attacco.
Dunque, senza essere spettacolare o particolarmente elaborato, l’attacco di questa squadra è stato efficace, ma il salto di qualità è nella difesa. E' nel lavoro fatto nella metà campo difensiva che i ragazzi del MILANO3 hanno saputo esprimere al meglio l’intesa di squadra. Intendiamoci, non ha grandi difensori, per tecnica nello specifico fondamentale o naturali qualità individuali, ma è stata evidente la versatilità con cui hanno creao difficoltà all’attacco avversario. La parola d’ordine è stata “proteggere l’area”, cercando di forzare gli avversari a prendersi un tiro difficile, magari al limite dell'arco dei tre punti o del tempo a loro disposizione. In una parola, questi ragazzi in difesa sono disciplinati e, per un buon lavoro difensivo, questo è tutto.
Poi vi è il cuore. In questo, grande merito deve essere riconosciuto alla direzione tecnica del gruppo, che è riuscita a creare all’interno dello spogliatoio un gruppo fondato sul collettivo e sulla pericolosità diffusa in tutti e cinque i ragazzi chiamati in campo. Coach Colombo, un giocatore vero prestato alla panchina, ha cercato di portare tutti i ragazzi ad un comune livello di preparazione, completato da un sano senso di appartenenza alla grande famiglia del MILANO3. Da parte mia, ciò che ho più apprezzato è stato il fatto che ha cercato di introdurre in campo un concetto fondamentale, nello sport come nella vita, ossia quello di “condividere sorridendo” e lavorato per formare dei ragazzi in grado di vivere pienamente lo sport, interagendo al meglio con loro e costruendo un percorso di crescita dell’atleta, come anche del ragazzo.
Al termine di questa esperienza e del lavoro svolto, sono giunti anche i risultati. Risultati di merito. Il merito di aver messo il talento di tanti giovani al servizio di un progetto e questo ha reso il progetto vincente, a prescindere di ogni considerazione e di ogni risultato.

Grazie ragazzi, per l’occasione di ogni emozione che mi avete donato.

Edited by Stid - 30/5/2017, 12:35
 
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romen66
view post Posted on 30/5/2017, 12:07




Ringrazio Milanese Canturino per il bel lavoro svolto quest' anno a supporto dei vari thread che di under 16 elite hanno cianciato. Ringrazio Stid per la sua prosa e il suo stile nel raccontare da punti di vista originali, condivisibili o meno, con citazioni immaginifiche e degne di un esperto letterato. Tutto quanto è stato scritto anche su questo thread mi è servito a conoscere meglio questo mondo baskettaro e conoscere alcuni di voi è un "di più" che mi porto a casa in quest' anno bello ma tribolato. Spero si potrà continuare a raccontare anche il prossimo campionato under 18 e approfondire temi tecnici e umani, perchè no, in amicizia. Grazie!!
 
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Stid
view post Posted on 30/5/2017, 12:16




Denghiu! ...letterato, ma va là!
Un grazie sincero per la tua amicizia, una porta aperta in una stanza senza muri.
 
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romen66
view post Posted on 30/5/2017, 12:19




Vedi? Ce l' hai nel DNA! Ahahahah, a presto.
 
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218 replies since 4/8/2016, 15:04   59932 views
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