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| CITAZIONE (ronghemon @ 3/2/2012, 10:18) CITAZIONE Gli importi? Semplici: il giocatore cede a 20 i diritti all'estero, e la società fantasma li rivende a 1010 alla società sportiva (o a chi per essa). Detto ciò, il gioco è fatto: il margine di 990 (che magari si riduce strada facendo, visto che in genere queste società non vengono messe a disposizione gratis...) va a finire – esente da imposte, grazie al regime fiscale privilegiato del paese in cui si va a localizzare la società “triangolatrice” – su di un conto cifrato presso una delle tante banche svizzere, andandosi a ricongiungere ai 10 (al netto delle imposte) percepiti in Italia per la cessione dei diritti da parte del giocatore. non è esattamente il mio campo, perché ho fatto solo due esami universitari sul bilancio certificato, ma anche in caso di triangolazioni con, e verso, paradisi fiscali, il costo sostenuto per la società sportiva, di cui tu hai i bilanci, ammonta a 2000 per il costo del personale (stipendio lordo del giocatore professionista, su cui grava l'imposizione fiscale alla aliquota massima) e 990 per altri costi di gestione (siano essi servizi, imprese di pulizie, acquisizione dei diritti d'immagine) su cui non grava l'imposizione fiscale italiana. La sostanza pura, netta e semplice è che i "diritti d'immagine" servono ad abbassare l'aliquota effettiva sugli stipendi dei giocatori, ma in qualche modo i soldi "stipendio lordo + diritti d'immagine netti" devono uscire dalle casse delle società. Quindi i bilanci dicono molto della gestione societaria. Diverso è il discorso, invece, se consideriamo tutti i contratti di sponsorizzazione e le spese gonfiate (es. la Porsche come vettura aziendale). Ma penso e spero che società professionistiche non rischino col fisco, specie di questi tempi... Non sempre. Qualche società il cui proprietario o proprietari sono titolari di aziende possono caricare il costo del diritto di immagine in capo alle loro aziende e non farla pesare sul bilancio della società di basket o addirittura pagarli direttamente in nero, ma in questi due casi stiamo nella fascia di comportamento più a rischio. Credo che la normalità sia quella di farli passare come costi di prestazione per servizi e diminuire il carico fiscale e previdenziale. Con il passaggio al dilettantismo queste consuetudini dovrebbe diminuire se non sparire.
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