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Italia paese di m...a, Osservatorio sulla decadenza della nostra nazione

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Terra & Libertà
icon8  view post Posted on 12/5/2009, 16:07




L'italia non è un paese di merda perchè qualcuno gli viene l'idea di dirlo, è un paese di merda perchè succedono cose che non dovrebbero succedere e che nei paesi decenti non succedono.
L'intenzione è quindi di tenere viva l'attenzione su questi episodi affinchè la nostra nazione abbia la forza di gestirli e di migliorarli.

Mi sembra l'atteggiamento di chi ama la propria patria, a differenza di chi nasconde l'immondizia sotto il tappeto.





Disastro ferroviario di Crevalcore, tutti assolti

Tutti assolti i 10 imputati per il disastro ferroviario di Crevalcore, in provincia di Bologna, dove il 7 gennaio 2005 morirono 17 persone. Il giudice andrea scarpa ha accolto la richiesta della procura, pm Enrico Cieri, e ha assolto «per non aver commesso il fatto» tutti i 10 imputati tra i quali l’amministratore delegato Mauro Moretti, l’amministratore delegato di Rfi Michele Mario Elia e il dirigente del Movimento Giancarlo Paganelli. L’accusa era di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Le motivazioni saranno disponibili entro 90 giorni.

Fin dall’inizio il pm Ceri aveva chiesto l’archiviazione per Moretti, Elia e Paganelli ma il gip Rita Zaccariello aveva imposto l’imputazione coatta accogliendo l’opposizione all’archiviazione presentata dal sindacato dei macchinisti e dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

«È andata come doveva andare», ha detto l'avvocato Armando D'Apote, difensore di Moretti. Di avviso opposto l’avvocato di parte civile Desi Bruno: «Siamo molto delusi. Evidentemente la colpa è del macchinista. Una sentenza estremamente riduttiva per come sono andati i fatti». E l’avvocato Bruno ha comunque annunciato ricorso dopo aver letto le motivazioni della sentenza attese fra 90 giorni.

I ferrovieri hanno tenuto un presidio davanti alla procura, portando 17 bare di cartone e i cartelli di protesta contro il «<vacma» e contro il sistema «Agente unico» (che lascia un solo macchinista alla guida del treno).

«È colpa sempre di chi muore»: questo l'amaro commento alla sentenza per il disastro ferroviario di Crevalcore di uno dei macchinisti che hanno atteso la decisione del Gup Andrea Scarpa davanti al palazzo che ospita gli uffici del Gip. «È inaccettabile - hanno detto i macchinisti - che un errore umano possa causare una strage. Noi non abbiamo nessun interesse corporativo. Il
nostro unico interesse è portare la pelle a casa, è solo un questione di sicurezza».

«Siamo molto delusi e amareggiati - ha aggiunto l'avv. Desi Bruno, che ha assistito l'unica parte civile, il sindacato dei macchinisti Orsa (i familiari delle vittime erano stati già risarciti) -. Evidentemente la colpa è solo del macchinista che non ha osservato un segnale: per noi è una sentenza riduttiva rispetto a quella che è la realtà processuale ed extraprocessuale. Il deposito dei motivi della sentenza avverrà in 90 giorni: valuteremo e le iniziative che potremo prendere le prenderemo (la parte civile non potrà fare appello ma potrà sollecitare la Procura generale a farlo, ndr).

Sulla formula assolutoria per non aver commesso il fatto, non perchè il fatto non sussiste, faremo tutti i nostri ragionamenti. Crediamo che ci sia stata una sottovalutazione molto forte di tutto l'aspetto sicurezza e della predisposizione degli strumenti atti a salvaguardare la vita dei passeggeri e del personale di macchina. Tutti sono d'accordo nel dire che se ci fosse stato il sistema Scmt avrebbe impedito sicuramente il superamento dei segnali. Noi siamo convinti che c' è stato un contesto di progressiva erosione della sicurezza su quelle linea. Crediamo che ci siano stati, e che ci sono, tutti gli elementi per ritenere che delle responsabilità ci siano.

La delusione non è solo mia ma di tutti quelli che hanno creduto in un accertamento pieno delle responsabilità. Siamo stati gli unici, insieme al Gip (Rita Zaccariello, ndr) che ha respinto l'archiviazione, a credere in questa linea. Tutte le altre parti civile sono state risarcite, la Procura ha chiesto l'assoluzione per tutti. Ci siamo trovati soli in questa strana situazione di portare avanti questo ragionamento sulle responsabilità. Ci sono stati 17 morti, liquidare tutto sull'attribuzione di responsabilità ad un
macchinista, esente da rilievi disciplinari, che non aveva anomalie di comportamento, ci sta stretto».
11 maggio 2009


http://www.unita.it/news/84654/disastro_fe...e_tutti_assolti
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 13/5/2009, 09:08




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l cedimento è avvenuto a fine aprile
Il ponte sul Po era a rischio da anni Inascoltati 18 allarmi prima del crollo
Il sindaco di Piacenza: nessuno ha fatto nulla. In una fessura avevano nidificato pure i piccioni


PIACENZA — Non una, ma 18 volte. Per 18 volte, tra il 2002 e il 2008, il Comune di Piacenza si è rivolto all’Anas segnalando che il ponte sul Po era malandato. Finché il ponte, a fine aprile, è crollato per davvero. E Roberto Reggi, primo cittadino della città emiliana, non sa darsi pace: «Sono cose che succedono nei paesi più derelitti dell’Africa. Qui è capitato a cavallo delle due regioni più ricche e nessuno ha fatto una piega. Possibile che io sia l’unico a indignarsi?». Cartoline dall’Italia: c’è tutto il senso della cosiddetta «questione settentrionale » in quanto avvenuto tra Emilia Romagna e Lombardia. Qualche chilometro più a valle del ponte centenario che ha fatto flop c’è quello nuovissimo sul quale sfreccia il treno dell’alta velocità. Modernità e vecchiume, eccellenza e incuria vivono praticamente gomito a gomito. E anche Piacenza, adesso, teme che avvenga «the Big One», l’evento in grado di gettare nel caos tutta la fascia affacciata sul fiume.

«Ce ne accorgeremo — dice il sindaco Reggi — al primo incidente (e ne capita anche uno al mese) che bloccherà il ponte dell’autostrada, l’unico rimasto in piedi in un raggio di 50 chilometri. Tutto il traffico si riverserà sulle strade secondarie e in pratica l’Italia rimarrà tagliata in due. Ditemi: si può vivere così nel 2009?». Si «dovrà» vivere così, anche perché le previsioni più ottimistiche dicono che occorrerà attendere ancora sei mesi almeno prima che il manufatto ora sotto sequestro da parte della magistratura possa essere riaperto (molto parzialmente) al traffico. Le prime verifiche hanno intanto spazzato via un’illusione: il disastro — come hanno dichiarato anche gli esperti del Magistrato del Po — non è stato causato dalla piena delle ultime settimane, ma solo dall’incuria. Il ponte aveva resistito a «spallate» ben più violente, ad esempio le alluvioni del ’94 e del 2000; l’arcata venuta giù, inoltre, scavalca un’area golenale, vale a dire una zona che si allaga solo quando il fiume si ingrossa, non è perciò quella che sopporta le pressioni più forti. «L’altro giorno — prosegue Reggi — sono stato sentito dai carabinieri sul crollo: ho consegnato loro il carteggio con l’Anas da quando sono sindaco. Alla fine abbiamo contato 18 missive che segnalavano pericoli e chiedevano interventi urgenti. Una di queste mostrava, corredata da foto, che un giunto del ponte si era dilatato a tal punto che una colonia di piccioni ci aveva nidificato dentro. Ma il guaio è che molte altre strutture sono nelle medesime condizioni, questo è solo l’emblema dell’Italia che va in pezzi».

Nel 2000 era stato indetta una gara per sistemare l’opera, i lavori partiti nel 2007 non erano ancora terminati. In realtà servirebbe un ponte nuovo, enti locali di Lombardia ed Emilia hanno sottoscritto un protocollo nel 2003 in cui indicavano la soluzione: allargare l’attuale ponte dell’autostrada. Ma la risposta dell’Anas è stata prevedibile: mancano i soldi. «Ci hanno proposto — ecco ancora lo sfogo del sindaco piacentino — di realizzare l’opera con il cosiddetto project financing. Come dire: un nuovo ponte dovrebbe essere pagato imponendo un pedaggio a tutti quelli che vi passano sopra, come nel Medioevo. E pensare che con le tasse che versiamo allo Stato qui a Piacenza di ponti potremmo costruircene tre». Così l’area più avanzata e più popolata d’Italia resta stritolata tra bisogno di modernità e mancanza di quattrini. Male che vada, Piacenza si dovrà arrangiare allestendo nel giro di qualche settimana un ponte di barche affittando la struttura a una ditta privata, a 100mila euro al mese: molto pittoresco, ma totalmente inadatto a sostenere il traffico di 25mila veicoli al giorno che servirebbe già oggi. E pensare che in città ha sede il Genio Pontieri dell’Esercito, capace di scavalcare i fiumi di mezzo pianeta. Ma in questo caso, per legge, non può essere impiegato.


http://www.corriere.it/cronache/09_maggio_...44f02aabc.shtml


 
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cestopazzo
view post Posted on 13/5/2009, 23:57




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 12/5/2009, 17:07)
L'italia non è un paese di merda perchè qualcuno gli viene l'idea di dirlo, è un paese di merda perchè succedono cose che non dovrebbero succedere e che nei paesi decenti non succedono.
L'intenzione è quindi di tenere viva l'attenzione su questi episodi affinchè la nostra nazione abbia la forza di gestirli e di migliorarli.

Mi sembra l'atteggiamento di chi ama la propria patria, a differenza di chi nasconde l'immondizia sotto il tappeto.

capisco le tue intenzioni, ma definire l'italia un paese di m.... non mi pare proprio patriotico -_-
sono invece d'accordo che questi episodi sono una vera indecenza
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 14/5/2009, 08:28




CITAZIONE (cestopazzo @ 14/5/2009, 00:57)
capisco le tue intenzioni, ma definire l'italia un paese di m.... non mi pare proprio patriotico -_-

è un grido di disperazione dettato dall'amore.
Comunque probabilmente hai ragione, ma non posso modificare il titolo, se qualche amministratore volesse farlo a me va più che bene.

 
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Altera
view post Posted on 14/5/2009, 10:30




comincio a darti sempre piu' spesso ragione caro Terra...
 
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view post Posted on 14/5/2009, 10:34
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Orgoglioso membro del club "strozzi ed anche un po' cornuti"

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CITAZIONE (Terra & Libertà @ 14/5/2009, 09:28)
CITAZIONE (cestopazzo @ 14/5/2009, 00:57)
capisco le tue intenzioni, ma definire l'italia un paese di m.... non mi pare proprio patriotico -_-

è un grido di disperazione dettato dall'amore.
Comunque probabilmente hai ragione, ma non posso modificare il titolo, se qualche amministratore volesse farlo a me va più che bene.

Se mi spieghi (anche in privato) la modifica che vorresti apportare al titolo, posso pensarci io.
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 14/5/2009, 12:18




CITAZIONE (fede(Buzzer) @ 14/5/2009, 11:34)
CITAZIONE (Terra & Libertà @ 14/5/2009, 09:28)
è un grido di disperazione dettato dall'amore.
Comunque probabilmente hai ragione, ma non posso modificare il titolo, se qualche amministratore volesse farlo a me va più che bene.

Se mi spieghi (anche in privato) la modifica che vorresti apportare al titolo, posso pensarci io.

il titolo alternativo non lo so, a me è venuto solo in mente questo, ma se disturba (e lo capisco) per me si può cambiare.
Oppure chiudiamo su tutto, forse è anche inutile questa ulteriore discussione sui mali dell'italia.

CITAZIONE (Altera @ 14/5/2009, 11:30)
comincio a darti sempre piu' spesso ragione caro Terra...

si ma poi mi tradisci sempre quando conta :D :lol:


Ciao Altera, torna più spesso a trovarci :blink2:
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 15/5/2009, 09:20





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Torino, il consulente dell'assicurazione Axa in aula: "Quello era il costo
dell'impianto antincendio automatico sulla linea 5 ma dissero di no"
"Alla Thyssen una strage
per risparmiare 20mila euro"

di LORENZA PLEUTERI

"Alla Thyssen una strage per risparmiare 20mila euro"

I parenti delle vittime in aula
TORINO - Ventimila euro, il prezzo di una automobile, lo stipendio mensile di un manager, un gioiello. E forse, è il dubbio che si insinua nei familiari e nel pubblico, il prezzo di sette vite umane. Ventimila euro è il costo dell'impianto antincendio fisso e automatico per la linea 5, la linea della strage del 6 dicembre 2007, che venne raccomandato alle acciaierie Thyssen Krupp di Torino da un consulente delle assicurazioni Axa, l'ingegnere chiamato a ispezionare la fabbrica pochi mesi prima dell'incidente e a dare indicazioni sulle migliorie tecniche e organizzative da apportare.

Collocare rilevatori e ugelli in tutto lo stabilimento, dispositivi per il blocco di macchinari e tubi pieni di oli minerali, avrebbe comportato un esborso complessivo di 80 mila euro. Invece, nonostante le indicazioni dell'ingegnere, si trattò sugli interventi da realizzare, limando le prescrizioni iniziali. E alla fine non venne fatto nulla, perché la fabbrica torinese stava per sbaraccare. A parlare di soldi e prescrizioni rimaste sulla carta è stato lo stesso consulente dell'Axa, Andrea Brizzi, il teste dell'accusa ieri sentito in aula per cinque ore filate. "Io trasmisi la bozza con le raccomandazioni - parole sue - Il documento doveva essere sottoscritto dai dirigenti della multinazionale ed essermi restituito. Non ho più avuto niente. Poi ho saputo che l'azienda disse che le prescrizioni, su cui ci fu una successiva trattativa, sarebbero state prese in considerazione al momento del trasferimento a Terni".

Dalla deposizione dell'ingegnere - alla fine messo in crisi dalla difesa sulla valutazione della capacità effettiva delle cisterne di oli minerali - è emerso che le valutazioni per abbassare la franchigia, da 100 a 50 milioni, vennero fatte sulla base del possibile danno economico provocato da un "sinistro". La linea che stava più a cuore era la 4, perché produceva di più e uno stop avrebbe comportato una perdita monetaria enorme. La 5, quella della strage, era invece considerata di serie b, perché rendeva meno. Ed è venuto fuori che, sempre a parere dell'esperto dell'Axa, "le squadre per le emergenze non rispondevano ai nostri standard".

Per i familiari delle vittime, poco avvezzi ai distinguo tecnici e alla materia trattata, stremati dalla udienza fiume, l'amarezza è arrivata con la bacchettata del giudice a latere. Il magistrato ha fatto rimuovere il cartello con i volti dei sette morti e la scritta "non uccideteci una seconda volta", collocato per protestare contro le modifiche al testo unico sulla sicurezza. "Che nessuno pensi di influenzare le nostre decisioni con qualsivoglia forma di pressione - ha ripetuto il giudice a vedove e figli - Comprendiamo profondamente i vostri sentimenti, ma stiamo facendo un processo. Non costringetemi a prendere decisioni drastiche. Qui dentro valgono le regole".


http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/c...-ventimila.html


già
regole
quelle regole che dovrebbero servire per evitare che un ragazzo per portare a casa 1.300 euro debba rischiare di farsi liquefare dall'olio bollente.


 
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u carcamagno
view post Posted on 9/6/2009, 13:00




Deeee piu'.
Io in questo momento mi VERGOGNO di essere italiano e di essere rappresentato all'estero da uno PSICOPEDONANO
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 9/6/2009, 13:38




chiedo il cambio

esce mail ed entra carcamagno :D





Benvenuto :blink2:
 
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The MailMan
view post Posted on 9/6/2009, 13:49




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 9/6/2009, 14:38)
chiedo il cambio

esce mail ed entra carcamagno :D





Benvenuto :blink2:

sembrerà strano, ma u carcamagno era il mio nome in goliardia....
sono un fan di paolo coniglio.

cordialità
 
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u carcamagno
view post Posted on 9/6/2009, 14:35




CITAZIONE (Terra & Libertà @ 9/6/2009, 14:38)
chiedo il cambio

esce mail ed entra carcamagno :D





Benvenuto :blink2:

Grazie mille per la vostra approvazione, ma penso sono uno dei tanti che non ce la fa piu' a sopportare questa situazione a dir poco "anomala"
 
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SoloDinamo
view post Posted on 10/6/2009, 20:00




appena varato il nuovo disegno di legge sulle intercettazioni,
questo è la presa ufficiale di ANM (che non leggerete mai
per intero sui quotidiani e tantomeno vi verrà riferita in tv....)


LA MORTE DELLA GIUSTIZIA PENALE IN ITALIA
L'ANM SU INTERCETTAZIONI E
RIFORMA DEL PROCESSO PENALE


L'Associazione nazionale magistrati
ritiene doveroso denunciare la gravità delle conseguenze che
deriveranno dalle novità legislative in materia di processo penale e
intercettazioni. In un momento in cui la sicurezza dei cittadini è
sovente evocata come priorità del paese, lascia sgomenti il fatto che
il Parlamento stia per effettuare scelte che rappresentano un oggettivo
favore ai peggiori delinquenti.

Le norme sulle intercettazioni sulle
quali il Governo ha posto la questione di fiducia impediranno alle
forze di polizia e alla magistratura inquirente di individuare i
responsabili di gravissimi reati.
Basti pensare ai più recenti episodi
di cronaca: gli stupri di Roma, le violenze nella clinica di Milano,
le scalate bancarie alla Antonveneta e alla BNL. In nessuno di questi
casi con la nuova legge sarebbe stato possibile accertare i fatti e
trovare i colpevoli.

Le intercettazioni sono uno strumento di
indagine finalizzato alla individuazione dei colpevoli di gravi reati
ed è semplicemente assurdo pensare che si possano fare intercettazioni
solo nei confronti del colpevole già individuato.

E' del tutto
irragionevole prevedere che le intercettazioni debbano sempre essere
interrotte dopo 60 giorni, anche nei casi, come un sequestro di
persona, un traffico di stupefacenti o di armi, in cui il reato sia in
corso di esecuzione.

La equiparazione delle riprese visive alle
attività di intercettazione rappresenta un grave danno per la lotta al
crimine. Con queste norme non saranno possibili riprese visive per
identificare gli autori di rapine in banca, spaccio di stupefacenti
nelle piazze, violenza negli stadi, assenteismo nei pubblici uffici.

In definitiva il Governo e il Parlamento chiedono alle forze dell'
ordine e alla magistratura inquirente di tutelare la sicurezza dei
cittadini uscendo per strada disarmati e con un braccio legato dietro
la schiena.

L' Associazione nazionale magistrati ha più volte
manifestato la sua disponibilità a discutere delle riforme necessarie a
ricercare un adeguato punto di equilibrio tra esigenze investigative,
tutela della riservatezza delle persone e diritto alla informazione,
avanzando specifiche indicazioni di proposta. Il Governo e il
Parlamento scelgono, invece, di azzerare ogni equilibrio sacrificando
del tutto le esigenze investigative e il diritto di informazione.

Di
fronte a queste norme sarebbe più serio e coerente assumersi la
responsabilità politica di abrogare l'istituto delle intercettazioni
piuttosto che trasformarle in uno strumento non più utilizzabile.

L'intervento sulle intercettazioni preoccupa ulteriormente se lo si legge
insieme al disegno di legge sulla riforma del processo penale in
discussione in Senato.

Si tratta di una proposta che non introduce le
riforme necessarie ad assicurare l'efficienza del processo e la sua
ragionevole durata, ma addirittura inserisce nuovi, inutili formalismi,
che determineranno un ulteriore allungamento dei tempi del processo. Il
sacrosanto spirito garantista della nostra cultura giuridica viene
tradito e trasformato in un "formalismo fine a sé stesso", che spesso
oscura le questioni da giudicare. La conseguente non ragionevole durata
di troppi processi si traduce di fatto nella negazione dei diritti
fondamentali e in nuove forme di giustizia privata
. Ciò contrasta con l'
obiettivo di accrescere il livello di efficienza del processo e di
assicurare ai cittadini "decisioni nel merito" in tempi ragionevoli,
nel rispetto dell'articolo 111 Cost. e senza rinunciare alle garanzie
costituzionali ("dal contraddittorio all'imparzialità del giudice; dal
diritto alla difesa alla presunzione di non colpevolezza").

E' questa,
nei fatti, la morte della giustizia penale in Italia.


La Giunta
Esecutiva Centrale

Roma 10 giugno 2009
 
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Terra & Libertà
view post Posted on 15/6/2009, 11:41




A fariano, città che credo che abbia il tiiste primato di città maggiormente colpita dalla crisi, con Merloni che chiude, una settantina di industrie dell'indotto che chiudono , la cr fabriano che si svende in quanto sul territorio non vi è più nulla di produttivo.

In questa città, operai ex impiegati (moltissimi ex impiegati ed operai) si sono messi in fila alle 3 di notte davanti ai cancelli dei sindacati per farsi aiutare a conteggiare quanto dovranno restituire allo stato. La busta paga pesante, per aiutarli nel dopo terremoto va oggi restituita , e lo va fatto con metodi che solo in idiota può aver ideato.

Paese di merda.
Come pochi.




IN UMBRIA IL TERREMOTO DELLE TASSE
Da "LA STAMPA" di lunedì 15 giugno 2009

FOLIGNO In Umbria il terremoto delle tasse Avevano perso case, ricordi, affetti, in quel terribile 26 settembre 1997 quando la terra tremò in Umbria. Lo Stato aveva teso la mano, sospendendo il pagamento dell`Irpef. Ora, dodici anni dopo, arriva il conto. Salato.
Quei soldi devono essere restituiti. Si parla di 10-20 mila euro, per gente che nella vita fa l`operaio o l`impiegato.

Una beffa, che mette in crisi bilanci e progetti di vita. E che fa esplodere la rabbia. Almeno 30 mila cittadini umbri, in questi giorni, sono alle prese con questo salasso di Stato. E, beffa nella beffa, è la prima volta in Italia che il cittadino deve «autoliquidarsi» il tributo. Ovvero impazzire dietro calcoli, cavilli, moduli.
Olindo Balestrini si è messo in fila a notte fonda. Erano le tre e mezza di sabato quando lui, ferroviere in pensione, è arrivato in viale Firenze, davanti alle porte chiuse dell`Agenzia delle Entrate di Foligno.
Ha atteso, in piedi, senza chiudere occhio, oltre quattro ore. Intorno alle cinque sono cominciati ad arrivare gli altri, prima in gruppi di due o tre, poi a decine e a centinaia. Sono i contribuenti umbri che entro martedì dovranno restituire i tributi sospesi durante il terremoto dei `97, quando la terra prese a tremare, uccidendo quattro persone e finendo per seppellire sotto una nuvola di polvere perfino gli affreschi di Giotto della basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
Da allora sono passati dodici anni e la ricostruzione sembra sostanzialmente finita, tanto che dalle stime ufficiali emerge che circa il novanta per cento della popolazione è ormai rientrata a casa. Uomini e donne che ora, dodici anni dopo, tornano a rivivere l`intensità e la frenesia di quei giorni, quando tutti erano vicini di casa per il solo fatto di non averla, una casa. Ammucchiati gli uni contro gli altri, oltre due legislature dopo, i cittadini umbri delle aree colpite dalla furia del terremoto, tornano, non ne avessero avuto abbastanza, sotto una tenda.
Ci passano le ore, sotto i teli bianchi del gazebo allestito dagli impiegati dell`Agenzia delle Entrate. In preda allo sfinimento, spossati dal caldo, schiacciati come sardine, neanche lo spazio per respirare, ritirano, dopo ore d`attesa, il modulo da presentare per restituire i tributi non versati, quelli che nella vulgata vengono definiti «busta pesante». Si tratta di un adempimento volontario e quindi i conti li dovranno fare loro. Qualcuno, più temerario, ci prova sotto il sole, inforcando gli occhiali da lettura, in attesa che arrivi il suo turno. Gli altri preferiscono farsi aiutare dagli impiegati di uno dei sessanta sportelli attivati dalla sede folignate dell`Agenzia delle Entrate.
Il calcolo non è semplice. Occorre innanzitutto recuperare, sempre che si abbia avuto la previdenza, dopo due traslochi, di conservare le vecchie scartoffie fiscali, i modelli Cud del `97, del `98 e del `99, così da risalire ai redditi dei rispettivi anni.
A questo punto bisogna individuare il tributo sospeso, Irpef e addizionale Irpef, rispettivamente da versare allo Stato e alla Regione, e il gioco è fatto. Si dà il caso tuttavia che le cifre siano espresse in lire. Così occorre convertirle in euro e trascriverle nel modulo. Ma che nessuno si illuda d`aver finito. Manca ancora il calcolo percentuale del versamento da effettuare. La legge stabilisce che si paga solo il quaranta per cento di quanto effettivamente ricevuto.
Sempre che si riesca a saldare la prima rata entro martedì.
Per questo gli umbri, su cui grava la spada di Damocle di una restituzione integrale e immediata, hanno preso d`assalto l`Agenzia delle Entrate e i Caaf delle organizzazioni sindacali dove pile di stampati attendono di essere riempite. In attesa di assistenza e informazioni, il clima diventa pesante. La tensione si taglia con il coltello. Tanto .che per mantenere l`ordine sono stati istituiti due presidi fissi di Protezione Civile e Guardia di Finanza.
Più accanto, nel piazzale antistante la sede dell`Agenzia delle Entrate, sosta un`ambulanza del 118. Sabato un settantunenne folignate è stato colto da infarto. Aveva appena consegnato il modulo per la restituzione della busta pesante. Forse la pressione della calca o la levataccia alle cinque della mattina o ancora la morsa soffocante dei caldo. Magari tutte tre. Resta il fatto che non ha retto e si è accasciato a terra. Il delirio delle co- de allo sportello per agguantare i moduli si ferma solo un attimo, un attimo di disorientamento, quando l`anziano viene trasportato d`urgenza in ospedale. Poi, il tempo che il sibilo delle sirene si perda nel rumore dell`asfalto, tutto torna come prima.
«Niente panico», continuano a ripetere gli impiegati dell`Agenzia delle Entrate, impegnati in turni di dodici ore no-stop. Sono alle corde anche loro. Sono giorni che mangiano un panino al volo, pur di non lasciare nessuno fuori dalla porta. E` stato perfino istituito un servizio navetta gratuito con gli sportelli di Perugia verso i quali viene dirottato lo sciame di persone in attesa.
Tra loro anche quelli che vivono ancora nelle baracche, quelli del dieci per cento delle statistiche, che non sono ancora rientrati, nonostante si chieda loro di restituire i soldi. Inutili le pressioni al Governo della presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti, che parla di difficoltà burocratiche «insormontabili», tali anche per i commercialisti, in ragione delle quali ha richiesto lo slittamento dei termini al 2010.


 
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conmar
view post Posted on 15/6/2009, 19:09




Che stronzi....
Però un obiettivo lo hanno raggiunto...
Arraffare voti...
Sulla pelle e sulle speranze delle persone coinvolte in un tragico sisma....
VERGOGNATEVI MERDE!!!!!
Se ne siete capaci....
 
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1267 replies since 12/5/2009, 16:07   16338 views
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