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ManoQuadra
view post Posted on 19/1/2011, 12:11




Luca Chiabotti, quando la lobby e le amicizie sono più importanti delle notizie


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Luca Chiabotti
Nel 2000, in un articolo scritto per la rivista specializzata “Giganti del Basket” e dal titolo “Dietro lo Specchio - Il Basket e i media” - scriveva, all’interno di un compendio di “avvisi” per i club e i loro uffici stampa: “Dal mio punto di vista le cose che chiedo a un addetto stampa non sono tanto notizie (occupandomi di pallacanestro tutto il giorno se non le ho già, devo cambiare mestiere) ma di aiutarmi, quando è possibile a fare meglio il mio lavoro”.
E via due pagine zeppe di consigli per i club e i loro uffici stampa per spiegare i motivi per cui, come al solito, c’è molto che non funziona e come il basket italiano potrebbe e dovrebbe migliorarsi. Sono trascorsi più di dieci anni ma Luca Chiabotti, capo rubrica basket della Gazzetta dello Sport, il quotidiano più letto del paese, dai cui articoli dipendono spesso le sorti di club, allenatori, giocatori e dirigenti, è ancora lì. E anche se le notizie spesso non le ha, è rimasto al suo posto nonostante la promessa di cambiare mestiere se non le avesse avute. Già, perchè in questi anni di notizie mancate ne ha collezionate: a cominciare da quella clamorosa del luglio 2008 quando la Eurolega (dove tra l’altro lavora l’amico carissimo di Luca Chiabotti Andrea Bassani), vara la rivoluzione epocale stile Nba che avrebbe portato alla nascita delle famose licenze triennali destinate a trasformarsi poi in definitive se i club beneficiari avessero rispettato i parametri imposti da Barcellona.

La notizia uscì invece con clamore sul Corriere dello Sport a firma Andrea Barocci, l’uomo che ha raccolto al Corsport la eredità di Mario Arceri e che spesso ha più notizie dei concorrenti di via Solferino. La Gazzetta, come le succede spesso in questi anni, fece finita di non accorgersene poi due o tre giorni dopo, verificato che la notizia era vera, fu costretta a riprenderla. Non affidandola ovviamente a Luca Chiabotti che non avrebbe fatto una bella figura.

QUELLA VOGLIA MATTA DI NBA: Chiabotti, l’aveva schivata di nuovo, come avrebbe schivato nei mesi successivi altre notizie importanti, soprattutto di mercato, senza mai essere in discussione. Chissà, forse la colpa è dei tanti direttori che si sono alternati in questi anni alla Gazzetta e che non si sono accorti di come vanno realmente le cose alla rubrica basket: dopo la ventennale direzione del mitico Cannavò, prima Pietro Calabrese, poi Antonio Di Rosa, Carlo Verdelli e ora Andrea Monti. Quando cambiano tanti direttori, governano i “colonnelli” e Chiabotti ha così vissuto di rendita, sotto la “tutela” di Franco Arturi, il decano dei vicedirettori della rosea, con il quale condivide la nostalgia del bianco e nero, dei campionati dei due stranieri e gli altri tutti italiani, della identità italiana da riscoprire, dimenticando che c’è stata la sentenza Bosman e che la globalità ha cambiato le regole. Anche se, all’epoca della gestione Di Rosa, Chiabotti commise un grave passo falso. La Milano targata Armani Jeans, alla prima stagione con la sponsorizzazzione del grande stilista, dopo tanti anni aveva conquistato la finale e lui, Chiabotti, che fa? Non trova di meglio, invece di prepararsi a coprirla nel migliore dei modi come si conviene a un bravo capo rubrica che ‘legge’ la notizia (Milano e Armani in finale, roba da leccarsi i baffi…) l’8 giugno 2005 presenta sulla rosea ‘gara uno’ di finale italiana e poi parte per gli Stati Uniti a seguire la finale Nba firmando il 9 giugno dal Texas la prima gara tra San Antonio Spurs e Detroit Pistons mentre la prima sfida tra Bologna e Milano veniva affidata al suo vice, Carlo Annese. Chiabotti trova anche il tempo il giorno dopo, il 10 giugno, di dedicare una interessante (!) intervista a Jerry Colangelo sulla nuova Nazionale USA che cerca riscatto dopo la delusione di Atene. Colangelo è uno dei “potenti” del basket mondiale e appartiene alla ristretta cerchia degli “eletti”, italiani e non, presenti nella agenda di Chiabotti: in qualità di presidente e CEO di Phoenix, nel 2004 Colangelo aveva chiamato Mike D’Antoni (uno degli “idoli” di Chiabotti) a guidare i suoi Suns dove il figlio di Colangelo, Brian, era General Manager. E sarà proprio Brian Colangelo, approdato poi alla guida dei Toronto Raptors dopo avere lasciato Phoenix, a chiamare in Canada come vice presidente l’italiano Maurizio Gherardini, un altro “potente” che fa parte dell’ ”inner circle” di Chiabotti e dei suoi amici.

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Ma torniamo in Italia e a quel giugno 2005: pare che Di Rosa, che da direttore della Gazzetta aveva deciso di investire pesantemente come visibilità sul basket italiano sull’onda dell’argento olimpico di Atene, sia stato informato solo a cose fatte del viaggio di Chiabotti e abbia ordinato un suo immediato rientro dagli Stati Uniti per coprire la finale italiana che si sarebbe poi risolta con l’Instant Replay. Si dice che i muri di Via Solferino abbiano riecheggiato a lungo delle urla del direttore che chiedeva conto della “missione” americana di Chiabotti (autorizzata da chi?), cui sarebbe subentrato il vero “americanologo” della Gazzetta, Massimo Oriani. D’altro canto Chiabotti non ha mai fatto mistero di preferire a quello italiano il mondo dorato della Nba dove tutto funziona; o al limite della Eurolega dove il grande lavoro dell’amico Bassani viene di solito enfatizzato e i mille problemi della struttura europea vengono invece minimizzati. Alla nuova struttura nata dallo scisma con la Fiba, la rosea e in particolare Chiabotti hanno sempre riservato sostegno incondizionato e un trattamento privilegiato come dimostrano le interviste al commissioner Bertomeu che periodicamente non mancano mai. Perchè su una cosa Eurolega e Gazzetta vanno d’accordo: il movimento italiano non va, paga i suoi ritardi e le sue arretratezze, i suoi impianti modesti, la sua incapacità di guardare avanti. Altri tempi quelli in cui la Lega Basket era governata dagli amici di sempre di Chiabotti: Andrea Bassani e Flavio Tranquillo, i grandi professionisti che purtroppo il movimento – secondo quando scriveva Chiabotti a quel tempo – non aveva lasciato lavorare in pace e a lungo (per fortuna, aggiungiamo noi…). Da quel momento si sono succeduti in viale Aldo Moro tanti presidenti ma la linea di Chiabotti è sempre stata la stessa: un tempo, quando c’erano loro, i suoi amici Bassani e Tranquillo, si stava meglio… Così come, in una squadra o in una società, si viene trattati con maggiore benevolenza dalla “rosea” se ci lavorano gli amici della confraternita che il giornalista Claudio Pea ha definito “La Banda Osiris”: cioè un ben individuato gruppo di allenatori, dirigenti, addetti ai lavori che vengono sostenuti nelle telecronache su Sky (almeno sino a quando Tranquillo ha potuto farlo) e “suggeriti” e rinforzati negli articoli di Chiabotti sulla Gazzetta.

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IL CASO LAPO-CALDERON: Si fa politica, insomma, come avrete capito, ma non si cercano le notizie. No, a quelle Chiabotti non è abituato: e anche quando passano sotto il naso non ci se ne accorge, L’ultimo esempio che gli avrebbe fatto passare un altro brutto quarto d’ora ai piani alti di via Solferino pare sia stato il famoso caso della palla deviata da Lapo Elkann nella gara tra Los Angeles Lakers e Toronto Raptors del marzo 2010. Ricordate? Calderon che cerca di evitare che la palla esca e il povero Lapo che allunga una mano, non sapendo che qui siamo nel basket e non nel calcio. Sapete chi c’era in tribuna stampa a Los Angeles? Ma il nostro caro Chiabotti. Che, raccontano in via Solferino, pare non si fosse nemmeno tanto accorto di quanto accaduto o comunque, del tutto noncurante, si accingesse a scrivere il consueto, bel pezzo fatto di tecnica e “pick and roll” invece di enfatizzare la notizia più importante che era accaduta fuori dal parquet. Se ne erano accorti invece in redazione a Milano attraverso le immagini rilanciate da tutto il mondo. Così attorno al pezzo principale di Chiabotti la redazione ricostruì con grafiche, foto e interviste il fragoroso fatto di cronaca che ovviamente contava più dell’esito della gara. Non per Chiabotti: il quale comunque, a dispetto di tutti, iniziava l’articolo parlando di come le prodezze di Kobe Bryant avessero deciso la gara a favore dei Lakers. Del fatto di cui avrebbe parlato tutto il mondo il giorno dopo si parlava ma solo dal secondo paragrafo: a conferma che il comandamento giornalistico “prima le notizie, poi tutto il resto” per Chiabotti continua a non esistere. Prima viene la tecnica poi magari la notizia. Ma nelle stanze dei bottoni alla Gazzetta ebbero l’ennesima conferma che il loro caporubrica avesse toppato un’altra volta.

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TELEBASKET E I SUOI AMICI: Dovranno rassegnarsi: o lo cambiano o le abitudini dell’ ”abatino di via Solferino” (con quei suoi occhialini, con quell’aria del professorino che sa tutto e che ti guarda sempre dall’alto in basso se non appartieni alla categoria dei pochi eletti da lui selezionata) non cambieranno certo a 50 anni. 50 anni che vale la pena raccontare per capire da dove nascono certi legami. Per esempio quelli con il sito Telebasket.com, dove sono passati tanti personaggi poi entrati sotto la cerchia d’influenza di Chiabotti e dei suoi amici: Telebasket.com era il network dedicato alla pallacanestro internazionale creato e gestito da MP Web, la Internet Company del Gruppo Media Partners, operante nella gestione dei diritti media nello sport e nel settore sports marketing e management che mirava ad assumere il controllo delle politiche televisive e di comunicazione della Lega Basket (a conferma di questo per un certo periodo aveva gestito i siti internet di molte squadre italiane che avevano siglato un accordo pluriennale con Media Partners finalizzato alla cessione dei loro diritti Internet e televisivi).

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A Media Partners lavorava la moglie di Chiabotti, Silvia Sordelli, braccio destro del potentissimo Marco Bogarelli, a quel tempo numero uno di Media Partners confluita ora in Infront Italia. E a quel sito internet Telebasket.com la Gazzetta e Luca Chiabotti riservarono tra il 2000 e il 2001 particolari attenzioni: la raccolta della Gazzetta è a disposizione di tutti per confermare questa attrazione fatale e pericolosa, che si spiegava anche con gli stretti rapporti familiari dei protagonisti.

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GLI ESORDI A SUPERBASKET: Ma torniamo a Chiabotti: nasce come giornalista televisivo con Antenna Nord poi il salto nel 1978 a Superbasket dove lavora sotto la direzione di Aldo Giordani e diventa in pratica il numero due nella grande palestra dove il padre del giornalismo italiano di basket italiano allevava futuri grandi giornalisti: primo tra tutti Umberto Zapelloni, ora uno dei vice direttori della Gazzetta dello Sport; poi Claudio Limardi, attuale direttore di Superbasket e Guido Bagatta, voce di Sportitalia, e via ancora con Flavio Tranquillo, Andrea Bassani e tanti altri.

Chiabotti dirigeva il traffico di tutti questi giovani talenti e iniziava a disegnare il suo percorso di eterno insoddisfatto che avrebbe poi trasportato nel passaggio alla Gazzetta dello Sport dove sarebbe divenuto capo rubrica dopo il passaggio di Enrico Campana alla direzione di Superbasket. Diventando anche quello per il quale non va mai bene niente. Quello che i mitici anni 80 o al massimo 90 e poi il diluvio. Quello secondo cui la Nba ha i palazzi belli e grandi e i nostri sono piccoli e sporchi. Quello secondo cui il prodotto basket solo la Nba e la Eurolega lo sanno vendere e i club italiani invece no. Così va alla rosea, nella rubrica basket: dove, se c’è da scegliere tra una notizia da andare a cercare e costruire sul basket italiano o qualcosa di già pronto o più semplice che arriva dal mondo Nba (cosa ne dite di una bella intervista a Bargnani, Gallinari o Belinelli o al mitico Mike D’Antoni - che fa notizia anche se perde spesso - o a qualche altro asso Nba?) state sicuri che sceglieranno quest’ultima. Meglio il lavoretto facile facile insomma, piuttosto che andare a cercare le storie italiane che interessano e che pure nel campionato nostrano ci sono. Sono le storie e le notizie che Chiabotti ha continuato in questi anni a non cercare o, se ci sono, ad ignorare o a sottovalutare. Come continua ad ignorare la promessa fatta dieci anni. Vi ricordate? “Se le notizie sul basket non le ho già, devo cambiare mestiere...” Stiamo ancora aspettando.

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Luca Chiabotti
MAL DIGERITO IL RITORNO DI PETERSON: Intanto lui continua imperterrito a confezionare i suoi commenti un po’ “cerchiobottisti” ma forse sarebbe meglio dire "cerchiochiabottisti”, visto che riflettono proprio la sua indole: mai schierarsi ma tenersi sempre una via di uscita. L’ultimo esempio lo abbiamo avuto con il clamoroso ritorno di Dan Peterson. Il giorno dell’annuncio dell’ingaggio del “nano ghiacciato” Chiabotti titola il suo commento “Una follia ma può funzionare” (non si sa mai che il vecchio Dan vinca ancora…) tradendo comunque tra le righe il suo vero pensiero sulla operazione del Presidente Proli con cui non è evidentemente d’accordo. Legittimo ma poi Chiabotti esagera quando al martedì successivo la vittoria di Milano a Cremona se ne esce con una nota di pessimo gusto elogiando ironicamente Simone Pianigiani perché “appena ha saputo che Milano aveva richiamato il 75 enne Peterson ha riportato tutta la squadra a preparare lo scontro con l’AJ visitando le case di riposo”. Una caduta di stile che tradisce il nervosismo di Chiabotti e che lo ha portato a diventare il bersaglio di pesanti invettive sul Forum dell'Olimpia (www.forumolimpia.it) dove in poche ore i tifosi milanesi si sono scatenati contro di lui.



Questo articolo lo leggo questa mattina sul sito di Basketnet. E' un articolo che sicuramente fa discutere ma io mi chiedo: al di la delle informazioni che da, perchè spesso e volentieri gli articoli che compaiono su Basketnet non sono firmati. Perchè qualcuno in prima persona non si prende la responsabilità di ciò che scrive?
Buona pallacanestro a tutti :)
 
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BIG-GIO
view post Posted on 20/1/2011, 16:26




Ohilà chi si "rivede"! Ciao :)

Per quanto riguarda gli articoli di basketnet, beh..per dire.. non tanto tempo fa hanno pubblicato una lettera di "accusa" inviata loro da un ex tesserato Fip, contenente appunto rimostranze verso decisioni prese da un determinato organo tecnico della Fip; presa per oro colato e senza verificare prima presso gli stessi organi la veridicità o meno di determinate accuse in essa contenute. Cioè.. chiunque potrebbe scrivere qualsiasi falsità che, senza alcuna verifica, questa verrebbe pubblicata seduta stante su quel sito..bah...

E quanto alle firme, ho più di un dubbio che quelle che vengono messe in calce siano reali, credo si tratti di pseudonimi per celare la vera identità di chi scrive ....

Insomma dubito che si possa considerare una fonte di informazione diretta affidabile, altre volte si limitano invece a riportare articoli di altre fonti e allora magari ci siamo... ;)

 
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ex-gigi
view post Posted on 4/3/2011, 12:35




L'articolo è di Attilio Giglio, che non ha firmato solo il primo di una serie di "J'accuse!" contro l'establishment che fa informazione nel basket italiano. Chi è addetto ai lavori sa che molte delle cose scritte sono assolutamente vere e provate.
 
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view post Posted on 26/4/2011, 11:27
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Orgoglioso membro del club "strozzi ed anche un po' cornuti"

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CITAZIONE (ex-gigi @ 4/3/2011, 13:35) 
L'articolo è di Attilio Giglio, che non ha firmato solo il primo di una serie di "J'accuse!" contro l'establishment che fa informazione nel basket italiano. Chi è addetto ai lavori sa che molte delle cose scritte sono assolutamente vere e provate.

Attilio Giglio non esiste. E' uno pseudonimo di comodo, come ne esistono altri nel giornalismo sportivo italiano. Questo è il primo fatto.

La serie di articoli proposti da Basketnet più che ad informare punta a gettare fango su una cerchia di personaggi invisi a qualcuno. L'intento sputtanatorio è evidente ad ogni occasione. I fatti attribuiti, vale a dire i percorsi professionali, le connection e le consulenze incrociate, sono assolutamente veri. Peccato però che il tutto si fermi accuratamente prima di toccare gli interessi della parte avversa alla cosiddetta "Banda Osiris". Quindi non è più giornalismo, ma partigianeria. Questo è il secondo fatto.

L'identità dell'anonimo estensore è intuibile nell'ultima puntata della prosopopea dedicata a Tranquillo, che non è un santo ma neppure un diavolo. E' quantomeno curioso che si attribuisca (giustamente, per carità) una commistione di incarichi al giornalista di SKY ed ai suoi sodali quando in medesima condizione si trova il fondatore del sito Basketnet, incensato in puro conflitto di interessi, con tanto di getto della maschera allorquando si arriva alla questione allenatori. Terzo fatto incontrovertibile.

Mia opinione conclusiva. Le lotte di potere sono sempre esistite. Utilizzare a mo' di grimaldello mediatico il mezzo informativo per danneggiare i propri avversari nella reputazione, peraltro tacendo le malefatte compiute direttamente dall'estensore, non fa altro che squalificare la testata stessa.
 
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ex-gigi
view post Posted on 26/4/2011, 13:08




Sul I° fatto:
Foss'anche uno pseudonimo, l'articolo rimane "a firma" di Attilio Gigli, autore di altri articoli contro un certo modo di fare giornalismo cestistico in Italia. Questa è l'unica cosa che mi premeva sottolineare.

Sul II° fatto:
Se esiste, non conosco la parte avversa della "Banda Osiris" e tanto meno i suoi interessi. Francamente sono poco interessato a quelle che tu chiami partigianerie: sono un lettore non un giornalista; sono un "fruitore finale" del giornalismo sportivo; poco m'interessa l'intento sputtanatorio, ma se trovo una serie di articoli in linea col mio pensiero, me li leggo, al limite m'informo sulla correttezza delle informazioni contenute, dopodiche cerco di diffonderli con altri che condividono la mia stasse passione, magari da punti di vista opposti. Come ho fatto anche in questo caso.

Sul III° fatto incontrovertibile:
Tranquillo come giornalista non mi piace, dovrebbe scegliere inquadrature, dirigere le telecamere, anche fare il regista di eventi cestistici, su questo ha delle qualità notevoli. Ma non mi piace il suo modo di divulgare il basket e credo sia uno (fra i tanti) danni del basket italiano. Presentata da lui la pallacanestro sembra solo uno show "Sport U.S.A.", uno sport di nicchia, una cosa per pochi intenditori, mentre abbiamo bisogno di avvicinare gente al nostro sport che continua a perdere pubblico e sponsor e tutto quello che ne consegue. E scusami ma non so chi sia il fondatore di Basketnet... Ho guardato ora sul sito: Allevi? Il nome non mi è nuovo, ma se vuoi illuminarmi sul personaggio leggo tutto.

Concludo e ribadisco: non m'interessano le lotte di potere, ma apprezzo chiunque sia appassionato di basket e voglia diffondere tale passione, magari a prescindere dagli interessi personali. L'attitudine che tu denunci nella tua conclusione -a parer mio- non squalifica nessuno, e non tanto per l'ormai abituale -ma comunque deprecabile- sistema italico di utilizzare un proprio strumento d'informazione per gettar fango sugli avversari. Semplicemente perchè stiamo parlando di una critica -sempre secondo me- giusta fatta da un sito internet (letto da quanti?) contro un gruppo di amici di cui tu stesso ammetti la connection e le consulenze incrociate, che ha un pubblico molto più vasto, che comprende quanto meno La Gazzetta, SkyTv e qualche altra testata cestistica. Una vera lobby con una "potenza di fuoco" mediatica enorme. Ben vengano per quel che mi riguarda, quelli che tu chiami grimaldelli e spero che possano mettere in luce verità che noi appassionati conosciamo solo in parte, ma che spiegano -ma non giustificano- i dubbi atteggiamenti di alcuni fra i più seguiti "giornalisti" di basket in Italia.
 
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view post Posted on 26/4/2011, 13:22
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CITAZIONE (ex-gigi @ 26/4/2011, 14:08) 
Sul I° fatto:
Foss'anche uno pseudonimo, l'articolo rimane "a firma" di Attilio Gigli, autore di altri articoli contro un certo modo di fare giornalismo cestistico in Italia. Questa è l'unica cosa che mi premeva sottolineare.

Sul II° fatto:
Se esiste, non conosco la parte avversa della "Banda Osiris" e tanto meno i suoi interessi. Francamente sono poco interessato a quelle che tu chiami partigianerie: sono un lettore non un giornalista; sono un "fruitore finale" del giornalismo sportivo; poco m'interessa l'intento sputtanatorio, ma se trovo una serie di articoli in linea col mio pensiero, me li leggo, al limite m'informo sulla correttezza delle informazioni contenute, dopodiche cerco di diffonderli con altri che condividono la mia stasse passione, magari da punti di vista opposti. Come ho fatto anche in questo caso.

Sul III° fatto incontrovertibile:
Tranquillo come giornalista non mi piace, dovrebbe scegliere inquadrature, dirigere le telecamere, anche fare il regista di eventi cestistici, su questo ha delle qualità notevoli. Ma non mi piace il suo modo di divulgare il basket e credo sia uno (fra i tanti) danni del basket italiano. Presentata da lui la pallacanestro sembra solo uno show "Sport U.S.A.", uno sport di nicchia, una cosa per pochi intenditori, mentre abbiamo bisogno di avvicinare gente al nostro sport che continua a perdere pubblico e sponsor e tutto quello che ne consegue. E scusami ma non so chi sia il fondatore di Basketnet... Ho guardato ora sul sito: Allevi? Il nome non mi è nuovo, ma se vuoi illuminarmi sul personaggio leggo tutto.

Concludo e ribadisco: non m'interessano le lotte di potere, ma apprezzo chiunque sia appassionato di basket e voglia diffondere tale passione, magari a prescindere dagli interessi personali. L'attitudine che tu denunci nella tua conclusione -a parer mio- non squalifica nessuno, e non tanto per l'ormai abituale -ma comunque deprecabile- sistema italico di utilizzare un proprio strumento d'informazione per gettar fango sugli avversari. Semplicemente perchè stiamo parlando di una critica -sempre secondo me- giusta fatta da un sito internet (letto da quanti?) contro un gruppo di amici di cui tu stesso ammetti la connection e le consulenze incrociate, che ha un pubblico molto più vasto, che comprende quanto meno La Gazzetta, SkyTv e qualche altra testata cestistica. Una vera lobby con una "potenza di fuoco" mediatica enorme. Ben vengano per quel che mi riguarda, quelli che tu chiami grimaldelli e spero che possano mettere in luce verità che noi appassionati conosciamo solo in parte, ma che spiegano -ma non giustificano- i dubbi atteggiamenti di alcuni fra i più seguiti "giornalisti" di basket in Italia.

Lo pseudonimo nel giornalismo è usato per diversi motivi. In alcuni casi professionali, al fine di aggirare divieti alla pubblicazione (per regolamento, nel caso di collaboratori di testate concorrenti a medesima diffusione, oppure per motivazioni disciplinari in seguito a provvedimenti dell'ONG). In altri, per sottrarsi o quantomeno tentare di evitare delle ritorsioni, de facto nell'attività lavorativa o tramite il ricorso alla magistratura ordinaria.

Nel caso specifico, la lunga sequela degli articoli pubblicati in gran parte con "Redazione Basketnet" come autore ed in minima parte sotto pseudonimo (Attilio Giglio) ha un evidente intento manganellatorio. Dico questo perché, conoscendo piuttosto bene il giornalismo sportivo italiano e le tematiche trattate nell'odissea sputtanatoria, emerge lampante l'assenza di medesimo trattamento per una buona parte di addetti ai lavori (giornalisti, dirigenti, arbitri ed ex arbitri, procuratori), guardacaso gli stessi che da anni nutrono profonda antipatia per la cosiddetta "Banda Osiris". Si potrebbe definirla una guerra mediatica per bande, neanche fossimo tornati ai tempi di Clodio nella Roma tardo repubblicana.

Dici che apprezzi questo modo di fare. Io apprezzerei una inchiesta a tutto campo che non punti i riflettori esclusivamente su Tranquillo, Buffa, Bassani, Martelli, Crespi, Chiabotti o altri. Vogliamo fare un'indagine a tutto campo? Allora parliamo della gestione federale di alcuni organi. Parliamo della Commissione Procuratori. Parliamo della Giustizia Federale e del suo padrone Alabiso. Parliamo delle origini delle fortune di Minucci e dei metodi da lui adottati per scalare il potere. Parliamo delle continue lotte in Legabasket. Parliamo della mancata applicazione delle normative vigenti in tanti ambiti federali. Parliamo dei giornalisti direttamente o indirettamente stipendiati dai club. Parliamo infine di Giampiero Hruby, il fondatore di Basketnet, incensato come uno dei "100 nomi del basket italiano 2011", in evidentissimo conflitto d'interessi, continuo e perpetrato negli anni, avversario della "Banda Osiris" per motivi d'affari. Parliamo di tutto questo, non fermiamoci ai piccoli aneddoti su quel giornalista o quel direttore marketing. Il tutto, è ovvio, se il fine ultimo è informare e non infangare.
 
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ex-gigi
view post Posted on 26/4/2011, 16:23




Caro Fede,
non credo che andrò ancora avanti per molto in questa discussione in quanto mi sembra evidente che parliamo su 2 piani diversi; tu nel "caso specifico" vedi "una guerra mediatica per bande", io veramente di questo conosco poco ma anche poco m'interessa in quanto mi sembra veramente una guerra tra poveracci che si contendono un qualcosa la cui importanza diminuisce giorno dopo giorno. Una di quelle battaglie per difendere i propri interessi di campo e che nulla apporta al basket che per me è fatto di sudore, sacrifici, sconfitte, ma anche soddisfazioni, gratificazioni e vittorie. Scusa se utilizzo i soliti luoghi comuni e non voglio togliere importanza a molte delle tematiche che citi, molte delle quali assolutamente importanti.
Ma -ripeto- stiamo discutendo di cose diverse, a me "un'indagine a tutto campo" non interessa. Io il basket lo gioco, lo insegno e lo seguo; gestione federale, commissione procuratori, giustizia federale, Minucci, legabasket, sono -concedimi il termine- "beghe di potere" che distolgono dal vero problema che è il decadimento del basket in Italia, dovuto ANCHE (ma non solo) a come il prodotto basket è presentato. Io mi fermo a quello che vedo in televisione e leggo sui giornali, non per superficialità ma perchè il 99% degli appassionati (o potenziali tali) come me si basano su questo. Ed è assolutamente disdicevole che esista una lobby, una connection, consulenze incrociate gestite da una banda di amici che detiene più del 90% dell'informazione del settore. Io non apprezzo questo modo di fare, se ti riferisci al gettar fango, sputtanare e quant'altro, ma apprezzo che qualcuno denunci tutto ciò, senza con questo voler dire che Giampiero Hruby (di cui vengo a sapere ora dell'esistenza, ma che non credo sia così conosciuto da quel 99%) sia uno stinco di santo o esente da interessi personali.
 
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view post Posted on 26/4/2011, 16:37
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CITAZIONE (ex-gigi @ 26/4/2011, 17:23) 
Caro Fede,
non credo che andrò ancora avanti per molto in questa discussione in quanto mi sembra evidente che parliamo su 2 piani diversi; tu nel "caso specifico" vedi "una guerra mediatica per bande", io veramente di questo conosco poco ma anche poco m'interessa in quanto mi sembra veramente una guerra tra poveracci che si contendono un qualcosa la cui importanza diminuisce giorno dopo giorno. Una di quelle battaglie per difendere i propri interessi di campo e che nulla apporta al basket che per me è fatto di sudore, sacrifici, sconfitte, ma anche soddisfazioni, gratificazioni e vittorie. Scusa se utilizzo i soliti luoghi comuni e non voglio togliere importanza a molte delle tematiche che citi, molte delle quali assolutamente importanti.
Ma -ripeto- stiamo discutendo di cose diverse, a me "un'indagine a tutto campo" non interessa. Io il basket lo gioco, lo insegno e lo seguo; gestione federale, commissione procuratori, giustizia federale, Minucci, legabasket, sono -concedimi il termine- "beghe di potere" che distolgono dal vero problema che è il decadimento del basket in Italia, dovuto ANCHE (ma non solo) a come il prodotto basket è presentato. Io mi fermo a quello che vedo in televisione e leggo sui giornali, non per superficialità ma perchè il 99% degli appassionati (o potenziali tali) come me si basano su questo. Ed è assolutamente disdicevole che esista una lobby, una connection, consulenze incrociate gestite da una banda di amici che detiene più del 90% dell'informazione del settore. Io non apprezzo questo modo di fare, se ti riferisci al gettar fango, sputtanare e quant'altro, ma apprezzo che qualcuno denunci tutto ciò, senza con questo voler dire che Giampiero Hruby (di cui vengo a sapere ora dell'esistenza, ma che non credo sia così conosciuto da quel 99%) sia uno stinco di santo o esente da interessi personali.

Caro Gigi (non capisco l'ex, ma mi adeguo),

Credo che se si vuol denunciare una situazione di disagio, malessere, decadimento, è giusto non fermarsi ad una porzione, peraltro ristretta, peraltro sempre la stessa, e scavare in profondità. Perché quel che evidenzi tu, televisioni e giornali, è solo la punta dell'iceberg. Infangare 5 o 6 persone, che oltretutto non hanno peso in Federazione (l'unica che decida realmente sul piano materiale), solo per delle beghe affaristiche non è giornalismo d'inchiesta e non è servizio alla comunità. E' un asilo infantile, dove ci si fa i dispetti incrociati - a tal proposito, vedi l'esito delle richieste di accrediti da parte di Basketnet agli eventi gestiti da Euroleague Basketball dopo la pubblicazione di queste vagonate di fango: loro non querelano, ti escludono e basta dal gioco ed a quel punto hai poco da lamentarti.

Tranquillo e Buffa accumulano incarichi e, si presume, compensi? Sì, e non da ieri. Lo sanno tutti, non solo tra gli addetti ai lavori. Sono gli unici a fare questo? No, anche questo è risaputo. Qui sorge il vero interrogativo: perché colpire solo Tranquillo ed i suoi amici e non un mondo intero che vive di questi rapporti intrecciati e consolidati alla faccia della meritocrazia e del titolo? Se si vuole sollevare un problema, lo si fa nella sua interezza. Allora si dice che Tranquillo fa collezione di consulenze e promuove i suoi amici nei posti chiave; si spiega che Chiabotti compie scelte editoriali sbagliate con ricadute pesanti sulla credibilità del quotidiano per il quale lavora; si solleva la questione di un Hruby anche lui dai mille e più incarichi (giornalista, allenatore, procuratore, fornitore unico di software per Serie A, Legadue e LNP). E via di questo passo. Le beghe vanno affrontate in toto, non solo dove comoda. Altrimenti, appunto, è lotta tra bande di straccioni e non rivoluzione di un sistema marcio dentro.
 
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ex-gigi
view post Posted on 26/4/2011, 17:40




Mi hai incuriosito: cos'è successo tra Basketnet e Euroleague dopo tutto sto fango?

Su Hruby ho appena raccolto qualche informazione, sicuramente lacunosa. Evidentemente avrei dovuto sapere chi era, il suo passato da giocatore e allenatore è di riguardo e viene dal nord-est come me. Ad un primo sguardo tutte le sue attività non mi sembrano in conflitto d'interesse: neo-procuratore per allenatori (assiste Peterson e non so chi altro), da giornalista oltre a basketnet collabora con case editoriali per pubblicazioni specialistiche sul basket, ex allenatore da ormai 15 anni (almeno ad un certo livello) imprenditore di successo con il software per fare lo scouting delle partite di basket. Mi sembra uno che ha dedicato la vita al basket e che trae profitto dalla sua passione in più campi; non ci trovo nulla di male. Avrà anche lui i suoi scheletri ma non mi sembra che le attività di imprenditore, agente e giornalista debbano per forza presupporre un conflitto di interessi. Ovviamente se ne sai di più, fammi sapere, te ne sarei grato.

Però mi sembra un "battitore libero" una cosa un po' diversa dalla connection con consulenze incrociate della "Banda Osiris". E soprattutto -motivo da cui nasce la mia acredine- mi sembra uno che di basket abbia competenza, cosa un po' diversa dal nostro Tranquillo. Il quale ha allenato in Ia o IIa div. la Schuster a Milano (mi pare) con dubbi risultati. Il quale pontifica usando termini come "double stack", "triangle offense", ma temo ne sappia solo la traduzione e poco altro. Se veramente era Giordani il suo mentore, uno che di basket ne sapeva per davvero, credo abbia imparato poco. Quando Dan Paterson commentava su Italia 1, l'inglese lo usava quando non trovava la traduzione in italiano, non per impressionare l'audience. Quando arrivava un commento tecnico, poco ci mancava che non prendessi nota. E soprattutto parlava al cuore di noi adolescenti, trasmettendo quell'entusiamo e una passione per il gioco che mi facevano sembrare Julius, Magic e Bird marziani da un'altra dimensione. Ma per come giocavano, non per il gossip extra cestistico con cui Tranquillo s'incensa ad ogni telecronaca. Voglio dire -e concludo- che se la "Banda Osiris" fosse gestita da persone competenti, lo accetterei; d'altronde è dai tempi di Sergione Tavcar che chi commenta basket muove il pubblico e il seguito verso il nostro sport. Ma con Tranquillo e Lauro (stendiamo un altro velo sempre più pietoso...) qualcosa è cambiato, assolutamente in peggio. Perchè anche se 9 decimi dell'iceberg stanno sott'acqua, quella punta è ciò che la gente vede e ciò su cui si basa per muoversi nel mare degli sport da seguire.
 
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Una capsula (da clonazione) di fluido primario...

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CITAZIONE (ex-gigi @ 26/4/2011, 18:40) 
Mi hai incuriosito: cos'è successo tra Basketnet e Euroleague dopo tutto sto fango?

Su Hruby ho appena raccolto qualche informazione, sicuramente lacunosa. Evidentemente avrei dovuto sapere chi era, il suo passato da giocatore e allenatore è di riguardo e viene dal nord-est come me. Ad un primo sguardo tutte le sue attività non mi sembrano in conflitto d'interesse: neo-procuratore per allenatori (assiste Peterson e non so chi altro), da giornalista oltre a basketnet collabora con case editoriali per pubblicazioni specialistiche sul basket, ex allenatore da ormai 15 anni (almeno ad un certo livello) imprenditore di successo con il software per fare lo scouting delle partite di basket. Mi sembra uno che ha dedicato la vita al basket e che trae profitto dalla sua passione in più campi; non ci trovo nulla di male. Avrà anche lui i suoi scheletri ma non mi sembra che le attività di imprenditore, agente e giornalista debbano per forza presupporre un conflitto di interessi. Ovviamente se ne sai di più, fammi sapere, te ne sarei grato.

Però mi sembra un "battitore libero" una cosa un po' diversa dalla connection con consulenze incrociate della "Banda Osiris". E soprattutto -motivo da cui nasce la mia acredine- mi sembra uno che di basket abbia competenza, cosa un po' diversa dal nostro Tranquillo. Il quale ha allenato in Ia o IIa div. la Schuster a Milano (mi pare) con dubbi risultati. Il quale pontifica usando termini come "double stack", "triangle offense", ma temo ne sappia solo la traduzione e poco altro. Se veramente era Giordani il suo mentore, uno che di basket ne sapeva per davvero, credo abbia imparato poco. Quando Dan Paterson commentava su Italia 1, l'inglese lo usava quando non trovava la traduzione in italiano, non per impressionare l'audience. Quando arrivava un commento tecnico, poco ci mancava che non prendessi nota. E soprattutto parlava al cuore di noi adolescenti, trasmettendo quell'entusiamo e una passione per il gioco che mi facevano sembrare Julius, Magic e Bird marziani da un'altra dimensione. Ma per come giocavano, non per il gossip extra cestistico con cui Tranquillo s'incensa ad ogni telecronaca. Voglio dire -e concludo- che se la "Banda Osiris" fosse gestita da persone competenti, lo accetterei; d'altronde è dai tempi di Sergione Tavcar che chi commenta basket muove il pubblico e il seguito verso il nostro sport. Ma con Tranquillo e Lauro (stendiamo un altro velo sempre più pietoso...) qualcosa è cambiato, assolutamente in peggio. Perchè anche se 9 decimi dell'iceberg stanno sott'acqua, quella punta è ciò che la gente vede e ciò su cui si basa per muoversi nel mare degli sport da seguire.

Sono del nord-est anch'io, per quel che può contare.

Fare contemporaneamente il procuratore ed il giornalista non è espressamente vietato (specie se si è pubblicisti), ma risulta quantomeno sconveniente perché fa mancare quell'obiettività scevra da condizionamenti che dovrebbe essere propria di chi è chiamato a raccontare i fatti. Guarda caso, nella terza parte contra Tranquillum, c'è il panegirico dell'assistito di Hruby, Peterson, a detrimento degli amici del giornalista oggetto della critica. E' un peccato che, nelle settimane seguenti, Basketnet non abbia riportato i risultati tecnicamenti rilevanti di uno dei "protetti della Banda Osiris", Trinchieri, che evidentemente non è un raccomandato ma uno che sa come si lavora e lo fa bene, confrontati con il caos prodotto dall'assistito del Giampiero, Peterson appunto, il cui unico grande merito finora è stato aver risollevato per una settimana, a gennaio, l'interesse mediatico nazionale sul tanto bistrattato basket. Quanto a tecnica, pochina. Ma pochina pochina pochina.

Il suddetto Hruby è imprenditore, vende il suo software (obbligatorio, la concorrenza in pratica è come se non esistesse) alle tre Leghe maschili nazionali. Un business non di poco conto, a fronte di un prodotto di qualità medio-scarsa. Furbo lui a riuscirci o contano le amicizie di cui gode? Misteri del marketing informatico legato ai canestri.

Si è parlato di Hruby procuratore. E' regolarmente iscritto all'apposito Albo, quindi tutto in regola. Non sarebbe deontologicamente corretto, però, farsi pubblicità occulta tramite un sito fondato e, tutto sommato, ancor oggi controllato, a detrimento altrui (colleghi procuratori come Virginio Bernardi ed altri)... ne convieni? Una separazione davvero netta sarebbe di grande aiuto per evitare cortocircuiti imputati ad altri ma presenti in maniera lampante anche nel suo curriculum. E dire che, per evitare guai (almeno così disse lui), 8 anni fa sfrattò questo forum dalle sue proprietà, salvo poi accorgersi di aver fatto una gran stupidaggine poiché la comunità che oggi si chiama BasketCafé gli portava contatti numerosi da spendere con gli inserzionisti e pure collaboratori gratuiti. Questo a testimonianza del fatto che il triestino Hruby è tutto fuorché questo gran modello di successo che lui stesso propaga in giro a proprio uso e consumo. Chi lo conosce bene (ed i fondatori di BasketCafé credo possano testimoniare in tal senso) sa che le cose non stanno esattamente così.

Mi rendo conto che si sta virando verso un Tranquillo vs. Hruby. Il giornalismo del primo è qualcosa di fin troppo americano per i gusti di molti. Può piacere o meno - io lo sopporto il giusto - ma non lo si può definire superficiale o gretto. I tanti aneddoti? Difficile commentare una partita di stagione regolare NBA senza infarcire la cronaca di storielle. La maggior parte di quelle gare non conta un tubo e quindi se non ci si lascia trasportare da un po' di colore e costume per comprendere quel mondo così distante, ci si può anche annoiare. Punti vista, sia chiaro.

Mi citi Sergio Tavcar (sempre sia lodato!). Il suo giornalismo è asciutto, molto critico, sempre teso al miglioramento a dispetto dell'età. Un fulgido esempio, lo definirei. Per quanto la prosa orale di Tavcar non abbia risparmiato strali alle giovani generazioni di telecronisti, specie sottolineandone la scarsa preparazione linguistico-culturale con nomi storpiati o concetti mal spiegati o abusati, egli non si è mai sognato di attaccare frontalmente un collega, raccontandone peste e corna. Si tratta di intelligenza mista ad esperienza. Lui ne ha viste di cotte e di crude, sa come gira il mondo: per questo è consapevole del fatto che una serie di articoletti infamanti non cambierebbe una virgola del basket italiano (difatti non è successo), ma acuirebbe solo lo scontro frontale tra le fazioni in lotta per il potere.

 
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ex-gigi
view post Posted on 26/4/2011, 23:15




Rimango con la curiosità di cosa è successo fra Basketnet e Euroleague, ma vabbhè...
CITAZIONE
Sono del nord-est anch'io, per quel che può contare.

Fare contemporaneamente il procuratore ed il giornalista non è espressamente vietato (specie se si è pubblicisti), ma risulta quantomeno sconveniente perché fa mancare quell'obiettività scevra da condizionamenti che dovrebbe essere propria di chi è chiamato a raccontare i fatti. Guarda caso, nella terza parte contra Tranquillum, c'è il panegirico dell'assistito di Hruby, Peterson, a detrimento degli amici del giornalista oggetto della critica. E' un peccato che, nelle settimane seguenti, Basketnet non abbia riportato i risultati tecnicamenti rilevanti di uno dei "protetti della Banda Osiris", Trinchieri, che evidentemente non è un raccomandato ma uno che sa come si lavora e lo fa bene, confrontati con il caos prodotto dall'assistito del Giampiero, Peterson appunto, il cui unico grande merito finora è stato aver risollevato per una settimana, a gennaio, l'interesse mediatico nazionale sul tanto bistrattato basket. Quanto a tecnica, pochina. Ma pochina pochina pochina.

Apprezzo anch'io Trinchieri e il suo lavoro, d'altronde visti i risultati è difficile non farlo. Sento dire che a Milano chi lavora con la squadra è Valli, altro bravo allenatore. Non credo che quanto a tecnica Dan apporti poco, la squadra va meglio che con Bucchi (non che ci volesse Popovich...) ma se anche il suo unico merito fosse l'aver risollevato un po' d'interesse per il basket, avrebbe fatto tanto, soprattutto in un periodo come questo.

CITAZIONE
Il suddetto Hruby è imprenditore, vende il suo software (obbligatorio, la concorrenza in pratica è come se non esistesse) alle tre Leghe maschili nazionali. Un business non di poco conto, a fronte di un prodotto di qualità medio-scarsa. Furbo lui a riuscirci o contano le amicizie di cui gode? Misteri del marketing informatico legato ai canestri.

Si è parlato di Hruby procuratore. E' regolarmente iscritto all'apposito Albo, quindi tutto in regola. Non sarebbe deontologicamente corretto, però, farsi pubblicità occulta tramite un sito fondato e, tutto sommato, ancor oggi controllato, a detrimento altrui (colleghi procuratori come Virginio Bernardi ed altri)... ne convieni? Una separazione davvero netta sarebbe di grande aiuto per evitare cortocircuiti imputati ad altri ma presenti in maniera lampante anche nel suo curriculum. E dire che, per evitare guai (almeno così disse lui), 8 anni fa sfrattò questo forum dalle sue proprietà, salvo poi accorgersi di aver fatto una gran stupidaggine poiché la comunità che oggi si chiama BasketCafé gli portava contatti numerosi da spendere con gli inserzionisti e pure collaboratori gratuiti. Questo a testimonianza del fatto che il triestino Hruby è tutto fuorché questo gran modello di successo che lui stesso propaga in giro a proprio uso e consumo. Chi lo conosce bene (ed i fondatori di BasketCafé credo possano testimoniare in tal senso) sa che le cose non stanno esattamente così.

Non capisco se ora Basketnet sia di proprietà o controllata o cos'altro. Sicuramente, se quanto affermi è vero, una separazione netta sarebbe auspicabile, ma non vedo come si potrebbe fare. Nessuno potrà mai impedirgli di scrivere sotto falso nome nel suo vecchio sito. E nessuno potrà mai dimostrare che lo ha fatto. Queste cose credo che nel giornalismo ci siano sempre state, figurarsi al tempo di internet. E comunque è meno peggio delle porcherie di cui è accusata la Banda Osiris negli articoli inquisiti. Come ti dicevo, mi sembra che ognuno cerchi di difendere il suo orticello senza curarsi che quelli che comprano gli ortaggi son sempre meno...

CITAZIONE
Mi rendo conto che si sta virando verso un Tranquillo vs. Hruby. Il giornalismo del primo è qualcosa di fin troppo americano per i gusti di molti. Può piacere o meno - io lo sopporto il giusto - ma non lo si può definire superficiale o gretto. I tanti aneddoti? Difficile commentare una partita di stagione regolare NBA senza infarcire la cronaca di storielle. La maggior parte di quelle gare non conta un tubo e quindi se non ci si lascia trasportare da un po' di colore e costume per comprendere quel mondo così distante, ci si può anche annoiare. Punti vista, sia chiaro.

Non mi disturbano gli aneddoti, un po' di colore come dici tu può essere utile in certe partite molto grigie, magari mi augurerei che il gossip cestistico non sia l'argomento dominante di quelle che dovrebbero comunque essere telecronache. Tavcar e Peterson riuscivano a spiegare basket anche commentando Italia-Jugoslavia U18 o San Diego Clippers vs Seattle Supersonics. Quello che non sopporto è appunto la poca competenza a certi livelli, quelli raggiunti da Tranquillo. Soprattutto se poi è camuffata da una terminologia ipertecnica che crea ulteriore confusione in chi si avvicina al basket, lo fa sembrare uno sport di nicchia e soprattutto fa proseliti, creando poi un circolo vizioso. Il basket è uno sport semplice, non lo dico io. Forse a certi livelli un commentatore "tecnico" che spiegasse in termni semplici alcune sfumature potrebbe servire, sicuramente riempirsi la bocca di terminologia anglosassone (per poi spesso non dire nulla) complica inutilmente le cose. Soprattutto se è evidente che certe cose non si sanno o non si capiscono. Poi aggiungi quell'aria da "Sò tutto io" che è odiosa, almeno quanto la sua falsa modestia. Non c'è niente da fare, personalmente non lo sopporto...

CITAZIONE
Mi citi Sergio Tavcar (sempre sia lodato!). Il suo giornalismo è asciutto, molto critico, sempre teso al miglioramento a dispetto dell'età. Un fulgido esempio, lo definirei. Per quanto la prosa orale di Tavcar non abbia risparmiato strali alle giovani generazioni di telecronisti, specie sottolineandone la scarsa preparazione linguistico-culturale con nomi storpiati o concetti mal spiegati o abusati, egli non si è mai sognato di attaccare frontalmente un collega, raccontandone peste e corna. Si tratta di intelligenza mista ad esperienza. Lui ne ha viste di cotte e di crude, sa come gira il mondo: per questo è consapevole del fatto che una serie di articoletti infamanti non cambierebbe una virgola del basket italiano (difatti non è successo), ma acuirebbe solo lo scontro frontale tra le fazioni in lotta per il potere.

Parli di un altro tipo di giornalismo sportivo, oggi purtroppo non esiste più.
 
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Rimango con la curiosità di cosa è successo fra Basketnet e Euroleague, ma vabbhè...
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Sono del nord-est anch'io, per quel che può contare.

Fare contemporaneamente il procuratore ed il giornalista non è espressamente vietato (specie se si è pubblicisti), ma risulta quantomeno sconveniente perché fa mancare quell'obiettività scevra da condizionamenti che dovrebbe essere propria di chi è chiamato a raccontare i fatti. Guarda caso, nella terza parte contra Tranquillum, c'è il panegirico dell'assistito di Hruby, Peterson, a detrimento degli amici del giornalista oggetto della critica. E' un peccato che, nelle settimane seguenti, Basketnet non abbia riportato i risultati tecnicamenti rilevanti di uno dei "protetti della Banda Osiris", Trinchieri, che evidentemente non è un raccomandato ma uno che sa come si lavora e lo fa bene, confrontati con il caos prodotto dall'assistito del Giampiero, Peterson appunto, il cui unico grande merito finora è stato aver risollevato per una settimana, a gennaio, l'interesse mediatico nazionale sul tanto bistrattato basket. Quanto a tecnica, pochina. Ma pochina pochina pochina.

Apprezzo anch'io Trinchieri e il suo lavoro, d'altronde visti i risultati è difficile non farlo. Sento dire che a Milano chi lavora con la squadra è Valli, altro bravo allenatore. Non credo che quanto a tecnica Dan apporti poco, la squadra va meglio che con Bucchi (non che ci volesse Popovich...) ma se anche il suo unico merito fosse l'aver risollevato un po' d'interesse per il basket, avrebbe fatto tanto, soprattutto in un periodo come questo.

L'effetto-Peterson sul piano mediatico ha funzionato per una settimana, a gennaio. Un po' pochino... L'effetto novità sul piano tecnico si è rivelato un bluff dopo appena quattro partite. Ti faccio notare una cosa: a novembre 2010 Hruby annuncia, tramite il suo sito, in una intervista platealmente in ginocchio di Stefano Benzoni, frammentata in tre puntate, di cambiare mestiere e buttarsi a corpo morto sulla procura di allenatori, con un progetto di 30 mesi. Nella seconda parte di questa intervista si prefigge già il suo obiettivo, riportare il suo amico e sodale (già partner nell'agenzia di comunicazione ed editoria J&J) Dan Peterson a fare neanche il senior assistant à là Tonino Zorzi, ma proprio il capo allenatore. Ora, se la Banda Osiris compie pressioni in alcuni club per piazzare i propri assistiti, questa intervista non prefigura forse l'uso del medesimo metodo anche per l'attività di Hruby? In sostanza, è il classico bue che dà del cornuto all'asino.

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Il suddetto Hruby è imprenditore, vende il suo software (obbligatorio, la concorrenza in pratica è come se non esistesse) alle tre Leghe maschili nazionali. Un business non di poco conto, a fronte di un prodotto di qualità medio-scarsa. Furbo lui a riuscirci o contano le amicizie di cui gode? Misteri del marketing informatico legato ai canestri.

Si è parlato di Hruby procuratore. E' regolarmente iscritto all'apposito Albo, quindi tutto in regola. Non sarebbe deontologicamente corretto, però, farsi pubblicità occulta tramite un sito fondato e, tutto sommato, ancor oggi controllato, a detrimento altrui (colleghi procuratori come Virginio Bernardi ed altri)... ne convieni? Una separazione davvero netta sarebbe di grande aiuto per evitare cortocircuiti imputati ad altri ma presenti in maniera lampante anche nel suo curriculum. E dire che, per evitare guai (almeno così disse lui), 8 anni fa sfrattò questo forum dalle sue proprietà, salvo poi accorgersi di aver fatto una gran stupidaggine poiché la comunità che oggi si chiama BasketCafé gli portava contatti numerosi da spendere con gli inserzionisti e pure collaboratori gratuiti. Questo a testimonianza del fatto che il triestino Hruby è tutto fuorché questo gran modello di successo che lui stesso propaga in giro a proprio uso e consumo. Chi lo conosce bene (ed i fondatori di BasketCafé credo possano testimoniare in tal senso) sa che le cose non stanno esattamente così.

Non capisco se ora Basketnet sia di proprietà o controllata o cos'altro. Sicuramente, se quanto affermi è vero, una separazione netta sarebbe auspicabile, ma non vedo come si potrebbe fare. Nessuno potrà mai impedirgli di scrivere sotto falso nome nel suo vecchio sito. E nessuno potrà mai dimostrare che lo ha fatto. Queste cose credo che nel giornalismo ci siano sempre state, figurarsi al tempo di internet. E comunque è meno peggio delle porcherie di cui è accusata la Banda Osiris negli articoli inquisiti. Come ti dicevo, mi sembra che ognuno cerchi di difendere il suo orticello senza curarsi che quelli che comprano gli ortaggi son sempre meno...

Mi ripropongo di svolgere, alla mia prossima trasferta a Lugano per motivi di lavoro, una visura camerale della società svizzera che detiene attualmente la titolarità del dominio. L'utilizzo degli pseudonimi, come ti ho già detto, è una sorta di prassi consolidata nel nostro mondo. Farlo però per accusare i colleghi sapendo di avere la coscienza sporca tanto quanto la loro è una vigliaccata. O si tace, oppure si rivela tutto, senza tanti sotterfugi. Altrimenti, come detto, è il ruminante che accusa la bestia da soma di avere una selva di corna senza essersi prima guardato allo specchio.

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Mi rendo conto che si sta virando verso un Tranquillo vs. Hruby. Il giornalismo del primo è qualcosa di fin troppo americano per i gusti di molti. Può piacere o meno - io lo sopporto il giusto - ma non lo si può definire superficiale o gretto. I tanti aneddoti? Difficile commentare una partita di stagione regolare NBA senza infarcire la cronaca di storielle. La maggior parte di quelle gare non conta un tubo e quindi se non ci si lascia trasportare da un po' di colore e costume per comprendere quel mondo così distante, ci si può anche annoiare. Punti vista, sia chiaro.

Non mi disturbano gli aneddoti, un po' di colore come dici tu può essere utile in certe partite molto grigie, magari mi augurerei che il gossip cestistico non sia l'argomento dominante di quelle che dovrebbero comunque essere telecronache. Tavcar e Peterson riuscivano a spiegare basket anche commentando Italia-Jugoslavia U18 o San Diego Clippers vs Seattle Supersonics. Quello che non sopporto è appunto la poca competenza a certi livelli, quelli raggiunti da Tranquillo. Soprattutto se poi è camuffata da una terminologia ipertecnica che crea ulteriore confusione in chi si avvicina al basket, lo fa sembrare uno sport di nicchia e soprattutto fa proseliti, creando poi un circolo vizioso. Il basket è uno sport semplice, non lo dico io. Forse a certi livelli un commentatore "tecnico" che spiegasse in termni semplici alcune sfumature potrebbe servire, sicuramente riempirsi la bocca di terminologia anglosassone (per poi spesso non dire nulla) complica inutilmente le cose. Soprattutto se è evidente che certe cose non si sanno o non si capiscono. Poi aggiungi quell'aria da "Sò tutto io" che è odiosa, almeno quanto la sua falsa modestia. Non c'è niente da fare, personalmente non lo sopporto...

Bene, non lo sopporti. Il discorso vale per tantissimi commentatori di diversi sport. Ricordo i primi tempi del Moro di Venezia e poi Luna Rossa, con Cino Ricci e compagnia cantante che parlavano solo il gergo tecnico da velisti consumati, senza far capire un tubo di quanto dicevano al pubblico profano. A quel punto, due sono le possibilità: o al telespettatore finora digiuno di quello sport lo spettacolo piace a prescindere dalla cronaca, al punto da spingerlo a documentarsi da solo per poi poter apprezzare direttamente il contenuto tecnico del commento, oppure non gli piace, si stufa e cambia canale. Non credo si facciano proseliti con una telecronaca semplice semplice, è molto più importante la qualità di ciò che si vede. Conosco persone che non avevano mai visto la pallacanestro, né dal vivo né in televisione, che si innamorarono di questo sport vedendo il basket-champagne di D'Antoni nel '97 e poi nel 2002. Nel primo caso, Tele+ era ancora un qualcosa per pochissimi ed il resto andava in Rai, nel secondo solo tv pubblica e sempre con il pessimo Franco Lauro al microfono.

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Mi citi Sergio Tavcar (sempre sia lodato!). Il suo giornalismo è asciutto, molto critico, sempre teso al miglioramento a dispetto dell'età. Un fulgido esempio, lo definirei. Per quanto la prosa orale di Tavcar non abbia risparmiato strali alle giovani generazioni di telecronisti, specie sottolineandone la scarsa preparazione linguistico-culturale con nomi storpiati o concetti mal spiegati o abusati, egli non si è mai sognato di attaccare frontalmente un collega, raccontandone peste e corna. Si tratta di intelligenza mista ad esperienza. Lui ne ha viste di cotte e di crude, sa come gira il mondo: per questo è consapevole del fatto che una serie di articoletti infamanti non cambierebbe una virgola del basket italiano (difatti non è successo), ma acuirebbe solo lo scontro frontale tra le fazioni in lotta per il potere.

Parli di un altro tipo di giornalismo sportivo, oggi purtroppo non esiste più.

Tavcar, per fortuna, è ancora vivo e vegeto. Ed ha ancora molto, moltissimo da dire e da dare.

In coda, mi chiedevi lumi sul rapporto Basketnet-Euroleague. E' presto detto. Infamando la cosiddetta "Banda Osiris" con quegli articoletti intrisi di veleno e autocelebrativi in qualche caso della presunta grande opera di Hruby, Basketnet ha pestato i piedi ad Andrea Bassani, marketing director di Euroleague. Non una mossa furba. A Barcellona hanno fatto finta di niente. Fino a quando non sono giunte, sulla scrivania del responsabile media Fernandez, le richieste di accredito per gli eventi direttamente gestiti dall'Uleb, vale a dire le EuroCup Finals di Treviso e le Final Four di EL a Barcellona. Esito? Accredito rifiutato per Treviso (e non certo per motivi di spazio, nelle tribunette stampa ricavate avanzavano alla fine una ventina di posti) e stessa sorte per il main event di maggio. E' il gioco delle parti, baby. Tenti in modo maldestro di sputtanarmi, ben sapendo di non essere un santarellino? Io ti taglio fuori dal gioco e ti relego in un angolo. Sono le regole di questa squallida guerra per bande.

Ultimo appunto. Fino a qualche anno fa, una grandissima penna del giornalismo cestistico italiano, Oscar Eleni, teneva una brillante rubrica su Basketnet. Era un piacere leggere la sua prosa ed i suoi giudizi. Chissà come mai anche lui ha abbandonato la barca di Hruby, mettendosi in proprio su un blog autogestito...
 
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ex-gigi
view post Posted on 28/4/2011, 00:42




Ti ringrazio per tutte le info Fede, è interessante sapere come funzionano certe cose e cosa c'è dietro i commenti e gli avvenimenti del basket. Mi ricollego giusto a 2-3 punti.

Non sono del tutto d'accordo che la telecronaca non faccia proseliti, il prodotto è senz'altro importante ma personalmente ammetto candidamente di essermi riinnamorato del basket -dopo aver fatto molti altri sport nell'adolescenza- grazie alle telecronache di Peterson: vuoi per la lingua, vuoi per la competenza, vuoi per la passione, le sue telecronache erano colorite ma tecnicamente semplici ed efficaci e centravano in pieno la mia anima dodicenne. Ricordo ancora che dopo le Finals del 1982, presi una maglietta bianca e con un pennarello rosso ci disegnai dietro un 6 e la scritta ERVING. E con quella andai al centro di addestramento basket di Castelfranco Veneto, la mia città natale. Non credo di essere stato l'unico a subire il fascino di quelle telecronache e che qualche altro "figlio di P...eterson" ci sia in giro per l'Italia. Dubito che ci siano "figli di Lauro", mi preoccupa che ci siano "figli di Tranquillo".

Ogni tanto leggo sergiotavcar.com, lo trovo su molte cose un po' troppo estremo, ma visto la deriva che sta prendendo il basket in Italia, è un bene che ci sia ancora chi vede il basket in un certo modo. Diciamo che il suo basket è un po' come il comunismo: un'utopia irrealizzabile a cui è un bene che si possa tendere.

Il mondo del basket è veramente piccolo... Alla fine del tuo intervento mi parli di un paio di persone che conosco abbastanza anche se di striscio:
1) il mio miglior amico di Milano lavora per Bassani ed è il produttore esecutivo dei video di euroleague.tv.
2) Basketnet lo conosco perchè me ne parlò Matteo Eleni (figlio di Oscar) con il quale ci sentiamo spesso su facebook. Ci siamo picchiati più volte sui campi delle minors milanesi e una volta -come spesso accade prima di diventare amici- pure fuori...
 
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view post Posted on 28/4/2011, 08:08
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CITAZIONE (ex-gigi @ 28/4/2011, 01:42) 
Ti ringrazio per tutte le info Fede, è interessante sapere come funzionano certe cose e cosa c'è dietro i commenti e gli avvenimenti del basket. Mi ricollego giusto a 2-3 punti.

Non sono del tutto d'accordo che la telecronaca non faccia proseliti, il prodotto è senz'altro importante ma personalmente ammetto candidamente di essermi riinnamorato del basket -dopo aver fatto molti altri sport nell'adolescenza- grazie alle telecronache di Peterson: vuoi per la lingua, vuoi per la competenza, vuoi per la passione, le sue telecronache erano colorite ma tecnicamente semplici ed efficaci e centravano in pieno la mia anima dodicenne. Ricordo ancora che dopo le Finals del 1982, presi una maglietta bianca e con un pennarello rosso ci disegnai dietro un 6 e la scritta ERVING. E con quella andai al centro di addestramento basket di Castelfranco Veneto, la mia città natale. Non credo di essere stato l'unico a subire il fascino di quelle telecronache e che qualche altro "figlio di P...eterson" ci sia in giro per l'Italia. Dubito che ci siano "figli di Lauro", mi preoccupa che ci siano "figli di Tranquillo".

Ogni tanto leggo sergiotavcar.com, lo trovo su molte cose un po' troppo estremo, ma visto la deriva che sta prendendo il basket in Italia, è un bene che ci sia ancora chi vede il basket in un certo modo. Diciamo che il suo basket è un po' come il comunismo: un'utopia irrealizzabile a cui è un bene che si possa tendere.

Il mondo del basket è veramente piccolo... Alla fine del tuo intervento mi parli di un paio di persone che conosco abbastanza anche se di striscio:
1) il mio miglior amico di Milano lavora per Bassani ed è il produttore esecutivo dei video di euroleague.tv.
2) Basketnet lo conosco perchè me ne parlò Matteo Eleni (figlio di Oscar) con il quale ci sentiamo spesso su facebook. Ci siamo picchiati più volte sui campi delle minors milanesi e una volta -come spesso accade prima di diventare amici- pure fuori...

Il mondo è davvero piccolo...
 
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ex-gigi
view post Posted on 28/4/2011, 17:32




Perchè è sottolineato Castelfranco Veneto? Conosci?
 
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18 replies since 19/1/2011, 12:11   2414 views
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