Basket Café Forum

Alcune riflessioni sopra la pallacanestro giovanile

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hana-bi
view post Posted on 21/6/2012, 15:54 by: hana-bi




E avendo provato anche le "bellezze" dello sport individuale (con l'altro figlio), direi ai genitori del basket di... non lamentarsi tanto, che gli va di lusso.

Per quanto riguarda la domanda, direi che è meglio non provarci neanche, a voltarci indietro e vedere come funzionavano le cose prima. Prima era letteralmente un altro mondo e un altro universo. Nel mio piccolo io ho fatto il percorso inverso rispetto all'attuale: cominciai a giocare in un oratorio, passò di lì uno che faceva il dirigente di una squadra di A (società che facevano VIVAIO sul serio, mica come adesso) e mi prese per via della stazza, entrai nel loro minibasket dove un coach campione di formazione ci fece allenare con entusiasmo, intensità e alla vecchia maniera, due anni senza fare una sola partita ufficiale (!), per poi passare al campionato regolarmente stravinto (anche troppo), finché non arrivavano le finali sempre contro le stesse avversarie, gli altri "squadroni"; il miraggio fisso, giocare in serie A, dove "lo straniero" era esotico e raro, poi era chiaro che solo il best of the best poteva arrivarci ed ecco che senza tanti giri di parole arrivava il dirigente a "smazzarci" qua e là, altroché discorsi di vincolo o cosa, e così pian piano tutta la produzione si distribuiva sul territorio, ci piangevi un po' sopra poi ricominciavi a giocare, perché ti piaceva ed era la tua vita, ed eri felice di aver il materiale e LE SCARPE, e che qualcuno col pulmino ti riportasse a casa (nelle società piccole ci pensava il coach), non stavi a fare discorsi di professionismo né chiedevi quando sarebbe venuto il tuo turno di prendere lo stipendio, solo per pochi quella sarebbe stata una professione. E così avevi anche il tempo di vivere la tua vita, di studiare pacificamente nella scuola pubblica, di uscire con la compagnia e amorazzare, niente cellulare ma telefono a gettoni, e niente genitori che pompavano dietro o discutevano su tutto (tranne qualche caso clinico, ma la maggioranza veniva solo alle partite in casa).

Forse c'è un po' troppo di romanticismo in come l'ho messa su, comunque so perfettamente che quella dimensione dello sport è FINITA. E' cambiata la dimensione economica (all'epoca, con il mito dello "sport per tutti" come diritto sociale, vacche un po' più grasse, istituzioni più generose coi soldi di Pantalone, e qualche sponsor "cumenda" con grana da far sparire in bilancio, era molto più facile metter su una società di basket: palestre a costi politici, contributi vari, tasse moderate..). Ora lo sport, e non solo il basket, è un'attività in cui il solco tra professionismo e dilettantismo è diventato una voragine. E il mucchio di soldi che gira nel professionismo (sia come entrate dell'atleta, sia - ahi ahi - come uscite necessarie alla sua formazione e mantenimento) rende l'attività attrattiva, anzi, di questi tempi dove di lavoro "ordinario" ce n'è sempre di meno, diventa un logico obiettivo.

E non crediate che nel giovanile tutte queste dinamiche non arrivino.

Edited by hana-bi - 21/6/2012, 17:12
 
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