TREVISO BASKET, Siamo tornati più forti di prima !!

Onestamente non mi piacciono i lecchini ma nemmeno quelli che per prassi tendono a flettere i muscoli. Di solito entrambi le reazioni sono sintomo di insicurezza di fondo.
Ogni allenatore ha un metodo per rapportarsi con la stampa. Faccio un po' di esempi in chiave TvB:

-Bjedov dava la propria interpretazione, se il giornalista diceva qualcosa con cui lui non era d'accordo ribatteva con garbo ma mantenendo le opinioni distinte
-Di Carlo mescolava tecnica e dialogo, con chicche di psicologia qua e là, ma cercava sempre di parlare in maniera rilassata
-Pillastrini sceglieva con chi parlare e di cosa: se il giornalista X non coglieva, non insisteva; piuttosto telefonava al giornalista Y e dialogava con lui
-Tabellini ha l'imprimatur del professore ma senza risultare cattedratico, le sue conferenze stampa parevano delle lezioni prive di severità
-Menetti era assai paraculo, si nascondeva dietro formule, parallelismi, metafore, svicolava davanti alle domande sgradite ed esaltava ciò che voleva
-Nicola sin dal primo giorno ha avuto un approccio inutilmente aggressivo, tra provocazioni un po' sciocche ("Il mercato? Quello lo fanno in piazzale Burchiellati al martedì e al sabato") e scontri diretti che si potevano evitare. Dirò di più: alcuni giornalisti iniziano a disertare le sue conferenze pre e/o post partita perché stufi di questo modo di fare (c'è chi si è lamentato con la società). Va anche detto che, tolto un esemplare salito alla ribalta negli ultimi 4 anni, Marcelo già conosceva gli altri esponenti della carta stampata locale con cui ha sempre avuto un buon rapporto sia da giocatore che fuori dal campo. Da quando è divenuto head coach si è alienato queste simpatie con un comportamento improntato sempre all'attacco, neanche fosse inviso all'opinione pubblica. E a tal proposito ricordo che l'unico allenatore accolto negativamente dalla stampa fu Repesa ad inizio 2010, per i suoi trascorsi e per il modo in cui era stato trattato Vitucci: Jasmin, che non è mai stato un piacione, cercò comunque di aprire una finestra di dialogo perché non voleva lavorare in un ambiente ostile; Marcelo ha avuto l'opportunità di lavorare senza nemici dichiarati ma con tantissime attenzioni a sua difesa, quindi perché si comporta così alienandosi tutte le simpatie che aveva? Mistero. Ma se crede che questo sia il metodo per imporsi come allenatore di successo sbaglia di grosso.

PS: se poi a domanda tattica precisa si ottiene una non-risposta illogica o peggio un insulto, che dire? Faccio due esempi: dopogara con Trieste, domanda sui soli 7 giocatori ruotati: "Volevo che i veterani dessero responsabilità"... anche a fronte di un Banks che pare giocare per i suoi ex compagni? Ma che risposta è? L'impressione trasmessa è che lui ed il suo staff non avessero capito una mazza o che non si fidassero delle risorse in panchina. A Verona, smallball per diversi minuti con Invernizzi finto 4, dunque domanda su questa mossa chiedendo se sia stata una contromisura d'emergenza o qualcosa che si prevede di fare anche in futuro. La risposta è un mezzo insulto al giornalista, quasi dandogli dell'imbecille. Credo che se non ci fossero le dirette Facebook, i giornalisti locali gliele canterebbero a dovere (due o tre, di sicuro lo farebbero): si astengono perché la deontologia li trattiene e perché sono in genere persone educate.

Se si fa un certo mestiere occorre mettere in conto anche le critiche. Continuo a ritenere la sovraesposizione mediatica degli allenatori un male, poiché alla fine il coach si preoccupa più di recitare un ruolo che di confrontarsi davvero con la stampa.

Assolutamente, se mi fossi sempre basato sulla simpatia personale un Jasmin Repesa oggi non mi saluterebbe nemmeno per strada (invece mi saluta eccome, nonostante tutte le critiche che gli ho mosso).