Basket Café Forum

Alcune riflessioni sopra la pallacanestro giovanile

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shag
view post Posted on 20/6/2012, 16:19




ah! le care vecchie riflessioni sul basket giovanile! Mie riflessioni personali sull'argomento che valgono solo per il "provinciale" almeno fino all'U17. Eccellenza e Open o Elite, come si dice adesso, sono un'altra storia.

Lo scopo è quello di offrire un'attività ludica atta a dare ai ragazzi un'esperienza piacevole ed a creare futuri spettatori (e quindi a portare soldi) per uno sport troppo tecnico per essere capito e apprezzato senza conoscerlo.

1. insegnare i fondamentali anche se ci vorrebbe qualcuno che li insegnasse agli allenatori di oggi. Il problema è che gli allenatori e i ragazzi di oggi pensano che la pallacanestro siano la NBA e Lebron James (con passi annessi) e non sanno nemmeno chi fosse Flaborea e che cosa sia un gancio.

2. Fare giocare tutti un tempo minimo, possibilmente tutti lo stesso tempo. Io addirittura tornerei ai 10 in campo (invece dei 12 di oggi) per fare giocare tutti di più. Nessuno si deve sentire mortificato altrimenti cade tutto lo scopo e chi se ne frega se si vince o si perde o meglio perde o vince la squadra intera e non uno dei ragazzi da solo, magari solo perchè è un po' più precoce degli altri.

3. divieto di zona fino almeno all'under 15 ma divieto vero, tipo NBA dove il difensore non può stare più di 3 secondi nell'area piccola, per evitare quelle uomo così chiuse che non c'è più differenza con la zona.

4. a U14 e forse anche U15 toglierei i 3 punti sul tiro da 3 perchè spesso i ragazzini sono troppo teneri e per sforzarsi di arrivarci si rovinano il tiro imparando movimenti sbagliati. Questo li porterebbe anche a giocare più vicini a canestro che gli farebbe solo bene.

Per quanto riguarda il numero di allenamenti, che ognuno faccia quello che gli pare....
 
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DennisRodmanPositivoForever
view post Posted on 20/6/2012, 18:56




CITAZIONE (endan @ 20/6/2012, 15:40)
CITAZIONE (DennisRodmanPositivoForever @ 20/6/2012, 13:42) 
... Ma Vi pare che avendo le finali nazionali da disputare un allenatore (che verrà valutato e stipendiato sulla base dei risultati ottenuti) non faccia le scelte più congeniali per ottenere la "Vittoria"???
Ma su, siamo seri, le favolette che tutti devono giocare non esistono!!!!!
L'importante è non demotivarsi, trovare il proprio equilibrio in ogni situazione.
Certo è MOLTO difficile a 14, 15 anni o quanti ne volete farsi trovare pronti, nel pieno della propria convinzione psico-fisica quando si è chiamati a giocare 2/3min a partita!!!!
...
A risentirVi per vedere chi trova la migliore soluzione poi, se lo volete, ne indicherò una io.

:quoto:
dai, non lasciarci in attesa. qual'è la tua soluzione ?

Ciao Endan, ho piacere di risentirti.

Per tornare al quesito proposto, credo non ci sia nulla da inventare ma seguire l'esempio di chi da anni ha cercato la soluzione giusta, ottenendo la soddisfazione degli atleti e, conseguentemente, anche i migliori successi di squadra.......(vedi per es. Bergamo).
Loro hanno trovato il modo di impegnare SEMPRE tutti gli atleti, anche quelli rimasti più indietro (per vari motivi...infortuni, periodo di crisi o qualsiasi altro), utilizzandoli nella categoria superiore provinciale.
Altre realtà impegnano quelli rimasti indietro negli allenamenti anche nella categoria immediatamente inferiore, in modo da far ritrovare ritmo, fiducia e passione!!!!!!!!!!!!!!!!!! Che ne pensi????

W il basket e gli allenatori che oltre a essere dei grandi a insegnare basket, sono grandi anche come educatori.
A rileggerti presto
 
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mazzarino
view post Posted on 20/6/2012, 19:03




soluzioni che possano andare bene a tutti diciamocelo francamente non ne esistono nè mai ne esisteranno,senza contare che se anche qualcuno avesse una idea illuminante ci troviamo cmq in un forum e non credo di essere al cospetto del presidente della FIP in incognito:tra l'altro l'argomento di discussione credo sia il movimento giovanile e non la situazione personale di chi ha iniziato il thread
anche a livello giovanile negli sport di squadra ci sarà sempre chi apprezza l'allenatore e chi no,chi pensa si debba privilegiare l'aspetto umano rispetto ai risultati e via dicendo:a mio parere non c'è una corrente di pensiero giusta e una sbagliata,ognuno è libero di pensarla come meglio crede sperando che non si illuda di essere in possesso della verità assoluta.
poi,senza false ipocrisie,credo che la maggior parte degli interessati ragioni in base alla propria posizione,chi gioca poco non sarà certo contento e talvolta si sentirà una vittima,chi gioca tanto di sicuro non vorrebbe cambiare niente.
:bye:

Edited by mazzarino - 20/6/2012, 20:05
 
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endan
view post Posted on 20/6/2012, 19:05




CITAZIONE (DennisRodmanPositivoForever @ 20/6/2012, 19:56) 
Ciao Endan, ho piacere di risentirti.
Per tornare al quesito proposto, credo non ci sia nulla da inventare ma seguire l'esempio di chi da anni ha cercato la soluzione giusta, ottenendo la soddisfazione degli atleti e, conseguentemente, anche i migliori successi di squadra.......(vedi per es. Bergamo).
Loro hanno trovato il modo di impegnare SEMPRE tutti gli atleti, anche quelli rimasti più indietro (per vari motivi...infortuni, periodo di crisi o qualsiasi altro), utilizzandoli nella categoria superiore provinciale.
Altre realtà impegnano quelli rimasti indietro negli allenamenti anche nella categoria immediatamente inferiore, in modo da far ritrovare ritmo, fiducia e passione!!!!!!!!!!!!!!!!!! Che ne pensi????
W il basket e gli allenatori che oltre a essere dei grandi a insegnare basket, sono grandi anche come educatori.
A rileggerti presto

:) mi sembra molto simile alla mia ideaccia di qualche post fa ("Ad esempio un doppio campionato (esempio under 19 provinclale e under 17 superiore) per chi gioca di meno non mi sembra malaccio: certo non tutte le società potrebbero farlo internamente, ma con opportuni prestiti sarebbe possibile ?"). un atleta che si allena in eccellenza/elite dovrebbe essere in grado di non sentire il gap di età nel provinciale. ... e poi si vedrebbe chi ha veramente voglia di migliorarsi e chi invece vuole solo far polemica. ciao. :bye:
 
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DennisRodmanPositivoForever
view post Posted on 20/6/2012, 21:42




CITAZIONE (mazzarino @ 20/6/2012, 20:03)
soluzioni che possano andare bene a tutti diciamocelo francamente non ne esistono nè mai ne esisteranno,senza contare che se anche qualcuno avesse una idea illuminante ci troviamo cmq in un forum e non credo di essere al cospetto del presidente della FIP in incognito:tra l'altro l'argomento di discussione credo sia il movimento giovanile e non la situazione personale di chi ha iniziato il thread
anche a livello giovanile negli sport di squadra ci sarà sempre chi apprezza l'allenatore e chi no,chi pensa si debba privilegiare l'aspetto umano rispetto ai risultati e via dicendo:a mio parere non c'è una corrente di pensiero giusta e una sbagliata,ognuno è libero di pensarla come meglio crede sperando che non si illuda di essere in possesso della verità assoluta.
poi,senza false ipocrisie,credo che la maggior parte degli interessati ragioni in base alla propria posizione,chi gioca poco non sarà certo contento e talvolta si sentirà una vittima,chi gioca tanto di sicuro non vorrebbe cambiare niente.
:bye:

CITAZIONE (endan @ 20/6/2012, 20:05)
CITAZIONE (DennisRodmanPositivoForever @ 20/6/2012, 19:56) 
Ciao Endan, ho piacere di risentirti.
Per tornare al quesito proposto, credo non ci sia nulla da inventare ma seguire l'esempio di chi da anni ha cercato la soluzione giusta, ottenendo la soddisfazione degli atleti e, conseguentemente, anche i migliori successi di squadra.......(vedi per es. Bergamo).
Loro hanno trovato il modo di impegnare SEMPRE tutti gli atleti, anche quelli rimasti più indietro (per vari motivi...infortuni, periodo di crisi o qualsiasi altro), utilizzandoli nella categoria superiore provinciale.
Altre realtà impegnano quelli rimasti indietro negli allenamenti anche nella categoria immediatamente inferiore, in modo da far ritrovare ritmo, fiducia e passione!!!!!!!!!!!!!!!!!! Che ne pensi????
W il basket e gli allenatori che oltre a essere dei grandi a insegnare basket, sono grandi anche come educatori.
A rileggerti presto

:) mi sembra molto simile alla mia ideaccia di qualche post fa ("Ad esempio un doppio campionato (esempio under 19 provinclale e under 17 superiore) per chi gioca di meno non mi sembra malaccio: certo non tutte le società potrebbero farlo internamente, ma con opportuni prestiti sarebbe possibile ?"). un atleta che si allena in eccellenza/elite dovrebbe essere in grado di non sentire il gap di età nel provinciale. ... e poi si vedrebbe chi ha veramente voglia di migliorarsi e chi invece vuole solo far polemica. ciao. :bye:

Vedo che la pensiamo allo stesso modo e questo mi fa piacere.
Mazzarino, hai parlato come un libro stampato!!!!
Da segnalare i tanti post per questo argomento, vuol dire che è sentito!!!!
Un salutone
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hana-bi
view post Posted on 20/6/2012, 22:10




Beh Bergamo ha indubbiamente settato uno standard. E vanta pure qualche tentativo di imitazione.
Ma intorno c'è il resto della regione, in un ambito tra l'altro di contrazione delle risorse. Io faccio il dirigente e ho un figlio che gioca, gli dico che la sua dev'essere innanzitutto un'avventura personale, e al limite può contare su quel che ho imparato per non cader completamente dal pero, ma resta il fatto - purtroppo - che va molto anche col "fattore C", cioè il c... fortuna.

Magari sei alto e grosso e sembri nato col la spicchia in mano, ma poi:

Sei logisticamente a portata di una società forte (forte soprattutto per resistere alle pressioni dei genitori, scusate) e strutturata che garantisca allenamenti in numero durata e intensità sufficienti? (perché in grandissima parte dei casi, la logistica è interamente a carico della famiglia). Oh qui parlate di quattro allenamenti con disinvoltura, l'anno scorso in provinciale U17 forse ho visto una squadra o due che ci andavano vicino...
Hai un allenatore che faccia il formatore, o semplicemente un piluccatore del mejo che offre la piazza e che riesce a metterlo in campo con l'obiettivo esclusivo della vittoria? E hai anche un preparatore atletico, o qualcuno che si ricorda che sei fisicamente da plasmare?
Hai un campionato dove puoi sperare di scozzonarti punto a punto e non solo due volte a regular season? (vincendo le altre con scarti da ottanta punti in su, partite che notoriamente non solo non servono a niente, ma son pure assassine di vincitori e perdenti insieme!)
Hai la speranza di entrare in un gruppo di elementi sufficienti per far discorsi di programmazione e il resto? (Io parlo da una "zona depressa" riguardo a una specifica annata, dove per tutti il problema è apparecchiar la tavola, cioè avere almeno 14 ragazzi su cui contare, e l'unico esperimento di joint venture non è proprio andato a buon fine...)
Hai la fortuna di aver compagni "all'altezza", cioè che in allenamento si sbattono e si impegnano e non fanno i lasciami-stare, tipo quelli le cui famiglie son convinte che pagata la quota è esaurita tutta la loro responsabilità verso la squadra, poi non ti mandano i figli per settimane, oppure ti mandano quelli che demoliscono sistematicamente il lavoro di tutto il gruppo (e il coach non può riprenderli più di tanto altrimenti questi lasciano e la squadra si trova in zero)?
(infine) sei sano come pesce? No perché se ti infortuni cambiano parecchi presupposti. E se sei in un gruppo competitivo, rischi la competizione interna (situazione brutta che da atleta ho conosciuto bene, e allora tanti saluti all'aspetto allegrone e romantico dello sport, diventa una lotta a coltello e una gran pressione per tenersi il minutaggio).

Tanta aleatorietà, per farsi avanti in questo mondo...
 
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DennisRodmanPositivoForever
view post Posted on 21/6/2012, 12:30




CITAZIONE (hana-bi @ 20/6/2012, 23:10)
Beh Bergamo ha indubbiamente settato uno standard. E vanta pure qualche tentativo di imitazione.
Ma intorno c'è il resto della regione, in un ambito tra l'altro di contrazione delle risorse. Io faccio il dirigente e ho un figlio che gioca, gli dico che la sua dev'essere innanzitutto un'avventura personale, e al limite può contare su quel che ho imparato per non cader completamente dal pero, ma resta il fatto - purtroppo - che va molto anche col "fattore C", cioè il c... fortuna.

Magari sei alto e grosso e sembri nato col la spicchia in mano, ma poi:

Sei logisticamente a portata di una società forte (forte soprattutto per resistere alle pressioni dei genitori, scusate) e strutturata che garantisca allenamenti in numero durata e intensità sufficienti? (perché in grandissima parte dei casi, la logistica è interamente a carico della famiglia). Oh qui parlate di quattro allenamenti con disinvoltura, l'anno scorso in provinciale U17 forse ho visto una squadra o due che ci andavano vicino...
Hai un allenatore che faccia il formatore, o semplicemente un piluccatore del mejo che offre la piazza e che riesce a metterlo in campo con l'obiettivo esclusivo della vittoria? E hai anche un preparatore atletico, o qualcuno che si ricorda che sei fisicamente da plasmare?
Hai un campionato dove puoi sperare di scozzonarti punto a punto e non solo due volte a regular season? (vincendo le altre con scarti da ottanta punti in su, partite che notoriamente non solo non servono a niente, ma son pure assassine di vincitori e perdenti insieme!)
Hai la speranza di entrare in un gruppo di elementi sufficienti per far discorsi di programmazione e il resto? (Io parlo da una "zona depressa" riguardo a una specifica annata, dove per tutti il problema è apparecchiar la tavola, cioè avere almeno 14 ragazzi su cui contare, e l'unico esperimento di joint venture non è proprio andato a buon fine...)
Hai la fortuna di aver compagni "all'altezza", cioè che in allenamento si sbattono e si impegnano e non fanno i lasciami-stare, tipo quelli le cui famiglie son convinte che pagata la quota è esaurita tutta la loro responsabilità verso la squadra, poi non ti mandano i figli per settimane, oppure ti mandano quelli che demoliscono sistematicamente il lavoro di tutto il gruppo (e il coach non può riprenderli più di tanto altrimenti questi lasciano e la squadra si trova in zero)?
(infine) sei sano come pesce? No perché se ti infortuni cambiano parecchi presupposti. E se sei in un gruppo competitivo, rischi la competizione interna (situazione brutta che da atleta ho conosciuto bene, e allora tanti saluti all'aspetto allegrone e romantico dello sport, diventa una lotta a coltello e una gran pressione per tenersi il minutaggio).

Tanta aleatorietà, per farsi avanti in questo mondo...

Come sempre mi inchino difronte alla tua saggezza.
Ce ne vorrebbero 2 (o più) di hana-bi e allora le cose inizierebbero ad andare meglio.
Un salutone.
 
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aargh
view post Posted on 21/6/2012, 14:38




CITAZIONE (hana-bi @ 20/6/2012, 23:10) 
Beh Bergamo ha indubbiamente settato uno standard. E vanta pure qualche tentativo di imitazione.
Ma intorno c'è il resto della regione [...]

Approfitto di questa più che condivisibile constatazione per porre qualche domanda:

ma prima, prima del nuovo standard BluOrobica-ABA-JV, quale altro standard vigeva?
Intendo dire, come funzionavano le cose prima che si affermasse questa tendenza per cui in Eccellenza/Elite ci possono andare solo super-squadre di società virtuali, ovvero composte da ragazzi che di fatto arrivano da società diverse, accomunate solo dal comune "progetto"?

E poi, fa più impressione una BluOrobica che arriva al termine della stagione (U13 elite) con zero sconfitte, o la vicina di casa Lussana che si classifica ultima ma in cui ragazzi, genitori, allenatori, dirigenti, hanno avuto sufficiente [di tutto] da farli decidere "a provarci"?
Di cosa abbiamo bisogno, più BluOrobiche o più Lussana?

Riguardo poi la proposta di "uguale minutaggio" anche nel basket giovanile mi associo a quelli che la considerano deleteria. Esistono gli sport individuali per coloro che vogliono i propri figli "sempre in campo".
 
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hana-bi
view post Posted on 21/6/2012, 15:54




E avendo provato anche le "bellezze" dello sport individuale (con l'altro figlio), direi ai genitori del basket di... non lamentarsi tanto, che gli va di lusso.

Per quanto riguarda la domanda, direi che è meglio non provarci neanche, a voltarci indietro e vedere come funzionavano le cose prima. Prima era letteralmente un altro mondo e un altro universo. Nel mio piccolo io ho fatto il percorso inverso rispetto all'attuale: cominciai a giocare in un oratorio, passò di lì uno che faceva il dirigente di una squadra di A (società che facevano VIVAIO sul serio, mica come adesso) e mi prese per via della stazza, entrai nel loro minibasket dove un coach campione di formazione ci fece allenare con entusiasmo, intensità e alla vecchia maniera, due anni senza fare una sola partita ufficiale (!), per poi passare al campionato regolarmente stravinto (anche troppo), finché non arrivavano le finali sempre contro le stesse avversarie, gli altri "squadroni"; il miraggio fisso, giocare in serie A, dove "lo straniero" era esotico e raro, poi era chiaro che solo il best of the best poteva arrivarci ed ecco che senza tanti giri di parole arrivava il dirigente a "smazzarci" qua e là, altroché discorsi di vincolo o cosa, e così pian piano tutta la produzione si distribuiva sul territorio, ci piangevi un po' sopra poi ricominciavi a giocare, perché ti piaceva ed era la tua vita, ed eri felice di aver il materiale e LE SCARPE, e che qualcuno col pulmino ti riportasse a casa (nelle società piccole ci pensava il coach), non stavi a fare discorsi di professionismo né chiedevi quando sarebbe venuto il tuo turno di prendere lo stipendio, solo per pochi quella sarebbe stata una professione. E così avevi anche il tempo di vivere la tua vita, di studiare pacificamente nella scuola pubblica, di uscire con la compagnia e amorazzare, niente cellulare ma telefono a gettoni, e niente genitori che pompavano dietro o discutevano su tutto (tranne qualche caso clinico, ma la maggioranza veniva solo alle partite in casa).

Forse c'è un po' troppo di romanticismo in come l'ho messa su, comunque so perfettamente che quella dimensione dello sport è FINITA. E' cambiata la dimensione economica (all'epoca, con il mito dello "sport per tutti" come diritto sociale, vacche un po' più grasse, istituzioni più generose coi soldi di Pantalone, e qualche sponsor "cumenda" con grana da far sparire in bilancio, era molto più facile metter su una società di basket: palestre a costi politici, contributi vari, tasse moderate..). Ora lo sport, e non solo il basket, è un'attività in cui il solco tra professionismo e dilettantismo è diventato una voragine. E il mucchio di soldi che gira nel professionismo (sia come entrate dell'atleta, sia - ahi ahi - come uscite necessarie alla sua formazione e mantenimento) rende l'attività attrattiva, anzi, di questi tempi dove di lavoro "ordinario" ce n'è sempre di meno, diventa un logico obiettivo.

E non crediate che nel giovanile tutte queste dinamiche non arrivino.

Edited by hana-bi - 21/6/2012, 17:12
 
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rudypale
view post Posted on 23/6/2012, 18:53




CITAZIONE (jordanis @ 18/6/2012, 12:00) 
Ricco dell'esperienza che ho accumulato questi ultimi anni come genitore di due giovani cestisti che hanno giocato in ben quattro squadre diverse e hanno avuto ben sette allenatori diversi, e prendendo spunto anche dalla mia esperienza (remota) come giocatore, ho pensato di mettere per iscritto alcune mie riflessioni per quello che riguarda l'organizzazione e la gestione delle squadre di pallacanestro giovanile, nella speranza che nei miei scritti potrebbero trovare qualcosa di utile i dirigenti e gli allenatori di squadre di pallacanestro giovanile.
Per primis dobbiamo rilevare la distinzione netta che esiste tra pallacanestro professionistica (di ogni categoria) e pallacanestro giovanile. Lo scopo primario di ogni squadra professionistica è la vittoria, se possibile in ogni partita giocata. Questo scopo di solito è legato a dei fini finanziari ma non approfondiremo quest'aspetto cui. I giocatori professionisti (quindi pagati dalla società) devono essere gestiti dall'allenatore nel modo di servire lo scopo della squadra professionista, cioè la vittoria in ogni partita. In tal contesto non è sorprendente di vedere giocatori di fare la stagione cestistica intera in panchina, perché cosi è stabilito dall'allenatore che segue la ricerca delle vittorie. Inoltre, anche il giocatore panchinaro stesso ha capito e accettato che questo sarebbe il suo ruolo nella squadra (visto che ha accettato lo stipendio offerto dalla società). Cioè un ruolo ausiliario che potrebbe diventare sostanziale solo nel caso di vari infortuni o impedimenti dei giocatori principali nel svolgere il loro compito.
Ben diverso è lo scopo di una società che gestisce squadre di pallacanestro giovanile. L'obiettivo primario di una squadra di pallacanestro giovanile è di fare crescere i giovani giocatori messi a sua disposizione dai loro genitori. Ovviamente i giovani cestisti non sono pagati, al contrario spesso i genitori sonno chiamati a offrire un piccolo contributo annuo alla società per sostenere le spese usuali legate all'uso e mantenimento della palestra, al pagamento degli allenatori, al costo di possibili trasferte etc. La vittoria nelle partite giocate da una squadra giovanile è uno scopo del tutto secondario, utile soltanto nella misura che tal vittoria aiuta a raggiungere l'obiettivo principale dell'accrescimento dei giovani giocatori tramite un incremento della loro motivazione verso la pallacanestro; motivazione che verrebbe possibilmente stimolata dalla vittoria. Ne segue che la gestione dei giocatori dalla parte dell'allenatore e dalla società deve servire soprattutto l'obiettivo primario e non la ricerca forzata della vittoria in ogni partita. In parole povere la gestione di una squadra giovanile non ha in comune quasi niente con la gestione di una squadra professionistica.
Dopo avere stabilito che l'obiettivo primario di una squadra di pallacanestro giovanile è la crescita dei ragazzi veniamo a esaminare come tal crescita può essere raggiunta. Date per scontate la voglia dei ragazzi di giocare a pallacanestro e la disponibilità dei genitori di assicurare le varie trasferte verso e dalla palestra dove si svolgono gli allenamenti e ai vari campi dove si giocano le partite etc., sono soltanto due le azioni che assicurano la crescita dei ragazzi.
Per prima, un buon allenamento, continuo e della giusta intensità, che serve per far imparare a ogni giovane giocatore delle giocate di pallacanestro generiche e specifiche del suo ruolo nella squadra, ma anche come collaborare con i suoi compagni nell'insieme dei cosiddetti "schemi", movimenti corali della squadra che vengono eseguiti durante la partita sia in difesa per impedire all'avversario di fare canestro sia in attacco per facilitare la realizzazione del canestro. Un buon allenamento è la condizione necessaria allo sviluppo cestistico di un ragazzo ma non è una condizione sufficiente. Un giovane cestista può crescere soltanto giocando delle partite "vere", quelle del campionato al quale partecipa sua squadra. Ed è necessario che sua partecipazione nelle partite abbia una durata sufficiente per farlo "entrare" nella partita come si dice in gergo. Cioè il tempo di partecipazione deve essere lungo tale di permettere al giocatore di compensare con una giocata buona un suo possibile errore. Ovviamente partecipazioni di due, tre minuti per partita o anche partecipazioni più lunghe, ma spezzettate in particelle al intorno del minuto, si vedono spesso nella pallacanestro professionistica, ma sonno dei tutto inadeguati al servire lo scopo principale della pallacanestro giovanile. Questo perché lo scopo della pallacanestro giovanile è del tutto diverso da quello professionistico come abbiamo visto. Quindi il compito dell'allenatore di una squadra di pallacanestro giovanile è duplice; offrire dei buoni allenamenti-insegnamenti di pallacanestro e assicurare un tempo di gioco cospicuo a tutti i suoi giocatori nelle partite "ufficiali".
Per quello che riguarda gli allenamenti, le riflessioni sopra esposti possono essere trasformarti nelle seguenti semplici "regole". Assumendo che la squadra giovanile fa quattro allenamenti la settimana la distribuzione del lavoro potrebbe essere come in seguito:
- primo allenamento settimanale: 2/3 devoti all'atletica, 1/3 partitela di divertimento
-secondo allenamento settimanale: interamente devoto all'insegnamento dei cosi detti "fondamentali"
-terzo allenamento settimanale: 1/2 come sopra, 1/2 insegnamento di "schemi"
-quarto allenamento settimanale: insegnamento di "schemi" nell'ambito della preparazione della partita (abitualmente giocata la fine settimana)
Anche in relazione con il tempo di partecipazione dei giocatori nelle partite, le riflessioni esposte prima possono essere tradotte in tre semplici "regole":
-prima regola: nessun giocatore può superare i trenta minuti di partecipazione alla partita.
-seconda regola: nessun giocatore non deve giocare meno di dieci minuti per partita.
-terza regola: un giocatore mandato sul campo deve rimanere per almeno cinque minuti.
Sarebbe auspicabile che la Federazione adottasse le regole precedenti o simili come "linee guida" per i prossimi campionati giovanili.

Torno alla discussione originale per dire la mia.

La premessa è che ritengo di essere un allenatore che in partita (ma anche in allenamento) dedica tempo ed attenzioni a tutti. In partita è davvero difficile (mi è successo quest'anno per la prima volta) di non far giocare nessuno (anzi, di solito metto in campo tutti e 12 nei primi due quarti). Lo faccio perché ritengo ogni giocatore può (anche solo in 1 minuto fatto bene) dimostrare di meritarsi altro.

Tuttavia, la questione dei minutaggi fissi è deleteria.

Pochissimi hanno la fortuna di allenare futuri professionisti, o gente che comunque vivrà di pallacanestro. Tutti, probabilmente, hanno la possibilità di allenare ragazzi che, ad esempio, grazie alla pallacanestro potranno ripagarsi (che so?!?) degli studi universitari.

Però la cosa che possiamo fare tutti è dare un "metodo" che può servire anche fuori dalla palestra. Perciò, se i miei giocatori imparano a lavorare sui propri punti deboli (piuttosto che su quelli di forza, come fanno purtroppo in molti), ad ascoltare consigli, a dare tutto, ed anche competere (è sottinteso l'avverbio "lealmente") con i propri amici, avranno imparato qualcosa che servirà loro per sempre.

In quest'ottica, ci sta il fatto che i minuti si conquistano meritandoseli. Che chi dà di più stia in campo, ed a parità di impegno stia più in campo chi è più bravo. Questo perché siamo tutti diversi, grazie a Dio. Ed insegnare che chi merita gioca è una verità che può piacere o non piacere, ma non può esser contestata.

In secondo luogo, quello che tanti genitori tendono a non aver presente, è l'attività di una squadra non è fatta solo di una partita (sebbene questo sia il momento più emozionante), ma anche di allenamenti. Da allenatore mi sentirei molto più colpevole se in allenamento trascurassi qualche giocatore ("Tanto non gioca", "Tanto non impara", "inutile far perder tempo a tutti per lui") piuttosto che se non gli dessi minuti in partita.

Anche in un'ottica come questa, la pallacanestro rimarrebbe uno sport per tutti: sta ad ogni giocatore, sulla base delle proprie considerazioni tecniche e di amibizioni, cercare la squadra più adatta a sè. Però credo che lottare per guadagnarmi fiducia e minuti sia più gratificante che "stare in campo" perché qualche regola obbliga il coach a farlo.



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view post Posted on 23/6/2012, 23:07

forumista assiduo

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Nell'ottica di una sano e civile confronto sarebbe interessante avere un commento di jordanis (e di chi la pensa come lui) alla disamina pacata e pragmatica fatta da questo coach di cui sottolineo l'importanza dell'ultima parte del testo, perche' si mette dalla parte del ragazzo.
Proviamo a farlo anche noi.
Mai e poi mai avrei voluto trovarmi a giocare un certo minutaggio perche' delle regole lo imponevano: ho sempre preferito guadagnarmi i miei minuti e se c'era da stare in panca rispettavo la decisione del coach ma soprattutto i compagni che stavano in campo.
 
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hana-bi
view post Posted on 24/6/2012, 14:36




E i minuti conquistarseli in allenamento.
FON-DA-MEN-TA-LE.
Perché troppo spesso vedo ragazzi che vanno ad allenarsi considerandolo il rimedio contro il logorio della vita moderna. Invece lì ci si gioca il ranking in partita. Io farei giocare anche il più goffo ciabattone se lo vedessi però in settimana correre dietro alla palla come un indemoniato, o concentrato per più di cinque minuti su quel che fa, o che in allenamento sceglie di abbinarsi col compagno più forte e non con quello "più facile".
Certe mentalità lasciamole ai livelli più bassi dove si fa formazione. Ma se a quattordici anni (!) non hai ancora capito che se vuoi esser bravo ti devi sbattere, sarà difficile che lo capisci a venti...
 
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piero.nascimbene
view post Posted on 25/6/2012, 08:23




Ho fino ad ora letto di doveri delle società, doveri dei dirigenti, doveri degli allenatori, diritti dei ragazzi-atleti (ne consegue diritto del genitore). Sono d'accordo su molte cose dette, ma mi frulla da un paio di pagine una domanda: fatti salvi i doveri di tutti, aggiungerei anche quelli dei ragazzi anche se mai citati, ma quali sono i diritti degli allenatori?
Grazie
 
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perry165
view post Posted on 25/6/2012, 12:43




il diritto dell'allenatore e' quello di non dover dare giustificazioni per scelte e minutaggi, giocare a uomo o zona. Sono dell'idea che, sul campo da gioco il coach deve avere carta bianca su tutta l'attivita' della squadra in allenamento così come in partita, indipendentemente dalla qualita' del campionato di appartenenza (provinciale,elite o eccellenza). E' suo dovere portare avanti una filosofia di gioco e di insieme per ottenere i migliori risultati possibili ad ogni livello e come sempre, sara' la dirigenza a dare eventuali giudizi a fine stagione, sicuramente non i genitori che, a mio modesto avviso devono sempre, agli occhi dei propri figli rispettare le scelte del coach (fortuna vuole che, se in caso di divergenze, si puo' sempre cambiare squadra).

SALUTI
 
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e50
view post Posted on 25/6/2012, 13:26




meno regole, più fantasia.
 
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273 replies since 18/6/2012, 11:00   28354 views
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